Il grande ritorno (Plus: gatti che brillano al buio)

Cioè, non si può mica. Se una mattina ti propone in seconda visione il piccolo dramma domestico del tubetto di dentifricio da cui, hai voglia a spremerlo, non esce più nemmeno il ricordo del fluoro. Se il cielo color antracite ti ricorda che sei ormai alla soglia spicciola dei 32. Se il fottuto blocco di quei cazzo di camionisti ha fornito un assist incredibile alla potentissima lobby dei postini, ormai tuoi acerrimi nemici, in possesso coatto di almeno una mezza dozzina di pacchi destinati alla tua abitazione. Se ti ritrovi senza benzina, senza soldi sulla cc, senza amici, senza fede, senz'altro, sensei. Se, in buona sostanza, l'umore vira già alle 7,30 al pessimo, allora la prima email che leggi non può essere quella del Malvagio Marco che ti dà una notizia di un simile peso. E' tornato, dice. Non lui, il Carrarmato Perugina. Quattro mesi fa, da queste parti, lamentavi la scomparsa di questa e altre delizie ai conservanti tipiche di quegli psichedelici scampoli di fine anni 70/primi 80, tra i jeans Wrangler a sigaretta attillati sul pacco e le canzoni dei Pooh. Be', una è andata, pensi: ora ridateci anche l'Ergo Biscotto e le merendine Ciù Ciù, grazie.

In foto, dei gatti coreani che brillano al buio. Nel senso che sono proprio fluorescenti. Ora, in quegli stessi anni psichedelici, di robe fluo/fosforescenti (quelle che anni più moderni e anglofili avrebbero ribattezzato con un banale e meno fantascientifico "glow in the dark") erano piene edicole e cartolerie. Si compravano giocattoli che brillavano al buio, quaderni che brillavano al buio, figurine che brillavano al buio. Poi un po' tutti ci si è chiesto: "Ma che cazzo ce ne facciamo di tutte ste cacchiate che brillano al buio?". Il gatto fluorescente, almeno, puoi evitare di calpestarlo quando ti alzi la notte per andare in bagno.

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