Badass Bastards: The Lost Platoon 2, parte 3

Terza parte di Badass Bastards: The Lost Platoon 2. Le prime due, invece, chi se l'è perse o proprio c'ha la memoria cor le trov cliccando qui o pigiando come se non ci fosse un domani il pulsantone apposito lì a destra. Ci sentiamo dopo per i ringraziamenti all'enorme Francesco per quest'altra incredibile illustrazione. Ah, settimana prossima sorpresa.

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Quando ti sei svegliato, questa mattina alle sei, un grosso corvo gracchiava davanti alla vostra finestra. Una di quelle scene in cui puoi solo sperare che sia tutto un sogno, che il corvo abbia letto Poe e stia per dirti Mai più. E invece il corvo è reale, tu sei sveglio, e fuori il cielo ha il colore dell'antracite.
Mentre stavi scrivendo la storia del primo Badass, visto che l'idea di fondo l'eri andata a pescare da lì, ti sei riletto Il deserto dei Tartari di Buzzati. Due volte. L'avevi già fatto da ragazzino, ma a quindici anni certe cose non le capisci. Da trentenne, invece, che sei anche tu un Giovanni Drogo lo capisci benissimo. La tua Fortezza Bastiani è una scrivania ingombra di riviste, pupazzi e un paio di monitor. Le tue giornate di ronda sono riunioni con quel coglione di Ferri, Martini che passa ad elargire un giro di pacche sulle spalle e a schioccare la frusta, scadenze. E il tempo accelera, non ti ricordi più che giorno è, se Pasqua sia già passata o meno, da quanto tempo fai questa vita. Mese dopo mese. Anno dopo anno.
    Fuori, al di là del deserto, gli amici si sposano, mettono al mondo figli dai nomi improbabili, se ne vanno, a volte ritornano. Scruti l'orizzonte dalla torretta di guardia, aspettando una qualche svolta significativa nella tua vita che ti porti via da qui, ti faccia sentire realizzato, ti dia una ragione diversa di esistere dall'aspettare la beggiatura di uscita del venerdì sera. Che ti liberi da questo senso permanente di insoddisfazione e di vuoto pneumatico.
    Una svolta che non arriverà mai.
L'altra sera, di ritorno dall'ufficio, sei passato dall'Esselunga per fare un po' di spesa. In fila alle casse hai incontrato Giorgio. Non lo vedevi da almeno quindici anni, Giorgio, il tuo ex migliore amico ai tempi del liceo. E nel parlare di questo e di quello, della Carletti che è rimasta figa come allora ed è finita a fare televisione, di quella stronza di Filosofia che ora avrà tipo centodieci anni, dei compagni che come lui non si sono presi la briga di venirti a cercare su Facebook, gli dici:
    «E Piero? Oh, ma che fine ha fatto quel soggetto di Piero?»
E allora a Giorgio gli si spegne il sorriso in volto, in un istante.
    «Ma come?», ti dice. «Non l'hai saputo?». 

    Ma tu non l'avevi saputo. Ti chiami Gabriele Zainer, fai il game designer. E quando uno dei tuoi compagni di scuola si getta dal quinto piano, sei troppo preso ad aspettare il nulla, un po' alla volta […]

Sei lì e pensi alla vita, alla morte, a cosa ti abbia ridotto così, ascoltando a basso volume le onde di Einaudi. La crisi diplomatica sembra fortunatamente rientrata. Marcio è sprofondato nel suo cubicolo. Dalla tua postazione vedi spuntare solo i capelli raccolti nella coda di cavallo e le cuffie, e sai che l'unico vero appassionato di videogiochi in tutta l'azienda si starà sparando a volume sostenuto una delle sue improbabili playlist, quei frullatoni di Anthrax e Pooh, Springsteen e Gianni Togni. Con altrettanta certezza, sai che al riparo della paretina grigia, tappezzata anche all’esterno da un grande poster di pixel art degli EBoy e dagli adesivi dei classici da sala Namco, sta coccolando quella dannata violetta africana.
    All’altro angolo del ring, Pietro è tornato nel suo piccolo mondo fatto di tool di sviluppo: sussurra qualcosa, ruminando nervosamente il tappo di una bic. I suoi occhiali da vista sbeccati su uno spigolo ti sembrano ogni giorno di più il simbolo cardine dell’iconografia nerd planetaria. La sua faccia sempre più sovrapponibile a quella di Rick Moranis in una delle sue fortunate commedie di metà anni 80. Ghostbusters, Palle d'Acciaio, Balle Spaziali.
    Pietro Torretta non è un cattivo ragazzo. È solo un povero programmatore non sempre presente a se stesso, di quelli che nell'abbinata da stereotipo genio e sregolatezza finiscono col dare molto più spazio alla seconda, sprofondato com'è in un piano dell’esistenza che non collima perfettamente col vostro. Perché tra i tanti sociopatici che infoltiscono l’organigramma aziendale della NLI - quando dai del lavoro a gente che si occupa di videogiochi è normale, dice - senza alcun dubbio lui è il più sociopatico di tutti. Era di conseguenza anche l'unico qua dentro a non conoscere, dopo averci lavorato assieme per ANNI, la coperta di Linus di Marcio: lo sanno tutti che, venisse giù il mondo, non devi toccargli quella cazzo di violetta africana. Tutti tranne lui. Di Marcio, di Subotnick, di Simone, di Silvia, di tutti voi lì alla NLI, in fondo, Pietro non sa niente e non gli frega saperlo.
    C'è però che ogni due mesi, grossomodo, una telefonata della madre gli ricorda che alla sua età qualche amico dovrebbe pure avercelo. Ché altrimenti non sta bene, non è salutare, non si è mai visto uno che a trent'anni non va mai al cinema o in pizzeria. Ce lo dice pure la zia Raimonda, ce lo dice.
    Sull'idea di vedersi arrivare a casa un giorno una nuora, la signora Torretta deve aver evidentemente piazzato una croce bella grossa, ma per questa cosa degli amici per Pietro non molla. Mai. E visto che le chiamate della madre sono anche le uniche volte in cui il cellulare di Pietro - un Nokia del secolo precedente - prende a squillargli, con quell’orrenda suoneria della sigla del TG4, quando succede è per voi tutti ormai un rituale. Marcio si sfila le cuffie, ti guarda da sopra la paretina del cubicolo, e solleva le sopracciglia. Silvia, se si trova a passare dall'open space, gli fa su un playback in lip sync perfetto.
Perché le frasi che Pietro usa per cercare di porre fine al disperato entusiasmo della madre sono sempre le stesse. In ordine, e con tono di voce crescente:
«Sì, ma’»
«Ok, ma’»
«Ho capito, ma’»
«Figa ma’, non sono mica ritardato!!!»
    Il peggio, però, viene dopo. A quelle telefonate fanno sempre seguito tristissimi sfoggi di entusiasmo sociale coatto. Pietro si sforza di fare della conversazione, di fingere che lì dentro siete tutti dei grandi amiconi.
    Solo che non ne ha tanta voglia lui, figurarsi voi.
    L’ultima volta se ne è uscito con la fissa dei soprannomi. Aveva letto Jpod di Douglas Coupland e si era riempito la testa con questa storia dei programmatori di videogiochi che devono fare una vita figa, essere pieni di interessi, scopare in giro, perdersi dietro a strane assuefazioni, cazzeggiare in ufficio tutto il giorno rimpallandosi sfide impossibili. E, soprattutto, avere dei soprannomi tostissimi. Pietro ha passato quasi un'ora ad aggirarsi di scrivania in scrivania, per chiedere a tutti se un soprannome ce l’avessero o meno. Ma siccome, anche se a volte non sembra, il vostro è un posto di lavoro e non un muretto per quattordicenni, nessuno di voi ne ha uno. L'hai visto rallegrarsi solo mentre si avvicinava al cubicolo di Antonio Subotnick: ma è stato un attimo. Era l'unico a non sapere ANCHE che Subotnick è il cognome.

    E poi ci sarebbe quella storia assurda dei telegiornali. La sua ossessione compulsiva per l’informazione, ma solo nella sua declinazione televisiva, che nessuno si è mai riuscito a spiegare.
    Si è montato una scheda per la sintonia TV, sul suo computer, e in una finestra lascia scorrere in tempo reale tutti i TG raggiungibili delle reti RAI e Mediaset. Tutti. Uno dopo l’altro. Il che a) gli fa perdere un sacco di tempo, b) è spesso causa di liti e casini in ufficio, c) non ha assolutamente alcun senso. Perché le notizie non sembra ascoltarle mica, e, fossi chiamato a farlo così, su due piedi, non definiresti per niente Pietro Torretta una persona informata sui fatti del mondo.
    «Ehi, Pietro?!» gli ha gridato una volta dalla sua postazione Subotnick, che sul suo di monitor ha invece sempre una qualche tettona americana che si spara una mirror pic col cellulare tirando dentro lo stomaco. «Mi spieghi cosa cazzo te li guardi a fare tutti questi tiggì?»
    «Figa, raga» gli ha risposto lui, gli occhi buttati distrattamente, di tanto in tanto, sulla finestrella del monitor spalancata su un servizio di Studio Aperto. «Potrei anche dirvelo. Ma è una questione di privacy»
     Nessuno, per quanto tu ne sappia, da allora ha avuto più il coraggio di chiedergli niente al riguardo.

****
Stravaccato sulla poltroncina girevole della tua postazione, fissi il poster di Wendy Khane sulla parete. È un'illustrazione preparatoria del gioco, usata nei materiali promoziali pre-lancio e poi inserita nei titoli di coda del primo Badass Bastards: Wendy esce da un tetrapode da combattimento classe Ortro, verniciato color ghiaccio per la missione su Cressida, all'interno di uno degli hangar dell'avamposto. Quando la rivista PlayerDegeneration scelse di utilizzare quell'artwork per il suo poster allegato, per cavalcare il successo del gioco, ti incazzasti come una biscia. Avevano stampato sotto all'immagine una frase che Wendy scrive in un messaggio per i rinforzi in arrivo, quando capisce di aver ucciso tutti i suoi compagni e decide di togliersi la vita. La frase originale era:

Nessuno potrà mai perdonarmi per quello che ho fatto.
Se Dio esiste, non merito di chiederlo nemmeno a lui.

Ora, non solo la frase era già di suo abbastanza spoilerosa per chi il gioco non l'aveva ancora terminato, ma su quel poster le ultime parole di Wendy erano diventate:


Ho sbagliato tutto. Neanche Dio mi perdonerà. Se esiste.

    «Embè, scusa: non è lo stesso? Intera sul poster non ci stava», ti ha detto al telefono, con una voce da coglione, il responsabile della rivista quando l'hai chiamato in redazione per mandarlo a fanculo.
    «NO, no che NON LO È», gli hai risposto urlando. E poi hai aggiunto un paio di insulti. Di quelli grossi, ed è partito sul loro forum un fla...
    Il messaggio lampeggia in un angolo dello schermo.


    «Gabri-o? What's up?»
Banshee.
    «Succede che mi manchi da morire», le rispondi. In italiano, senza prenderti la briga di pensare a quello che stai facendo.
    Ora hai cinque secondi di tempo per inventarti qualcosa, prima che Google Translate le dica cosa le hai appena scritto.



[CONTINUA tra due settimane. Ancora un gigantesco grazie a Francesco Codolo per la sontuosa illustrazione di Wendy Khane che apre questo post. I bellerrimi lavori di Francesco li potete ammirare sul suo blog
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Commenti

  1. Grande! Lo leggerò dopo la scuola ;)

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  2. Ed ecco che il doc mi mette addosso una scimmia da una tonnellata con questa nuova puntata di Badass. È un martirio aspettare il prossimo episodio :)

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  3. Che dire, sarà amore, sarà scimmia ma ci piaceci Doc... ci

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  4. La prima parte mi ha distrutto quel poco di buonumore che mi restava per la giornata, ma bello. E' uno stillicidio aspettare ogni volta due settimane, ma bello. Complimentoni a Francesco per l'illustrazione: perché poi non fate assieme un fumetto con la storia di Wendy Kane?

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  5. Wendy Kane nelle illustrazioni andrebbe fatta decisamente piùtettona. XD LOL

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  6. Bella storia e belle illustrazione, continua così.

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  7. Comincia a piacermi davvero questa storia.
    Le illustrazioni sono bellissime.
    Ora da bravi, tu e Francesco tirate su un bel fumetto spin-off con le avventure di Wendy. Tipo subito.

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  8. Bello, un po' disturbante - perchè verosimile - la prima parte. Ora aspetto il più rassicurante Frankie :-)

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  9. Quì vedo tutta la differenza tra Badass e Frankie, soprattuttamente il diverso target ai quali sono rivolti.
    L'immagine del"playback in lip sync" m'ha fatto sorridere, spesso capita anche nel mio ufficio...
    Apprezzato tutto, brau.

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  10. Massimo Sola, Crisciam:
    L'avevo ben detto che erano due robe molto diverse, no? :)


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  11. Veramente appassionante. Come si può aspettare due settimane per il seguito? Come?!?!

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  12. @Doc :
    si si, dissi dissi, ma con questo III capitolo, le differenze si vedono maggiormente.
    A mio modestissimo parere.

    Nel blog di Francesco ci son disegni da lustrarsi gli occhi.
    Un pensierino ad una ultracombo, fajelo, fajelo per noaltri, almeno.

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  13. C'ha la scrittura moderna bella, che si fa leggere, qualchevolta ostica, ma fa parte del suo essere uno scrivere futuristico 2.0 ;)
    Parlata asciutta nelle descrizioni, che non può che interessare quando delinea dei bizzarri.

    Forse, parlare di persone così rintanate, in un luogo lavoro così ripiegato su se stesso, che produce cose così avulse dalla realtà, su un blog nerd, è TROPPO claustrofobico! ;D

    Ti protrebbero accusare di sfruttamento, induzione e apologia della asocializzazione! :D

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  14. Sempre meglio, Doc.
    Bellissimo il pezzo di Einaudi, colonna sonora perfetta per questo capitolo.

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  15. @doc Le differenze tra i due romanzi erano già chiare, ma volevo dire la mia :-) come già scritto, leggo molto volentieri entrambi ma con più piacere Frankie.
    La prima parte della puntata di oggi chiama in causa tutti, "lavoratori da ufficio" e non, con interrogativi tipo "il mio lavoro ha un senso aldilà dello stipendio?", "sono sempre insoddisfatto? perchè?", "vivo o sopravvivo/aspetto il nulla"? etc...

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  16. Tra l'altro mi hai ricordato di recuperare Il Deserto dei Tartari di Buzzati. Si trova per Kindle?

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  17. Magicone:
    Il deserto dei tartari è una lettura imprescindibile per tutti. Anche se è uno di quei libri che ti distruggono la vita. :)

    Massimo Sola:
    Lo so, e ti ringrazio. Frankie ha meno fan di Badass, a giudicare dalle visite. Ha bisogno di più ammmore.

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  18. Non mi sono ancora deciso su quale mi prende di più dei due, all'inizio pensavo Frank, poi Badass, poi Frank, poi Badass, poi Frank e adesso Badass... Sarà che appena finisco di leggerne un capitolo mi dico è meglio questo dell'altro, a settimane alterne :-)

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  19. Molto bello, diventa sempre + interessante

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  20. Nababbo è da super quotare, la proposta di una storia illustrata su Wendy Khane è superba.

    @Francesco
    ho letto sul blog che hai auto-pubblicato un fumetto, puoi indicare agli antristi dove trovarlo e/o acquistarlo.

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  21. Se quello che ha detto Nababbo un giorno potesse andare in porto, lo sai che da quel giorno prenderesti la lauea ad honoris causa in EPIC-WINologia?
    Tu non sbagli una storia, lui non sbaglia un disegno, cosa vuoi di più?

    A proposito, io sto ancora aspettando la fine di Italia La Storia Futura... è da allora che la scimmia non mi scende più... Qualche pensierino in merito? Così, a scopo puramente informativo, non ti/ci/si/mi/vi obbliga...

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  22. Possibile che io mi trovi tra il fuoco incrociato delle tue spremute di acume ma personalmente ritengo che tutti e due riescono a coinvolgere il lettore in modi diversi con Frankie ci và empatia per un "mostro" che mostro non è. Mentre badass ti rende meno cieco su un mondo che hai sempre visto con bello-bellissimo ma che in realtà è una jungla dove soppravvive il più catsuto(o con meno problemi mentali =D )

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  23. Brau:
    Ehm, Italia la Storia Futura ha avuto la sua conclusione DIECI mesi fa nell'ebook È che poi al destino eccetera eccetera. Quel boxone là in alto a destra. Ma... aspetta settimana prossima, va' ;)

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  24. MOAR !!
    Di la verità, queste sono "prove tecniche di trasmissione" per lanciare un nuovo fumetto su Wendy Khane. O almeno ci spero.

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  25. Grazie dei complimenti per il disegno! :)

    Il mio fumettino auto-prodotto è attualmente esaurito. Ma il prossimo mese mi trovate alla fiera del fumetto ad Azzano Decimo (Pordenone) con le ultime copie.

    Ma se pazientate un po' (forse forse) dal 2013 lo potreste trovare in fumetteria...(forse)

    In cuor mio l'idea di realizzare un fumettino spin-off su Wendy mi galvanizza.
    Confido che gli antristi rompino talmente tanto le balle al Doc per convincerlo :)

    Messaggio per il Doc: mettere anche una colonna sonora è stato un colpo basso...avevo la pelle d'oca. Ci stava benissimo.
    Bellissima colorazione. Sembra appoggiata lì, invece ci sei andato di fino.

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  26. Francesco:
    Oh, se va bene a te. Quasi, quasi... :)

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  27. E' la prima volta che vengo qui, su segnalazione di un'amica: complimenti, scrivi benissimo. E non lo penso di tutti.

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  28. @Doc e Modolo:il fatto è che sappiamo già il finale delle avventure!

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  29. Bello! Aspetto con ansia le prossime puntate.

    Però continuo a preferire Frankie!
    Io sono uno di quegli altri fan... ;-)

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  30. Siccome c'ha bisogno d'ammore, Frankie l'ho "plusato" (Fa schifo? si. Si dice? Boh) anche su G+, dove non vado mai perchè lo trovo molto poco chiaro (sono solo io?), sebbene rispetto a faccialibroabbia il pregio di non avere le tonnellate di immondizia...

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  31. Letto solo ora.
    Stillicidio di episodi. Di entrambi i romanzi.

    Brau Doc, brau codolo.
    E parte lo spin-off fumettoso. Come i grandi :)

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  32. PS @codolo
    non ho capito che la storia di SCAR DLC di Ayumi...

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  33. (togli pure quel "che" di troppo...)

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  34. La prima parte del racconto mi ha ricordato una parte della mia vita ed in parte anche quella di adesso. Letta così sembra una bella vita di cacca, ma in fondo è un pò la vita di tutti, Briatori esclusi.
    Frankie resta il mio preferito, per il personaggio che ti entra subito nel cuore e per la trama che per il momento (e spero anche per il futuro) è molto più leggera e divertente. Molto bella la canzone, non la conoscevo, come non conoscevo tante altre cose prima di approdare in questa isola felice.
    Il deserto dei tartari non c'è per Kindle, o almeno non l'ho trovato. Ho trovato solo un vergognoso riassuntino di 8 pagine, che ho evitato di comprare. Vedrò di colmare la lacuna, anche se il titolo non mi entusiasma molto, mi ricorda la pubblicità del dentifricio.

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  35. Il mistero Banshee inizia a svelarsi. Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo :)

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  36. Molto coinvolgente. Non vedo l'ora di saperne di più su Banshee.

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  37. Il romanzo mi sta piacendo : )
    Bella anche l'illustrazione!

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