Indiana Jones e il bastone per ciechi dei re

Nonostante il titolo, Indiana Jones and the Staff of Kings ("e il Bastone dei Re" nella versione italiana) non celebra purtroppo il tanto atteso team-up tra l'esploratore con la frusta e Rocco Siffredi. […]

Quello che doveva essere l'Indy di nuova generazione, e invece ciupa
Indiana Jones e il Bastone dei Re è tutto quel che resta di quell'Indiana Jones di nuova generazione, pompato dall'Euphoria engine, presentato da LucasArts in un tripudio di miccette all'E3 2006. Un Indiana Jones che ha perso per strada prima della sua uscita (giugno 2009) sia la nuova generazione, sia l'euforia. Quella con la E maiuscola e pure quella con la e minuscola. Quel che resta, per la cronaca, è poco più di zero. Un gioco per le console pezzenti (Wii, PS2 e portatili) in cui Indy ha la faccia del primo Indy ma corre più ingobbito di Harrison Ford nel quarto film.
"Ehi! Voglio vedere te a fare il simpatico dentro un frigo a 66 anni!"
Un gioco graficamente dimmerda che su Wii si gioca agitando in continuazione wiimote e nunchuck: di lato, verso lo schermo, assieme, verso il basso, a incrociare, alternati, coppie, singoli, no mercenari e baffi. Un gioco che come gioco di Indiana Jones è una chiavica, ma come simulatore di fitboxe non c'è malaccio.

(cazzarola, un altro concorrente...)
Indiana Jones e il Bastone dei Re sono soprattutto dodici, quindici minuti di troppo da giocarsi per sbloccare una versione in italiano di Indiana Jones and the Fate of Atlantis, l'avventura sviluppata nel 1992 quando Lucasarts si scriveva ancora senza la seconda maiuscola; quando quel logo, su una confezione, voleva dire ancora qualcosa. Qualcosa nel senso di qualcosa di diverso da "ti abbiamo ciulato quaranta carte, pirla".
La versione italiana di Fate of Atlantis. Altri due minuti e un povero stronzo nel gioco citerà la Jubentus. Davvero

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