Inseguitore/Molestatore

Dici Chernobyl, e ti viene in mente quell'aprile dell'86, quando pareva non si potessero mangiare più l'insalata o la mozzarella, ché l'aveva detto la TV che erano diventate pericolose per le radiazioni. Quando le mamme non ci volevano più mandare a giocare a pallone giù nel cortile, ché anche l'erba era pericolosa per le radiazioni: l'avevano detto sempre alla TV. E mentre tutti noi, ragazzini di allora, ci chiedevamo perché non si facesse un po' i cazzi suoi, questa TV, si scopriva che le radiazioni sono una brutta roba. Che non ti danno solo i poteri come all'Uomo-Ragno o a Devil, ecco, e che quindi Stan Lee non ci aveva capito proprio una mazza. Ventuno anni dopo, sta per arrivare nei negozi un gioco ambientato proprio a Chernobyl, e il buon Ivan ha chiesto, dall'alto della sua rubrica su La Stampa.it (che io leggo poco, è vero: ché son filojuventini anche online, quelli lì), a tre esponenti della stampa specializzata nostrana se sia giusto sfruttare una tragedia per promuovere un videogioco. Beh, le tre risposte puntano grossomodo sullo stesso concetto: ma una va dritta al punto, la seconda ha un tono adeguato a quello dotto dell'intervistatore, la terza è inutilmente citazionista e puntellata in chiusura da un'inutile ironia d'accatto. La mia, a scanso di equivoci, è chiaramente la terza.

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