Dark City (1998)
Fermatemi se la conoscete già. La realtà non è quello che sembra e milioni di persone vivono la loro vita inconsapevoli che si tratta solo di un'elaboratissima messinscena. Solo uno di loro è in grado di vedere le cose per quello che sono, di bucare l'illusione e violare le regole di questo mondo irreale. Un eletto, risvegliato da una telefonata che lo spinge a non fidarsi delle apparenze. Dice: è Matrix? No, è un film uscito un anno prima, Dark City di Alex Proyas [...]
Che i fratelli (ora sorelle) Wachowski abbiano avuto soprattutto il merito e la buona stella di reimpacchettare in un qualcosa di visivamente avvincente e cool temi già a mollo nella fantascienza da tempo, e già portati su carta e celluloide da altri, lo si è ripetuto a queste coordinate allo sfinimento. Dark City del regista de Il Corvo, Alex Proyas, ne è l'ennesima prova con un nome e un cognome, per giunta girata negli stessi set riutilizzati pochi mesi dopo proprio da Matrix. I fratelli erano già lì col blocchetto degli appunti in mano.
Fortemente debitore a sua volta dei toni grotteschi del fondamentale Brazil (1985) di Gilliam e del francese La città perduta (1995), soprattutto per l'idea del traffico di sogni, Dark City è un incrocio tra la fantascienza e il neo-noir, e in quanto tale terreno di coltura perfetto per quella che sarà la saga di BioShock. È fondamentalmente impossibile riguardarne oggi la prima mezz'ora e non pensare subito alla serie di videogiochi creata da Ken Levin e compagni di videoludomerende.
Non è invecchiato benissimo, Dark City, perché non è stiloso come un Gattaca, perché la sua città tutta in un teatro di posa dopo un po' sembra (volutamente?) un presepe e anche perché i suoi interpreti son quelli che sono. Avercene di Jennifer Connelly bellissima in versione 1.0, intendiamoci, che quando fa la sua comparsa sulla scena cantando "Sway" è in grado di resuscitare i morti (questa la capisce solo chi ha visto il film), ma a Rufus Sewell il protagonista, John Murdock, viene bene solo nello spaesamento iniziale e in quei primissimi piani con lo sguardo da pazzo con un occhio più grande dell'altro. Per meriti più che altro naturali.
Anche tutto il tema di questa sorta di cenobiti scrausi, gli Stranger, i tizi pelati vestiti di nero con occhiaie da campioni intercontinentali di pippe - tra cui spicca in quanto Mr. più spilungo degli altri anche il Capitan Gyro di Mad Max 2 e 3, Bruce Spence - ispirati al Riff Raff del Rocky Horror Picture Show, fa mimmo, oggi, specie durante gli inseguimenti. Però l'idea della popolazione che cade in catalessi all'unisono, di ricordi e vite spostati fisicamente per perfezionare l'inganno, cacchio il concetto di città che fisicamente muta e si trasforma, notte dopo notte, per assecondare la voglia di presepe su vasta scala di questi tizi che fanno il verso dei Predator in coro, cla-cla-cla-cla, quello funziona ancora oggi benone.
Così come funziona il finale da cartolina (anche qui, frase da leggersi col sorrisetto), un po' film anni 90 con l'inesauribile voglia di sole e limone, un po' tizio che ha studiato - Philip K. Dick, chi altro? Cosa ne sarebbe stato della fantascienza senza di lui? Ok, e a parte Star Wars? - e sa che NON deve darti tutte le risposte, neanche per bocca dello scienziato pazzo (un Kiefer Sutherland con l'occhio cisposissimo e il cognome da vero scienziato pazzo) in combutta con il club della musica dark, lì. Chi siamo, e va bene, ma da dove veniamo? Non si sa. Surreale, grottesco e un filo fuori asse, ma anche creativo, visionario e diverso da tutta la fantascienza fuffa di cui gli anni 90 hanno imbottito il cinematografò. Se non l'avete mai visto, vogliategli un po' bene, a Dark City, indulgenti con le sue colpe, ma giusti verso i suoi pregi.
Inutile dirlo, il film di Proyas floppò di brutto al botteghino, raccogliendo a stento i quattro soldi spesi per produrlo. Troppo diverso, come Gattaca, dalle mimmocrazie imperanti alla Independence Day, troppo strano e di nicchia per capitalizzare il successo de Il Corvo e giocarsi le sue carte migliori. Non c'aveva gli occhiali da sole alla moda, gli spolverini di pelle per i buoni (e non solo per i cattivi) e i telefonini del piazzaprodotto, oggi lo sappiamo. La stessa storia, reimpacchettata con molti più soldi e un'idea più fumettistica e contemporanea di cool, e bàm, un discreto film sci-fi diretto bene sarebbe diventato da lì a qualche mese il capolavorò di questo e quello, nuovo paradigma del genere, e i suoi due registi i suoi futuri alfieri e capipopolo. Non si trattava solo di una botta di culo, nossignore: le Wachowski avrebbero impresso a fuoco il proprio immaginario nel mondo della fantascienza, chiaro, consegnandole tanti altri imperituri e indiscutibili capolavori. Tipo Jupiter - Il destino dell'universo.
TUTTI GLI ALTRI FILM DI SUPERFANTASCIENZO, IL CLUBBINO DEL CINEMA SCI-FI
Che i fratelli (ora sorelle) Wachowski abbiano avuto soprattutto il merito e la buona stella di reimpacchettare in un qualcosa di visivamente avvincente e cool temi già a mollo nella fantascienza da tempo, e già portati su carta e celluloide da altri, lo si è ripetuto a queste coordinate allo sfinimento. Dark City del regista de Il Corvo, Alex Proyas, ne è l'ennesima prova con un nome e un cognome, per giunta girata negli stessi set riutilizzati pochi mesi dopo proprio da Matrix. I fratelli erano già lì col blocchetto degli appunti in mano.
Fortemente debitore a sua volta dei toni grotteschi del fondamentale Brazil (1985) di Gilliam e del francese La città perduta (1995), soprattutto per l'idea del traffico di sogni, Dark City è un incrocio tra la fantascienza e il neo-noir, e in quanto tale terreno di coltura perfetto per quella che sarà la saga di BioShock. È fondamentalmente impossibile riguardarne oggi la prima mezz'ora e non pensare subito alla serie di videogiochi creata da Ken Levin e compagni di videoludomerende.
Non è invecchiato benissimo, Dark City, perché non è stiloso come un Gattaca, perché la sua città tutta in un teatro di posa dopo un po' sembra (volutamente?) un presepe e anche perché i suoi interpreti son quelli che sono. Avercene di Jennifer Connelly bellissima in versione 1.0, intendiamoci, che quando fa la sua comparsa sulla scena cantando "Sway" è in grado di resuscitare i morti (questa la capisce solo chi ha visto il film), ma a Rufus Sewell il protagonista, John Murdock, viene bene solo nello spaesamento iniziale e in quei primissimi piani con lo sguardo da pazzo con un occhio più grande dell'altro. Per meriti più che altro naturali.
Anche tutto il tema di questa sorta di cenobiti scrausi, gli Stranger, i tizi pelati vestiti di nero con occhiaie da campioni intercontinentali di pippe - tra cui spicca in quanto Mr. più spilungo degli altri anche il Capitan Gyro di Mad Max 2 e 3, Bruce Spence - ispirati al Riff Raff del Rocky Horror Picture Show, fa mimmo, oggi, specie durante gli inseguimenti. Però l'idea della popolazione che cade in catalessi all'unisono, di ricordi e vite spostati fisicamente per perfezionare l'inganno, cacchio il concetto di città che fisicamente muta e si trasforma, notte dopo notte, per assecondare la voglia di presepe su vasta scala di questi tizi che fanno il verso dei Predator in coro, cla-cla-cla-cla, quello funziona ancora oggi benone.
Così come funziona il finale da cartolina (anche qui, frase da leggersi col sorrisetto), un po' film anni 90 con l'inesauribile voglia di sole e limone, un po' tizio che ha studiato - Philip K. Dick, chi altro? Cosa ne sarebbe stato della fantascienza senza di lui? Ok, e a parte Star Wars? - e sa che NON deve darti tutte le risposte, neanche per bocca dello scienziato pazzo (un Kiefer Sutherland con l'occhio cisposissimo e il cognome da vero scienziato pazzo) in combutta con il club della musica dark, lì. Chi siamo, e va bene, ma da dove veniamo? Non si sa. Surreale, grottesco e un filo fuori asse, ma anche creativo, visionario e diverso da tutta la fantascienza fuffa di cui gli anni 90 hanno imbottito il cinematografò. Se non l'avete mai visto, vogliategli un po' bene, a Dark City, indulgenti con le sue colpe, ma giusti verso i suoi pregi.
Inutile dirlo, il film di Proyas floppò di brutto al botteghino, raccogliendo a stento i quattro soldi spesi per produrlo. Troppo diverso, come Gattaca, dalle mimmocrazie imperanti alla Independence Day, troppo strano e di nicchia per capitalizzare il successo de Il Corvo e giocarsi le sue carte migliori. Non c'aveva gli occhiali da sole alla moda, gli spolverini di pelle per i buoni (e non solo per i cattivi) e i telefonini del piazzaprodotto, oggi lo sappiamo. La stessa storia, reimpacchettata con molti più soldi e un'idea più fumettistica e contemporanea di cool, e bàm, un discreto film sci-fi diretto bene sarebbe diventato da lì a qualche mese il capolavorò di questo e quello, nuovo paradigma del genere, e i suoi due registi i suoi futuri alfieri e capipopolo. Non si trattava solo di una botta di culo, nossignore: le Wachowski avrebbero impresso a fuoco il proprio immaginario nel mondo della fantascienza, chiaro, consegnandole tanti altri imperituri e indiscutibili capolavori. Tipo Jupiter - Il destino dell'universo.
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Ciao Doc.
RispondiEliminabellissimo articolo: il film lo conoscevo perché ne aveva parlato miss Tenger qualche tempo fa (https://fortezzanascosta.wordpress.com/2015/02/21/dark-city/).
Film straconsigliato, e che mi son goduto moltissimo.
Grazie di aver fatto anche tu un po' di pubblicità ad un gran bel pezzo di cinema ingiustamente dimenticato (eclissato forse dal "cugino" più famoso).
Film che mancai clamorosamente, poi dimenticai il titolo e poi persi nei meandri della memoria e della programmazione tv senza vedere mai. Devo recuperarlo, devo vedere se c'è su Netflix o su Sky.
RispondiEliminaAndando un attimo OT, Doc hai per caso visto Predestination?
Ohibò, di Predestination ero convinto ne avesse già parlato, invece ho controllato e non c'è. Probabilmente mi confondo col fatto che a suo tempo avevo chiesto anche io un pare.re.censione :)
Eliminaio l'ho visto e m'è sembrato un buon film, tenendo in considerazione il compito quasi impossibile di tradurre su schermo un racconto in cui i colpi di scena funziano proprio perché il "mezzo" è un racconto scritto, e non visivo, con immagini.
Elimina[MEZZO SPOILER]
in un racconto, quando descrivi una persona, puoi decidere di concentrarti su alcuni tratti, piuttosto che su altri e non c'è nulla di strano. se in un film inquadri uno sempre di spalle, o col viso in ombra, si sente odore di bruciato ..
[FINE MEZZO SPOILER]
Visto ieri (su Sky) mi è piaciuto, non è un filmone, ma fa il suo dovere..
Eliminaprevedibile quanto basta per vedere se hai ragione e imprevedibile quanto basta per capire che non avevi beccato tutto e rimanere compiaciuto dal soggetto.
finito il film mi sono comprato anche la storia breve da cui hanno preso spunto per il film.
Sono d'accordo con Manolo. Niente di memorabile ma ha fatto i compiti a casa e si è preparato. A tratti prevedibile ma fino a un certo punto e spiegoni ridotti all'indispensabile.
EliminaCome diceva l'antrista Blulight che me lo ha consigliato non c'è niente che fa fantascienza più degli anni '60.
Sì, è da un sacco che mi ripropongo di parlarne, ma non l'ho mai fatto. Film carino, comunque. Il racconto di Heinlein l'ho letto una decina di anni fa sull'Urania Anonima Stregoni, credo.
EliminaLo snobbai al cinema, ma lo recuperai in VHS... attirato dalle scenografie, e dal nome del regista, interessante/originale l'idea, ma lo sviluppo non ha reso bene, un po' come i romanzi di Dick, idee geniale ma svolgimento un po' così così...
RispondiEliminaVisto al videoregistratore perchè al "sinemà" della vicina Fabriano semplicemente non lo passarono (gli incassi merxxsi USA forse ne limitarono la distribuzione nelle zone più di frontiera?) perchè incuriosito dall'estetica del film, almeno in pubblicità, e dal fatto che comunque ero in un periodo film d'essei e questo mi sembrava adatto. La Zietta ha messo dei fotogrammi del film su una delle sue tesi di laurea, perchè c'entravano i meccanismi.
RispondiEliminaNello stesso periodo vidi un film di nome Omega Doom con un Rutger Hauer imbolzonito che combatte androidi dark-chich tutti molto simili tra di loro? Ho vaghi ricordi di questo film molto simile (per alcuni aspetti) a questo Dark City, chissà a rivederlo adesso come si presenterà...
Lo recuperai qualche anno dopo, a casa di un amico. Diciamo che si vede benissimo IMHO cosa non ha funzionato al botteghino e si vede benissimo anche ciò che di valido c'era tanto che i Wachoski l'hanno preso e copiato paripari (alcune scene proprio inquadratura per inquadratura).
RispondiEliminaLa scena iniziale della telefonata è piuttosto imbarazzante. Tanto sapevano che questo l'avevano visto in quattro...
EliminaMi sta venendo voglia di tirare fuori il DVD... c'è stato un periodo in cui non mancavo di farlo vedere a tutti gli amici. Eh, sembrava un ragazzo così a posto signora mia, e invece ci aveva tutte queste perversioni...
RispondiEliminaNon lo conosco però mi attira parecchio,vedrò di recuperarlo e di darci un'occhiata
RispondiEliminabellissimo, mi hai fatto venire voglia di rivederlo!
RispondiEliminaps: cmq Star Wars è fantasy non fantascienza :D
In realtà SW è un western con i samurai servito con le astronavi al posto dei cavalli e con contorno di magicabula.
Eliminaimpossibile darti torto :D
Eliminache poi se non sbaglio questo film venne ritirato fuori dalle parti dell'internet al tempo delle prime due/tre serie di LOST, quando tra le varie tesi che imperavano sui forum in estate, nelle pause tra una stagione e l'altra, c'era appunto quella che l'isola fosse un esperimento ispirato a Dark City. Lo recuperai in quella situazione e mi piacque anzichenò, e tra l'altro mi ricordo anche un William Hurt particolarmente in palla, se posso dire così.
RispondiEliminaPiaciuto assai anche se come fotografia e costumi mi ricorda parecchio Hellraiser...
RispondiEliminaIl vero seguito de "Il Corvo" (potrebbero essere tutti e due ambientati nella stessa città; fateci caso: anche ne Il Corvo è sempre notte ;)
RispondiEliminavistissimo ed è un film più che discreto...anche se a me Matrix 1 oh...me piace...
RispondiEliminaCiao Doc, è la prima volta che scrivo, anche se ti seguo da un pò. Penso di avere in comune con te l'età più un altro paio di passioni di cui ti dirò se ti potrà interessare conoscermi. Bando alle ciance, la fantascienza cinematografica mi è sempre piaciuta e questo film che come giustamente scrivi ne è un esponente molto originale mi ha sempre affascinato per atmosfere (oltre per le pere della Connelly) e per gli impliciti richiami orwelliani. Anche il personaggio interpretato da William Hurt, il detective a metà strada tra l'ufficiale di Gorky Park e un Marlow d'annata non era male, sicuramente meglio di Rifuso Sewell, qui forse nella sua migliore interpretazione. Un altro film del periodo che era un pò sulla stessa lunghezza d'onda ma mooolto meno noir è il tredicesimo piano, che non era per niente male. Lo conosci già?
RispondiEliminaObviubruslì. Lo ricordo una pellicola piacevole, ma dovrei rivederlo.
EliminaPer me un film bellissimo ancora oggi, avrò avuto credo dodici o quattordici anni quando lo vidi per la prima volta e se lo danno in tv ancora lo riguardo con piacere.
RispondiEliminaDevo procurarmi il dvd...
Il film mi da' un dejavu, forse ne avro' visto gia' un pezzetto in tv? Mah, del resto il titolo e' poco memorabile, e facile da confondere. Devo provare a vederlo, fra l'altro ho visto che da alcuni anni (2008) circola la Director's Cut, ottenuta aggiungendo circa 10' di scene tagliate e togliendo uno spiegone all'inizio (evviva!).
RispondiEliminaAh, quando ancora videonoleggiavo... #sisentevecchio
RispondiEliminaRicordo bene la sensazione di straniamento provocata da Dark City, visto peraltro dopo Matrix (colpevole) eppure ne rimasi affascinato: all'epoca parlavi di Matrix e tutti ti capivano, parlavi di Dark City e ti rispondevano "Quello del Corvo? Mi han detto che non è bello..."
Non mi stupisco che oggi quasi nessuno se lo ricordi, ma io l'ho sempre trovato una pellicola sperimentale onesta e intrigante, soprattutto la mise en scene l'ho sempre trovata unica.
E la figura dei pelatoni ultrapotenti/ultrasaccenti li avrei poi ritrovati un po' ovunque, da lì in avanti, tornando sempre con la mente a Dark City.
Bella Proyas! Poi è arrivato Gods of Egypt e...
Mi ricordo che lo vidi la prima volta per caso all'una di notte su italia2. Mi colpì l'atmosfera "strana"... film carino comunque
RispondiEliminaNe hai parlato spesso, ed essendo uno dei pochi a cui Matrix é piaciuto piú per l'ambientazione e la storia che non per come era vestito il protagonista o per l'introduzione (sempre odiata) del 'bullet time', penso possa essere meritevole di visione.
RispondiEliminaChe flash ! l'avevo totalmente rimosso dalla memoria, devo rivederlo assolutamente...ADESSO
RispondiEliminaAnche io recuperato anni dopo in DVD, non capolaro', ma film comunque assai godibile.
RispondiEliminaCapisco appieno la frustrazione coi fallomarmocchi (cit.) e coltivatori diretti del Nebraska che elevarno i Wachocosi ad Orson Welles del fantascienzo. Come dice l'adagio zen: 'siedi sulla riva del fiume ed aspetta che porti DVD invenduti di Jupiter Ascending'.
Restando in tema fantascienzo, Doc a come sta messa la tua scimmia per Arrival?
Io lo vidi all'epoca, non al cinema, ma davvero dopo poco, forse ad un cineforum.
RispondiEliminaCmq l'ho apprezzato tantissimo, molto differente da Matrix sullo sviluppo del protagonista, più in balia degli eventi che super eroe alla Neo.
Bellisismo l'inizio del film, passabile il resto (il finale però ahimè non lo ricordo bene)
Apprezzai anche le trasformazioni della città, e tutta l'atmosfera goth del film.
A me poi Dick ha sempre fatto impazzire, quindi ogni sviluppo di una sua idea è sempre gradito, quantomeno per l'iniziativa, invece delle mimmate alla Indipendence Day.
A prop di temi Dickiani e quasi Ubikiani, ma il 13o piano lo hai già recensito? Si? no? Che ne pensi? A me piacque parecchio anche quello.
Vedi sopra la risposta a Daniele. E sì, è un serio candidato per questa rubrica.
EliminaVisto all'epoca, cioe' prima di matrix e mi era parso molto affine a gattaca per quello spirito fantascienza anni 50 (che in effetti per cio' che ricordo poco hanno in comune a parte l'essere sottovalutati...)
RispondiEliminaPoi quando ho visto matrix, pero' non mi sopno accorto di nessuna somiglianza :)
Oh, è una vita che me lo devo vederMeLo, e ancora non ci sono riuscito...
RispondiEliminaCosa sarebe stata la fantascienza senza Star Wars?
RispondiEliminaBeh Star Wars non è fantascienza! L'unico contributo di Star Wars è stato "visivo". Per la prima volta è stato creato qualcosa bellissimo a vedersi, credibile e curato anche se folle e insensato (rumori nello spazio ecc ecc).
Star Wars è stato utile perchè ha fatto così tanti soldi da spingere molta gente a tentare la via della fantascienza. Ma quasi tutto quello che intendeva rifarsi a Star Wars è stato robetta da due soldi fatta in garage e pacchiana da morire.
In America ancora si credono che quella è fantascienza e non solo un film d'avventura nello spazio. Perciò guerre stellari ha fatto anche del male alla fantascienza in questo senso.
Rimango a bocca aperta... Dark City lo scopro solo ora :O
RispondiEliminaVisto, forse a noleggio, ai tempi... non me ne ricordo granchè.
RispondiEliminaTra l'altro, è questo o un altro film che ha un finale con battaglia tipo Dragon Ball?
molto cupo e molto bello--ew
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