Monster Hunter Tri: Ma si va hip hurrà tutti a funghi si va
Domenica scorsa scrivevi di tutti quei giochi per Wii comprati e mai tirati fuori dal cellophane. Lì, a prender polvere sotto il televisore. Tutti quei soldi buttati. Poi sei uscito per andare a comprare un paio di sciù alla crema e hai incrociato uno di quegli stand per la raccolta di fondi a favore dei bambini africani. Di quelli ricoperti di foto di povere creature private di dignità dalla fame, quella vera. Con gli occhi liquidi circondati da mosche, con il ventre gonfio solo d’aria. Ti sei sentito una merda. Mentre frenavi la tua marcia trionfale verso la pasticceria, il groppo del senso di colpa ti montava lentamente su per la gola. E così sei tornato a casa di corsa e ti sei messo a giocare a Monster Hunter Tri. […]
La tua pur scarsa frequentazione dei Monster Hunter precedenti aveva rafforzato le tue convinzioni sui gusti altamente discutibili dei giapponesi in fatto di videogiochi. Ma un paio di anni fa, ammirando perplesso durante un TGS la fila che per provare questo Monster Hunter Tri si snodava silenziosa verso l’infinito, ti eri ripromesso che prima o poi avresti dovuta dargliela una chance, a questo capitolo per Wii. Beh, l’hai fatto. E non sei ancora convinto sia stata una buona idea.
Lo sgrammaticato Monster Hunter Tri si apre in questo villaggio di pescatori. Tutti sono tranquilli e felici, per quanto tranquilli e felici possano essere dei villici che maneggiano cefali tutto il giorno, certo. Ma a un tratto la popolazione viene precipitata nel panico da una doppia, fortissima scossa di terremoto.
“Chiamate Bertolaso!”, urla il vecchio capovillaggio.
“Non c’è”, gli rispondono quelli. “Sta facendo campagna elettorale nel regno di Berlusconia!”.
“Allora chiamate il suo vice!”, li incalza il povero vecchio, disperato.
“E' ancora al centro massaggi!”.
Quand’ecco che si fa avanti il valoroso cacciatore Minkionen*, che pur essendo un cacciatore e non un geologo, promette al villaggio di dare una mano per risolvere la questione. Quelli se ne approfittano, e lo spediscono subito a rintracciare quel debosciato del figlio del capovillaggio, perso nella campagna. Minkionen, comprata a buon mercato una spadona gigante (che nei giochi giapponesi se non hai una lama da centocinquanta chili in grado di affettare in due un cavallo non sei nessuno), si avventura così in una serie di territori collegati tra loro dai corridoi magici. Che non fai a tempo a chiederti “ma sarà questa la stra…” che ti ritrovi da un’altra parte. Sul suo cammino ci sono dei pacifici quadrupedi erbivori.
“Ammazzali!”, ti grida il capovillaggio, con un cellulare o una qualche forma di collegamento telepatico. “Ammazzali! Che a mio figlio ci piace la carne cruda!”. Al che tu vorresti ribadire al gentilissimo signor capovillaggio che a) non te la senti proprio di usare violenza su quelle povere bestiole mansuete. E che cazzo di modi sono? Ma anche che b) suo figlio la carne cruda se la può pure cercare in una macelleria, e c) comunque fa venire i vermi e la toxoplasmosi.
Sei lì, tentenni, ma alla fine atterri gli animali, prendi questa cazzo di carne cruda e la porti al bamboccione. Che c’avrà almeno un trentaquattro, trentacinque anni e vive ancora con i suoi.
“Grazie”, ti fa quello, e se la tela, con la scusa della postazione da caccia da riparare. Il che ti ricorda che tu saresti pur sempre un cacciatore. “Ecco, appunto: quand’è che si va a caccia, gente?”, chiedi. Ma quelli ti mandano a tradimento a raccogliere erbe e funghi. Il grande cacciatore ortolano.
Solo dopo un po’ ti imbatti in questi mostrilli velociraptor che devi abbattere in gran numero per fare punti esperienza da convertire in beni primari per soddisfare le esigenze dei villici. Non ti è ancora ben chiaro come un osso di viverna possa generare letame per gli agricoltori, ma fa nulla. Se è per questo, hai pure un gatto parlante come destriero e un maiale vestito da gondoliere come mascotte. E poi sei stato lì venti minuti a cercare di capire come funzioni quell’incasinatissimo sistema di controllo, e ora finalmente puoi mulinare tutto contento il tuo spadone giapponese dal chiaro sottotesto freudiano. Il primo dei mostrilli (chiamati jaggi, o qualcosa del genere) si fa avanti, tu attacchi… e lo lisci. Schivi la replica della bestia, riprovi, e vai a vuoto di nuovo. E ancora. E ancora. Quando capisci che per colpire qualcosa devi eseguire un perfetto allineamento astrale, premendo e ripremendo il tasto per aggiustare la telecamera alle tue spalle, ti è già passata la voglia.
Si è fatta notte. Torni al villaggio, e quei cazzo di villici schiavisti ti rispediscono subito a calci in culo a raccogliere dei minerali in una grotta. Il grande cacciatore minatore. “Prenda quella torcia all’uscita”, ti dicono. “Vada, vada! Vedrà che si troverà benissimo!”.
E tu vai, e nella caverna ci sono una serie di creature che sembrano dei gatti bipedi che ballano ed emettono suoni strani. A sorpresa, sono proprio dei gatti bipedi che ballano ed emettono suoni strani. Senti il sangue del grande cacciatore scorrerti forte-forte nelle vene, così sfoderi lo spadone e cerchi di ammazzarli tutti, ma quelli si infilano vigliaccamente sotto terra. Trovi questi fottuti minerali, ti fai un po’ di carne alla brace girando lo spiedo di Obelix, torni al villaggio, e il figlio del pescatore ti manda a pescare.
No, davvero.
Raggiungi in culo al mondo i due bersagli e scopri trattarsi di due meravigliosi esemplari di pesce luna.
“Ma che, pure i pescetti dell’acquario devo ammazzare, mo’?”, chiedi, sempre più perplesso. Ma quelli sono irremovibili. Compiuto l’ennesimo massacro in grado di far spiccare un mandato di cattura a tuo nome da parte del WWF, torni al villaggio, dove a quanto pare la grande loggia dei cacciatori si è decisa finalmente ad affidarti una missione. Un incarico degno della tua fama. “Preparati”, ti dice la tipa che gestisce in pratica l’agenzia di lavoro interinale del villaggio. “Preparati, che ti aspetta una grande missione. Preparati”.
E tu ti prepari, e mentre si srotola in sottofondo il tappeto di note delle grandi occasioni, ti infili nella canoa che ti porterà verso la tua prima, grande avventura da cacciatore.
Raccogliere degli altri funghi.
È stato più o meno a questo punto che hai mandato a cagare Capcom e grossomodo due terzi buoni della popolazione giapponese. Solo sfogliando una guida del gioco hai scoperto che uno dei suoi ultimi boss si chiama Gigginox. Ti sarebbe piaciuto un casino affrontare un mostro chiamato come tuo cuginox. Peccato.
* In realtà il cacciatore doveva chiamarsi Cazzonen: l’ultimo, valoroso esponente di una lunga schiatta di Cazzonen che hanno accompagnato la tua carriera di videogiocatore. Ma il gioco non ha gradito, e hai dovuto ripiegare su Minkionen. Le solite, fottute manie Nintendo del politicamente corretto.
La tua pur scarsa frequentazione dei Monster Hunter precedenti aveva rafforzato le tue convinzioni sui gusti altamente discutibili dei giapponesi in fatto di videogiochi. Ma un paio di anni fa, ammirando perplesso durante un TGS la fila che per provare questo Monster Hunter Tri si snodava silenziosa verso l’infinito, ti eri ripromesso che prima o poi avresti dovuta dargliela una chance, a questo capitolo per Wii. Beh, l’hai fatto. E non sei ancora convinto sia stata una buona idea.
Lo sgrammaticato Monster Hunter Tri si apre in questo villaggio di pescatori. Tutti sono tranquilli e felici, per quanto tranquilli e felici possano essere dei villici che maneggiano cefali tutto il giorno, certo. Ma a un tratto la popolazione viene precipitata nel panico da una doppia, fortissima scossa di terremoto.
“Chiamate Bertolaso!”, urla il vecchio capovillaggio.
“Non c’è”, gli rispondono quelli. “Sta facendo campagna elettorale nel regno di Berlusconia!”.
“Allora chiamate il suo vice!”, li incalza il povero vecchio, disperato.
“E' ancora al centro massaggi!”.
Quand’ecco che si fa avanti il valoroso cacciatore Minkionen*, che pur essendo un cacciatore e non un geologo, promette al villaggio di dare una mano per risolvere la questione. Quelli se ne approfittano, e lo spediscono subito a rintracciare quel debosciato del figlio del capovillaggio, perso nella campagna. Minkionen, comprata a buon mercato una spadona gigante (che nei giochi giapponesi se non hai una lama da centocinquanta chili in grado di affettare in due un cavallo non sei nessuno), si avventura così in una serie di territori collegati tra loro dai corridoi magici. Che non fai a tempo a chiederti “ma sarà questa la stra…” che ti ritrovi da un’altra parte. Sul suo cammino ci sono dei pacifici quadrupedi erbivori.
“Ammazzali!”, ti grida il capovillaggio, con un cellulare o una qualche forma di collegamento telepatico. “Ammazzali! Che a mio figlio ci piace la carne cruda!”. Al che tu vorresti ribadire al gentilissimo signor capovillaggio che a) non te la senti proprio di usare violenza su quelle povere bestiole mansuete. E che cazzo di modi sono? Ma anche che b) suo figlio la carne cruda se la può pure cercare in una macelleria, e c) comunque fa venire i vermi e la toxoplasmosi.
Sei lì, tentenni, ma alla fine atterri gli animali, prendi questa cazzo di carne cruda e la porti al bamboccione. Che c’avrà almeno un trentaquattro, trentacinque anni e vive ancora con i suoi.
“Grazie”, ti fa quello, e se la tela, con la scusa della postazione da caccia da riparare. Il che ti ricorda che tu saresti pur sempre un cacciatore. “Ecco, appunto: quand’è che si va a caccia, gente?”, chiedi. Ma quelli ti mandano a tradimento a raccogliere erbe e funghi. Il grande cacciatore ortolano.
Solo dopo un po’ ti imbatti in questi mostrilli velociraptor che devi abbattere in gran numero per fare punti esperienza da convertire in beni primari per soddisfare le esigenze dei villici. Non ti è ancora ben chiaro come un osso di viverna possa generare letame per gli agricoltori, ma fa nulla. Se è per questo, hai pure un gatto parlante come destriero e un maiale vestito da gondoliere come mascotte. E poi sei stato lì venti minuti a cercare di capire come funzioni quell’incasinatissimo sistema di controllo, e ora finalmente puoi mulinare tutto contento il tuo spadone giapponese dal chiaro sottotesto freudiano. Il primo dei mostrilli (chiamati jaggi, o qualcosa del genere) si fa avanti, tu attacchi… e lo lisci. Schivi la replica della bestia, riprovi, e vai a vuoto di nuovo. E ancora. E ancora. Quando capisci che per colpire qualcosa devi eseguire un perfetto allineamento astrale, premendo e ripremendo il tasto per aggiustare la telecamera alle tue spalle, ti è già passata la voglia.
Si è fatta notte. Torni al villaggio, e quei cazzo di villici schiavisti ti rispediscono subito a calci in culo a raccogliere dei minerali in una grotta. Il grande cacciatore minatore. “Prenda quella torcia all’uscita”, ti dicono. “Vada, vada! Vedrà che si troverà benissimo!”.
E tu vai, e nella caverna ci sono una serie di creature che sembrano dei gatti bipedi che ballano ed emettono suoni strani. A sorpresa, sono proprio dei gatti bipedi che ballano ed emettono suoni strani. Senti il sangue del grande cacciatore scorrerti forte-forte nelle vene, così sfoderi lo spadone e cerchi di ammazzarli tutti, ma quelli si infilano vigliaccamente sotto terra. Trovi questi fottuti minerali, ti fai un po’ di carne alla brace girando lo spiedo di Obelix, torni al villaggio, e il figlio del pescatore ti manda a pescare.
No, davvero.
Raggiungi in culo al mondo i due bersagli e scopri trattarsi di due meravigliosi esemplari di pesce luna.
“Ma che, pure i pescetti dell’acquario devo ammazzare, mo’?”, chiedi, sempre più perplesso. Ma quelli sono irremovibili. Compiuto l’ennesimo massacro in grado di far spiccare un mandato di cattura a tuo nome da parte del WWF, torni al villaggio, dove a quanto pare la grande loggia dei cacciatori si è decisa finalmente ad affidarti una missione. Un incarico degno della tua fama. “Preparati”, ti dice la tipa che gestisce in pratica l’agenzia di lavoro interinale del villaggio. “Preparati, che ti aspetta una grande missione. Preparati”.
E tu ti prepari, e mentre si srotola in sottofondo il tappeto di note delle grandi occasioni, ti infili nella canoa che ti porterà verso la tua prima, grande avventura da cacciatore.
Raccogliere degli altri funghi.
È stato più o meno a questo punto che hai mandato a cagare Capcom e grossomodo due terzi buoni della popolazione giapponese. Solo sfogliando una guida del gioco hai scoperto che uno dei suoi ultimi boss si chiama Gigginox. Ti sarebbe piaciuto un casino affrontare un mostro chiamato come tuo cuginox. Peccato.
* In realtà il cacciatore doveva chiamarsi Cazzonen: l’ultimo, valoroso esponente di una lunga schiatta di Cazzonen che hanno accompagnato la tua carriera di videogiocatore. Ma il gioco non ha gradito, e hai dovuto ripiegare su Minkionen. Le solite, fottute manie Nintendo del politicamente corretto.
Ah. Dopo il colpo di scena iniziale ho pensato per un attimo che saresti tornato a casa di corsa e avresti spedito il Wii e Monster Hunter Tri e tutti quegli altri giochi del cazzo ai poveri bambini africani con gli occhi liquidi circondati da mosche ed il ventre gonfio solo d’aria.
RispondiEliminaMa non l'hai fatto.
Il che (secondo me) fa di te una brava persona. :)
a me aveva rotto già da molto prima il primo per psp..non ho avuto il coraggio nemmeno di proseguire dopo il terzo minuto, mi sembrava già tutto caotico, chiuso, un mondo appositamente creato per ucciderti, un po' come i pokemon..
RispondiEliminacrj
RispondiEliminaChe poi pure questi bambini poveri africani. Sempre a chiedere "e a aiutami", "e mandami i soldi", "e mandami le medicine". Ma si può essere così egoisti?
RispondiEliminamanhattan la forza di monster hunter è online... è sicuramente strutturato di melma o quasi, i controlli sono un po alla cazzo pero ti posso dire che da un po di assuefazione, forse come tanti giochi online, quel dolore di quando ti togli una pellicina.... uhuhuh
RispondiEliminaTe te buchi. Dimmelo.
RispondiEliminasi co la coccoina;)
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