Blip Magazine: nel 1983 alla Marvel ci interessavano i giochi elettronici
Ancor prima che voialtri, giovani ludowanker in erba, prendeste a leggere cialtronate su Zzap! sulle note di Baltimora, quelli che avevano trovato posto nella vostra medesima generazione mannheimiana, ma dall'altra parte dell'Atlantico, leggevano Blip, la rivista di videogiochi pubblicata dalla Marvel. Ma solo per poco. […]
In un periodo in cui il rapporto Marvel - videogioco non era ancora improntato allo stupro di gruppo da parte del secondo dell'immaginario creato in quarant'anni di fatica dalla prima, la Casa delle Idee approcciava infatti il novello nemico videoludico con fare circospetto, cercava di tenerselo buono dedicandogli un magazine di belle speranze. Se non puoi batterli, prova a batterli finché sono caldi.
Ravanando nel primo numero di Blip (febbraio 1983), trovi subito un articolo sui videogiochi che ci piacciono alle star. Star, mica pizza e fichi, del calibro del David Wallace di General Hospital, del Grant Cramer del capolavoro Killer Klowns from Outer Space, e soprattutto di Matthew Laborteaux.
Il resto della rivist(in)a è occupato, nell'assenza più totale di recensioni di qualsiasi tipo come usava all'epoca, da trucchi, consigli, anteprime e rubriche con molto di simpatico dentro come questa:
Ultimo ma veramente ultimo, troviamo un fumetto di Super Mario, nel quale l'idraulico più famoso del pianeta dopo Pino Sapone non fa ancora l'idraulico, ma l'operaio edile. E non è manco così Super. Un fumetto collocabile ai livelli della migliore produzione Marvel degli anni 80, giusto un pelo sotto Born Again di Devil, nel quale Mario Mario, dopo aver consumato il suo panino mortadella e galbanone accompagnato dalla peroni, si prende in faccia un caffè e limona felice con Peach.
Il secondo numero di Blip non ha più in copertina Matthew Laborteaux, ma un attore vestito da Uomo Ragno.
Nelle prime pagine troviamo un commovente reportage in cui Spider-Man e la sua vecchia nemesi Goblin seppelliscono l'ascia di guerra in nome del videogioco, e trastullarsi felici con Spider-Man per Atari 2600 assieme a dei bambini. Basta una pagina, e al quadro idilliaco si aggiunge anche il vecchio Stan.
Segue un fumetto in cui l'Uomo Ragno affronta Goblin (di nuovo nemici perché Spidey non l'ha fatto giocare? Perché c'aveva un punteggio migliore del suo? Boh), e sembra un fumetto Marvel qualsiasi, non fosse che Goblin viene a sapere del videogioco, si incazza come una biscia e cerca giustizia negli uffici della Parker Brothers.
Seguono i soliti tip, un'intervista a Rob Fullop per Demon Attack e uno speciale sui record dei giochi da sala realizzato in collaborazione con il sinistro Walter Day.
E poi, e poi basta. Ché in 36 pagine ci stava a malapena il parrucchino di Stan Lee. Il terzo numero ha una copertina classica da rivista da videogiochi anni 80, ma è così brutta che potrebbe sembrare anche un numero di Rakam o Postalmarket.
Dentro si stringono vicini-vicini un articolo sul Colecovision, la rivisitazione in chiave ludowanker di alcune celebri opere d'arte ammerrigane e pure alcune simpatiche vignette a tema.
Il numero quattro ha un'altra copertina orrenda, che ve la si risparmia perché vi si vuole bene, e parla di nuovo del Coleco, oltre che della pressione dei media tradizionali nei confronti del pericolo videogioco. Sì, avevano cominciato già allora, con i quattro pixel in croce dell'Atari 2600, a rompere i coglioni. Blip Magazine numero 5 arriva invece nei chioschi americani con una cover sul rapporto incestuoso tra videogiochi e Hollywood, e ce la vediamo:
E lo speciale all'interno arriva perfino a proporlo, un tie-in di Tootsie. Di Tootsie. Seguono i consueti consigli inutili e altre vignette dalla carica corrosiva assolutamente fuori scala.
La rubrica dei giochi immaginari riesce comunque a fare anche di peggio, arrivando là dove nessun game designer era mai giunto prima neanche per sbaglio:
Il numero 6 parla dell'Atari 5200 e di poco altro, perciò passiamo direttamente al momento della vignetta triste, così ci togliamo il pensiero:
Arriviamo così a motore spento fino al numero 7. È solo l'agosto del 1983, ma per Blip Magazine è già tempo di ammainare la bandiera, rientrare il canarino e i gerani e tirar giù la saracinesca. In un numero forse anche peggiore dei precedenti salviamo solo un fumetto con l'Incredibile Hulk. Il titolo, "Who will stop the Hulk?", anticipa il solito canovaccio di un Golia Verde inarrestabile nella sua furia accartocciacarrarmanti. Già, chi fermerà Hulk?
Avete mai sognato di interpretare voi stessi in un gioco? Hentai giapponesi esclusi? |
La copertina del primo numero di Blip Magazine, dedicata al celebre Matthew Laborteaux |
Sì, sono quello che ne "I Ragazzi del Computer" con un Commodore 64 ti ci faceva pure il carpaccio di polpo |
Due giochi immaginari ideati dalla redazione del sorridente Stan Lee. Il titolo del secondo, BOOB TUBE, avrebbe assunto tutta un'altra connotazione nell'oggigiorno dei cuginetti zozzi di YouTube |
No, davvero |
Giuri |
(quell'attore è ovviamente Matthew Laborteaux) |
Sì, la scena è sufficientemente Michael Jackson su una scala da zero a Michael Jackson |
Ma non trova nessuno. Vuole lasciare detto qualcosa?, ci dicono |
Sì, quel Walter Day. Era più o meno così, con quell'aria da maniaco assunto per sbaglio come commesso di Foot Locker, anche ventisette anni fa |
O Vestro, ma pure Burda e il giornalino dell'Euroclub |
(simpaticissime) |
Il travestito è il Dustin Hoffman di Tootsie |
(eccone una, per dire) |
(sui Brady no, ma un gioco sulla Famiglia Bradford l'avresti comprato) |
Philip K. Dick ne avrebbe tirato fuori un romanzo bellissimo, va detto |
Il cubo di Rubik. Che domande |
Per quel poco che ho visto io si tratta di un capolavoro editoriale!
RispondiEliminaBellissima la copertina N°4. Con Conan Il Barbaro e Spock poi :D