Onechanbara: Bikini Samurai Squad e le apparizioni mariane
Si poteva trovare un titolo migliore di Onechanbara: Bikini Samurai Squad per un gioco in cui una tizia in tanga, tacco dodici, cappello da cowgirl e boa di piume va in giro ad affettare zombie con una katana? Sì. Si poteva. Solo che Chopper Chicks in Zombietown era stato già utilizzato dalla Troma. Peccato. [...]
Durante gli interminabili caricamenti di Onechanbara per 360, una versione cartoon della protagonista può affettare degli zombie e raccogliere delle palline in fondo allo schermo. Il che riassume praticamente alla perfezione TUTTO quello che questo suggestivo action game di D3 abbia da offrire al giocatore. Il primo livello lo trascorri a tranciare alla julienne zombie tutti uguali. I colpi sono pochi, gli zombie sono immobili, l'unica cosa che ti devi ricordare è di ripulire le spade quando si riempiono troppo di sangue, altrimenti rimangono appiccicate nelle interiora dei morti viventi. No, davvero. A fine livello incontri l'Uomo Merda di Dogma, ma gli bastano tre colpi per venire giù come il grande stronzo che è.
Nel secondo livello provi a guidare la sorella nana della cowgirl, ma non cambia una mazza, che gli attacchi sono sempre quelli. Gli zombie sono sensibilmente più numerosi e armati di motoseghe, seghetti, coltellazzi. Solo che, a causa della buona educazione tipica dello zombie nipponico medio, se ne stanno lì fermi, senza attaccare, con le braccia conserte. Il sangue scorre a fiumi, e la cosa più inquietante è che a differenza di QUALSIASI altro zombie mai visto in QUALSIASI media, i mortacci di Onechanbara rimangono in vita anche quando li affetti a metà e restano in piedi solo le gambe. Essere non-attaccato da un paio di gambe, pensi, è quantomeno un'esperienza ludica significativamente nuova.
Alla fine del secondo livello c'è l'agente Smith di Matrix, ma prendi anche lui a calci in culo subito, che è un cazzone. Il terzo livello si porta via la sorellina nana, ma ti regala una seconda katana per fare il fighetto. Ma impugnando due spade il numero di combo eseguibili (2, due) viene drammaticamente DIMEZZATO. Ti aggiri per un ospedale tirato su con un level design talmente eccezionale da far morire di invidia Miyamoto e il suo Super Mario 64. Gli zombie e i loro cavalli dei pantaloni autonomi vengono giù tutti allo stesso modo, il sangue scorre a torrenti dell'altopiano silano, raccogli palline gialle su palline gialle come un PacMan con le tette.
Il terzo livello è un esterno cittadino, ampio parcheggio, possibilità prenotazioni feste e compleanni. Il quarto livello non l'hai mai visto, che ti sei fermato al terzo. Quand'ecco che tutto a un tratto avviene il MIRACOLO. La scena in grado di farti finalmente comprendere il vero SIGNIFICATO di un gioco troppo frettolosamente bollato come minchiata astrale. Ma prima, il grande momento amarcord.
IL GRANDE MOMENTO AMARCORD
Nell'intro di Onechanbara sei in un grattacielo di Tokyo, e mentre la sorellina Saki si guarda gli zombie al telegiornale, Aya si sta facendo una di quelle docce che hanno dato un certo spessore alla carriera di Edwige Fenech. Un'inquadratura si sofferma sul culo, e sul tatuaggio tribale grosso quanto un'anguria con cui la finissima protagonista si è fatta decorare l'osso sacro. Flashback. Grecia, una vita fa. In quei giorni torridi fatti di tornei pomeridiani alla morte su Tekken 3 e sere di caccia alla fauna d'importazione albionica, ti ritrovi a strettissimo contatto con una inglese con la quinta e troppo alcol in circolo. Da ex lupetto dei boy scout e persona profondamente incapace di approfittare degli altri in un momento di debolezza quale sei sempre stato, le chiedi immediatamente cosa vogliano dire quegli ideogrammi intrecciati a simboli tribali che le spuntano dal pantaloncino, giusto tre centimetri sopra il culo. It means Fancy a ride?, ti nitriscono all'unisono la sorridente bionda e la sua quinta.
FINE DEL GRANDE MOMENTO AMARCORD
Dov'eri rimasto? Ah, sì, giusto: il MIRACOLO. A un certo punto, ai piedi della smutandata Aya si forma una pozza di sangue. Sarà la spada, ti dici, e premi il dorsale sinistro del pad per pulirla per l'ennesima volta. Ma lo avevi fatto due secondi prima, e infatti la katana era già tutta bella lucida. Il sangue continua a stillare. Ma da dove minchia vien..., non fai a tempo a chiederti, che finalmente comprendi l'origine del fluido ematico. Dagli occhi. Aya sta perdendo sangue dagli occhi. Come la Madonnina di Civitavecchia.
Allora poggi il pad, resti un po' in contemplazione, mentre gli zombie le si inginocchiano tutt'intorno. Ma forse quest'ultimo evento è solo frutto della tua suggestione. Mo' non ricordi esattamente. Sia quel che sia, spegni la console e resti a riflettere sul significato profondo che l'apparizione DEVE avere. Solo che prima vai a lasciare un feedback negativo al venditore che ti ha rifilato il gioco sulla baia. Che oltre ad essere un titolo dimmerda, è arrivato pure tutto rigato. Eccheccazzo.
Scimmiudizio:
Nelle foto in basso, il FILM di Onechanbara. Ma di quello magari parliamo un'altra volta, occhei?
Durante gli interminabili caricamenti di Onechanbara per 360, una versione cartoon della protagonista può affettare degli zombie e raccogliere delle palline in fondo allo schermo. Il che riassume praticamente alla perfezione TUTTO quello che questo suggestivo action game di D3 abbia da offrire al giocatore. Il primo livello lo trascorri a tranciare alla julienne zombie tutti uguali. I colpi sono pochi, gli zombie sono immobili, l'unica cosa che ti devi ricordare è di ripulire le spade quando si riempiono troppo di sangue, altrimenti rimangono appiccicate nelle interiora dei morti viventi. No, davvero. A fine livello incontri l'Uomo Merda di Dogma, ma gli bastano tre colpi per venire giù come il grande stronzo che è.
Nel secondo livello provi a guidare la sorella nana della cowgirl, ma non cambia una mazza, che gli attacchi sono sempre quelli. Gli zombie sono sensibilmente più numerosi e armati di motoseghe, seghetti, coltellazzi. Solo che, a causa della buona educazione tipica dello zombie nipponico medio, se ne stanno lì fermi, senza attaccare, con le braccia conserte. Il sangue scorre a fiumi, e la cosa più inquietante è che a differenza di QUALSIASI altro zombie mai visto in QUALSIASI media, i mortacci di Onechanbara rimangono in vita anche quando li affetti a metà e restano in piedi solo le gambe. Essere non-attaccato da un paio di gambe, pensi, è quantomeno un'esperienza ludica significativamente nuova.
Alla fine del secondo livello c'è l'agente Smith di Matrix, ma prendi anche lui a calci in culo subito, che è un cazzone. Il terzo livello si porta via la sorellina nana, ma ti regala una seconda katana per fare il fighetto. Ma impugnando due spade il numero di combo eseguibili (2, due) viene drammaticamente DIMEZZATO. Ti aggiri per un ospedale tirato su con un level design talmente eccezionale da far morire di invidia Miyamoto e il suo Super Mario 64. Gli zombie e i loro cavalli dei pantaloni autonomi vengono giù tutti allo stesso modo, il sangue scorre a torrenti dell'altopiano silano, raccogli palline gialle su palline gialle come un PacMan con le tette.
Il terzo livello è un esterno cittadino, ampio parcheggio, possibilità prenotazioni feste e compleanni. Il quarto livello non l'hai mai visto, che ti sei fermato al terzo. Quand'ecco che tutto a un tratto avviene il MIRACOLO. La scena in grado di farti finalmente comprendere il vero SIGNIFICATO di un gioco troppo frettolosamente bollato come minchiata astrale. Ma prima, il grande momento amarcord.
IL GRANDE MOMENTO AMARCORD
Nell'intro di Onechanbara sei in un grattacielo di Tokyo, e mentre la sorellina Saki si guarda gli zombie al telegiornale, Aya si sta facendo una di quelle docce che hanno dato un certo spessore alla carriera di Edwige Fenech. Un'inquadratura si sofferma sul culo, e sul tatuaggio tribale grosso quanto un'anguria con cui la finissima protagonista si è fatta decorare l'osso sacro. Flashback. Grecia, una vita fa. In quei giorni torridi fatti di tornei pomeridiani alla morte su Tekken 3 e sere di caccia alla fauna d'importazione albionica, ti ritrovi a strettissimo contatto con una inglese con la quinta e troppo alcol in circolo. Da ex lupetto dei boy scout e persona profondamente incapace di approfittare degli altri in un momento di debolezza quale sei sempre stato, le chiedi immediatamente cosa vogliano dire quegli ideogrammi intrecciati a simboli tribali che le spuntano dal pantaloncino, giusto tre centimetri sopra il culo. It means Fancy a ride?, ti nitriscono all'unisono la sorridente bionda e la sua quinta.
FINE DEL GRANDE MOMENTO AMARCORD
Dov'eri rimasto? Ah, sì, giusto: il MIRACOLO. A un certo punto, ai piedi della smutandata Aya si forma una pozza di sangue. Sarà la spada, ti dici, e premi il dorsale sinistro del pad per pulirla per l'ennesima volta. Ma lo avevi fatto due secondi prima, e infatti la katana era già tutta bella lucida. Il sangue continua a stillare. Ma da dove minchia vien..., non fai a tempo a chiederti, che finalmente comprendi l'origine del fluido ematico. Dagli occhi. Aya sta perdendo sangue dagli occhi. Come la Madonnina di Civitavecchia.
Allora poggi il pad, resti un po' in contemplazione, mentre gli zombie le si inginocchiano tutt'intorno. Ma forse quest'ultimo evento è solo frutto della tua suggestione. Mo' non ricordi esattamente. Sia quel che sia, spegni la console e resti a riflettere sul significato profondo che l'apparizione DEVE avere. Solo che prima vai a lasciare un feedback negativo al venditore che ti ha rifilato il gioco sulla baia. Che oltre ad essere un titolo dimmerda, è arrivato pure tutto rigato. Eccheccazzo.
Scimmiudizio:
Nelle foto in basso, il FILM di Onechanbara. Ma di quello magari parliamo un'altra volta, occhei?
Oh, io il filmaggio-live di Onechanbara l'ho visto e non posso che parlarne bene: è una mega-trashata-buzzurra-coi-controcazzi-al-titanio (ed è pure pieno di pheega). Anzi, mi sa che lo recensirò anch'io a breve. Qui lo dico e qui lo nego.
RispondiEliminaEcco, bravo: avvertimi, che ti linko e mi risparmio la fatica. Anche se...
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