Ghost Rider: Spirito di Vendetta (farsi del male)

La locandina era figa. La locandina

Da qualche parte nella tua testa, due ore e mezza fa. Pro: ci sono Idris Elba e Violante Placido in versione tigre da ribaltabile; la storia l'ha scritta David S. Goyer; hai letto che dura il minimo sindacale, un'ora e mezza. Contro: sai già, a prescindere, ancor prima di tirare fuori la macchina dal garage, che sarà una gigameenkiata. Una gigameenkiata con la consueta, becera aggravante del 3D; Goyer in carriera ha scritto anche tante belle cazzate; un'ora e mezza di parrucchino di Nicolas Cage sono comunque un'ora e mezza di troppo. E insomma vado, non vado, vado, non vado, alla fine a vedere Ghost Rider: Spirito di Vendetta sei andato. Il solito pistola [...]

Avete presente quei film che vai a vedere senza aspettarti assolutamente niente e poi, sorpresone, esci dal cinema tutto esaltato? Quei film come X-Men: L'Inizio? Sì? Con Spirito di Vendetta non c'entrano una fava

Ghost Rider: Spirit of Vengeance è un film che non si prende sul serio quasi mai. Una pellicola talmente auto-ironica, talmente consapevole di essere una poottanata di serie Z, che per buona parte della sua oretta e mezza parrucchinata sembra una roba con un Freddy Krueger un po' più magro. Talmente tongue-in-cheek da farsi venire una collezione di afte. Per due terzi di pellicola il vecchio Ghost si vede poco, giusto in un paio di scene in cui rutta in faccia a degli scagnozzi dell'est 

e tira fuori delle sboronate fiammeggianti da bullo alle giostre (ne parliamo tra un attimo), lasciando per il resto il campo a Cage che fa il simpatico. Leggi: ci prova. Leggi: con quelle uniche due espressioni facciali in repertorio. Leggi: ma levati.

Da Spirito della Vendetta a Spirito di Patata in un niente

E non succede una mazza, e la - si perdoni il termine - storia si trascina sulle ginocchia chiedendo l'elemosina con il piattino tra i denti, e la Placido non si spoglia neanche un pochino, ma proprio zero, manco una tetta, niente, e ci sono queste gag che dovrebbero far ridere, dicevamo

Troppa, troppa red bull

- la minzione infuocata, le trovate per far ghignare i metallari in sala con la felpa degli Anthrax - e che invece ok, magari un'altra volta, fa niente. 
Se dicevi poco sopra che Spirit of Vengeance non si prende quasi mai sul serio, però, è che per l'ultima mezz'ora lo fa. Nessuno glielo aveva chiesto, ma lo fa, santo cielo. 

"Ho fatto di peggio in carriera. No, giuro!"

Ci sono allora questi preti ninja che vivono nei sassi di Matera capeggiati da Christopher Lambert. C'è tutto un rituale guidato dal diavolo che sembra un meeting di Forza Italia dei bei tempi. C'è un Blackout scappatissimo di casa che non riesce nemmeno a mangiarsi un panino

Fate finta di niente. Andiamo avanti

C'è il cugino lento di Dan Brown, c'è che il tasso di meenchiata inguardabile supera il livello di guardia, fa il giro, lo risupera, fa il giro di nuovo e si attesta su più infinito. C'è una computer graphic tirata fuori con un budget da gita parrocchiale a San Giovanni Rotondo con colazione a sacco. E c'è, soprattutto, un finale talmente pezzente e vergognoso e stupido che non ce l'hai neanche fatta a finire la barretta del galak e l'hai buttata. E sì, che ti aspettavi, lo sapevi dall'inizio, occhei: ma c'è meenchiata e meenchiata, sentite. E sì, quanto al galak, in Africa i bambini muoiono di fame, va bene, lo sai. Ma bambini africani, cercate di capire, pure voi.