Alan Wake (e il gruppo TNT)
Alan Wake è un gioco così "Stephen King", su una scala da 0 a Stephen King, che le prime due parole che si sentono nel gioco, appena parte il primo filmato introduttivo, sono "Stephen" e "King". Alan Wake è un survival horror in cui il protagonista, lo scrittore di successo con la faccia da salumiere Alan Wake, decide di trascorrere un po' di giorni di vacanza in una sperduta località in culo ai lupi assieme alla moglie. Per riposarsi un po' e, magari (anche se vigliaccamente non ha il coraggio di dirlo), ritrovare la voglia di scrivere. Che, si vede, di tutti i libri di King, l'unico che il furbo non ha mai letto è proprio "Misery": al mare, uno scrittore in cerca di tranquillità se ne deve andare al mare, non in cima a una montagna... [...]
Ma invece di una vecchia rompicoglioni e maniaca fissata con i pinguini, quel che Alan trova sulle montagne, in un paesino bruttissimo tirato su copiando Twin Peaks, è una massa di esseri ombra chiamati Taken. Che forse erano tutti fan dell'omonima serie TV dimmerda. Vallo a sapere.
Ne viene fuori prevedibilmente un survival horror in cui tua moglie ha paura del buio, i tuoi nemici della luce e tu, il salumiere di successo Alan Wake, che una di quelle roncole che tutti ti lanciano ti finisca in mezzo agli occhi. Diviso in episodi, con tanto di recap fittizio di quello che ti ricordi benissimo per averlo visto dieci minuti prima, Alan Wake è un titolo fortemente caratterizzato dalla storia. Una storia che King continua a citarlo ogni tre per due, sforando talmente tanto nel metarefenziale allorché sottolinea come quel maniaco che sta sfondando la porta con un'ascia sembri il Nicholson di Shining, che quando nel gioco trovi una TV funzionante e l'accendi, resti terribilmente deluso nel guardare una finta puntata di Ai confini della realtà. Che ti aspettavi minimo tutti e 192 i minuti di quella gran cagata dell'IT per la tivvù. Lo vuoi un palloncino? No, grazie. Daccelo a tua sorella, stronzo.
Ogni dettaglio, mentre Alan corre in quel modo ridicolo nel buio, è talmente tanto Stephen King che a un certo punto ti viene il dubbio che il gioco l'abbia scritto proprio... No, è stato il NOTO scrittore finlandese con faccia da drogato Sami Järvi, autore, uh, dei testi dei due Max Payne, e di qualche poesia per la fidanzata.
Insomma, alla fine funziona, Alan Wake. E nonostante le animazioni risibili da scartellato e quei volti che sono un biglietto di sola andata per l'Uncanny Valley, ti tiene lì, cercando di non essere mai troppo simile a se stesso. Semmai troppo simile a tre quarti di quello che King ha scritto, sceneggiato, supervisionato. Ma, ehi, tanto i videogiocatori non sanno leggere. Lo sanno tutti.
Ne viene fuori prevedibilmente un survival horror in cui tua moglie ha paura del buio, i tuoi nemici della luce e tu, il salumiere di successo Alan Wake, che una di quelle roncole che tutti ti lanciano ti finisca in mezzo agli occhi. Diviso in episodi, con tanto di recap fittizio di quello che ti ricordi benissimo per averlo visto dieci minuti prima, Alan Wake è un titolo fortemente caratterizzato dalla storia. Una storia che King continua a citarlo ogni tre per due, sforando talmente tanto nel metarefenziale allorché sottolinea come quel maniaco che sta sfondando la porta con un'ascia sembri il Nicholson di Shining, che quando nel gioco trovi una TV funzionante e l'accendi, resti terribilmente deluso nel guardare una finta puntata di Ai confini della realtà. Che ti aspettavi minimo tutti e 192 i minuti di quella gran cagata dell'IT per la tivvù. Lo vuoi un palloncino? No, grazie. Daccelo a tua sorella, stronzo.
Ogni dettaglio, mentre Alan corre in quel modo ridicolo nel buio, è talmente tanto Stephen King che a un certo punto ti viene il dubbio che il gioco l'abbia scritto proprio... No, è stato il NOTO scrittore finlandese con faccia da drogato Sami Järvi, autore, uh, dei testi dei due Max Payne, e di qualche poesia per la fidanzata.
Insomma, alla fine funziona, Alan Wake. E nonostante le animazioni risibili da scartellato e quei volti che sono un biglietto di sola andata per l'Uncanny Valley, ti tiene lì, cercando di non essere mai troppo simile a se stesso. Semmai troppo simile a tre quarti di quello che King ha scritto, sceneggiato, supervisionato. Ma, ehi, tanto i videogiocatori non sanno leggere. Lo sanno tutti.
E ora scusate, che ti inizia il terzo episodio: (musichino d'atmosfera) è buio, sei armato solo di una torcia e di una pistoletta, i tuoi ricordi sono parecchio confusi, ti muovi tutto ingobbito, mentre creature fatte di tenebre e con una gran faccia da culo ti ronzano attorno. Il tuo nome è Alan Wake. Sono tre etti e mezzo signò. Che faccio, lascio?
SCIMMIUDIZIO:
va bene tutto, ma offendere Lynch no eh, caro il mio doc, lei ha toppato! :-)
RispondiEliminaLawless
Si è scritto solo che il paesino è brutto come quello di Twin Peaks. A te l'urbanistica della ridente Twin Peaks piaceva? E se sì, mai pensato di trasferirti in Kyrgyzstan? Bishkek ti piacerebbe un casino, fidati.
RispondiEliminaera funzionale alla storia.Era un elemento che donava atmosfera al tutto, secondo me.
RispondiEliminaCmq si e' capito che sto Alan Wake merita un giro giusto a meta' prezzo o giu di li, corretto?
Mah, è ancora presto per dirlo. Magari se ti piacciono molto i giochi story-driven. Ma se ti piacciono molto i giochi story-driven, è anche vero che un buon libro ti costa molto meno.
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