Il gioco della Pippa (Funnell)
Durante le tue recenti peregrinazioni londinesi, oltre a imbatterti in Damon Hill e rifiutargli un autografo, hai avuto anche il tempo di consumare la solita, pericolosissima ronda nei dungeon del Virgin MegaStore di Piccadilly. Pericolosissima perché questo non avrà il sottofondo curato da Cutugno come il suo cugggino ammerrigano, ma ha in compenso godzillioni di cofanetti in divvuddì e blurèi che chiamano la tua esangue carta di credito come ammalianti sirene di silicio. Ma il colpo di scena, il Virgin MegaStore di Piccadilly te lo spiattella sotto il naso quando tu, il naso, lo porti a spasso nel reparto dedicato ai VG. Proprio lì ti imbatti in un totem straripante copie del GIOCO. Che sarà pure uno dei trentamila su cavalli, cavallini e pony che affollano, tutti sinistramente uguali, il parco titoli del DS negli ultimi mesi, ok, ma ha un titolo, signori, un titolo... Insomma, va a finire che PIPPA FUNNELL sei lì lì per comprarlo: vuoi mai che, la prossima volta che incroci in terra d'Albione, lo trovi già sold-out? Solo un dubbio ti frena: quanto sarà mai brava una cavallerizza che di nome fa Pippa?
In foto, le tue mani stringono, non senza il debito timore reverenziale, il gioco. Che in Italia, sugli scaffali dei titoli bambocciosi, con quel titolo lì lo vedresti benissimo. Se con la Pippero degli Elii (atinc tinc tinc tinc tinc) come soundtrack, ancora meglio.
In foto, le tue mani stringono, non senza il debito timore reverenziale, il gioco. Che in Italia, sugli scaffali dei titoli bambocciosi, con quel titolo lì lo vedresti benissimo. Se con la Pippero degli Elii (atinc tinc tinc tinc tinc) come soundtrack, ancora meglio.
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