Nun me rumpe Ehrgeiz

Se un picchiaduro treddì lo produce Namco e lo porta su PSone Square, buttandoci dentro i personaggi di Final Fantasy VII e un paio di modalità extra, devi per forza di cose ritrovarti tra le mani un giocone, no? No.
Sviluppato da quei gran fancazzisti di DreamFactory (Tobal e, toh,The Bouncer), Ehrgeiz (che si legge ergàiz, e in tedesco dovrebbe voler dire qualcosa tipo ambizione. Anche se la nippronuncia è il solito, fuorviante e foneticamente approssimativo eagaitsu) ti butta in ring e arene lillipuziani. Su più livelli, ma dove ogni livello raggiunge appena i venti centimetri quadrati. E lì, nel trionfo della tattica e della fine strategia, devi pestare i tasti come un forsennato per scazzottare, infilzare con la spadona di Cloud, tempestare di shuriken, prendere a calci in culo in quei venti centimetri quadrati una variopinta accozzaglia di cialtroni. Con il solito ninja, con il solito bressler (solo che qui si tratta del figlio illegittimo di Antonio Inoki, non del canonico lottatore mascherato stile Tiger Mask) con il solito maestro di Tae Kwon Do, con Cloud, con Johnny Sephirotten, con quella gran z*ccola di Tifa. E tu scazzotti, infilzi, tempesti e prendi a calci in culo, con un ritmo degno di quello con cui l'uomo Pasquale Baudaffi svolgeva le sue mansioni di perito elettronico per il Dr. Thomas in Vieni Avanti Cretino. E arrivano i titoli di coda, e un sacco di nomi giappi e grazie per aver giocato. Prego, figurati, i soldi in ludovaccate li si buttava dieci anni fa con grande nonchalance.

In foto: quello stampigliato sul ring, esattamente al centro tra il finto Inoki e il Ninja mandato dall'ufficio collocamento ninja, è anche il sottotitolo del gioco: God Bless the Ring. Se magari, oltre a benedirlo, lo ingrandiva pure un pochettino, non è che qui ci si lamentava, eh.

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