Quando a Londra fa brutto

Ieri sono stato a Londra per la bellezza di 2 ore. Scopo del passaggio, buttare un occhio a Manhunt 2. Arrivo, mi trascinano nel palazzo di Rockstar London e vengo sottoposto a quaranta minuti di sgozzamenti, crani esplosi e truculenze assortite. Avrei voluto far presente che il sangue, anche virtuale, mi mette a disagio, ma mi sembrava brutto e non ho detto nulla.
Come quando ho giocato la prima volta a Resident Evil e non ho trovato il lanciarazzi sul terrazzino dei corvi e mi sono fatto tutto il gioco senza e continuavo a ripetermi come minchia sono difficili questi mostri e a cosa diavolo servono 'sti acid rounds e flame rounds che ne ho sette bauli pieni, ne ho. Ma mi sembrava brutto e non ho detto nulla a nessuno.
Le truculenze finiscono e mi portano a mangiare della carne che è così al sangue che ho paura a piantarci la forchetta: potrebbe anche muggire. Seconda forchettata di carne, fortunatamente senza muggiti, ed ecco che arriva il mio taxi privato: ché altrimenti fai tardi e ciaoèstatounpiacereseeyounexttime. L'autista, ignorando la mia nazionalità, attacca un pistolotto sulla notizia, sentita alla radio, dell'aggressione a Lampard da parte di un tifoso avversario. Dice che se non stanno attenti (i presidenti, gli allenatori,
la federazione inglese, la regina, l'ONU, la federazione planetaria intergalattica) si finisce come il calcio italiano, pieno di mafia come tutte le cose di quegli stronzi degli italiani. Al che avrei potuto protrarre il mio silenzio, ma, anche se continuava a sembrarmi brutto, stavolta non mi sono trattenuto e gli ho detto che hai capito l'esempio inglese, hai capito. Ma poi me ne sono pentito subito ché lui deve aver attuato una vendetta tipica da autista, arroventandomi il sedile riscaldabile. E quando gli ho gentilmente chiesto se si potesse spegnere, mi ha rivolto un ghigno sinistro, ché sembrava il gemello malvagio di Will Wright.
Arrivo a Heathrow e avverto un bisogno impellente, ma c'è pochissimo tempo e ci sono già delle file impossibili: la vescica mi inizia a cantare il motivetto di Katamari Damacy. Mi imbarco nella sofferenza - nanà nananananananacatamaridamascììì - e, due voli, una minzione da guinness e quaranta minuti di autostrada sotto il diluvio più tardi, arrivo finalmente a casa. Sono le 00.25. Alè.

Commenti

  1. Ma sai che, avendo iniziato a leggerti solo nel 2011, non sapevo che all’inizio scrivessi in prima persona? Facevi già ridere nel 2007, però. ;)

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  2. Cos'è 'sta prima persona singolare, signora mia. Cose che non sono cose.

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