Tarzan della Disney (1999)
Si torna in Africa con la Rubrica-Senza-Nome per parlare di Tarzan (1999), l'ultimo film del cosiddetto Rinascimento Disney. Ovvero: il signore della giungla creato centoespicci anni fa da Edgar Rice Burroughs, riproposto in versione supergiovane fin de siècle con canzoncine? [...]
Questa, perlomeno, era l'idea che te n'eri fatto nel vederne i trailer, in quel 1999 fantascienzo lì. Idea a causa della quale hai visto il Tarzan della Disney per la prima volta solo molto tempo dopo, in DVD, tipo una decina di anni fa. C'è insomma che quelle immagini di questo giovane Tarzan vagamente rasta che scivolava sui rami come un surfista ti avevano fatto troppo strano, troppo giuvinòtt della giungla, abituato com'eri al Tarzan del telefilm degli anni 60, interpretato da Ron Ely, o a quello dei cartoni Filmation, entrambi adulti e superclassici. Sbagliavi? Sì, in buona parte sì, perché questo Tarzan non era solo un surfista di tronchi e la sua storia, pur reinterpretando a modo proprio il materiale originale, buttava là, tra il lusco e il brusco, tra l'ippo e il potamo, un paio di scene decisamente adulte. Se avevi l'occhio abbastanza lesto da coglierle al volo, certo.
Sono passati esattamente dieci anni dall'uscita de La Sirenetta quando con Tarzan si chiude un periodo d'oro per la casa di Topolino, un decennio che ha visto il ritorno dei film d'animazione Disney ai fasti di un tempo, prima di una secchiata d'umiltà gelata che arriverà da lì a poco con i flopponi di inizio millennio. Il primo problema che hai con Tarzan è proprio il modo scientifico in cui è stato assemblato, adattando gli elementi principali della saga di Burroughs (bambino allevato dalle scimmie si innamora di Jane, io Tarzan, tu stira perizoma) allo stesso canovaccio seguito da buona parte delle pellicole precedenti del Rinascimento Disney. Il villanzone ingannatore Clayton che parla e si comporta come Scar de Il Re Leone, la storia d'amore tra due giovani appartenenti a mondi diversi, il padre buono e pasticcione di lei, le due spalle comiche. Che non fanno ridere.
Il secondo problema che hai con Tarzan è, appunto, che la gorillessa Terk e l'elefante Tantor non sono divertenti. Non c'è una singola scena in tutto il film che ti abbia fatto anche solo vagamente sorridere: il paragone con Timon e Pumbaa o con il Genio di Aladdin è impietoso quanto accostare un geometra di cinquant'anni che gioca a calcetto con i colleghi a Cristiano Ronaldo, giusto perché entrambi devono buttare la palla in porta. Il terzo problema è Phil Collins. O meglio, a te Phil Collins è sempre piaciuto e apprezzi sul piano puramente teorico l'idea di fargli cantare i pezzi che ha scritto per il film anche in italiano, francese, spagnolo e tedesco, ma la sua versione in italiano di You'll Be in My Heart e degli altri brani, beh, fa schifo. Ma oh, quelli originale restano gran belli.
E fin qui il brutto, o almeno quello che personalmente non hai gradito del film diretto da Chris Buck e Kevin Lima, ma ci sono anche diverse note positive, a cominciare dal fatto che quelle stesse canzoni non provengano dalla bocca di Tarzan. Ci si rese conto che far cantare un uomo mezzo nudo nella giungla sarebbe stato un attimo inopportuno, perciò Lima, Buck e Phil Collins decisero di fare a meno della tradizione del protagonista canterino. I milioni di iscritti al partito del "No Musical del Razzo, Grazie" approvarono felici. Il secondo pregio del Tarzan Disney è la confezione del tutto, una fusione di 3D e animazione tradizionale frutto di un investimento pazzesco (130 milioni di dollari), con due team di animatori al lavoro contemporaneamente a Parigi e in California. Il mondo di Tarzan è a tutt'oggi uno spettacolo maestoso per gli occhi, reso ancor più apprezzabile dal fatto che i suoi artefici non avevano molti colori con cui giostrare, dodici miliardi di sfumature di verde a parte. Investimento, per la cronaca, ripagato da uno dei maggiori incassi Disney di tutti i tempi, 448 milioni di petroldollari.
Ma dicevi all'inizio delle scene cruente come un abate, protette da una semplicissima forma di parental control: solo gli occhi di un adulto sono in grado di coglierle. Come i corpi dei genitori di Tarzan ammucchiati in un angolo, nella loro capanna piena di impronte insanguinate lasciate dal leopardo Sabor dopo la mattanza
o la sorte del malvagio Clayton, finito impiccato: per quella frazione di secondo che dura, e raccontata per com'è raccontata solo attraverso un'ombra, resta una scena limite per un film Disney.
Ma ci metti anche la lotta tra Tarzan e Sabor, che oltre ad essere ben coreografata, si conclude con il ragazzo che pugnala il leopardo con quanto resta della sua lancia. Il tutto avviene off screen, ovvio, ma Tarzan che riemerge con l'avversario tramutato in pelliccia e lo poggia ai piedi del suo capo e recalcitrante patrigno Kerchak è di grande effetto. Senza saperlo, il ragazzo ha appena consumato la sua vendetta familiare, per permettere la quale il leopardo è privo di qualsiasi tratto antropomorfo: l'unica belva veramente tale (a parte l'umano Clayton), la ferocia della legge della giungla incarnata.
In questa rapida elencazione dei pregi, nel bilancino pro e contro del film, infili alla fine nella prima casella Tarzan stesso. Sì, un po' surfista del verde, ma neanche troppo, e rappresentato molto bene nel suo essere un umano tra le scimmie. Di rEgazzini cresciuti dagli animali la Disney ne aveva già incontrato un altro molti anni prima (non a caso il padre di Jane cita a un certo punto Kipling), ma questo libro della giungla qui è diverso. Tarzan non si limita ad esprimersi a grugniti, ma si muove come un gorilla, poggiando il peso sulle nocche. Senza contare che annusa Jane o che, un minuto dopo averla conosciuta, le piazza la testa fra le tette. La scusa sempre verde del buon selvaggio.
Hai tenuto per ultimo il personaggio a tuo parere più bello di tutta la pellicola, Kala, la madre adottiva di Tarzan doppiata nella versione originale da Glenn Close (ironia della sorte, voce di Jane nel film di Tarzan dell'84, Greystoke - La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie, perché Andie MacDowell aveva un accento per nulla british). Quello di Kala all'inizio è un gesto puramente egoistico: vuole con sé quella creaturina senza peli per colmare il vuoto della sua perdita. Ma a quel piccolo umano finisce col volere così bene da esser pronta a farsi da parte quando lo vede cercare la propria via tra gli umani e indagare le proprie origini. Il momento in cui Tarzan le recita la sua versione del vecchio adagio "I figli sono di chi li cresce", con lei in lacrime, è molto toccante. La loro sarebbe una bellissima storia di adozione internazionale come tante, non appartenessero a due specie diverse.
Ci sarebbe poi da affrontare il lungo capitolo delle differenze enormi rispetto al romanzo di Burroughs, ma si fa presto: sono due storie molto diverse, dalla natura di Clayton (lì buono, qui villanzone) al rapporto con Kerchak (cattivo del libro e lì ucciso da Tarzan in un duello per decretare il maschio alfa del branco) e a tanto altro. Ma Tarzan delle Scimmie di Burroughs era un'opera nata su una rivista pulp e per lettori adulti, il Tarzan animato una versione per famiglie necessariamente edulcorata (per nulla una novità in casa Disney) e poco necessariamente adattata allo stampino del dopo La Sirenetta, come detto.
E questo è grossomodo quanto. Alla fine della fiera, cioè di Sabor, un film d'animazione che trovi piacevole e a tratti anche riuscito - fatto salvo che le sue gag non fanno ridere e tutto il resto di cui sopra - ma non sapresti dire quanto per meriti propri e quanto per l'immarcescibile appeal di un personaggio nato 103 anni fa. E per chi se lo stesse chiedendo, no Cita (in originale Cheeta) nell'opera di Burroughs non c'era, nasce solo con i primi Tarzan del cinematografò, quelli degli anni 30 con Johnny Weissmuller. Nei romanzi successivi del ciclo di Tarzan di Burroughs, però, compare Nkima. Vi ricorda niente questo nome?
Esatto, la scimmietta del vecchio Tarzan a cartoni della Filmation, cerchio (della vita) chiuso. Regia, agevoliamo il Phil Collins che canta senza sembrare un pizzaiolo di Little Italy ubriaco, grazie:
I FILM DELLA RUBRICA-SENZA-NOME
I FILM DI NUOVO CINEMA GUAGLIONE
Questa, perlomeno, era l'idea che te n'eri fatto nel vederne i trailer, in quel 1999 fantascienzo lì. Idea a causa della quale hai visto il Tarzan della Disney per la prima volta solo molto tempo dopo, in DVD, tipo una decina di anni fa. C'è insomma che quelle immagini di questo giovane Tarzan vagamente rasta che scivolava sui rami come un surfista ti avevano fatto troppo strano, troppo giuvinòtt della giungla, abituato com'eri al Tarzan del telefilm degli anni 60, interpretato da Ron Ely, o a quello dei cartoni Filmation, entrambi adulti e superclassici. Sbagliavi? Sì, in buona parte sì, perché questo Tarzan non era solo un surfista di tronchi e la sua storia, pur reinterpretando a modo proprio il materiale originale, buttava là, tra il lusco e il brusco, tra l'ippo e il potamo, un paio di scene decisamente adulte. Se avevi l'occhio abbastanza lesto da coglierle al volo, certo.
Sono passati esattamente dieci anni dall'uscita de La Sirenetta quando con Tarzan si chiude un periodo d'oro per la casa di Topolino, un decennio che ha visto il ritorno dei film d'animazione Disney ai fasti di un tempo, prima di una secchiata d'umiltà gelata che arriverà da lì a poco con i flopponi di inizio millennio. Il primo problema che hai con Tarzan è proprio il modo scientifico in cui è stato assemblato, adattando gli elementi principali della saga di Burroughs (bambino allevato dalle scimmie si innamora di Jane, io Tarzan, tu stira perizoma) allo stesso canovaccio seguito da buona parte delle pellicole precedenti del Rinascimento Disney. Il villanzone ingannatore Clayton che parla e si comporta come Scar de Il Re Leone, la storia d'amore tra due giovani appartenenti a mondi diversi, il padre buono e pasticcione di lei, le due spalle comiche. Che non fanno ridere.
Il secondo problema che hai con Tarzan è, appunto, che la gorillessa Terk e l'elefante Tantor non sono divertenti. Non c'è una singola scena in tutto il film che ti abbia fatto anche solo vagamente sorridere: il paragone con Timon e Pumbaa o con il Genio di Aladdin è impietoso quanto accostare un geometra di cinquant'anni che gioca a calcetto con i colleghi a Cristiano Ronaldo, giusto perché entrambi devono buttare la palla in porta. Il terzo problema è Phil Collins. O meglio, a te Phil Collins è sempre piaciuto e apprezzi sul piano puramente teorico l'idea di fargli cantare i pezzi che ha scritto per il film anche in italiano, francese, spagnolo e tedesco, ma la sua versione in italiano di You'll Be in My Heart e degli altri brani, beh, fa schifo. Ma oh, quelli originale restano gran belli.
E fin qui il brutto, o almeno quello che personalmente non hai gradito del film diretto da Chris Buck e Kevin Lima, ma ci sono anche diverse note positive, a cominciare dal fatto che quelle stesse canzoni non provengano dalla bocca di Tarzan. Ci si rese conto che far cantare un uomo mezzo nudo nella giungla sarebbe stato un attimo inopportuno, perciò Lima, Buck e Phil Collins decisero di fare a meno della tradizione del protagonista canterino. I milioni di iscritti al partito del "No Musical del Razzo, Grazie" approvarono felici. Il secondo pregio del Tarzan Disney è la confezione del tutto, una fusione di 3D e animazione tradizionale frutto di un investimento pazzesco (130 milioni di dollari), con due team di animatori al lavoro contemporaneamente a Parigi e in California. Il mondo di Tarzan è a tutt'oggi uno spettacolo maestoso per gli occhi, reso ancor più apprezzabile dal fatto che i suoi artefici non avevano molti colori con cui giostrare, dodici miliardi di sfumature di verde a parte. Investimento, per la cronaca, ripagato da uno dei maggiori incassi Disney di tutti i tempi, 448 milioni di petroldollari.
Ma dicevi all'inizio delle scene cruente come un abate, protette da una semplicissima forma di parental control: solo gli occhi di un adulto sono in grado di coglierle. Come i corpi dei genitori di Tarzan ammucchiati in un angolo, nella loro capanna piena di impronte insanguinate lasciate dal leopardo Sabor dopo la mattanza
o la sorte del malvagio Clayton, finito impiccato: per quella frazione di secondo che dura, e raccontata per com'è raccontata solo attraverso un'ombra, resta una scena limite per un film Disney.
Ma ci metti anche la lotta tra Tarzan e Sabor, che oltre ad essere ben coreografata, si conclude con il ragazzo che pugnala il leopardo con quanto resta della sua lancia. Il tutto avviene off screen, ovvio, ma Tarzan che riemerge con l'avversario tramutato in pelliccia e lo poggia ai piedi del suo capo e recalcitrante patrigno Kerchak è di grande effetto. Senza saperlo, il ragazzo ha appena consumato la sua vendetta familiare, per permettere la quale il leopardo è privo di qualsiasi tratto antropomorfo: l'unica belva veramente tale (a parte l'umano Clayton), la ferocia della legge della giungla incarnata.
In questa rapida elencazione dei pregi, nel bilancino pro e contro del film, infili alla fine nella prima casella Tarzan stesso. Sì, un po' surfista del verde, ma neanche troppo, e rappresentato molto bene nel suo essere un umano tra le scimmie. Di rEgazzini cresciuti dagli animali la Disney ne aveva già incontrato un altro molti anni prima (non a caso il padre di Jane cita a un certo punto Kipling), ma questo libro della giungla qui è diverso. Tarzan non si limita ad esprimersi a grugniti, ma si muove come un gorilla, poggiando il peso sulle nocche. Senza contare che annusa Jane o che, un minuto dopo averla conosciuta, le piazza la testa fra le tette. La scusa sempre verde del buon selvaggio.
Hai tenuto per ultimo il personaggio a tuo parere più bello di tutta la pellicola, Kala, la madre adottiva di Tarzan doppiata nella versione originale da Glenn Close (ironia della sorte, voce di Jane nel film di Tarzan dell'84, Greystoke - La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie, perché Andie MacDowell aveva un accento per nulla british). Quello di Kala all'inizio è un gesto puramente egoistico: vuole con sé quella creaturina senza peli per colmare il vuoto della sua perdita. Ma a quel piccolo umano finisce col volere così bene da esser pronta a farsi da parte quando lo vede cercare la propria via tra gli umani e indagare le proprie origini. Il momento in cui Tarzan le recita la sua versione del vecchio adagio "I figli sono di chi li cresce", con lei in lacrime, è molto toccante. La loro sarebbe una bellissima storia di adozione internazionale come tante, non appartenessero a due specie diverse.
La pellicola ha generato la serie TV La leggenda di Tarzan e due direct to video, Tarzan & Jane (composto da tre episodi inediti della serie TV) e il midquel Tarzan II |
E questo è grossomodo quanto. Alla fine della fiera, cioè di Sabor, un film d'animazione che trovi piacevole e a tratti anche riuscito - fatto salvo che le sue gag non fanno ridere e tutto il resto di cui sopra - ma non sapresti dire quanto per meriti propri e quanto per l'immarcescibile appeal di un personaggio nato 103 anni fa. E per chi se lo stesse chiedendo, no Cita (in originale Cheeta) nell'opera di Burroughs non c'era, nasce solo con i primi Tarzan del cinematografò, quelli degli anni 30 con Johnny Weissmuller. Nei romanzi successivi del ciclo di Tarzan di Burroughs, però, compare Nkima. Vi ricorda niente questo nome?
Esatto, la scimmietta del vecchio Tarzan a cartoni della Filmation, cerchio (della vita) chiuso. Regia, agevoliamo il Phil Collins che canta senza sembrare un pizzaiolo di Little Italy ubriaco, grazie:
I FILM DELLA RUBRICA-SENZA-NOME
I FILM DI NUOVO CINEMA GUAGLIONE
è stato uno dei primi film disney visti al cinema, rimasi piacevolmente sorpreso, nonostante il tocco bimbesco diseny sono riusciti a fare una storia discretamente matura e poi i moviementi scimmieschi di tarzan sono semplicemente fantastici, si vede tutto il tocco professionale
RispondiEliminapoi ammetto che il mio bimbo interiore è più stupido ed ha apprezzato alcune gag delle spalle comiche, anche se ti do ragione sul fatto che non reggono il confronto con altre storiche spalle (genio in primis)
Luglio 1999, un cinema in Florida insieme ad un paio di amici con cui facevo le vacanze studio per cercare di avere un inglese decente.
RispondiEliminaCe lo guardiamo il giorno dopo aver visto "The phantom manace".
Inutile dire quanto ci sia piaciuto essendo arrivato subito dopo quella ciofeca.
Ci resto legato e lo riguardo con piacere quando posso.
Il degno finale del rinascimento Disney.
Ma perché poi (un qualche) Tarzan dovrebbe chiamare "Ghepardo" una scimmietta... ?_?
RispondiEliminaFa molto Africa. La grafia originale credo sia Cheeta, senza l'h finale del ghepardo: http://www.imdb.com/name/nm1426535. Ma chiaro, si gioca su quell'assonanza felina.
EliminaHo letto da qualche parte che Cheetah è in realtà il verso che le scimmie fanno per avvertire il branco della presenza dei ghepardi. perciò ci sta il chiamare una scimmia con un suono del genere. In realtà sono gli inglesi che hanno chiamato il ghepardo in quel modo proprio x questo motivo.
Eliminapotrebbe darsi, la mia prof. di storia al liceo ci raccontava di come numerosi animali del mondo si chiamino letterelalmente "non ti capisco", perche' i vari colonizzatori ne chiedevano il nome agli indigeni nella PROPRIA lingua!
EliminaCitava in particolare i coloni inglesi che chiesero agli aborigeni australiani come si chiamasse quello strano animale saltellante con una tasca sulla pancia, naturalmente in perfetto british, e quelli gli rispondevano "can ga ru" :)
Non uno dei miei preferiti del Rinascimento Disney, ma di sicuro con i suoi pregi, non gli nego una revisione se capita.
RispondiEliminaMeno male che, dopo il periodo di magra, la Disney si sia ripresa in effetti.
A parte i (perfetti) connubi con la Pixar, ripenso a Rapunzel, Ralph Spaccatutto e Big Hero 6, e sono felice ^^
Più che un surfista, all'epoca Tarzan mi faceva venire in mente uno skater.
RispondiEliminaIronia della sorte, anni dopo ho scoperto che per le sequenze sugli alberi gli animatori si rifecero proprio alle evoluzioni del signor Tony Hawk.
approposito doc che ne pensi della serie animata che ne è seguita? sempre se l'hai vita ovviamente
RispondiEliminarispetto ad altre serie tratte dai classici diseny io l'ho trovata tutto sommato decente, ricordo qualche puntata con temi maturi anche se il resto era livello molto bimbesco
Mai vista. Ma, più in generale, non credo di aver mai visto alcuna delle serie TV spin-off dei film Disney degli anni 90.
EliminaSe non si è un fan Disney, le considero tutte dimenticabilissime... io le ho guardate perché fin da piccolo volevo vedere altre storie di sti personaggi, ma sono serie tv animate al risparmio, coi personaggi di deformi salvate dall'estro registico di Tad Stones che riusciva a rendere avventurosi anche Cip e Ciop, per dire...
EliminaQuella di Aladdin non era tanto male, almeno sul fronte dei personaggi creati per la serie come Mirage. Il problema erano i protagonisti.
EliminaSì, adatti ad un film ma in una serie tv stancano in frettaXD Comunque sì, in mezzo al marasma quella di Aladdin è sicuramente la migliore!
EliminaNon posso che essere di parte con i film del rinascimento disney essendoci cresciuto. Hercules, Mulan e Tarzan i miei preferiti.
RispondiEliminaSì, bello il personaggio di Kala e non male anche il Tarzan giovanotto indisponente che disturba la gorillesca quiete...
RispondiEliminaOltre a non apprezzare particolarmente Phil Collins (non gli posso perdonare di aver guidato i Genesis verso la mediocrità dopo il glorioso passato Gabrieliano) non ho mai capito questi versi:
RispondiElimina“Figlio di chi è padre ormai
Libero camminerai
E quando un padre tu sarai
In tuo figlio un padre scoprirai”
Tautologia portami via.
Beh, ma è lo stesso concetto espresso da Jor-El nel Superman di Donner, mirabilmente ripreso nell'ultimo Man of Steel: "Farai tua la mia forza. Vedrai la mia vita attraverso i tuoi occhi. Come io vedrò la tua attraverso i miei. Il figlio diventa padre e il padre diventa figlio."
EliminaMi spiace, ma personalmente gli ho sempre preferito George della Giungla. :D
RispondiEliminaMarò che film triste George della giungla... e c'è chi si lamentava di quello dei Flintstone...
EliminaMannnooooooo... Io parlavo del cartone animato anni '60, coevo di Tom Slick e (se non sbaglio) Superchicken. ;)
EliminaUno dei miei film disney preferiti. In effetti mi ero sempre chiesto come mai la disney avesse permesso certe scene, anche se a volte solo allusive. Ogni volta che lo rivedo arrivati alla scena in cui kerchak muore mi viene nodo in gola!
RispondiEliminaAd esser sincero l'ho apprezzato solo recentemente. Dopo Hercules e il Gobbo di Notre Dame, all'epoca mi sembrò fiacco. Ma in realtà stavo entrando in pubertà e i cartoni mi interessavano poco...
RispondiEliminaNel 1999, alla "veneranda" età di 14 anni avevo già da parecchio accantonato la Disney per le meraviglie di Giappolandia.
RispondiEliminaL'ho visto per la prima volta l'anno scorso a capodanno e ammetto di averlo apprezzato davvero tanto! Le gag migliori sono sicuramente quelle dell'incontro tra il buon selvaggio "curioso" e la damina vittoriana, credo le più "maliziose" mai viste in un film Disney.
Ammetto di non averlo mai visto. Quando uscì avevo 15 anni e dopo un'infanzia a suon di superclassici Disney, la "new wave" non aveva su mi di me lo stesso appeal. Anche oggi, pur avendo recuperato parecchie pellicole saltate nel corso degli anni, se penso ad un film d'animazione che vorrei rivedere con un mio futuro figlio, mi viene in mente sempre e solo Robin Hood.
RispondiEliminaAnche il chara design di questo film non mi spinge a vederlo: questo tarzan ipertrofico ma "spigoloso" proprio non mi piace.
Probabilmente perderò un film comunque bello, ma anche a sto giro, nonostante la recensione del Doc lo salvi ampiamente, passerò la visione. Chissà che un giorno non me ne penta :D
Mai visto, eppure nonostante le surfate mi era sembrato subito fuori dal targhet Disney. In più lui assomiglia un casino al mio amico Erik (per la crew, lo "Sceriffo" Erik) più di una volta l'ho disegnato come Tarzan per prenderlo in giro :D
RispondiEliminaFilm che è stato dimenticato in fretta malgrado il successo... non so, non lo vedo mai valutato abbastanza, a me piacque molto, solo che non so... non crea in me quella sensazione nostalgica da Re Leone o da Aladdin... bello, ma gli ho preferito molti altri film sottostimati come Il Pianeta del tesoro e Atlantis...Tra l'altro il paragone tra Scar e Clayton non è per niente casuale... hanno lo stesso animatore, Andres Deja!
RispondiEliminaTantor e Terk potevano essere personaggi piacevoli, specie il primo che adoravo fosse nevrotico e timido più che classicamente codardo.... e anche la seconda era quasi una sorella maggiore... non li hanno sfruttati bene... poi... se non lo specificassero a inizio film io che Terk fosse femmina non l'avrei minimamente capitoXD visto che la Stagni la doppiava come Bart Simpson!
Quando il film uscì mi piacque molto, come tutti gli altri del rinascimento (Il Gobbo di Notre Dame, Hercules ecc).
RispondiEliminaStranamente non penso di averlo mai più visto da allora, il ricordo più vivido che ho di Tarzan è nel videogioco per la PS1, poche ore per finirlo ma decine per raccogliere tutti i collezionabili e completarlo al massimo della difficoltà, "Signora mia i giochi su licenza di oggi non valgono niente. E qui una volta era tutta giungla".
Lo ricordo come il primo film Disney che non mi piacque, nonché come l'ultimo che vidi al cinema.
RispondiEliminaNon ricordo perché, però. Forse perché avevo 14 anni e non avevo più voglia di andare al cinema a vedere "il classico Disney" con i miei genitori.
Forse oggi mi piacerebbe. Peccato però che nel frattempo mi sono disinteressato a guardare i film in generale, quindi mi sa che non lo riguarderò mai più.
film carino, bello da vedere, storia ok. colonna sonora spettacolare, in originale. atroce, nelle versioni intanglesi di Filippo Colli...
RispondiEliminafilm trovato anche io bellissimo ma, come è come non è, lo ho visto solo una volta al cinema e poi mai più...oh non si può ri-vedere tutto :D
RispondiEliminaL'ho sempre trovato molto carino anche se sà un pò di incompiuto, del genere poteva essere meglio.
RispondiEliminaEffettivamente le spalle comiche sono solo irritanti anche se non siamo ai livelli dei gargoyle del Gobbo. Anche il cattivo è molto anonimo, si è fatto il paragone con Scar ma siamo lontani anni luce dal sua carisma. La colonna sonora mi piace (mai avuto problemi coi musical, mi basta che le canzoni siano di qualità e non troppe) anche se col senno di poi farlo cantare in italiano non è stata una buona idea (almeno adattate meglio il testo).
io lo adoro, non ricordo quando l'ho visto la prima volta (sicuramente da adulta) ma è uno dei miei preferiti, le canzoni mi piacciono molto, anche in italiano XD
RispondiEliminaA me ha fatto chiagnere fuori gli occhi,quando c'è la scena di lui piccolo che si rende conto che lui e la "mamma" sono differenti,e lei allora se lo appoggia sul petto,e le fa sentire che il loro cuore batte allo stesso modo <3
RispondiEliminaFilm che quando uscì non mi disse granché e questo anche per via delle orrende canzoni cantate in finto italiano da Phil Collins.
RispondiEliminaHo iniziato ad apprezzare questo film (e quelle canzoni) una volta visto in Inglese. Penso sia uno dei più sottovalutati film del Rinascimento Disney, probabilmente perché arrivato quasi alla fine della festa.
Concordo sulle spalle comiche mosce, usato poco e nemmeno tanto bene. Unica eccezione la scena in cui distruggono il campo base a ritmo musicale.
Ho sempre ritenuto due capolavori, nel loro genere, il Tarzan della Filmation e Greystoke con uno stranamente credibile e bravo Lambert.
RispondiEliminaAnche il film Disney mi è piaciuto, coi suoi pregi e i suoi difetti di strizzata d'occhio ai b-boy dell'epoca. Va da sé che gli spin-off Disney della qualsivoglia calavano drasticamente in qualità tecnica e grafica, nonché del doppiaggio, rendendoli inguardabili ai miei occhi ormai di adulto.