Doom e le lettere (ottuagenarie) da Iwo Jima

Sono a Milano per una due giorni di appuntamenti. Il che significa corse in taxi tra gente che rischia la vita in bicicletta e modelle troppo alte e troppo magre, aria che taglia la gola, ragazzine cablate iPod ovunque, aria che mi provoca il mal di testa, i tizi di saaientologggi che mi vogliono rifilare Dianetics (e no, grazie ragazzi, davvero, ma Hubbard faceva cagare come scrittore sci-fi, figuriamoci come leader spirituale...), un pallido sole mimetizzato nel cielo color antracite, due miliardi di macchine, la raucedine e il mal di testa che si coalizzano provocandomi attacchi di agorafobia acuta. In aggiunta, per non farmi mancare nulla, mi sono spinto fino a Legnano, e tra andata e ritorno ho letto una buona metà di "Doom", volume pubblicato fuori collana da Urania che, recita la quarta di copertina, sarebbe ispirato sia all'orrido film con The Rock sia al videogioco. Non credo che leggerò mai la seconda metà: ché va bene essere masochisti, ma a tutto c'è un limite. Per impegnare la serata, sono andato al cinema a vedere "Lettere da Iwo Jima". Età media in sala: 78 anni. Ma almeno nessuno parlava al cellulare. Forse perché non sapevano usarlo. A ogni modo, la triste sorte di questi soldati nippi, di questi issen gorin, poveri cristi costretti a farsi saltare in aria o a lasciarci le penne per la patria, mi ha toccato a tal punto che, all'uscita, mi sono andato a fare un'abbuffata di sashimi e ramen e teriyaki e birra Asahi.

Commenti

  1. Uè doc, ma non sei astemio?? O ti è venuta in seguito un'intolleranza?

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