C'era una volta a Shibuya


Prima demi-giornata a Tokyo, e il Duffo ve lo siete perso al primo negozietto di giochi usati. Lo sentivi mormorare, in preda a una palese forma di delirium ludens, del valore assoluto di gigacofanetti commemorativi e pack da 10 tonnellate l'uno. Oggi si dovrebbe fare una breve tappa ad Akihabara, e temi seriamente per il suo equilibrio psico-fisico. In serata, in compagnia dell'ormai nipponico anche nelle frequentazioni amico Mario Crea, e dopo lo sfidone da veri ludogeek a Tekken 5 in sala, cena a Shibuya, il cuore del delirio giovanile tokyense e patria della meglio gioventù nippa. Un po' in tutti i sensi. Dopo dieci ravioli e uno zuppone di ramen formato famiglia, hai sentito finalmente placarsi l'appetito generatoti dalle 24 ore di sommario digiuno trascorse in viaggio. Solo che ora, a distanza di almeno tre giri d'orologio, quel ramen te lo senti ancora tutto sulla panza. Eh, càpita.


In foto, la vista dalla vostra camera d'albergo, al 28° piano di un grattacielo di Shinjuku. Che poi al 28° piano, nel lembo di terra più sismico del pianeta e in piena stagione tifoni, non ci sarebbero voluti stare nemmeno quelli di Jackass. Ma voi, ludogeek e nippofili nel profondo, avete persino ringraziato la receptionist per la gentile concessione. Sì, con l'inchino.

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