Il piccolo principe, la recensione senza spoiler
A furia di sciroppartene il trailer, ancora e ancora, negli spot sui canali per bambini fagocitati dal piccolo terremoto di casa, hai pensato che sarebbe stato bello, se solo PiKi avesse avuto qualche anno in più, portarla a vedere questo nuovo film d'animazione ispirato al piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. Poi però ti sei reso conto che a volerlo vedere eri comunque e soprattutto te. Ora, il romanzo dell'aviatore e poeta francese è diventato uno dei libri più popolari del pianeta grazie ai suoi molteplici livelli di lettura. E questo film? Questo Il piccolo principe - che solo sui siti italiani leggi essere una co-produzione italo-francese, mentre per il resto del mondo sarebbe una pellicola francese e basta - questa rivisitazione un po' in CGI e un po' in stop motion diretta dal Mark Osborne di Kung Fu Panda, com'è? Molto bello. Non perfetto, ma molto bello. E no, non fatevi impressionare da quella sfilza di nomi - alcuni dei quali effettivamente molto preoccupanti - dei doppiatori italiani in cima al poster. Non fanno male, non fanno (troppi) danni [...]
Partiamo col dire che il film di Osborne non è una trasposizione diretta del romanzo. La sua storia è, piuttosto, una cornice all'interno della quale viene ripresa in buona parte, ma non tutta, la novella di de Saint-Exupéry. Il narratore del libro, l'aviatore che incontra nel deserto il piccolo principe e a cui il bambino racconta la sua storia e del suo viaggio di pianeta e pianeta, è ora un anziano. Un anziano che ancora crede nei sogni e nella fantasia, elemento di disturbo in un quartiere - di più, in un mondo - dove tutto è squadrato, l'ordine e la noia regnano sovrani, la radio trasmette solo importanti aggiornamenti sul nulla e chiunque sembra divorato dalla febbre dell'essenziale, come un piccolo Mengoni triste. Una cartolina che farebbe sorridere, non fosse che dopo due secondi ci vedi in trasparenza quanto sia simile alla realtà di tutti i giorni, là fuori.
Nel mondo degli squadrati inquadrati e delle performance tese all'essenzialità vive una ragazzina senza nome, trasformata dalla madre in una macchina da studio pur di accedere a una scuola prestigiosa. A causa di un'elica un po' troppo esuberante, il mondo grigio spento della ragazzina si scontra con quello del vecchio aviatore: i due diventano amici e il vecchio, quest'uomo barbuto che sembra Fidel Castro magro, le racconta del piccolo principe e le mostra le pagine che ha scritto e disegnato per ricordarlo. Già, ricordare. Tutti i grandi sono stati piccoli, ma pochi di essi se ne ricordano.
Parlavi all'inizio dei tanti livelli di lettura dell'opera originale, del modo sempre diverso in cui, a seconda dell'età, si riesce a guardare al suo contenuto. Quando arrivò in TV il cartone giapponese del piccolo, piccolo principe che sul suo pianeta felice se ne stava, a metà degli anni 80, avevi già letto il romanzo. Una storia triste ma molto bella, in sé, senza poterci leggere dentro allora niente di diverso. La rosa era solo una rosa, la volpe solo una volpe. Anni dopo, ai tempi del liceo e delle frasi scritte sul diario dalle tipe, Il piccolo principe sarebbe diventato lo spartiacque tra le persone normali e le bestie senz'anima. Il minimo comune multiplo dell'educazione sentimentale. La rosa l'amore e i suoi problemi, la volpe l'amicizia, la storia del serpente e dell'ultimo viaggio una bizzarra ironia della sorte per un autore che solo un anno dopo sarebbe scomparso nel nulla, a bordo del suo aereo. Non si aveva ancora certezza, vent'anni e più fa, che i tedeschi l'avessero tirato giù, che fosse finito in fondo al mare. Per quanto ne sapeva il mondo intero, Antoine de Saint-Exupéry se n'era andato via così, aggrappato a uno stormo di uccelli migratori.
La terza volta che ti sei accostato al romanzo eri abbastanza adulto da effettuare l'ultimo zoom out, da poter vedere il quadro nel suo complesso. Non più solo una storia di amore e amicizia, di educazione sentimentale e di frasette sui diari, da primo libro del Brizzi, appunto, ma un'opera in cui si indaga il senso della vita. Un racconto triste in cui l'autore, nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, parla del suo amore complicato per la moglie, che comprende solo quando è lontano da lei. Non l'unica rosa dell'universo, eppure unica al mondo: è il tempo perduto per la rosa, lo sappiamo, ad averla resa così importante. E le amarezze di un mondo alla deriva, la vita avventurosa di uno scrittore che anni prima si era schiantato davvero con il suo aereo nel Sahara, la cupidigia, la vanità. Tutto questo, in una storia di un piccolo principe alle prese con baobab invadenti e rose petulanti sul suo asteroide B612. Il film di Osborne per un lungo tratto, fintanto che gioca con lo stesso mood, riesce a pizzicare le stesse corde, a metterti dentro quel misto di serenità e tristezza proprio delle storie col vizio di farti pensare. Al tutto, al niente e a quello che ci sta in mezzo.
Fin lì, Il piccolo Principe è un gran bel film, dicevi. Più maturo di tanti lavori Pixar, essenzialmente perché privo dell'esigenza di buttarti in faccia qualcosa di pupazzabile, e perché, nel rispetto dello spirito del romanzo, è una storia per bambini, ma che potranno apprezzare davvero solo gli adulti. Proprio per questo, si fosse trovato il coraggio di spingere quel pedale fino in fondo, con un finale non necessariamente schiavo del solito happy ending, ne sarebbe venuto fuori un film capolavorò. E invece l'happy ending c'è, e capisci che non mettercelo sarebbe stato un suicidio commerciale, ché la gente non vuole vedere i propri bambini piangere al cinema. Quello che non capisci, ma solo nel senso che non ti è garbato, è che per arrivarci sia stato necessario piazzare nel secondo tempo tutta quella parte avventurosa con la ragazzina alla riscossa. Il dopo corsa in bicicletta, per chi il film l'ha già visto.
Intendiamoci, anche quello ha un senso nell'economia della storia che si sta raccontando, è una sorta di prosecuzione del romanzo, di cui trae le conseguenze nel mondo d'oggi. Mostrando il non-mostrabile, cosa succede quando si diventa grandi e si dimentica, come tanti ex Peter Pan. Il problema è che tutta questa parte cambia completamente il ritmo del film, lo trascina a forza in logiche da pellicole d'animazione USA, nel momento arrivano i buoni, verso la redenzione della mamma stronza, il tutti felici. In giro leggerete di gente incazzata perché per trovar spazio a questo Il piccolo principe 2 del secondo tempo si son lasciati a casa diversi pezzi del romanzo, alcuni protagonisti del quale qui non appaiono. La cosa non ti turba affatto, perché quello che è più importante è lo spirito, basta tener presente che non si tratta di una trasposizione uno a uno, ma che c'è anche dell'altro. Ed ecco, nonostante tutta la digressione action di cui sopra, lo spirito resta. Ce l'hai all'inizio, ti accompagna fino alla fine. Perché il morso del serpente brilla sullo schermo e riporta alla luce antiche malinconie, e la sovrastruttura, la storia di ragazzina, madre e aviatore Fidel Castro, ha di suo qualcosa da dirti. Nulla di originalissimo e con la nota stonata obbligata dei sorrisoni finali, ma il suo secondo livello di lettura se l'è portato dietro da casa anch'essa: guardati attorno, ti dice, guardati dentro.
Hai trovato la realizzazione tecnica de Il piccolo principe ottima. La CGI del mondo moderno della ragazzina non ha tanto da invidiare ai film Pixar (ai quali si aggancia in corsa senza remore, soprattutto nel design della protagonista), quello in stop motion dei viaggi del piccolo principe ne riflette invece molto bene il tono delicato, artistico e poetico. Dicevi all'inizio dei doppiatori italiani e sì, per quanto sia una rottura di balle non indifferente sentire la frase più celebre del romanzo pronunciata da una volpe Stefano Accorsi, per il resto si tratta di pochi secondi a testa. Non fanno male. Si dimenticano in fretta. Altro? Hai scritto già una lenzuolata, ma resta la questione del target.
È un film da vedere insieme ai propri figli, adatto anche ai ragazzini? No, ma sì. Non fa niente che il senso ultimo di quella storia volerà oggi alcuni metri sopra le loro testoline. Non fa nulla che troveranno alcune parti inevitabilmente lente e che non ne comprenderanno forse qualcun'altra. Fateglielo vedere, fateli innamorare del piccolo principe e, fingendo si tratti di piccole volpi assuefatte a film d'animazione con un tasso di gag molto, molto più alto, infilate loro sotto il naso a tradimento il libro alla prima occasione utile. Un giorno capiranno. Un giorno vi ringrazieranno per averlo fatto.
Qualunque età abbiate, qualunque sia il vostro rapporto col piccolo principe, non fate i grandi. Nel senso di quelli che amano solo le cifre e si interessano alle cose essenziali. Spalancate occhi e cuore, perdonate a Osborne e ai suoi un paio di compromessi figli della cassetta, e cercate il vostro senso della vita. Perché il mondo in CGI bruttogrigio e quello in stop motion coloratissimo, alle volte, si mescolano, e i confini non li distingui più molto bene. Ma fa nulla, tanto l’essenziale, sappiamo anche questo, è invisibile agli occhi.
Partiamo col dire che il film di Osborne non è una trasposizione diretta del romanzo. La sua storia è, piuttosto, una cornice all'interno della quale viene ripresa in buona parte, ma non tutta, la novella di de Saint-Exupéry. Il narratore del libro, l'aviatore che incontra nel deserto il piccolo principe e a cui il bambino racconta la sua storia e del suo viaggio di pianeta e pianeta, è ora un anziano. Un anziano che ancora crede nei sogni e nella fantasia, elemento di disturbo in un quartiere - di più, in un mondo - dove tutto è squadrato, l'ordine e la noia regnano sovrani, la radio trasmette solo importanti aggiornamenti sul nulla e chiunque sembra divorato dalla febbre dell'essenziale, come un piccolo Mengoni triste. Una cartolina che farebbe sorridere, non fosse che dopo due secondi ci vedi in trasparenza quanto sia simile alla realtà di tutti i giorni, là fuori.
Nel mondo degli squadrati inquadrati e delle performance tese all'essenzialità vive una ragazzina senza nome, trasformata dalla madre in una macchina da studio pur di accedere a una scuola prestigiosa. A causa di un'elica un po' troppo esuberante, il mondo grigio spento della ragazzina si scontra con quello del vecchio aviatore: i due diventano amici e il vecchio, quest'uomo barbuto che sembra Fidel Castro magro, le racconta del piccolo principe e le mostra le pagine che ha scritto e disegnato per ricordarlo. Già, ricordare. Tutti i grandi sono stati piccoli, ma pochi di essi se ne ricordano.
Parlavi all'inizio dei tanti livelli di lettura dell'opera originale, del modo sempre diverso in cui, a seconda dell'età, si riesce a guardare al suo contenuto. Quando arrivò in TV il cartone giapponese del piccolo, piccolo principe che sul suo pianeta felice se ne stava, a metà degli anni 80, avevi già letto il romanzo. Una storia triste ma molto bella, in sé, senza poterci leggere dentro allora niente di diverso. La rosa era solo una rosa, la volpe solo una volpe. Anni dopo, ai tempi del liceo e delle frasi scritte sul diario dalle tipe, Il piccolo principe sarebbe diventato lo spartiacque tra le persone normali e le bestie senz'anima. Il minimo comune multiplo dell'educazione sentimentale. La rosa l'amore e i suoi problemi, la volpe l'amicizia, la storia del serpente e dell'ultimo viaggio una bizzarra ironia della sorte per un autore che solo un anno dopo sarebbe scomparso nel nulla, a bordo del suo aereo. Non si aveva ancora certezza, vent'anni e più fa, che i tedeschi l'avessero tirato giù, che fosse finito in fondo al mare. Per quanto ne sapeva il mondo intero, Antoine de Saint-Exupéry se n'era andato via così, aggrappato a uno stormo di uccelli migratori.
La terza volta che ti sei accostato al romanzo eri abbastanza adulto da effettuare l'ultimo zoom out, da poter vedere il quadro nel suo complesso. Non più solo una storia di amore e amicizia, di educazione sentimentale e di frasette sui diari, da primo libro del Brizzi, appunto, ma un'opera in cui si indaga il senso della vita. Un racconto triste in cui l'autore, nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, parla del suo amore complicato per la moglie, che comprende solo quando è lontano da lei. Non l'unica rosa dell'universo, eppure unica al mondo: è il tempo perduto per la rosa, lo sappiamo, ad averla resa così importante. E le amarezze di un mondo alla deriva, la vita avventurosa di uno scrittore che anni prima si era schiantato davvero con il suo aereo nel Sahara, la cupidigia, la vanità. Tutto questo, in una storia di un piccolo principe alle prese con baobab invadenti e rose petulanti sul suo asteroide B612. Il film di Osborne per un lungo tratto, fintanto che gioca con lo stesso mood, riesce a pizzicare le stesse corde, a metterti dentro quel misto di serenità e tristezza proprio delle storie col vizio di farti pensare. Al tutto, al niente e a quello che ci sta in mezzo.
Fin lì, Il piccolo Principe è un gran bel film, dicevi. Più maturo di tanti lavori Pixar, essenzialmente perché privo dell'esigenza di buttarti in faccia qualcosa di pupazzabile, e perché, nel rispetto dello spirito del romanzo, è una storia per bambini, ma che potranno apprezzare davvero solo gli adulti. Proprio per questo, si fosse trovato il coraggio di spingere quel pedale fino in fondo, con un finale non necessariamente schiavo del solito happy ending, ne sarebbe venuto fuori un film capolavorò. E invece l'happy ending c'è, e capisci che non mettercelo sarebbe stato un suicidio commerciale, ché la gente non vuole vedere i propri bambini piangere al cinema. Quello che non capisci, ma solo nel senso che non ti è garbato, è che per arrivarci sia stato necessario piazzare nel secondo tempo tutta quella parte avventurosa con la ragazzina alla riscossa. Il dopo corsa in bicicletta, per chi il film l'ha già visto.
Intendiamoci, anche quello ha un senso nell'economia della storia che si sta raccontando, è una sorta di prosecuzione del romanzo, di cui trae le conseguenze nel mondo d'oggi. Mostrando il non-mostrabile, cosa succede quando si diventa grandi e si dimentica, come tanti ex Peter Pan. Il problema è che tutta questa parte cambia completamente il ritmo del film, lo trascina a forza in logiche da pellicole d'animazione USA, nel momento arrivano i buoni, verso la redenzione della mamma stronza, il tutti felici. In giro leggerete di gente incazzata perché per trovar spazio a questo Il piccolo principe 2 del secondo tempo si son lasciati a casa diversi pezzi del romanzo, alcuni protagonisti del quale qui non appaiono. La cosa non ti turba affatto, perché quello che è più importante è lo spirito, basta tener presente che non si tratta di una trasposizione uno a uno, ma che c'è anche dell'altro. Ed ecco, nonostante tutta la digressione action di cui sopra, lo spirito resta. Ce l'hai all'inizio, ti accompagna fino alla fine. Perché il morso del serpente brilla sullo schermo e riporta alla luce antiche malinconie, e la sovrastruttura, la storia di ragazzina, madre e aviatore Fidel Castro, ha di suo qualcosa da dirti. Nulla di originalissimo e con la nota stonata obbligata dei sorrisoni finali, ma il suo secondo livello di lettura se l'è portato dietro da casa anch'essa: guardati attorno, ti dice, guardati dentro.
Hai trovato la realizzazione tecnica de Il piccolo principe ottima. La CGI del mondo moderno della ragazzina non ha tanto da invidiare ai film Pixar (ai quali si aggancia in corsa senza remore, soprattutto nel design della protagonista), quello in stop motion dei viaggi del piccolo principe ne riflette invece molto bene il tono delicato, artistico e poetico. Dicevi all'inizio dei doppiatori italiani e sì, per quanto sia una rottura di balle non indifferente sentire la frase più celebre del romanzo pronunciata da una volpe Stefano Accorsi, per il resto si tratta di pochi secondi a testa. Non fanno male. Si dimenticano in fretta. Altro? Hai scritto già una lenzuolata, ma resta la questione del target.
È un film da vedere insieme ai propri figli, adatto anche ai ragazzini? No, ma sì. Non fa niente che il senso ultimo di quella storia volerà oggi alcuni metri sopra le loro testoline. Non fa nulla che troveranno alcune parti inevitabilmente lente e che non ne comprenderanno forse qualcun'altra. Fateglielo vedere, fateli innamorare del piccolo principe e, fingendo si tratti di piccole volpi assuefatte a film d'animazione con un tasso di gag molto, molto più alto, infilate loro sotto il naso a tradimento il libro alla prima occasione utile. Un giorno capiranno. Un giorno vi ringrazieranno per averlo fatto.
Qualunque età abbiate, qualunque sia il vostro rapporto col piccolo principe, non fate i grandi. Nel senso di quelli che amano solo le cifre e si interessano alle cose essenziali. Spalancate occhi e cuore, perdonate a Osborne e ai suoi un paio di compromessi figli della cassetta, e cercate il vostro senso della vita. Perché il mondo in CGI bruttogrigio e quello in stop motion coloratissimo, alle volte, si mescolano, e i confini non li distingui più molto bene. Ma fa nulla, tanto l’essenziale, sappiamo anche questo, è invisibile agli occhi.
Il piccolo principe
Recensito da: DocManhattan Data: Jan 07 2016
Voto:
Recensito da: DocManhattan Data: Jan 07 2016
Voto:
Solo Lacrimoni di Gioia da Bimbo :-)
RispondiEliminabellissima recensione DOC
RispondiEliminaIl piccolo principe lo lessi da piccolo una volta e non mi piacque. Sono andato a vedere questo film al cinema e mi è piaciuto davvero molto, mi sa che rileggerò il libro.
RispondiEliminaTecnicamente è bellissimo, le parti in stop motion sono davvero una gioia per gli occhi, io poi adoro la stop motion realizzata con elementi tipo carta velina, legno, tessuti etc.
Poi va beh, sulle tematiche e i messaggi penso non ci sia molto da aggiungere rispetto a ciò che ha detto il Doc, se non che mi ha aperto gli occhi sul perché il mondo osanni quello che io ho sempre ritenuto (sbagliando, mea culpa) fosse un libricino insignificante.
Spero che lo vadano a vedere in tanti.
Ho intenzione di recuperare una serie di libri che vorrei leggere a mia figlia quando avrà qualche mese in più per appassionarla alla lettura, cosa in cui hanno fallito miseramente i nonni della mia piccolina con Mamma e Papà.
RispondiEliminaIl piccolo principe non l'ho mai letto e non ho la più pallida idea di cosa tratti e vorrei leggerlo a mia figlia per recuperarlo io stesso.
Un po' di anni fa lessi il fumetto di Prat sull'autore del libro e mi piacque moltissimo.
quanti anni ha?
EliminaI libri che leggerai a tua figlia avranno per lei grande importanza. Allora per favore, per il bene delle generazioni future, non leggergli il libro più sopravvalutato della storia della letteratura occidentale. Da piccola leggile Pinocchio. Leggile Cuore. Leggile Il Giornalino di Gianburrasca. Quando sarà alla elementari vai di classici (Piccole Donne, Il libro della giungla, Kim, Il Milione, a me lessero Moby Dick), poi lascia fare a lei. Ma ti prego, non farle credere che la sagra della banalità, la falsa percezione di profondità, la morale scontata siano letteratura, anzi, sia quella bella letteratura da ricordare con affetto.
EliminaTutte letture interessanti e ognuno, com'è naturale che sia, ai propri figli leggerà quello che gli pare. Solo che questa forma mentis è esattamente quanto non vorrei trasferire MAI a mia figlia: il concetto che sia meglio un libro in meno (di una manciata di pagine, poi), perché il suo status di capolavoro non sarebbe meritato, che un libro in più. Da rEgazzino ho letto una quantità enorme di libri, alcuni dei quali non mi sono piaciuti. Non ne ho mai fatto, evidentemente, una questione di letteratura: erano storie, belle, meno belle, brutte. Ma sono contento comunque di averle lette tutte, e ringrazio i miei per avermi comprato quei libri, perché in un modo o nell'altro hanno allargato i miei orizzonti.
EliminaMa poi ognuno, i gusti, eccetera eccetera. Ad avercene di bambini che a quattro, cinque anni sono in grado di apprezzare Moby Dick. Ma magari.
Secondo me Moby Dick non è un libro per bambini; è il più grande romanzo americano dell' ' 800 , ma è un libro per adultescenti .( Mi si permetta un bel fancuore ai promessi sposi che non è degno di baciarne una pinna essendo noioso come la fila in posta e inutile come la ruota di scorta senza il cric. )
EliminaSe un romanzo è avvincente e succede qualcosa non è automatico che sia per ragazzi!
ricorderò a vita il capolavoro di Melville perchè l' ho " audioletto " nelle due settimane passate nella stanza buia dopo aver fatto il laser agli occhi.
Francamente è abbastanza "horror"... nel senso che si respira malvagità sia della natura sia degli uomini ( la follia di achab...)
Mi sono ripromesso di rileggerlo pure in cartaceo.
Trappa rentesi, leggetevi pure il Gattopardo, a mio avviso il più bel libro "italiano" di sempre.
Le virgolette su italiano sono ovvie , per chi ha letto il libro. ;)
Scusatemi i post multipli. Quel che non sopporto Principalmente del Principino è che il suo discorso non è altro che l'autocompiacimento adulto del senso di colpa di chi legge . A mio avviso è una minkiata. Come genitore combino disastri educativi continui, ma so che è il meglio che riesco a fare e non potrei impegnarmi di più e quindi non ho grandi sensi di colpa . Allo stesso modo sinceramente non riesco a percepire i miei figli come innocenti che poi saranno corrotti dal mondo, ma come piccole persone che maturano giorno per giorno. La crescita è un evento meraviglioso e non una semplice e desolante caduta verso il basso .
EliminaMia figlia ha 21 mesi e per ora vuole solo che le allunghi il cellulare.
EliminaPer il resto non voglio che abbia i miei gusti ma solo che impari ad amare la lettura, poi man mano si farà un'idea sua su cosa leggere.
In merito al Piccolo Principe vedrò, sono curioso di farmi una mia opinione e dicendomi che è sopravvalutato mi sale ancora di più la curiosità.
Eliminaposso consigliarti un libro fighissimo mio figlio lo adora
Eliminahttp://www.amazon.it/Brucoverde-Giorgio-Vanetti/dp/887703579X
e anche questo
http://www.amazon.it/gp/product/8875486999?keywords=mamma%20dove%20sei&qid=1452184565&ref_=sr_1_3&sr=8-3
si trovano al carrefour per 5 euro ... han le rime facili e i bambini li imparano a memoria.
Il grande di 4 anni lo " legge" ( o meglio lo recita facendo finta di leggere ) al più piccolo .. roba da piangere!
Secondo me per stimolare la fantasia di un bambino piccolo non c'é mai stato nessuno in grado di scrivere come Michael Ende.
EliminaProva con "Le avventure di Jim Bottone" e "La terribile banda dei tredici pirati", poi passa a Momo e tieniti "La storia infinita" per quando sará piú grande. Il libro della storia infinita, non il film (santo cielo).
non per fare il PDF educatore ma ... a un bambino di 3, 4 anni è praticamente impossibile leggere un romanzo e ancor di più un libro senza figure...
Eliminail grande di anni ne ha 4 e leggo anche due o tre libri di richard scarry di fila, ma coi libri senza figure si perde .
i libri da te indicati sono bellissimi ma secondo me più adatti ad un bambino delle elementari.
oltretutto i libri ai bambini piccoli non vanno letti ma vanno " recitati "... e non fa male neanche inventarsi qualche minkiatina nuova ogni volta..
Eliminarendere i libri "interattivi " facendo indicare col ditino vari oggetti o personaggi .
a questo servono le figure.
Per quanto non sia completamente d'accordo col giudizio finale, bellissima recensione come al solito.
RispondiEliminaPersonalmente, da quando ho visto il trailer per la prima volta, l'ho guardato e riguardato non so quante volte, ho fatto pubblicità occulta e non retribuita al film a tutti i miei conoscenti, e dopo averlo visto ci mando tutti a forza.
E' qualcosa di meraviglioso.
Soprattutto, non mi aspettavo una "terza parte" (dopo il mondo reale e il racconto già visti nel trailer) così...ed è qui che il mio parere sul film differisce dal tuo, perché secondo me quella "terza parte" ha elevato il film.
[SPOILER]
Il nuovo intreccio dei personaggi abbozzati in precedenza, la "dimenticanza" del Piccolo Principe, tutto il sottotesto sulla società attuale, tutto...
Fino a poco prima della biciclettata il film era già bellissimo: il dopo, almeno per me, l'ha reso memorabile.
E ora lo so che mi attirerò le ire dei fan oltranzisti, ma per quanto mi riguarda questo Il Piccolo Principe minge in testa pure a Inside Out.
Primo film dell'anno: questo 2016 non poteva cominciare meglio ^^
Anche io sono d'accordo con te, quella "terza parte" è stata per me una piacevole sorpresa ed una memorabile conclusione dell'avventura :)
EliminaBello bello bello, prossimo acquisto in Blu Ray sicuro sicuro :)
EliminaIo Il Piccolo Pricipe l'ho letto. E riletto. E discusso. E visto in scena. E riletto.
RispondiEliminaE vaffanculo, mi sembra sempre il racconto più sopravvalutato della storia.
Mi metto nel banco delle bestie senz'anima, OK?
Io per spocchia da pseudo intellettuale cuore d'acciaio non l'ho mai letto..
EliminaQuesto film mi sta dando la voglia di leggerlo (insieme) alla mia piccola cinquenne che ha visto il film e non l'ha gradito tanto quanto altri (principesse Disney e Pixar in testa)... Però lei era pronta al (non) lieto fine, perché "lui è vecchietto e allora può anche andare sulla nuvoletta"..
è nella fase in cui la morte la incuriosisce molto.
grazie DOC, leggendo la tua recensione mi rendo conto (una volta di più) della superficialità con la quale approccio ogni film e libro ultimamente....
pensavo fossero loro (i libri e i film ad essere poco stimolanti) mentre probabilmente sono io che bombardato dagli stimoli esterni non riesco più a concentrarmi realmente su quello che leggo/vedo...
male male male
Il cicali: non puoi, perché l'hai letto :)
Eliminastooge70: è un problema che avverto molto spesso anch'io. Troppe cose, tutte insieme, e non si finisce per dare lo spazio giusto a ognuna. È per questo che mi piace ancora vedere i film al cinema e riservo alla lettura di fumetti e libri l'ultimo scampolo di giornata, a notte fonda.
Mi associo al Cicali qua sopra... L'ho trovato anche io molto sopravvalutato, non "il piú sopravvalutato della storia" ma comunque nella mia personale top 10. Ma non tanto perché sono una persona gretta e insensibile (o magari sí e non me ne rendo conto), ma perché viceversa ho sempre trovato i messaggi veicolati dal romanzo piuttosto ovvi ed in generale la storia e l'ambientazione non mi hanno mai "rapito".
Eliminaconcordo. Sopravvalutato, noioso , banale.
EliminaMi fa cadere le braccia ed il principe più che innocente mi sembra rinc*****nito.
Aggiungiamolo pure alla lista dei sopravvalutati con ( a mio avviso) tutti i seguiti di harry potter e tutti i libri di dan brown .
ho dimenticato di dire che non sopporto l'infantile saccenza del piccolo principe. Vai tu a lavorare la mattina , pagati il mutuo, pulisci il cesso quando è sporco, fai la spesa, prenditi parole dalla prole scontenta per qualcosa e poi vediamo quanta voglia hai di pontificare piccolo professore new age .
EliminaIn camera sua e a letto senza paw patrol , altrochè, il sapientino.
Che questo libro sia uno dei più letti dall' umanità mi lascia francamente poca speranza per il futuro.
Mi sembra un commento molto pertinente per un bambino metaforico del '43 :)
EliminaC'avrei aggiunto che non sa, vivendo su un piccolo asteroide e viaggiando gratis, a quanto è arrivata la benzina oggi.
Il problema non è il bambino metaforico del' 43 , è il bambino reale del duemila-e-se-dici.
Eliminache impara dal piccolo impertinente guanfransuà e poi ribatte agli adulti con altezzosi toni new age francamente inzopportabbili .
I modelli maschili corretti per una buona infanzia sono sempre i soliti : Tetsuya, Uomo Tigre, se siamo più teneri Hiroshi Shiba. Se ci piace un figlio libero contestatore, diamogli almeno joe il condor o il Pierino di Vitali che sarà un minkione ma almeno si capisce cosa dice.
In effetti il mio primogenito è un contestatore nato, una specie di Mark Lenders dell' asilo sempre inkakkiato , ma è sempre molto chiaro quando si esprime , motiva in modo logico dall' alto dei suoi 4 anni tutte le proteste che fa e lo ammiro per questo. Difatti è pure pieno di morosette : ne ha avute più lui in 4 anni che io in 35.
Per i modelli femminili non mi azzardo, qui in casa produciamo solo maschi, anche se a dire il vero prima di inaugurare la filiera io immaginavo una bambina ! ;)
comunque lo sto tirando su a pane e robottoni anni ' 80: adesso tocca a Jeeg e Gatchaman.
EliminaCome detto già da Drakkan, anche io voglio fare con la mia bimba quello che non hanno mai fatto i miei genitori con me, invogliarmi alla lettura, scoprire che un libro ha tante tantissime cose da dire senza necessità di guardare la tv...e inizierò proprio con il Piccolo Principe, mai letto, ma sarà un modo per far scoprire a lei e a me qualcosa di nuovo...grazie Doc per la tua recensione, mi ha aperto gli occhi su qualcosa di cui ero completamente all'oscuro.
RispondiElimina"L’essenziale è invisibile agli occhi". La frase simbolo del film a chiusura di una recensione molto bella, scritta col cuore. La paternità non ha fatto altro che migliorare la sensibilità del doc e la qualità delle sue recensioni. Anche quando non mi importa del film (non è questo il caso), leggo comunque con grande piacere ogni recensione. Ad maiora.
RispondiEliminaMi metto anche io tra le bestie senz'anima,di bambino c'era il mio amico,che ormai è svanito e tutt'oggi non sappiamo neanche più se è ancora al mondo,che guardava il cartone animato e gli piaceva davvero tanto,io ho provato a guardarlo ma già ai tempi delle elementari sto principino mi stava sui maroni. Ho seguito con interesse la vita di Saint'Exupery spiegata da Alberto Angela,molto interessante,ma il piccolo principe non sono mai riuscito ad avvicinarlo nemmeno,forse pregiudizio,forse paura di robe troppo sentimentali o forse paura di frantumarmi gli iscritti al club di Silvio.
RispondiEliminaBoh magari sbaglio io,alla fine rimango un freddo insensibile
Pensavo di essere l' unico fantastico 4 ( la Cosa) refrattario al sentimentalismo confusionario di questo libretto, ma noto con piacere che siamo più numerosi.
EliminaAnche a me il principino stava proprio sui presidenti della regione Lombardia. Cheppoi se un libro non ha senso , e secondo me non ne ha, non è dandolo in pasto ad un lettore sensibile che improvvisamente ne acquista uno. vedi anche finale di Evangelion.
La madre di un amico d'infanzia mi fece una testa tanta con questo libro, al ounto da regalarmelo.
Perle ai porci diciamo. Oink Oink.
Era pittrice ( bravissima peraltro) e mi par di rocordare che infilava nei quadri scene o citazioni dal libro. Ho ricordi bellissimi legati a questa persona ma il libro proprio ...
Io ho letto per la prima volta il libro quando ero alle superiori perché quel libro era una lettura che facevamo in classe assieme alla professoressa di italiano. Mi ricordo che una mattina, mentre aspettavamo che iniziasse la scuola, io dissi ad alcuni miei compagni che il piccolo principe rappresentava il sé bambino dell'autore, la sua fantasia, il suo senso di meraviglia che si era smarrita. Anche perché poi non mi spiegavo perché all'inizio avesse voluto raccontare di come i grandi l'abbiano disanimato. I miei compagni mi hanno guardato come perplessi però poi quando la professoressa ha detto più o meno le stesse cose, l'hanno sentita stupefatti. Non ho ancora visto il film, ma devo dire che trovo incantevole lo stop-motion e questa differenziazione tra il mondo reale e quello del Piccolo Principe. Di sicuro andrò a vederlo.
RispondiEliminaP.S.: Non solo l'anime del Piccolo Principe. Ho visto come in Oriente questa storia sia molto citata ed è anche il primo libro che Miyazaki preferisce. Sarebbe stata bella una sua versione visto che poi nella storia compare un aviatore e sappiamo quanto il regista sia affezionato agli aeroplani.
Oggi deve essere la giornata nazionale della commozione e non lo sapevo... qui questa recensione, sui "400 calci" il primo Rocky... tra un po' allago l'ufficio tipo Alice nel cartone Disney!
RispondiEliminaA parte questo, sono felicissima della tua recensione perchè il libro è uno dei primi che ho letto in vita mia, e sinceramente avevo parecchio timore che il messaggio venisse snaturato.
Grazie per la dritta dell'anime che non conoscevo, ora sono curiosissima di ripescarlo!
Sono andato a vederlo "obbligato" da mia moglie che è una fan sfegatata del libro.Io non volevo andare perché non mi piaceva affatto l'idea di iniziare l'anno coi lacrimoni.I lacrimoni sono arrivati ma ero felice di averlo visto.E'fatto molto bene.
RispondiEliminaA me non è dispiaciuto. A un certo punto diventa un po' The Wall ma ci sta secondo me.
RispondiEliminaho letto il libro giusto 3 giorni fa, a 33 anni suonati, con la scusa del film mi sono deciso a leggere sto benedetto libricino
RispondiEliminaè stata una piacevole lettura, un libro per bambino che dovrebbero leggere molti adulti ed è interessante vedere come un libricino scritto 70 anni fa possa essere così attuale
e poi ho un debole per chi ha il dono della sintesi, questo libro è un esempio di come si possa dire tanto con poco
però non so se vedrò mai il film, per quanto possa essere ben fatto e di quanto mi fida del tuo giudizio dopo il libro non sento la necessità di vedere questa trasposizione, forse tra qulche anno
Il piccolo principe ed il gabbiano Livingston possono consumarsi nella fiamma dell'oblio.
RispondiEliminaLetti e riletti, visti e rivisti (a teatro), ruminati in classe ... ehh, no ... non ce la faccio.
Mi incuriosisce l'associazione abbasso il P.P./viva Jeeg & Co., perchè la penso anch'io così.
Però non sono mai riuscita ad esprimere a parole il rifiuto viscerale per questi due libri, che rasenta l'odio. Sarà che tra un Balzac e un Flaubert proprio non ci stavano...
Tra l'altro il P.P. lo hanno fatto leggere anche a mio figlio, tra un Ammaniti e un Harper Lee. Non poteva che finire a metà, dimenticato "in no time".
Forse a noi bestie senz'anima ci dovevano preparare prima della lettura.
Beh, il gabbiano Jonathan Livingstone veicola un messaggio di stampo cattolico, per questo è molto considerato da noi, a dispetto della pochezza e inconsistenza del libro. Quanto al Piccolo Principe, è un libro caruccio ma molto fragile: non certo un capolavoro e di certo molto sopravvalutato, ma un suo senso lo ha, dai. Diciamo che a me piaciucchia, si può leggere per dovere di completezza e poi passare tranquillamente ad altro senza farci sopra grandi elucubrazioni :)
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaNon ho mai letto il libro e se avessi un po di tempo libero in più (già ricolmo di letture) mi piacerebbe porre rimedio a questa mia lacuna. Il film dal trailer mi dava molto l'idea di essere un po triste ma se mi dici che ha comunque un happy ending quasi quasi lo guardo.
RispondiEliminatranquillo basta il tempo di una bella fila in posta ;)
EliminaConfermo quanto detto da Riccardo, Blucyber: stai sotto l'ora di lettura tranquillamente ;)
EliminaIl Piccolo Principe me l'hanno fatto odiare... Devo togliermi un grosso pregiudizio per andare a vedere il film. Lo devo fare...
RispondiEliminaMi è piaciuto tantissimo il film. A breve devo rileggere il libro, son passati tantissimi anni, quasi non me lo ricordo più.
RispondiEliminaBella Rece Doc. Bravò :)
ho letto il libro e faccio parte delle bestie senz'anima (che poi manco è vero , diciamo solo che non ho apprezzato la banalità del p.p.).
RispondiEliminaIl film non l'ho visto e probabilmente lo guarderò a casa con calma... ma questo post serve solo a dire che trovo la recensione bellissima, anche se potenzialmente potrei non condividerne il parere finale :)
Vabbè Doc, io quasi mi son messo a piangere con la tua recensione; ora ho paura ad andare al cinema!
RispondiEliminaletto molto tardi, mi ha lasciato comunque qualcosa nonostante sia stato pietra miliare di una storia faticosissima più sublimata che mai veramente vissuta e partita.
RispondiEliminaIl trailer mi aveva fatto ben sperare nonostante il doppiaggio "famoso" e la rece mi conforta molto, credo proprio lo vedrò :)
Il libro mai letto.
RispondiEliminaVedevo il cartone citato dal Doc, e il principino mi stava altamente suo cojotes. La sua rosa invece mi era simpatica, simpaticissima, talmente simpatica che le avrei offerto un bidone di diserbante.
ma poi, diciamocelo: come cacchio faceva a vivere su un asteroide? cosa mangiava? cosa beveva? e i rifiuti organici dove li ficcava? E sopratutto: come caspita respirava, dato che gli asteroidi non hanno atmosfera? come stava in piedi, dato che hanno una gravita' ridicola? E come ci e' finito li? Vi e' nato? e mamma e papy dove sono?? ah quanti misteri, signora mia..
a me lo hanno fatto leggere alle elementari, non mi era piaciuto, non lo avevo nemmeno finito. poi lo hanno regalato a mia figlia e con la scusa l'ho letto.
RispondiEliminala prima parola a cui penso quando penso al libro, è: "sopravvalutato", ma comunque lo farei (e farò) leggere alle mie bimbe. però il mio problema è questo: NON lo trovo affatto un racconto per bambini. e dato che mia figlia grande è molto sensibile alle scene in cui muore qualcuno (non ha voluto nemmeno vedere l'era glaciale dopo la scena dove il mammut ricorda come gli hanno ucciso la famiglia), e se ho capito bene il vecchietto alla fine muore, non andremo a vedere il film.
Ho scritto che hanno voluto a forza l'happy ending. [SPOILER] Non muore [/SPOILER].
Eliminagrazie doc! allora qualche possibilità che io lo vada a vedere, c'è.
Eliminaed eccomi qui di ritorno dal cinema, con le mie bimbe di 7 e 3 anni...loro ne sono state entusiaste e la grande ha già il libro in mano, stupitissima che ci siano le stesse immagini...
Eliminaa me è piaciuto....solo fino alla biciclettata. dopo... il piccoloprincipe2delsecondotempo non si può vedere.
Visto oggi con mia figlia ottenne: mi (e le) è piaciuto molto. La cornice valorizza molto il testo originale, che ho potuto finalmente apprezzare, dopo esserne sempre stato uno scettico ridimensionatore (nonostante sia il primo libro che mi ha regalato quella che oggi è mia moglie - sic). E non sarei così sicuro che l'aviatore alla fine non muoia: la cosa non viene mostrata, ma la dissolvenza in bianco nella stanza d'ospedale qualcosa significa... Un happy ending più sad del solito, comunque.
EliminaUn mio carissimo amico ha lavorato nella produzione, e mi ha detto che - in effetti - il finale è stato rifatto tre volte, l'ultima anche di corsa.
RispondiEliminaDevo vederlo, naturalmente, grazie :)
Non posso vederlo al cinema: al buio non si vedrebbero le lacrime, ma si sentirebbero i singhiozzi ed i soffii di naso.
RispondiEliminaNeanche io sono molto convinta che alla fine l'aviatore non sia morto, la dissolvenza nella stanza d'ospedale e la scena finale di fronte alle stelle fanno pensare al contrario e comunque mia figlia di 8 anni (che qualche problemino irrisolto con l'idea della morte ancora ce l'ha) se ne è convinta nonostante le mie rassicurazioni ha pianto a manetta e mi ha detto che non lo vuole mai più vedere e che se mi azzardo a comprare il dvd mi strozza :-D Comunque a me è piaciuto, non l'ho trovato così commercializzato e trovo che lo spirito del libro sia stato rispettato. Mi è piaciuta moltissimo l'animazione in stop motion, trovo che abbia valorizzato moltissimo le parti letterarie
RispondiEliminaanche secondo me l'aviatore
RispondiElimina[ROVINATORE]
muore.
Il finale in cui mamma e la figlia guardano le stelle dal suo cannocchiale mi sembrava abbastanza esplicito. Almeno per un adulto.
E' ovvio che se l'aviatore fosse vivo, sarebbe in quella scena.
Solo che la dissolvenza in bianco permette di posticipare l'addio in un periodo tra la dissolvenza e l'ultima, edificante, scena.
I bambini non piangono, i grandi capiscono dove si è andati a parare. Un po' una furbata, ma ci sta..
Piccola curiosità: ho recentemente scoperto che un mio ex compagno di scuola si è occupato dell'animazione 3D in questo film (e in altri importanti titoli internazionali di prossima uscita): http://www.imdb.com/name/nm2260960/
RispondiEliminaSecondo me la seconda parte deturpa completamente il senso di un racconto per me sacro e intoccabile. Il piccolo principe che si è perso tornando dalla sua rosa? l'uomo d'affari che davvero rinchiude le stelle? Non hanno solo rovinato un film che nella prima parte era riuscito ad essere girato con una delicatezza ed un rispetto stupefacente per l'opera originale, ma hanno stuprato un capolavoro della letteratura rovinandone il messaggio. Sembra quasi che le due parti siano state fatte da persone diverse. Per me da denuncia.
RispondiElimina