Yippie-ki-yay, brutto nerd che giochi a Gears of War!

Ci sono action hero che invecchiano male, come Terminator. Ce ne sono altri che invecchiano peggio, come Rocky. E poi ci sono quelli come John McClane. Che non invecchiano manco per niente. Nella sua ultima avventura, il poliziotto di NY più sfigato della storia, quello che trova i terroristi pure se va all'Esselunga a comprare le brioscine Montebovi, non ha perso nulla dello smalto degli esordi: sempre la stessa, sorridente, faccia da figlio di puttana. Ferito, contuso e sanguinante ogni oltre immaginazione, ma comunque capace di prendere per il culo i soliti terroristi che hanno studiato tutto per benino per mettere a segno il colpo da un gigafantastiliardo di milioni di dollari. Cosa che, il prendere per il culo qualcuno con una battuta sferzante mentre rischi di morire in un modo assolutamente truculento, intendo, possono permettersi sul grande schermo senza buttare tutto in burla solo lui e, un tempo, il vecchio Indy. Poco importa dunque che la storia, la corsa contro il tempo, i nemici etnicamente assortiti, il cattivo con gli occhi spiritati siano sempre gli stessi dopo quattro film. Alla fine bastano le sue battute degne del miglior Chuck Norris (esempio. Ragazzino che funge da spalla comica: "Ce l'ha un piano, detective?". McClane: "Certo. Riprendermi mia figlia e ammazzare tutti gli altri") per far venir giù il cinema. Note varie: all'inizio c'è un nerd che gioca a Gears of War. E, [SPOILERINO, MA DAVVERO INNOCUO] giustamente, muore. Nel senso che gli fanno esplodere la casa, non che lo fraggano. Poi ce n'è un altro che colleziona fumetti e action figure. E gli fanno esplodere la casa anche a lui, ma McClane lo salva (la prima di una trentina di volte). Solo però dopo averlo preso per il culo per il suo hobby. Un'ora più tardi è la volta di un uber-nerd, anche lui Gears of War-munito e con tutti i tratti del sociopatico pippaiuolo per eccellenza. Non a caso a interpretarlo è il grande Kevin Smith, che dei geek pippaiuoli, fumettofili e hardcore-gamer, diciamolo, è un po' il gran visir. Prima dell'inizio, nel solito bombardamento di trailer, giochi, spot dei marines, scherzi, frizzi e, più in generale, minchiate cui il multisala ammmerrigano medio ti sottopone per almeno venti-venticinque minuti, spunta il trailer del film Hitman. Che sembra una bella cazzata, ok, ma almeno ha un pregio. Una volta tanto, un trailer con un soundtrack diverso (l'Ave Maria di Shubert) dai soliti carmina burana. Che gli yankee sono convinti facciano subito atmosfera epica. E a me, invece, fanno venire subito l'acetone.

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