Holly & Benji, due fuori, grazie

Captain Tsubasa di Namco Bandai per PS2 è un titolo estremamente simulativo. Nel senso che riesce a rendere alla perfezione tutti i momenti epico-drammatico-dasceneggiatanapoletana del cartone noto in Italia come Holly & Benji. Alla guida del capitano della Nankatsu e con una di quelle orride visuali alle spalle come la Pro di FIFA 10, porti Bruce Harper e gli altri pezzenti supervisionati dallo schivo Roberto alla conquista della coppa del mondo giovanile. Affrontando via via gli undici di Matsuyama/Philip Callaghan, di Hiyuga/Mark Landers e dei gemelli Tachibana/ Derrick, la Francia dei risibili Pierre e Napoleon e financo l'Italia del celeberrimo portiere (oriundo?) Hernandez. Il controllo è in tempo reale (con lo stick sinistro si guida Tsubasa, con quello destro si provano a orientare i movimenti dei compagni peones), ma passaggi, traversoni, uno-due, tiri e tiri della tigre si attivano da un agile menu. Il che dà vita per ogni azione di rilievo a sfide uno contro uno piene di linee cinetiche, in cui premere i tasti giusti al momento giusto. La cosa richiede tempismo, ma anche una discreta dose di culo (che, a tradimento, il gioco non mostra tutti i tasti necessari nelle sequenze atte a scagliare catapulte infernali e altre minelle urticanti di assortita natura). Ma a dare spessore al tutto, si diceva, è la componente drammatica. Qui i difensori non si limitano a fiondarsi in tackle assassini sul portatore di palla, urlando robe incomprensibili. No. Si organizzano, fanno comunella. Poi il regista difensivo li conduce all'attacco, in una corsa forsennata verso l'orizzonte curvilineo, vista la durata della quale ha modo di leggergli tutto l'Ulisse di Joyce. Due volte. Qui gli attaccanti, quando gli arriva palla a dodici centimetri dalla porta, non si limitano a buttarla dentro e correre sotto la curva a perculare i tifosi avversari. No. Vengono circondati immediamente da uno sfondo nero o con simboli strani tipici dei flashback da cartoni giapponesi, e iniziano a ricordare tutta la loro vita. Quindi, sempre sospesi in aria nel loro slancio atletico intrappolato nell'ambra, ricordano le parole dell'allenatore, comunicano telepaticamente con quella rompicoglioni iperapprensiva di Patty sugli spalti, pensano alle funeree conseguenze che un errore, in quel frangente, potrebbe avere sulla partita, sulla loro carriera, sulla loro esistenza, sulle sorti di un Paese sportivamente talmente con le pezze al culo da trasmettere in diretta TV le partite dei pulcini. Poi atterrano, fissano la palla con sguardo volitivo, e la spediscono giusto un attimo fuori.

Una partita del gioco, vista l'abbondanza di cutscene, monologhi interiori e duelli pallonaro-rusticani, si protrae in media sui 30 minuti. A emulare alla perfezione lo spalmarsi di ogni incontro nell'anime su giusto tredici, quattordici puntate. Hyuga/Mark Lenders, peraltro, tuo idolo giovanile con quell'aria zingarissima e le maniche arrotolate e gli allenamenti sulla spiaggia, ha fatto una bruttissima fine. Dopo aver firmato per la squadra sbagliata di Torino (!) è stato ovviamente tradito da Lucky Luciano Moggi e spedito in C1 a giocare con la Reggiana. No, davvero.

TASSO DI TACHIONI: Per chi è cresciuto seguendo le avventure di calciatori giapponesi con nomi inglesi, e portieri italiani con nomi messicani, indubbiamente alto. (Che poi che storia: il tiro della tigre a Reggio Emilia!).

Commenti

  1. Mark Landers alla Juve... cose da pazzi...

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  2. tsubasa al lecce..:D
    in pratica questo è un seguito in 3di Captain tsubasa IV per snes?
    crj

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  3. In compenso Hernandez (aka Dario Belli), portiere di innegabile stile e di riconosciuta statura mondiale, è andato a giocare in una squadra seria

    http://it.wikipedia.org/wiki/Dario_Belli

    Visti i suoi trascorsi da portiere, giurerei che Alberto Belli è suo cugino.

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  4. Santi numi quanto dura una partita?

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