Cucador, i paninari al soldo di Pernascò
Si è detto dei fumetti del Paninaro e del loro edonismo violento, una vita da bere affogata nella coca cola, tra una rissa a colpi di catena e l'altra, e si è detto anche delle tante imitazioni che spuntarono come funghi visto il successo di quel giornalino: la tenerezza di Zippo Panino, ma anche e soprattutto la rivista Cucador. Bene, mentre mettevi a posto una pila di fumetti, è saltato fuori un altro blocco di pubblicazioni paninare comprate un anno fa a Mantova e poi dimenticate da parte. In cima c'era questo numero di Cucador - Il giornale dei veri galli (n°8, novembre 1986, 1.500 lire) in cui non solo appare UN ALTRO dizionario dei paninari, ma si racconta di una pericolosa alleanza. Pensavate che l'unico punto di contatto di Berlusconi con i paninari fosse il fatto che pagava uno stipendio a Braschi per il Drive In? Beeeeep, sbagliato. Tenetevi. Tenetevi forte [...]
La prima rubrica dell'albo racconta la storia del creatore del marchio El Charro, che voleva farsi un negozio di robe messicane, così, senza pretese, e si è ritrovato a spacciare cinturoni da venti chili e stivali a mezza Italia, e a sponsorizzare la monoposto di Ivan Capelli.
Cruccio dei paninari, sempre, comunque, era capire quali marchi fossero considerati parte del canone panozzo e quali invece additati come pezzenti. Il lettore Davide fa un riepilogone di quanto sancito dal concilio ecumenico-paninaro di Nicea l'anno prima. Vanno ancora forte, leggiamo, "le camicie a righe con sotto una t-shirt", quelle "a scacchi da intonare al colore degli occhi", le felpe di Snoopy.
La prima storia dell'albo (consulente tecnico della pubblicazione era l'Alberico Motta di Big Robot e degli altri fumetti Bianconi) si intitola "Cucador in TV". Si parte dalla consueta ripartizione in caste dei giovini, dalla base composta da "uno strato eterogeneo di tarri, tamarri, truzzi e cinghios periferici", su fino al "gallo di dio, il Cucador".
Sono le prove di trasmissione del Cucanotiziario di TV5: Nietzche, la Guerra Fredda secondo Rambo e una ragazza scomparsa, sotto l'occhio estasiato di Berlusconi, che ha chiamato il Cucador a dirigere il programma. Ora che gli hanno permesso la diretta, può offrirgli Montanelli, Bocca, Ronchey, eh, mica Vespa. Ma il Cucador non vuole "arterio, ma solo pani freschi". Urge perciò trovare dei collaboratori di livello.
Intanto i nemici dei paninari hanno stretto un'alleanza, la "lega antigalla": un dark, un metallaro, un punk e - attenzione - un CIELLINO. Dopo aver "boicottato il film del paninaro", la lega antigalla vuole fermare anche questo nuovo TG. Con grande coerenza, i quattro decidono di chiamarsi "Wild Boys", titolo del brano che era praticamente l'inno dei paninari.
Le selezioni non vanno benissimo e il Cucador minaccia Pernascò di "gettare la spugna e schizzare via al brucio".
Nel frattempo, le controparti femminili della lega antigalla, ciellina compresa, non ci stanno. Non vogliono che il boicottaggio lo portino avanti solo i loro uomini. Così prima pestano un paninaro di passaggio,
poi si fanno dire dove viene girato il TG di Pernascò e mettono in atto il loro piano. Sventolano i reggiseni davanti ai loro uomini,
ma è solo un vile trappolone per chiuderli nell'officina di un elettrauto. Femminismo d'avanguardia e trasversale, mica fischiett.
mettendole a lavorare come sguattere mentre lui si legge il giornale. E dopo il caffè, scattare. E mute. Raviolotto, comprimario della serie ora nei panni del pony express, porta per sbaglio delle foto: sono degli scatti della ragazza rapita. Occhio, ché ora arriva la fase Pulp Fiction.
Il destinatario delle foto era un turco, che per ospitalità cerca subito di inchiappettarsi il pony express.
Quello fugge, ma le quattro wild girl cadono nella trappola e vengono rapite.
così al Cucador non resta che sfogare la violenza repressa su quei quattro disperati.
Ed è così un finale amaro: il villanzone è fuggito e il Cucador, in "para dura", capisce che nella vita "non si può vincere sempre". E Pernascò? È andato a parlare con Braschi: ha questa idea fantastica da proporgli...
Un altro po' di rubriche: la prima parte del dizionario dei cucador (confrontatelo pure con quello del Paninaro. O con quello di Topolino...),
e l'accorata lettera di una sosia di Madonna convinta che il fenomeno dei paninari non si debba ridurre alle cose che indossano. Sa-cri-le-gio!
La seconda storia ha come protagonista Peperina. Si parla di droga, politica, drammi giovanili e autoerotismo, tipo un frullato di posta di Cioè. Vi si lascia alla lettura, ci si risente più sotto.
Finita l'avventura di Peperina, un redazionale spiega meglio la figura del Ciaina, con la sua kefiah (indossata come moda, non come "adesione al movimento palestinese"), il baschetto da Che Guevara e le Clark. Ma niente chiave inglese, quella non si porta più dal '68, dice.
Chiudono l'albo, accanto a un paio di rubriche su musica (Madonna, Wham!, Bangles) e cinema (A 30 secondi dalla fine), altre due pagine dedicate alla voce dei lettori. Argomenti delle loro missive: Commodore 128, cowboy metropolitani, sfitinzie che non la mollano. Ma soprattutto c'è un altro ragazzo che si schiera contro l'omologazione imperante tra i paninari: "Bisogna smetterla di vestirci uno uguale all'altro, come tanti Puffi". Le crepe nel movimento sono sempre più evidenti, la fine è vicina, Braschi piange.
GLI ALTRI POST SUI PANINARI
La prima rubrica dell'albo racconta la storia del creatore del marchio El Charro, che voleva farsi un negozio di robe messicane, così, senza pretese, e si è ritrovato a spacciare cinturoni da venti chili e stivali a mezza Italia, e a sponsorizzare la monoposto di Ivan Capelli.
Cruccio dei paninari, sempre, comunque, era capire quali marchi fossero considerati parte del canone panozzo e quali invece additati come pezzenti. Il lettore Davide fa un riepilogone di quanto sancito dal concilio ecumenico-paninaro di Nicea l'anno prima. Vanno ancora forte, leggiamo, "le camicie a righe con sotto una t-shirt", quelle "a scacchi da intonare al colore degli occhi", le felpe di Snoopy.
La prima storia dell'albo (consulente tecnico della pubblicazione era l'Alberico Motta di Big Robot e degli altri fumetti Bianconi) si intitola "Cucador in TV". Si parte dalla consueta ripartizione in caste dei giovini, dalla base composta da "uno strato eterogeneo di tarri, tamarri, truzzi e cinghios periferici", su fino al "gallo di dio, il Cucador".
Sono le prove di trasmissione del Cucanotiziario di TV5: Nietzche, la Guerra Fredda secondo Rambo e una ragazza scomparsa, sotto l'occhio estasiato di Berlusconi, che ha chiamato il Cucador a dirigere il programma. Ora che gli hanno permesso la diretta, può offrirgli Montanelli, Bocca, Ronchey, eh, mica Vespa. Ma il Cucador non vuole "arterio, ma solo pani freschi". Urge perciò trovare dei collaboratori di livello.
Intanto i nemici dei paninari hanno stretto un'alleanza, la "lega antigalla": un dark, un metallaro, un punk e - attenzione - un CIELLINO. Dopo aver "boicottato il film del paninaro", la lega antigalla vuole fermare anche questo nuovo TG. Con grande coerenza, i quattro decidono di chiamarsi "Wild Boys", titolo del brano che era praticamente l'inno dei paninari.
Le selezioni non vanno benissimo e il Cucador minaccia Pernascò di "gettare la spugna e schizzare via al brucio".
Nel frattempo, le controparti femminili della lega antigalla, ciellina compresa, non ci stanno. Non vogliono che il boicottaggio lo portino avanti solo i loro uomini. Così prima pestano un paninaro di passaggio,
poi si fanno dire dove viene girato il TG di Pernascò e mettono in atto il loro piano. Sventolano i reggiseni davanti ai loro uomini,
ma è solo un vile trappolone per chiuderli nell'officina di un elettrauto. Femminismo d'avanguardia e trasversale, mica fischiett.
Le quattro pazze irrompono nello studio
e prendono a spaccare tutto e a menare chi si trovano davanti a COLPI DI CATENA. Ma il Cucador è un tipo pragmatico e sa far leva sull'orgoglio delle donne e sul loro spirito indipendente:mettendole a lavorare come sguattere mentre lui si legge il giornale. E dopo il caffè, scattare. E mute. Raviolotto, comprimario della serie ora nei panni del pony express, porta per sbaglio delle foto: sono degli scatti della ragazza rapita. Occhio, ché ora arriva la fase Pulp Fiction.
Il destinatario delle foto era un turco, che per ospitalità cerca subito di inchiappettarsi il pony express.
Quello fugge, ma le quattro wild girl cadono nella trappola e vengono rapite.
Arriva naturalmente il Cucador a salvarle,
ma viene eroicamente steso con una RANDELLATA in testa. Continuano le battute metareferenziali: il Cucador è cosciente di essere il personaggio di un fumetto, perciò vuole "combinare qualcosa di very good prima che finisca l'episodio". Cioè, e poi la gente alle fiere fa il cosplay di Deadpool e non del Cucador, rendiamoci conto.
Grazie al passaporto diplomatico dei pedomaniaci, il turco può tagliare la corda,così al Cucador non resta che sfogare la violenza repressa su quei quattro disperati.
Ed è così un finale amaro: il villanzone è fuggito e il Cucador, in "para dura", capisce che nella vita "non si può vincere sempre". E Pernascò? È andato a parlare con Braschi: ha questa idea fantastica da proporgli...
Un altro po' di rubriche: la prima parte del dizionario dei cucador (confrontatelo pure con quello del Paninaro. O con quello di Topolino...),
e l'accorata lettera di una sosia di Madonna convinta che il fenomeno dei paninari non si debba ridurre alle cose che indossano. Sa-cri-le-gio!
La seconda storia ha come protagonista Peperina. Si parla di droga, politica, drammi giovanili e autoerotismo, tipo un frullato di posta di Cioè. Vi si lascia alla lettura, ci si risente più sotto.
Finita l'avventura di Peperina, un redazionale spiega meglio la figura del Ciaina, con la sua kefiah (indossata come moda, non come "adesione al movimento palestinese"), il baschetto da Che Guevara e le Clark. Ma niente chiave inglese, quella non si porta più dal '68, dice.
Chiudono l'albo, accanto a un paio di rubriche su musica (Madonna, Wham!, Bangles) e cinema (A 30 secondi dalla fine), altre due pagine dedicate alla voce dei lettori. Argomenti delle loro missive: Commodore 128, cowboy metropolitani, sfitinzie che non la mollano. Ma soprattutto c'è un altro ragazzo che si schiera contro l'omologazione imperante tra i paninari: "Bisogna smetterla di vestirci uno uguale all'altro, come tanti Puffi". Le crepe nel movimento sono sempre più evidenti, la fine è vicina, Braschi piange.
GLI ALTRI POST SUI PANINARI
Qui lo dico e qui lo nego, i fumetti del Cucador non erano niente male! Rispetto alla media delle produzioni paninare, s'intende...
RispondiEliminaA tradimento mi sganascio e rileggo drammi esistenziali ; Il Pulitzer al Giornalismo al Cuccador avrebbe cmbiato gli ultimi 30 anni ... o forse no
RispondiEliminaOddio! Il Cucador! Ma dove cavolo le tiri fuori certe perle? Fa ridere da pazzi vederlo adesso ma negli '80 era tanta roba! Mi si apre il cuore e parto con le lacrime... Le Timberland che ti insanguinavano i piedi, gli occhiali della Americanino, le felpe della Best Company, "I Ragazzi della 3^ C", il "Drive In", la One-o-One, il Moncler smanicato e la cassettina con "Wild Boys" dei Duran Duran, le cinture di El Charro, i rivali metallari,... Vado a piangere in un angolo...
RispondiEliminaDoc, accettalo come un complimento ma ormai se devo piangere non guardo più il film "Antarctica", vengo qua...
E' una mia impressione oppure anche Cucador era sulla via per omologarsi agli altri fumetti zozzi della casa editrice? Comunque sempre più imbarazzante XD
RispondiEliminaI fumetti del Cucador, scusate tutti, non li ho mai sopportati. Distorcevano "finemente" la realtà con storie assurde e poco curate tutte fortemente tendenti alla diversità sociale, il consumismo e l'annullamento della personalità. Era impensabile vedere una guerra di metallari contro paninari anche perchè le due tendenze musicali fondamentalmente derivano dalla stessa radice (sia il metal che la tanto amata wave dei paninari sono una sorata di evoluzione musicale deriavata anche dal punk). Tra l'altro in quegli anni, gente col chiodo giarava armata di coltelli e catene (vere), e io non ce lo vedo uno con le lumberjack fare lo sborone davanti ad un tipo armato (anche senza chiodo e capelli lunghi). Poi i paninari avevano un odioso slang che mi ha sempre urtato.
RispondiEliminaOk, forse sono un po di parte, però ho detto la mia. Il post comunque merita perchè è giusto testimoniare che in Italia ci sono state anche queste pubblicazioni
Ma infatti questi fumetti sono come generalmente sono i manga, specialmente quelli zozzi: viene presentato l'esatto opposto di ciò che caratterizza la realtà del lettore (ovvero un conctesto dove lui sarebbe superfigo invece di uno sfigato irrecuperabile).
EliminaIo penso che pensare che un fumetto di intrattenimento voglia rappresentare la realtà in modo realistico è sbagliato di fondo. Nelle opere di fantasia il lettore deve avere una sospensione dell'incredulità... Se uno leggeva Braccio di Ferro, non è che poi pensava che qualsiasi cosa, sempre e comunque, andasse discussa a suon di sberle (spero)...
EliminaCerto, il clima di questi fumetti paninari fa pensare a delle tensioni molto forti fra punk eccetera... ma probabilmente l'esagerazione è una cosa voluta.
Comunque, il finale triste non me lo aspettavo...
Hai ragione, e sono con te, ma il problema (che in realtà è un mio personale problema) sono i contenuti. Diciamo che non sopporto che vengano valorizzate un certo tipo di peculiarità a discapito di altri modi di fare o vedere le cose. Mi spiego meglio: per me descrivere un fumetto dove un personaggio è figo perchè si veste bene o perche "sottomette" persone che non la vedono come lui, non è proprio il massimo, tutto qua. Però, ripeto, è un mio punto di vista... :)
Eliminagrande Doc...
RispondiElimina...me lo devo ricordare, ogni volta che inizio i miei sproloqui su quanto erano belli in toto gli anni 80....
La cosa che più mi sorprende del "fenomeno" paninari, al di là della sua breve (ma non troppo) durata, è il successo - e la conseguente espansione a macchia d'olio - che riscosse: un inno a quanto di più stupido, superficiale, degradante, distorto e moralmente sbagliato, si potesse pubblicizzare e incoraggiare come modello comportamentale giovanile. E il bello è che tutto ciò, venne fuori e si concentrò in pochi anni; in pratica una generazione mandata in overdose di cazzate. Ma la cosa che più mi fa sorridere (tristemente), è come questo fenomeno metta in risalto - e faccia emergere col senno di poi - degli estremi allucinanti: come si fa a non pensare alle bigotte e finto-morali prese di posizione da parte di "perbenisti" di convenienza, che si scagliavano contro la "violenza" (giustificata, sensata e mai fine a sé stessa) di opere di fantasia, quando queste stesse persone ritenevano normale spazzatura simile?
RispondiEliminaP.S. Scusa Doc, ma siccome il Natale si avvicina, che dici, c'è lo regali un bello specialone delle festività? Magari che raccolga il meglio del peggio di questi anni.
EliminaPerchè vedi, è più facile vietare qualcosa che viene dall'esterno (estero), piuttosto che rimboccarsi le maniche e sbattersi a mettere ordine in casa propria.
EliminaLe opere di fantasia (se ho ben capito a coa ti riferisci e penso proprio di si) per "sconfiggerle" sarebbe bastato scoraggiarne l'importazione, chiuderle fuori e via.
Per cose come questa su suolo italico invece, ci sarebbe stato da sbattersi molto ma molto di più ed ai bigotti/finto-moralisti eccetera interessava(ed interessa) solo apparire virtuosi e fare bella figura con poco sforzo.
Almeno così l'ho sempre vista io ;-)
@Diogenes Attano
EliminaTi quoto in toto.
Il fumetto è un concentrato di fascismo, sessismo, omofobia e intolleranza agghiacciante! E siccome era uno specchio della realtà, non c'è da stupirsi se poi da quella generazione tanti sono rimasti tali e quali al giorno d'oggi.
Mi ha messo una tristezza addosso incredibile...
Sì, anche è vero. E da che mondo è mondo, purtroppo a quanto pare, a una grossa parte di individui interessa più l'apparire che l'essere. Ma il bello è la paradossalità che viene fuori da certe situazioni: un po' come per l'alcol e il tabacco. Si tenta di scoraggiarne l'uso, ma senza vietare la vendita. Inutile sottolineare l'ovvio ribadendo che lo "scoraggiamento", viene sfruttato come tornaconto, aumentando semplicemente il prezzo dei suddetti.
Elimina@Pedro
EliminaPurtroppo hai ragione. Strascichi di quegli atteggiamenti (r)esistono ancora oggi. A questo punto però, non so se questa era una mentalità pregressa, già esistente e il fenomeno "paninaro" l'abbia solo rispecchiata, pubblicizzandola; oppure se a conti fatti l'abbia aiutata ad acuirsi. Fatto sta, che in qualunque modo la si metta, resta una vergogna.
La mentalità c'è sempre stata solo che da quel momento chi l'aveva veniva sempre più premiato e incoraggiato.
EliminaNei taletshow/realityshow vedi i giudici che trattano i concorrenti come delle merde giusto così per darsi un tono o i concorrenti che fanno i supponenti e gli spocchio. Tanto per dire, non siamo lontani dagli stereotipi paninari.
Mi pare però che stiate esagerando nel dare "peso" al fenomeno. Io ero piccolo all'epoca, ma conosco almeno una decina di ex-paninari convinti (cugini più grandi, conoscenti) che oggi sono persone normalissime, non hanno mai votato a destra e non sono sessisti. Così come ho un'amica più grande ex-darkettona che non si è mai tagliata le vene!
EliminaErano l'effetto, non la causa, di una decadenza morale innegabile iniziata in quegli anni. Ma soprattutto erano ragazzini! Parliamo di gente di 14-15 anni, non dimetichiamolo
Non ho capito il riferimento al fascismo,dove sta?
EliminaCome non capisco la frase è una persona normale che non ha mai votato a destra...
sono perplesso -__-
Non so, forse la stiamo facendo decisamente troppo grossa per un fenomeno di costume, ma forse nemmeno, solo una moda che è durata lo spazio di pochissimo tempo, tre, forse quattro anni e di cui già a fine '80 già nessuno si ricordava più. Ed era solo un modo di vestire.. da sempre gli adolescenti badano solo all'apparenza e da sempre si segue la moda.
EliminaButtare tutto "in politica", come parlare di ”decadenza dei costumi" farebbe ridere se non fosse di una tristezza incommensurabile pretendere di fare analisi sociologica su una cosa che cambia tutti gli anni come la moda e i modi di vestire.
Ora c'è l'effetto nostalgia che ce la fa percepire come chissà cosa ma guardate che i paninari alla Enzo Braschi erano già "out" nel 1988...
Girella: più sopra si parlava dei paninari come di persone tutte destrorse, cripto-fasciste, razziste e compagnia bella.
EliminaMi sono limitato a puntualizzare che ciò non è esattamente vero per le persone che conosco.
Più semplicemente, per come la vedo io, quella del paninari era una moda, non certo un movimento sottoculturale vero e proprio.
Poi ci saranno state sicuramente le fazioni più radical e ideologizzate, ma parliamo sempre di gente che all'epoca aveva 14-15 anni, o anche meno
L'errore di fondo, in cui si casca ogni volta che si parla di questi fumetti, è confondere i fumetti stessi con i loro destinatari. Oggetto dell'ironia dei post non sono i rEgazzini che seguivano questa moda (stupida e vuota, siamo d'accordo, ma lo sono tutte le mode. Omologante e incentrata sul consumismo spinto? Idem), ma i fumetti assurdi e i redazionali deliranti che cercavano di rappresentare da un lato una bibbia per gli adepti, dall'altro una sorta di "spina dorsale ideologica" del movimento. Che di ideologia, come tutte le mode, dietro non ne aveva. Queste pubblicazioni sfruttavano il fenomeno con abilità editorial-paracula, costruendoci attorno questa mitologia di scontri urbani a base di catene, tamarri umiliati, classismo.
EliminaA me fanno ridere i giornalini e la loro impostazione, ripeto, non i loro ingenui fruitori.
Non so, io rido e pure parecchio anche dei fruitori. Tra l'altro ho maturato la mezza convinzione che la gente dietro a questi giornalini esagerasse apposta con lo scopo di prendere per i fondelli fra le righe sti ragazzini. Una sorta di "va che ca**ate mi trovo costretto a fare per campare... Almeno me la rido un pò".
Elimina@Doc
EliminaSu linea di fondo hai perfettamente ragione; però personalmente, io non mi riferivo strettamente ai fruitori finali di tali pubblicazioni. Bensì, all'enorme commistione di cazzate fatali contenute in esse, e di come queste, non solo andassero al di là del parodistico, spacciando una sorta di "serietà" che ovviamente non avevano, ma anche come poi dall'altro lato della barricata, ci fosse tutto un gruppo di pseudo-intellettuali che investiti dalla pura verità dal Signore, giudicassero inappropriati i contenuti di determinate opere palesemente superiori, e ritenessero accettabili - rimanendo impassibili - dei contenuti così palesemente distorti e superficiali. Oltremodo, di certo è sbagliato fare di tutta un'erba un fascio, "giudicando" in toto anche i fruitori a cui erano destinate 'ste porcate, però, io sono stato sempre del parere che ad ogni cosa vada dato il giusto peso, la giusta misura e vada affrontata con equilibrio. Senza sopravvalutare, ma neanche sottovalutare l'impatto, che una qualsivoglia situazione possa suscitare o creare.
No comment...
RispondiEliminaOT: hai saputo del fumetto su André The Giant? Si chiama "André The Giant: La vita e la leggenda". Ciao Doc!
Dai un'occhiata al post di sabato (quello precedente a questo)...
EliminaIl Doc ha letto la prefazione, si è schifato e non è andato avanti.
Elimina@Doc:
EliminaPost letto! Me l'ero perso xD
Scusate la mia ignoranza, sono nato troppo tardi e sono reduce da un'adolescenza isolata: per quale stracazzo di motivo il punk invoca Wotan??? O.O'
RispondiEliminaQuando leggo queste brutte cose mi rendo conto di quanto io sia stato fortunato ad essere bambino invece che teen-ager durante gli anni 80,e soprattutto ringrazio il cielo che crescendo sono diventato un metallaro :)
RispondiEliminaHai la mia completa stima e appoggio!!!!
EliminaMi hai tolto le parole dalla tastiera guarda... Nella mia piccola cittadina di provincia esistevano i metallari (e fin da bimbo mi facevano simpatia), esistevano i paninari ma ero troppo piccolo per capire cosa volesse dire... ai miei occhi innocenti sembrava solo un modo di vestire e basta. Parlando con un ex "metallaro" dell'epoca, ho capito che era così per davvero... o meglio, lui ed altri non avevano i soldi per permettersi i vestiti paninari, ed allora si vestivano alla metallara. Per me, teenager nei neutri anni '90, sarebbe stata un'eresia.
EliminaI metallari non sprecavano soldi per cazzate di guardaroba visto che i dischi e i nastri originali di hard rock e metal costavano già un casino di loro; per fare il 'paninaro' bastava una cassettina duplicata di spandau ballet e duran duran, se volevi essere un vero HMK dovevi avere UN SACCO di vinili e cassette originali di Iron Maiden, Saxon, Motorhead, Ozzy Osbourne e dei 'nuovi' album speed e thrash che cominciavano ad arrivare da Canada, Usa e Germania...
EliminaNiente male davvero, ultime testimonianze di una produzione culturale ancora non castrata dal politically correct che di lì a poco avrebbe travolto queste e altre magnifiche perle di genuina e libera espressione sociale, come i periodici del Ku Klux Klan
RispondiEliminaErano comunque dimostrazione di una supremazia culturale indiscussa, quella che ti permette di deridere il nemico perchè non hai più bisogno di esporre le tue ragioni, che sarebbe stata sconfitta solo dai propri rivolgimenti intestini e dai primi arresti milanesi di mani pulite .vabbhè..
Nulla da dire, se non che...c'erano ancora tanti soldi (quasi) per tutti.
RispondiEliminaMah, Totose... gli anni Ottanta sono stati belli finché ci tiravamo le pietre fra le auto all'uscita da scuola alle medie. Poi il nulla :-)
RispondiElimina[Per me gli anni Ottanta sono stati una colorata, gaia ma anche alquanto vacua e trascurabile appendice degli anni Settanta].
...gli anni ottanta sono stati belli perchè c'eravamo, nonostante le cose belle e immature che facevamo....
EliminaAh, i paninari... I miei animali mitologici preferiti!
RispondiEliminaComunque dalle prime vignette si vede come il Cucador fosse avanti anni luce: erano ancora gli anni 80 e già teorizzava Studio aperto...
Berlusconi che parla di puffi: priceless.
RispondiEliminaQuarta vignetta della pagina 19: ma cosa esattamente gli sta facendo il cucador al Berlusca? :D :D
Mi unisco al club dei perplessi per il finale triste, per nulla consolatorio.
RispondiEliminaQuanti film/fumetti/cartoni dotati di maggiore dignità ti sferrano alla fine un tale pugno nello stomaco? Pochissimi, ve lo assicuro.
Ululati alla descrizione del look dei Ciaina, passati da trucidi manganellatori a cosplayer di Che Guevara (effettivamente è così).
ahahahahha la ciainataun del secondo fumetto... più che Milano sembra la Val Verde intravista in Commando!!!
RispondiEliminaahahahahahahhahah il gioppino che si rivela gay... e la tizia che si "toccava" nel suo letto (si vede che il disegnatore aveva un passato nei fumetti porno!)! oddio, le lacrime doc, grazie delle scan! :D
RispondiEliminaBeh, anche i teenager del 2014 sono puffi; soprattutto le ragazze sono tutte puffette con tacco 12, ombelico in mostra e unghie laccate di viola, a cui d'estate si aggiungono pantaloncini corti come mutande. Se una sfoggia smalto rosa e ballerine fa subito la figura della racchia.
RispondiEliminaLa sosia di Madonna che dà lezioni di vita ai coetanei è veramente pucciosa. Leggere la storia di una ragazza che si rimbocca le maniche per rifarsi il guardaroba, in epoca di neet e bamboccioni, scalda il cuore. Se oggi è mamma spero che abbia insegnato ai suoi rampolli il valore dell'impegno e la soddisfazione che si prova nel cavarsela da soli.
RispondiEliminaFigata! Con il Motta non ho mai parlato di queste "cose" extrabianconiane. Era disegnato bene comunque...il secondo disegnatore dovrebbe essere uno di quelli della scuderia Barbieri e se non ricordo male "operava" anche su Bloob e Gore Scanners. Il Sauro autore dovrebbe essere il Pennacchioli, non mi pare che ci siano tanti "Sauri" in giro per il mondo del fumetto italiano. Tra i vari panofumetti questo mi pare però il meglio disegnato.
RispondiEliminaraviolotto come bruce lee o beatrix kiddo (gli mancano giusto le onitsuka tiger:P)
RispondiEliminaCi sono talmente tante cose sbagliate in tutto il giornale che uno non sa nemmeno da dove iniziare!
RispondiEliminaMa solo a me la dark delle Wild Girls ricorda un sacco Gail di Sin City?
Un intero fenomeno sociale basato sulo sul consumismo!
RispondiEliminaEssere paninaro voleva dire soltanto "spendere un mucchio di soldi per comprare marchi specifici". Chi non poteva permetterseli era fuori ed era emarginato e maltrattato. Per spacciarlo come "cultura" di inventarono a tavolino linguaggi, comportamenti, gruppi nemici, ma era tutta fuffa per quello che è nato solo come un sistema per far spendere un mare di soldi a più gente possibile. La cattiveria più grossa era proprio spingere sul tema dell'emarginazione e il classismo (si dice così?). Solo per convincere lo sfigato di turno a spendere per avere "amici" e ritrovarsi invece deriso per averci provato (ricordate il film del Drive in?). Ma la verità è che non c'era niente dietro..niente di niente solo ragazzini vuoti, assessionati dalla popolarità e senza valori.
comunque 'A 30 secondi dalla fine' (Runaway train di Konchalovsky, su soggetto di Kurosawa) era un gran film
RispondiEliminaIl personaggio di Rebecca De Mornay in quel film si chiamava Sara; e Rebecca compariva anche nel video della canzone "Sara" degli Starship. C'è un nesso o è una coincidenza?
EliminaOkay. Ho una domanda fare @ Doc e @ tutti quelli che hanno più di 30 anni.
RispondiEliminaMa nella vita reale si usavano tutti quegli appellativi da paninaro, tutto quel gergo o è un'esagerazione?
Grazie
Mah, io che ero adolescente negli anni 80 alcuni paninari li ho conosciuti, ma il loro gergo l'ho sentito solo in tv nei monologhi di Enzo Braschi. Lo stesso Braschi compare con quel linguaggio nel film "Italian fast food", ma un altro film paninaro, "Sposerò Simon Le Bon" non contiene minimamente quel gergo. Inoltre, stando alle pagine paninare dell'Intrepido (sia fumetti che rubriche), il gergo dei paninari non era uguale in tutta Italia, p.es. a Milano si "cuccavano le sfitinzie" mentre a Roma si "arpionavano le frittole". Ma io vivevo in provincia ed ero una "regolare", cioè non allineata a nessun movimento, quindi non ho conoscenze di prima mano sull'argomento, mi baso su ciò che ho visto e sentito.
Elimina"Scusami, devo skizzare" "Anch'io lo prendo" No, vabbè...
RispondiEliminaEra davvero uno spaccato dell'Italia di quegli anni...
RispondiEliminaPer fortuna sono nato quando del paninaro stava morendo. Ma non so dire se oggi sia meglio...
Oggi il "truzzo" è l'equivalente del paninaro. Comunque, il paninaro è destinato (purtroppamente) solo ad evolversi e mai a morire.
EliminaSono sempre affascinato dagli abissi della psiche umana... (Cit: Giacomo Poretti del trio AG&G). Superfluo aggiungere altro.
RispondiElimina“Niente male davvero, ultime testimonianze di una produzione culturale ancora non castrata dal politically correct che di lì a poco avrebbe travolto queste e altre magnifiche perle di genuina e libera espressione sociale”
RispondiEliminaGrazie Fulvio De Blasi.
Cucador era un fumetto “popolare” che prendeva in giro il proprio tempo. Il dizionario di Cucador equivaleva a quello della lingua dei puffi: pura fiction. Io usavo le categorie paninare come forma, non come contenuto, per realizzare storie demenziali. I lettori non erano cretini e capivano tutto. Certo non ci leggevano i veri paninari, perché si sarebbero incazzati. Come dice De Blasi, oggi si vogliono solo storie omologate alle convenzioni sociali: se parliamo di gay, dobbiamo farlo all’interno della lotta per i diritti civili. Pochi anni prima ero stato tra gli ideatori dell’agenda Smemoranda, ma nessuno, credo, me lo rimprovererà. Perché quella è una cosa “seria”. E i critici apprezzano solo le cose serie.
Sauro Pennacchioli
Un fumetto metareferenziale e del tutto delirante. Mi meraviglio che non ci sia nessuna rottura della quarta parete, o della gabbia. Vabbè, per quello avremmo dovuto aspettare Byrne.
RispondiEliminaIo sono nato nel '78, quindi quando esplose la moda dei paninari ero alle elementari.
RispondiEliminaMi ricordo che ne sentivo parlare in termini vaghi da parte di genitori, cugini piu' grandi e compagni di scuola( forse, dico forse, avevo un paio di compagni con fratelli-sorelli paninari, ma non sono sicuro). Ho anche un vago ricordo di un giornalino paninaro ( non so se "Cucador" o altri), capitatomi chissa' come per le mani, che sfogliai, divertendomi a leggere lo strano gergo. ( ma il tutto e' sepolto nelle nebbie degli anni, quindi potrei anche essermelo sognato).
Quello che mi stupisce del fenomeno dei paninari e' che, a differenza di altri " movimenti" o "mode" di esso non e' rimasto nulla. Ci sono "mode" che hanno resistito negli anni ( penso ai metallari, o ai punk) invece i paninari sono, correggetemi se sbaglio, spariti nel giro di pochi anni.
Spariti del tutto non direi, hanno avuto una loro "sotterranea evoluzione" In un certo senso, chi oggigiorno veste soltanto "firmato", potrebbe pure considerarsi un loro epigono.
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EliminaIn effetti e' vero.Gli odierni "fighetti" si possono considerare gli eredi dei paninari. Ma esistono fumetti per "fighetti"?
EliminaNaturalmente no, ma nel 1986 Internet -diciamo- non c'era, ragion per cui moltissime dinamiche editoriali hanno subito variazioni...
EliminaDa segnalare, PURTROPPO, che da alcune stagioni a questa parte viene riproposto il jeans arrotolato di molto (TROPPO) sopra la caviglia. Rigurgito degli Anni Ottanta a dir poco incomprensibile, e di cui avrei fatto volentieri a meno...
RispondiEliminaSe penso che venivo ghettizzato perchè non comprendevo, all'età di 12 anni, il motivo per cui i miei compagni di classe chiedevano in regalo felpe e cinghie di cartone al posto di scatole di Lego, mi viene un po' da ridere...
RispondiEliminaKevin8:
RispondiEliminaa 14 anni avevo comprato un bel paio di pantaloni viola. Poco dopo, camminando per strada, ho incrociato una manifestazione: guardando i dimostranti ho visto che tutti, dico TUTTI, indossavano blue jeans. Dopo poche ore dall'acquisto ho buttato i pantaloni viola per comprare i jeans. Ogni generazione ha la sua "divisa".
Sauro
Ciao Rex, è molto bello leggere le parole di una persona che ha contribuito alla creazione dell'unica cultura giovanile nata in Italia (non bisogna dimenticare che tutte le altre culture, belle o brutte che siano, sono nate all'estero, USA o UK).
EliminaSe può interessarti, negli ultimi 3 anni si sta assistendo a una rinascita del fenomeno paninaro e puoi notarlo esaminando Youtube o Facebook.
Cari saluti.
Michele
I fumetti paninari dovrebbero essere visti semplicemente come fumetti, non come giornali “politici” o chissà cosa.
RispondiEliminaI punk avevano una connotazione antisistema che derivava dalla cultura di sinistra, ma erano assolutamente individualisti. Per questo motivo, nella seconda metà degli anni settanta, i punk venivano regolarmente menati dai ragazzi di sinistra (lo so bene perché, benché fossi di sinistra, ne “salvai” qualcuno).
Mentre i paninari discendevano, soprattutto per look e linguaggio, da un ramo scazzato dei sanbabilini (i neofascisti milanesi degli anni settanta). I paninari erano totalmente apolitici e individualisti. Infatti, venivano menati dai neofascisti come i punk, prima di loro, erano stati menati da quelli di sinistra. Quelli di sinistra nemmeno perdevano tempo a menare i paninari, come quelli di destra non menavano i punk: ogni tendenza politica menava quelli che considerava propri figli degeneri dediti al vizio dell’individualismo.
I fumetti paninari uscirono quando i paninari erano ormai un fenomeno di massa. Il primo fu “Il Paninaro” della Edifumetto, che vendette subito centomila copie, poi ne seguirono altri. Questi ultimi non erano delle imitazioni, perché differivano tra loro come Tex e Capitan Miki. Se “Il Paninaro” cercava di cogliere lo spirito dei primi paninari milanesi, che già non esistevano più, “Cucador” (50 mila copie), quello scritto da me, presentava satiricamente l’immaginario paninaro o presunto tale. Quello che io pensavo veramente dei paninari lo si legge nella prima vignetta di pagina 19 dalla storia pubblicata (senza versarmi i diritti d’autore) dal Dr. Manhattan. Poi c’erano i giornalini paninari per bambini. Ma i fumetti paninari più belli, con sprazzi di autentica genialità, erano quelli scritti da Vincenti (che si firmava Elwood) per “Wild Boys” della Ediperiodici. Questi ultimi meriterebbero di essere ristampati in un bel volume per le fumetterie.
Ma in Italia la critica fumettistica è così approssimativa che davanti a un genere non ancora analizzato con cura (da altri) preferisce buttarla sul dileggio. Un’analisi puramente tecnica delle sceneggiature, per esempio, sarebbe troppa faticosa. E poi via con la girandola degli equivoci voluti. Per esempio confondendo la violenza dei fumetti (che c’è anche in Tex o in Diabolik) con quella dei paninari veri: questi ultimi, come tutti gli individualisti, non si erano mai distinti in episodi di violenza. Anche i fumetti beat degli anni sessanta, come Teddy Bob, erano pieni di violenza, mentre i veri beat erano tutt’altro che violenti (ed erano individualisti pure loro: infatti i sessantottini li schifavano). In una qualsiasi storia, la violenza ha una funzione meramente drammaturgica. Vallo spiegare a chi, negli anni cinquanta, agitandosi a causa della violenza dei comic book, ha distrutto il mercato del fumetto americano.
Sauro
Ciao Sauro,
EliminaGrazie per l'analisi molto lucida del fenomeno e per il punto di vista di chi si trovava a tradurlo in fumetto come te. Non so se con "critica fumettistica" ti riferisca anche a questo blog e nello specifico a questo post, ma il tono non è di dileggio per la storia né per i suoi fruitori. Si ironizza sul tono, sicuramente consapevole, con cui fumetti e redazionali cavalcavano il fenomeno e contribuivano a gonfiarlo, quanto meno nel resto d'Italia. Su Cucador come sulle altre testate analoghe. Per il discorso diritti, non era mia intenzione danneggiarti: questo è un blog privo di alcuno scopo di lucro e pensavo fosse materiale privo oggi di interesse editoriale. Se lo ritieni opportuno, posso rimuovere il post o le pagine del fumetto disegnato da te.
Caro Dr M.,
Eliminaio Cucador non lo disegnavo, lo scrivevo. Naturalmente tu sei libero di detestare i fumetti paninari, come io sono libero di giudicare lo spessore della critica rivolta a un mio (sia pur vecchissimo) lavoro.
Certo è molto difficile scherzare su Alan Moore, il mio autore preferito (e forse anche il tuo, dato che hai preso il nome da un suo personaggio), perché realizza storie intellettuali anche quando appaiono leggere. Invece è facilissimo prendere in giro Go Nagai (un altro dei miei autori preferiti), perché scrive storie antintellettuali.
Ma è logico accusare Nagai di fare fumetti demenziali quando è proprio questo che si propone di fare? Al di là della qualità di un fumetto, bisogna tenere conto dello stile. Non ha senso accusare Cute Honey o Cucador di essere demenziali perché sono voluti così da chi li ha realizzati.
Capisco il tuo punto di vista come autore, Sauro, e comprendo (e me ne dispiace) che certe descrizioni risultino spiacevoli a chi ci ha messo del lavoro (tempo e fatica). Questo però non è un sito di critica fumettistica: è un blog personale di ridere. Scrivo cavolate. Il tono ironico e dissacrante è lo stesso usato per commentare le partite di calcio della mia squadra del cuore o i telefilm che seguo: leggendo un solo post ovviamente non si ha modo di percepirlo, ma guardando il quadro d'insieme sì. Si ironizza anche su cose che mi piacciono molto, in altre parole. Quando è capitato, Moore (o altri miei mostri sacri, come Ammaniti) compreso. I fumetti dei paninari non li sopportavo, è vero, ma più per il fenomeno in sé che per le storie. Anzi, più volte ho sottolineato (io come i ragazzi che commentano i post) che c'era dentro un tipo di esagerazione paradossale del fenomeno fatta in modo cosciente, data la difficoltà dell'argomento (di che parli, quando devi parlare di un gruppo di ragazzi che comprano il giubbotto firmato e bevono la coca cola?) e che gli aspetti più demenziali erano voluti. Negli altri commenti, avrai letto, si apprezza il finale amaro della storia e io stesso ne ho sottolineato il lato metareferenziale. Anni fa vidi un video su YouTube in cui una ragazza descriveva un fumetto scritto da me, e uscito anche negli USA: era una sinossi in cui prendeva per il culo ogni singolo plot twist dell'albo. Ci rimasi malissimo. Poi venni a sapere per caso che aveva fatto altri video e che in tutti la struttura era la stessa; ecco, la situazione è più o meno analoga. Gusti a parte (ché di quelli, come si sa, è inutile discutere), nessuno voleva denigrare nello specifico il tuo lavoro come sceneggiatore: se ti ho dato questa impressione, ripeto, mi dispiace.
EliminaMamma mia con quante cazzate ci martellavano la testa negli anni 80... i paninari, le stronzate dell'uomo vincente, che cucca con le donne... le idiozie di andare dietro le marche della roba, anche io assillavo mia madre perché mi comprasse i levi's 501 le timberland ecc... Che valori di merda... Tanta gente non è mai uscita da quel groviglio di stronzate.
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