Contra Spirits e il videogiocatore masochista di una volta

Quando quindici anni fa tua madre ti ripeteva che qui cosi lì (i videogiochi) ti avrebbero fritto il cervello, quando l'accettazione sociale del tuo hobby era giusto un attimo inferiore a quella del consumo di sostanze psicotrope e al commercio di organi, quando rispondevi a tutti con quell'occhiata carica di sarcasmo, be', il sarcasmo avresti potuto risparmiartelo. Perché era tutto vero: QUEI videogiochi friggevano il cervello. Prendi Contra Spirits (aka 魂斗羅スピリッツ, aka Kontora Supirittsu, aka Contra III, aka Super Probotector, aka... vabbe'): come fa un povero ragazzino del 1992 a finire il gioco (o quanto meno provarci) e uscirne con un po' di materia grigia ancora funzionante? Ma l'avventura sparacchina di Bill e Lance (negli usa Jimbo - come il teppista dei Simpson - e Sully. Che in Europa diventavano i cyborg RD008 e RC011 e... vabbe') non era che la punta dell'iceberg. Contra Spirits, come molti altri giochi dell'epoca, era bastardo, e orgoglioso di esserlo. Esempi di sado-ludismo come Contra Spirits avrebbero fatto polpette delle nuove leve di giocatori, cresciuti senza l'assillo delle vite limitate, ma con i salvataggi facili, e una curva di difficoltà che non è proprio una curva, al massimo un tornantino leggero leggero.
Dal che uno potrebbe desumere che i giocatori di allora, quelli che nel 92 sudavano con Contra Spirits, oggi siano un universo darwinianamente avanti rispetto ai bamboccetti della "generazione Play" (Suona bene, cacchio... Ci si potrebbe chiamare una rivista). Potrebbe farlo, certo, ma sbaglierebbe. Che i giocatori di allora, sempre ammesso che giocatori lo siano rimasti, hanno i riflessi allentati dagli anni, le mani appesantite da sindrome da tunnel carpale multipla, gli occhi stanchi di chi ha visto passare troppi tie-in scadenti.
E tutto questo senza contare il cervello fritto.

In foto, Contra. Il gioco del 92, non il calciatore rumeno arrivato al Milan dieci anni dopo e reso celebre dalla scazzottata con Davids.

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