Gods of Egypt, la recensione senza spoiler
Sì, alla fine hai visto Gods of Egypt, il film di Alex Proyas (Il Corvo, Dark City) con gli dei d'Egitto fantasy, le polemiche per il cast quasi tutto bianco-bianco, la fintoviolenza livello Disney, il regista che s'incazza per le critiche e sbrocca. Com'è? La versione super-breve: è il cugino scemo e super-ignorante di un Indiana Jones. Nella sua parte migliore [...]
A introdurre la scena, il solito, inevitabile spiegone da film fantasy che attenta alle capacità riproduttive dei suoi spettatori maschi. In un antico Egitto da pubblicità del profumo, gli dei vivono tra gli uomini e ne guidano l'esistenza: ad eccezione infatti del todopoderoso Ra, dio anziano dell'abbronzatura, Osiride, Horus, Seth e gli altri sono semplicemente molto più alti delle persone comuni, hanno il sangue d'oro come Charlize Theron e sono capaci di trasformarsi in bestie guerriere. Una sorta di via di mezzo tra Bloody Roar alla PlayStation e quei mostrilli in computer graphic pirla di Capitan Power. Le cose vanno avanti così, tra storie di nepotismo feroci e scazzi parentali, come in una qualsiasi casta municipale del Sud, finché a Seth (Gerard Butler), dio delle partite di tennis e della cazzimma, non girano troppo le balle per l'eredità divisa male in famiglia, torna dal deserto e grida Chi è lo re?! con l'accento da terrunciello di Abatantuono.
E mentre Seth fa il re tutto d’un pezzo uso ai discorsi motivazionali per il suo esercito di irriducibili, dopo aver fatto i gargarismi con l’amaro lucano, cioè - essenzialmente - mentre Butler continua a recitare la parte di Leonida ma con allineamento chaotic evil, le beghe familiari della banda Osiris si mescolano con quelle di due umani. Due semplici giuovani innamorati dai tratti tipici egizioaustraliani, Bek e Zaya, come la birra e il governatore leghista. Lui è un indisponente rompicoglioni, lei una patonza perata momentaneamente defunta. Per salvare la sua amata prima che le si sciupi il trucco, Bek cerca e trova l'aiuto di uno scazzato Horus (Nikolaj Coster-Waldau, aka il Jaime Lannister di Game of Thrones).
Ora, intendiamoci, Gods of Egypt è un film molto scemo. A lungo, VOLUTAMENTE molto scemo. Perché se butti lì il peplumone moderno tutto CGI, non è facile giocartela su un registro serio, schivare lo svacco involontario (fa eccezione Immortals, ma giusto perché visivamente è bello e non presti attenzione alle mimmate sullo schermo). Bene, Alex Proyas per un bel pezzo non ci prova nemmeno. La storia della cumpa di Horus, di questo party da videogioco fantasy che deve affrontare un viaggio e una serie di prove e questo e quello, superando il tutto con un mix di coraggio e botte di culo, si snocciola per oltre metà film come una versione tarocca di Indiana Jones: un clone fantasy-bollywoodiano delle avventure dell'archeologo con la frusta e il nome di un cane. L'ambientazione, chiaro, è completamente diversa, ma la costruzione delle gag, il rapporto tra Horus e il suo piccolo aiutante di babbo falcale col capello da biondino con jacuzzi, le dinamiche tra lo stesso dio-falco e il suo love interest, la femme fatale Hathor, il ruolo da spalla comica di Thoth (l'unico nero del cast, che è saggio e c'ha il ritmo nel sangue) son quelli lì. Impossibile non vederlo, pure se si è mezzi cecati come Horus.
Il problema si pone esattamente nel punto in cui Gods of Egypt smette di dire "Sono un coglione, lo so, sciallanubi" e prova a pompare il tasso di epicità-eroismo-amorecosmico-babbonatalesolare. Lì il volutamente ammiccante si trasforma nell'involontariamente ridicolo, le battute cazzarone lasciano il posto ai dialoghi e ai pipponi di quelli che poi uno sta a guardare ogni due secondi l'orologio. Ché non vedi l'Horus che finisca. Ci si fosse concentrati solo sul primo aspetto, magari ne veniva fuori un film volutamente scemo di ridere, di ghignare; si fosse scommesso tutto sul secondo, sul serioso fuori luogo, magari ci si ritrovava davanti un campione del so-bad-it's-good, una trashata rotante, un film involontariamente scemo ma che sempre di ridere, di ghignare era. Ma così, appeso come un incerto salamino egiziano a metà strada, Gods of Egypt non trova mai una sua dimensione, scorre liscio come un bicchiere d'acqua tiepida in un bicchiere tamarro. In cui la parte divertente non diverte, le coreografie delle legnate le ha curate il severo dio dell'approssimazione e la CGI, come il nome di Pippi Calzelunghe, spesso fa un po' ridere.
Pur partendo da questo materiale, però, pur con la grande premessa che gli dei egiziani veri c'entrano solo in minima parte perché questa è Ollivùd e un film da poppicornmuviz e non un documentario di Discovery, si sarebbe potuto fare molto meglio. Horus, tanto per iniziare, non è un personaggio da buttar via, almeno finché non si trasforma in superbirdie. Ma gli altri dei potevano renderli molto più fighi di così e, soprattutto, si sarebbe potuta barattare gran parte di quella fuffa, di quell'epicità all'acqua di rose disneyana, di quei passaggi della storia e di quei dialoghi scritti male, da capitolo infelice di un God of War, con qualcosa che avesse un senso. Già che si trovavano, buttando a mare quel pistola di Bek e rimodellando da principio la sua storia d'ammmore frantumamaroni da romanzetto Harmony, in cui tutto, inevitabilmente, manco fosse una fiaba Disney con le canzoncine, finisce a tarallucci e Nilo.
Le considerazioni sul film, sul perché il film non sta bene a galla - a tuo modo di vedere - neanche come film decerebrato da guardare sul divano dopo due birre, ci portano allo sbrocco di Alex Proyas, che s'è incazzato come una biscia per i voti rimediati a destra e a manca. Con un post su Facebook, il regista australiano ha dato ai critici di professione degli stupidi e degli avvoltoi che si cibano di carcasse, assuefatti sostanzialmente allo schadenfreude, il piacere di veder gli altri fallire. Ma li ha anche definiti dei dinosauri che si estingueranno presto, resi obsoleti dal passaparola tramite messaggini e social. Ora. Lo sbrocco in sé è chiaramente figlio del fatto chi ha speso mesi o anni della propria vita a lavorare su un progetto non è evidentemente felice del vederlo fare a pezzi dalla critica. Solo che se sei un regista pagato millemiladollari per fare quel lavoro, se decidi di sederti al tavolo che conta anziché girare i tuoi filmini in garage, dovresti accettare le regole del gioco, la prima delle quali dice che non tutti nascono Scorsese e che se realizzi un film questo verrà giudicato. E, corollario, che se poi sbrocchi sui social non ci fai questa grande figura. Ci sono però almeno un paio di punti interessanti nel Proyas-pensiero.
Il primo è che molti suoi film sono stati calpestati dalla critica, salvo poi essere rivalutati anni dopo. Il che, se è vero solo in parte per Il Corvo (filmetto nell'animo, ma con un'estetica che incarnava alla perfezione lo spirito dei tempi, una colonna sonora pazzesca e la sciagurata morte del protagonista a ingigantirne l'esposizione mediatica), lo è assolutamente per Dark City, film di fantascienza notevole, ma ai tempi bistrattato da critici che di fantascienza non sapevano una sorridentissima cippa. Gli stessi, per la cronaca, che di lì a poco si sarebbero messi in fila per genuflettersi di fronte a Matrix delle Wachowski, incapaci di cogliere la stretta parentela tra le due pellicole. Questo, secondo Proyas, vorrebbe dire che il suo cinema non viene essenzialmente capito. Ammesso che qui, in questo Egitto del profumo, ci fosse qualcosa da capire.
Il secondo punto è che, per Proyas, i critici sono incapaci di maturare un proprio giudizio, si limitano a seguire la corrente, a scrivere quello che il pubblico vuole leggere. E qui, pur non essendo del tutto d'accordo, capisci cosa intende. È un modo come un altro per vedere l'appiattimento totale dei giudizi figlio dell'Internet, la polarizzazione estrema per cui tutto è merda o capolavoro, senza vie di mezzo. Ne abbiamo parlato tante volte, è la giungla di numeri là fuori, tante grazie Rottenpomodori, Metacritic e il resto della (sara)banda. La naturale perversione di questa forma mentis diffusa - del fatto che se metti un 4,5 (su 5) a un film che ti è piaciuto, c'è sempre qualcuno che ti dirà che "è troppo poco" - è che milioni di figli sciagurati dell'Internet son pronti a giurare che un film (o un gioco, o una serie. Un libro no, ché quelli non li legge nessuno) è cacca/capolavorò anche se non l'hanno mai visto/giocato. Professionisti indefessi del sentito dire.
Le sensazioni che un trailer ci può dare, positive o negative che siano, occupano da sole tipo il 97% delle discussioni su Internet, ok, e non c'è motivo per farne a meno. Ma sono quello che sono, sensazioni. Dire che un trailer ti ispira o che per quella produzione non nutri particolare interesse non significa dire Questo film è cacca/capolavorò. Mai nella vita. Eppure vi basterà gettare un'occhiata là fuori, nelle terre senza legge chiamate forum, nelle lande degli sgrammaticati aggressivi volgarmente note come bachechedifacebook, per trovare legioni di disperati che di questo, del cacca/capolavorò sulla (s)fiducia, hanno fatto una regola di vita. Facendo però il tifo quasi sempre per la cacca.
Gente che giudica i videogiochi dai trailer, felice che sia tutto merda, delusione, sòla, così non spende un euro. E alè, si stava peggio quando si stava peggio. Gente che - lì sì, amico Proyas - una propria opinione serena non è in grado o non ha alcuna voglia di maturarla, perché tanto non serve. Siamo esseri pensanti e ci accontentiamo di metter da parte l'unica cosa che ci distingue dalle bestie, a parte un paio di nike ai piedi e di like sul cellulare: smettiamo di pensare, tanto sui socialcolsi non è richiesto. Guardateli, questi individui, ridete delle loro sfortune (la schadenfreude del meno male che non sono così coglione), ma non provate MAI a discutere con loro di qualsiasi cosa. Nessuno ne sa più di un film o un gioco, e ha più titolo a parlarne sui forumsociallInternet, chiaro, di chi non l'ha mai visto o giocato. Fine della digressione sulla piaga d'Egitto dei giudicanti ingiudicabili, torniamo ai tarallucci del Nilo dopo aver salutato Proyas (che, ironia della sorte, in Egitto c'è nato).
Due presidentesse, nel senso di quattro scolastico, nel senso di alunno che sa di non essere scemo ma non si impegna, che passa tutto il tempo a sputazzare il limo con la penna bic e a tirare le trecce di Nephthys. Coster-Waldau, anche se perde pezzi qualunque cosa gli facciano interpretare, ti sta sempre troppo simpatico e, almeno, qui non c'ha la passione per la copulata incestuosa davanti ai parenti defunti. Quanto, ma quanto ti piacerebbe vedere un film moderno su Capitan Power, peew! peew!.
A introdurre la scena, il solito, inevitabile spiegone da film fantasy che attenta alle capacità riproduttive dei suoi spettatori maschi. In un antico Egitto da pubblicità del profumo, gli dei vivono tra gli uomini e ne guidano l'esistenza: ad eccezione infatti del todopoderoso Ra, dio anziano dell'abbronzatura, Osiride, Horus, Seth e gli altri sono semplicemente molto più alti delle persone comuni, hanno il sangue d'oro come Charlize Theron e sono capaci di trasformarsi in bestie guerriere. Una sorta di via di mezzo tra Bloody Roar alla PlayStation e quei mostrilli in computer graphic pirla di Capitan Power. Le cose vanno avanti così, tra storie di nepotismo feroci e scazzi parentali, come in una qualsiasi casta municipale del Sud, finché a Seth (Gerard Butler), dio delle partite di tennis e della cazzimma, non girano troppo le balle per l'eredità divisa male in famiglia, torna dal deserto e grida Chi è lo re?! con l'accento da terrunciello di Abatantuono.
E mentre Seth fa il re tutto d’un pezzo uso ai discorsi motivazionali per il suo esercito di irriducibili, dopo aver fatto i gargarismi con l’amaro lucano, cioè - essenzialmente - mentre Butler continua a recitare la parte di Leonida ma con allineamento chaotic evil, le beghe familiari della banda Osiris si mescolano con quelle di due umani. Due semplici giuovani innamorati dai tratti tipici egizioaustraliani, Bek e Zaya, come la birra e il governatore leghista. Lui è un indisponente rompicoglioni, lei una patonza perata momentaneamente defunta. Per salvare la sua amata prima che le si sciupi il trucco, Bek cerca e trova l'aiuto di uno scazzato Horus (Nikolaj Coster-Waldau, aka il Jaime Lannister di Game of Thrones).
Ora, intendiamoci, Gods of Egypt è un film molto scemo. A lungo, VOLUTAMENTE molto scemo. Perché se butti lì il peplumone moderno tutto CGI, non è facile giocartela su un registro serio, schivare lo svacco involontario (fa eccezione Immortals, ma giusto perché visivamente è bello e non presti attenzione alle mimmate sullo schermo). Bene, Alex Proyas per un bel pezzo non ci prova nemmeno. La storia della cumpa di Horus, di questo party da videogioco fantasy che deve affrontare un viaggio e una serie di prove e questo e quello, superando il tutto con un mix di coraggio e botte di culo, si snocciola per oltre metà film come una versione tarocca di Indiana Jones: un clone fantasy-bollywoodiano delle avventure dell'archeologo con la frusta e il nome di un cane. L'ambientazione, chiaro, è completamente diversa, ma la costruzione delle gag, il rapporto tra Horus e il suo piccolo aiutante di babbo falcale col capello da biondino con jacuzzi, le dinamiche tra lo stesso dio-falco e il suo love interest, la femme fatale Hathor, il ruolo da spalla comica di Thoth (l'unico nero del cast, che è saggio e c'ha il ritmo nel sangue) son quelli lì. Impossibile non vederlo, pure se si è mezzi cecati come Horus.
Il problema si pone esattamente nel punto in cui Gods of Egypt smette di dire "Sono un coglione, lo so, sciallanubi" e prova a pompare il tasso di epicità-eroismo-amorecosmico-babbonatalesolare. Lì il volutamente ammiccante si trasforma nell'involontariamente ridicolo, le battute cazzarone lasciano il posto ai dialoghi e ai pipponi di quelli che poi uno sta a guardare ogni due secondi l'orologio. Ché non vedi l'Horus che finisca. Ci si fosse concentrati solo sul primo aspetto, magari ne veniva fuori un film volutamente scemo di ridere, di ghignare; si fosse scommesso tutto sul secondo, sul serioso fuori luogo, magari ci si ritrovava davanti un campione del so-bad-it's-good, una trashata rotante, un film involontariamente scemo ma che sempre di ridere, di ghignare era. Ma così, appeso come un incerto salamino egiziano a metà strada, Gods of Egypt non trova mai una sua dimensione, scorre liscio come un bicchiere d'acqua tiepida in un bicchiere tamarro. In cui la parte divertente non diverte, le coreografie delle legnate le ha curate il severo dio dell'approssimazione e la CGI, come il nome di Pippi Calzelunghe, spesso fa un po' ridere.
Pur partendo da questo materiale, però, pur con la grande premessa che gli dei egiziani veri c'entrano solo in minima parte perché questa è Ollivùd e un film da poppicornmuviz e non un documentario di Discovery, si sarebbe potuto fare molto meglio. Horus, tanto per iniziare, non è un personaggio da buttar via, almeno finché non si trasforma in superbirdie. Ma gli altri dei potevano renderli molto più fighi di così e, soprattutto, si sarebbe potuta barattare gran parte di quella fuffa, di quell'epicità all'acqua di rose disneyana, di quei passaggi della storia e di quei dialoghi scritti male, da capitolo infelice di un God of War, con qualcosa che avesse un senso. Già che si trovavano, buttando a mare quel pistola di Bek e rimodellando da principio la sua storia d'ammmore frantumamaroni da romanzetto Harmony, in cui tutto, inevitabilmente, manco fosse una fiaba Disney con le canzoncine, finisce a tarallucci e Nilo.
Le considerazioni sul film, sul perché il film non sta bene a galla - a tuo modo di vedere - neanche come film decerebrato da guardare sul divano dopo due birre, ci portano allo sbrocco di Alex Proyas, che s'è incazzato come una biscia per i voti rimediati a destra e a manca. Con un post su Facebook, il regista australiano ha dato ai critici di professione degli stupidi e degli avvoltoi che si cibano di carcasse, assuefatti sostanzialmente allo schadenfreude, il piacere di veder gli altri fallire. Ma li ha anche definiti dei dinosauri che si estingueranno presto, resi obsoleti dal passaparola tramite messaggini e social. Ora. Lo sbrocco in sé è chiaramente figlio del fatto chi ha speso mesi o anni della propria vita a lavorare su un progetto non è evidentemente felice del vederlo fare a pezzi dalla critica. Solo che se sei un regista pagato millemiladollari per fare quel lavoro, se decidi di sederti al tavolo che conta anziché girare i tuoi filmini in garage, dovresti accettare le regole del gioco, la prima delle quali dice che non tutti nascono Scorsese e che se realizzi un film questo verrà giudicato. E, corollario, che se poi sbrocchi sui social non ci fai questa grande figura. Ci sono però almeno un paio di punti interessanti nel Proyas-pensiero.
Il primo è che molti suoi film sono stati calpestati dalla critica, salvo poi essere rivalutati anni dopo. Il che, se è vero solo in parte per Il Corvo (filmetto nell'animo, ma con un'estetica che incarnava alla perfezione lo spirito dei tempi, una colonna sonora pazzesca e la sciagurata morte del protagonista a ingigantirne l'esposizione mediatica), lo è assolutamente per Dark City, film di fantascienza notevole, ma ai tempi bistrattato da critici che di fantascienza non sapevano una sorridentissima cippa. Gli stessi, per la cronaca, che di lì a poco si sarebbero messi in fila per genuflettersi di fronte a Matrix delle Wachowski, incapaci di cogliere la stretta parentela tra le due pellicole. Questo, secondo Proyas, vorrebbe dire che il suo cinema non viene essenzialmente capito. Ammesso che qui, in questo Egitto del profumo, ci fosse qualcosa da capire.
Il secondo punto è che, per Proyas, i critici sono incapaci di maturare un proprio giudizio, si limitano a seguire la corrente, a scrivere quello che il pubblico vuole leggere. E qui, pur non essendo del tutto d'accordo, capisci cosa intende. È un modo come un altro per vedere l'appiattimento totale dei giudizi figlio dell'Internet, la polarizzazione estrema per cui tutto è merda o capolavoro, senza vie di mezzo. Ne abbiamo parlato tante volte, è la giungla di numeri là fuori, tante grazie Rottenpomodori, Metacritic e il resto della (sara)banda. La naturale perversione di questa forma mentis diffusa - del fatto che se metti un 4,5 (su 5) a un film che ti è piaciuto, c'è sempre qualcuno che ti dirà che "è troppo poco" - è che milioni di figli sciagurati dell'Internet son pronti a giurare che un film (o un gioco, o una serie. Un libro no, ché quelli non li legge nessuno) è cacca/capolavorò anche se non l'hanno mai visto/giocato. Professionisti indefessi del sentito dire.
Le sensazioni che un trailer ci può dare, positive o negative che siano, occupano da sole tipo il 97% delle discussioni su Internet, ok, e non c'è motivo per farne a meno. Ma sono quello che sono, sensazioni. Dire che un trailer ti ispira o che per quella produzione non nutri particolare interesse non significa dire Questo film è cacca/capolavorò. Mai nella vita. Eppure vi basterà gettare un'occhiata là fuori, nelle terre senza legge chiamate forum, nelle lande degli sgrammaticati aggressivi volgarmente note come bachechedifacebook, per trovare legioni di disperati che di questo, del cacca/capolavorò sulla (s)fiducia, hanno fatto una regola di vita. Facendo però il tifo quasi sempre per la cacca.
Gente che giudica i videogiochi dai trailer, felice che sia tutto merda, delusione, sòla, così non spende un euro. E alè, si stava peggio quando si stava peggio. Gente che - lì sì, amico Proyas - una propria opinione serena non è in grado o non ha alcuna voglia di maturarla, perché tanto non serve. Siamo esseri pensanti e ci accontentiamo di metter da parte l'unica cosa che ci distingue dalle bestie, a parte un paio di nike ai piedi e di like sul cellulare: smettiamo di pensare, tanto sui socialcolsi non è richiesto. Guardateli, questi individui, ridete delle loro sfortune (la schadenfreude del meno male che non sono così coglione), ma non provate MAI a discutere con loro di qualsiasi cosa. Nessuno ne sa più di un film o un gioco, e ha più titolo a parlarne sui forumsociallInternet, chiaro, di chi non l'ha mai visto o giocato. Fine della digressione sulla piaga d'Egitto dei giudicanti ingiudicabili, torniamo ai tarallucci del Nilo dopo aver salutato Proyas (che, ironia della sorte, in Egitto c'è nato).
Due presidentesse, nel senso di quattro scolastico, nel senso di alunno che sa di non essere scemo ma non si impegna, che passa tutto il tempo a sputazzare il limo con la penna bic e a tirare le trecce di Nephthys. Coster-Waldau, anche se perde pezzi qualunque cosa gli facciano interpretare, ti sta sempre troppo simpatico e, almeno, qui non c'ha la passione per la copulata incestuosa davanti ai parenti defunti. Quanto, ma quanto ti piacerebbe vedere un film moderno su Capitan Power, peew! peew!.
Gods of Egypt
Recensito da: DocManhattan Data: Mar 10 2016
Voto:
Recensito da: DocManhattan Data: Mar 10 2016
Voto:
fin dall'antico egitto notiamo subito che la dea dell'amMMore ha le corna.
RispondiEliminacoincidenze? Noi di Misterius pensiamo di noi
per il resto una sequenza di facepalm nelle scenette pseudo treddì rotante in cgi da ps3 e una certa sensazione di "vedete? c'avevo le idee però mi han rubato i soldi sull'autobus"
e cmq si, l'armatura di horus è quella di soaron :D
meh
Per gli egizi le corna avevano un significato diverso dal nostro,:-) erano un immagine positiva ma ora non ricordo bene il significato
EliminaForse il significato era che potevi divorziare per colpa sua e non passarle gli alimenti :D
EliminaDi Proyas, umilmente consiglio il grazioso "Garage Days", su una scalcinata band australiana (appunto, Nè schifo, né capolavoro, ma un film molto, molto caruccio)
RispondiEliminaA proposito di gente che sbraita "è tutto cacca", tempo fa leggevo un interessante articolo su un esperimento psico-sociologico, in cui risultava che spesso chi critica qualcosa, indipendentemente dalla validità delle sue critiche, viene percepito come più intelligente.
RispondiEliminaDopo aver letto questa conclusione alcune dinamiche dell'internet diventano sicuramente più chiare.
Se a qualcuno interessa posso provare a fare una ricerca per ritrovare l'articolo.
purtroppamente è così :bua:
Eliminase critichi qualcosa, l'interlocutore percepisce che ne sai sull'argomento...
e chi esprime opinioni controcorrente viene peculato (che è quello che dice proyas)
*perculato
EliminaVeramente l'internet non funziona proprio così: ci sono gli hater che odiano tutto o quasi a prescindere, ci sono i pecoroni che followano vips e celebrità del web, e pendono dalle loro labbra, c'è pure gente che critica un prodotto in maniera costruttiva...Logicamente i primi non sono proprio percepiti come esseri particolarmente intelligenti, i secondi ancora di meno, mentre gli ultimi sono quelli in cui davvero alberga la scintilla dell'intelligenza, nonchè un minimo di buon senso.
EliminaGuardiamo ad esempio il trailer del nuovo Ghostbusters, che ha attirato le critiche di molte persone (pure le mie), e molto probabilmente le stroncature sono più che giustificate, anche se le motivazioni possono essere non condivisibili. Ovvero molti hanno criticato il fatto di aver realizzato un Ghostbusters al femminile (un pò come chi criticava la Torcia Umana di colore), ma dopo l'uscita del primo trailer è diventato palese che quello era il problema minore di questo film!
Le critiche stupide restano comunque stupide.
Dark City l'ho visto per la prima volta nel 2014 è mi è piaciuto moltissimo. Ne avevo fatto anche un commento positivo sul mio blog. Per quanto riguarda il discorso sulla moda dello stroncare sia da parte dei critici che da parte dei socialcosi sfondi con me una porta aperta. Ho quasi smesso di leggere recensioni/commenti da quasi tutto l'internet giusto qualcuno si salva (secondo me ovvio) che riesce a dire questo mi piace perchè... e non mi piace perchè... con un minimo di criterio. Ricordo anche molto bene tutta la moda di dicembre-gennaio di massacrare Episodio VII anche da chi non è mai stato un fan di Star Wars e lo ha fatto solo per salire sul treno del trend più pheeeego. mah!
RispondiEliminaNon so perché, ma pur avendo una mitologia e degli scenari interessanti, con l'Egitto non si fa più nulla di serio dai tempi di, boh, i 10 comandamenti.
RispondiEliminaSi vede che l'Egitto ispira più la risata alla Indy e Stargate. Sarà tutto quel sole che da alla testa, chi lo sa!
Questo film non intendevo vederlo e la rece non mi invoglia a tornare sui miei passi. Non saprò mai se anche un Horus onora sempre i suoi debiti...
"mentre Butler continua a recitare la parte di Leonida ma con allineamento chaotic evil"
RispondiElimina" Eppure vi basterà gettare un'occhiata là fuori, nelle terre senza legge chiamate forum, nelle lande degli sgrammaticati aggressivi volgarmente note come bachechedifacebook, per trovare legioni di disperati che di questo, del cacca/capolavorò sulla (s)fiducia, hanno fatto una regola di vita. Facendo però il tifo quasi sempre per la cacca."
Doc, ti adoro sempre di più, sappilo.
E "a sputazzare il limo con la penna bic"?
EliminaSplendido :)
ho visto gente dire che The Hateful Eight e` un brutto film perche` "general consensus says that is one of worst movies from Tarantino". Lo dicono tutti, sara` vero. Per fortuna ho visto anche la risposta, che era: "uh, yeah, general consensus. I keep my opinion, thanks".
RispondiEliminacio` detto, Captain Power d'Egitto continua a non attirarmi. Nemmeno fosse una versione riuscita di film-cosi`-brutto-che-fa-il-giro. La pessima CGI per me e` solo brutta, non ha il fascino degli effetti speciali pratici da quattro soldi del fimbrutto anni '80 e '90 ...
E' il film che va visto con lo spirito giusto, quello appunto della birretta/patatine e divano. Un film così non si può prenderlo sul serio e non si deve prendere sul serio lui stesso.
RispondiEliminaNon andrò a vederelo ma se capita perché no. Senza averlo visto mi aspettavo quello che c'è scritto nella recensione.
Condivido.
EliminaAspetterò che esca su Netflix e poi birretta/patatine e divano. :-)
Doc, magari ho interpretato male...
RispondiEliminaMa se io ho cominciato a guardare l'orologio per vedere quanto mancava alla fine DEL TRAILER, posso scrivere un commento sul fatto che la tua recensione conferma la mia impressione negativa del film e la mia decisione di impiegare il mio tempo in cose più utili (tipo misurare la distanza tra le fasce bianche delle strisce pedonali)?
Non una recensione, un commento.
I commenti, le impressioni, le sensazioni vanno benissimo. Il problema sono i tizi che su quello non solo costruiscono certezze granitiche, ma non hanno la bontà di tenersele per sé. Devono rompere i maroni agli altri su forum, socialcosi, ovunque. Se avessi un dollaro per ogni volta che ho trovato un pezzente pontificare su un videogioco non giocato o un film non visto, potrei comprarmi il Texas.
Elimina"I Wacho-cosi"... MUOIO!!! X°D
RispondiEliminaHo letto che ormai sono diventati sorelli entrambi.
Eliminasì...ora solo le sorelle wacho-cose!
Eliminamolto serenamente di questo film salvo solo la "patonza perata momentaneamente defunta"...
RispondiEliminaAllora,a me l'antico Egitto interessa parecchio,ho letto vari libri,visitato il paese e vi assicuro che trovarsi davanti a quei monumenti ti fa capire veramente quanto era grande e potente quella civiltà e il Faraone stesso,a Giza l'aria era magica sembrava di essere tornato a quell'epoca,sono stato al museo egizio di Torino e persino ho iniziato a "leggere" qualche geroglifico.
RispondiEliminaQuando ho visto che era in uscita un film su dei egizi potevo solo essere contento,ma da quello che vedo mi sembra un film molto ignorante e vergognoso.
Lo vedrò di sicuro ma non al cinema
Comunque l'Egitto è un paese meraviglioso,spero di riuscire a tornare a visitarlo quanto prima. La luna sopra le dune vista dal Nilo con le palme sulla riva è una delle cose più belle che ho mai visto
EliminaSe vuoi qualcosa di Romanzato sull' antico egitto sulla falsa riga di "avventura epica" ( ma senza CGI rompic******) ti consiglio due libri: "Il dio del Fiume" ed "il settimo Papiro" entrambri di Wilbur Smith. E' la medesima storia che fa da sfondo ai due racconti, la tomba di un faraone.
EliminaLi ho trovati bellissimi entrambi, veramente. Per me poi come descrive le scene Smith non ce n' è.
Ok,grazie!
EliminaHo letto Alle fonti del Nilo,bello
In tema fumetti, direi che se sei un appassionato non puoi farti sfuggire l'avventura di Blake & mortimer "Il mistero della grande piramide", peraltro da poco ripubblicata sia da AD che in edicola :)
EliminaDio del fiume e settimo papiro for ever, grande Wilbur, ma i seguiti i figli del Nilo e alle fonti del Nilo non si potevano leggere, virava per il fantasy spinto, Taita che da novello Leonardo diventa il professor Xavier... sembrano scritti d aun'altra persona.
EliminaIMHO
Poi massimo rispetto per l'Egitto, la sua storia e la sua mitologia, anche se quasi sempre bistratta da Hollywood.
EliminaQuesto era uno di quei film da serata ignorante che mi tenevo bello caldo per un'uscita con il mio fratello di minchiate cinematografiche, spero stia su abbastanza da riuscire a vederlo perché ho già mille arretrati e non credo riuscirò a vedere tutto, come al solito...
RispondiEliminaIn ogni caso, se lo mancherò, non credo piangerò lacrime d'oro: recuperarlo in blu-ray credo andrà altrettanto bene.
In ogni caso, vuoi per il regista che mi è sempre piaciuto, vuoi per la tematica Dei egiziani che volente o nolente mi attira sempre, una possibilità voglio dargliela comunque, nonostante appaia una gigacialtronata e di questo il trailer non fa certo mistero.
Lo vedrò? Sicuramente sì!
RispondiEliminaAl cinema? Sicuramente no!
Un plauso ai giochi di parole a tema egizio, valgono la recensione. Svegliarsi come solo Bartezzaghi sotto anfetamine? :D
RispondiEliminaBhe nn vorrei dire una capperata ma horus nn è figlio di un incesto?
RispondiEliminaQuindi nn si è allontanato troppo dal suo personaggio
XD
Ma che vuoi che ne sappia l'americano medio della mitologia egizia, gia' con quella greca hanno fatto certi strafalcioni che gridano vendetta(Hercules e Xena per esempio)
Elimina@onirepap
EliminaTi applaudo commosso.
In effetti si, ma gli dei antichi si sposavano sempre fra di loro, greci come egizi, si vede che si portava...
EliminaSu come trattano la mitologia greca a Hollywood poi ci sarebbe da scrivere troppo, Hercules divertente ma non c'entrava niente col mito, potevano chiamarlo maciste e sarebbe stato uguale. Butto un altro nome: Percy Jackson.
A proposito di mitologie americane io non ho mai digerito nemmeno il Thor della Marvel...
EliminaNon ricordo tantissimo di Dark City, magari rivedendolo potrei cambiare opinione: ricordo di aver pensato "Peccato!!".
RispondiEliminaIl film partiva benissimo: atmosfera dark, mistero, mostri brutti e cattivi, thriller da ricostruire pezzo a pezzo. Poi nel finale si passava alla modalità "what is my destiny Dragon Ball" (ma anche WTF) di combattimentoni che non c'entravano una well loved col bel lavoro fatto in precedenza. Almeno Matrix metteva le carte in tavola fin da subito (mazzate+mistero), così me lo sono goduto di più.
In sostanza, l'opinione che ebbi all'epoca era più o meno questa: Matrix film di mazzate con una componente filosofico-Philip Dick che dà un po' di spessore alla pellicola e la eleva rispetto allo standard dei film tipo Steven Seagal; Dark City film di atmosfera-mistero bellissimo ma rovinato clamorosamente in chiusura da una serie di mimmate senza senso...
Questo qui mi sa che non lo guardo nemmeno (già io e Proyas abbiamo litigato un po' con "Io, robot"...), magari tra mille anni con i figli adolescenti per farci due risate và...
"Gente che giudica i videogiochi dai trailer, felice che sia tutto merda, delusione, sòla, così non spende un euro".
RispondiEliminaQuanto è vero.
Per mancanza di tempo non l'ho ancora visto. Questo periodo c'è stato davvero tanto meglio da vedere, ho fatto una cernita. Con calma, quando andrò in tv, lo vedrò...
RispondiEliminaBellissima disamina mai troppe volte reiterata.
RispondiEliminaLa Banda Osiris spacca l'internet e se la mette in tasca: secondo me sono stati a tanto così dall'usarlo come titolo alternativo, e hanno rinunciato per motivi di copyright.
Sinceramente dieci anni fa sarei andato a vederlo di corsa, avido di mostri giganti e superuomini che combattono. Ma adesso il trailer mi aveva fatto sorridere e mi ero detto "no questo no!". Il cinema ci ha insegnato negli ultimi anni che si può fare di meglio.
RispondiEliminaDark City è un gran bel film e consiglio a chi non l'ha visto di farlo al più presto.
Classico film che vedrò sicuramente in TV, probabilmente su ITA1 o Rai 4.
RispondiEliminaMagari fino ad allora mi sarò pure capacitato di come un bravo attore come Coster-Waldau si trovi là in mezzo :D
Ho visto solo il trailer ma quel particolare dell'Occhio di Horus mi ha ricordato che "qualcuno" aveva già usato questo giochetto... :P #iconize lol
RispondiEliminaQuello dei cazzari di Internet che si improvvisano critici è un problema davvero serio per l'entertaiment, ma non solo, per l'arte stessa. Senza contare che vengono da chi i film li giudica spesso a caldo e senza essersi preso due secondi per metabolizzarli... oppure non ha davvero uno straccio di cultura per capire meglio in quale terreno il film affonda le sue radici, cosa vuole comunicare...
RispondiEliminaSenza contare che ormai si definiscono recensioni dieci righe di testo che non spiegano una minchia su di un film... quindi diventa già un problema, visto che per me una recensione dev'essere qualcosa di esauriente, non una cosa che leggo in dieci secondi...
beh, ma così sembra che se un film brutto floppa al botteghino sia colpa solo di chi critica (a ragione o a torto), mentre invece semplicemente molte persone guardano il trailer, rimangono poco impressionate (se non disgustate, a volte), e leggendo le recensioni negative in giro per il web trovano conferma delle loro prime impressioni.
EliminaAh, ovviamente io non mi fido molto delle recensioni che dicono "ke skifo"!!
Un critico per essere ascoltato dev'essere attendibile e sopratutto bisogna capire che non è un guru infallibile... non dimentichiamoci che Blade Runner venne definito un film di merda, anche Quarto Potere non piaceva ai critici che non capivano il perché di quella profondità di campo.
EliminaCerto, ci sono sempre stati critici incapaci (anche di professione) incapaci di vedere al di là del proprio naso, ricordiamo le stroncature subite dalla maggior parte dei pittori impressionisti.
EliminaCi sono stati casi in cui le opere (in qualsiasi ambito artistico), per quanto non godessero di favore della critica, hanno trovato un certo successo di pubblico, ma pure il contrario, opere osannate dalla maggior parte della critica ma poi snobbate dal pubblico.
Il problema di fondo è che le persone non possono guardare tutti i film, leggere tutti i libri, giocare a tutti i giochi in uscita, e per questo si affidano ai pareri di altre persone, che siano persone autorevoli come i critici di professione o pure quelli che fanno recensioni su YT!
Temo che non ci possa fare granchè....
E' da parecchio che il cinema cerca fusti, cortecce e cotiche abili a rendere superficiali profondità ciclopiche. Non so, forse è quel famoso "nuovo" tipo di manierismo e clamoroso, che lievita da una ventina di anni e che da dieci e passa stagonfia e puntualmente si sfa in cottura... Ma va detto che il pubblico, effettivamente, non c'è e questo... sì, lo hai detto! Quindi, bah! passeremo a vedere anche 'sto Proyas.
RispondiEliminaCome hai ragione caro doc...tutti esperti del sentito dire lì fuori.
RispondiEliminaForse l'hai già fatto e me lo sono perso, ma un commento sul nuovo trailer di Ghostbusters?
Sapete, a me il film ha annoiato tantissimo, ma è uno di quei casi che non capisco bene il perché! Descrivendo la trama e qualche scena ad un amico, il commento era:"sembra figo!", effettivamente sulla carta sarebbe dovuto essere così, un buon blockbuster, cosa non andava? boh! Troppo diluito? scene d'azione tirate via? non lo so, ma ero tentato di lasciare la sala...
RispondiEliminaMa toglietemi una curiosità:
RispondiEliminaQuesto film è in qualche modo legato al pupazzame vario che girava negli anni '80/'90 (mò non ricordo) a tema egizio, con dei che si trasformavano nella loro controparte animaleshca?
Nope.
EliminaDel pupazzame si parla qui:
http://docmanhattan.blogspot.it/2015/05/ramses-faraone-d-oro-giochi-preziosi-cavalieri.html