La passionaccia di Mentana

Avevi apprezzato molto Mentana ai tempi del suo TG5. Non per altro, ma già la ferma volontà di creare un telegiornare un attimo meno ingessato rispetto ai paludati ambienti RAI era encomiabile. E poi, beh, poi ti stava simpatico.
Solo che quando il suo amabile editore l'ha fatto accomodare alla porta del suo tiggì ringraziandolo degli ascolti record con un bel calcio nel culo, quando il sorridente arrampicato sui tacchi aveva piazzato al suo posto, uno via l'altro, due soggetti maggiormente agguinzagliati, pensavi sarebbe andato via. Poteva farlo. Cacchio, doveva farlo. E invece non l'ha fatto, e si è buttato su un format alla Vespa con cui intristire la seconda e financo la terza serata. Quando l'han mandato via anche da lì, immaginavi che di veleno ne avesse accumulato ormai a sufficienza. Ma di quel veleno, in questo libro, non ve n'è che una minima traccia. Mentana analizza con apparente serenità i motivi della sua cacciata, andando a ripercorrere le ragioni di un feeling da subito traballante con il suo editore. E, in mezzo alla rievocazione di momenti gloriosi, forti, e perfino drammatici della sua carriera, c'è il racconto di sfuriate e propositi defenestratori da parte dello showman, placati ogni volta da Confalonieri.
Solo che il coltello, Mentana, non lo affonda. Spiega tranquillamente perché il sorridente sia entrato in politica, racconta la singolar tenzone con Montanelli, parla delle migliaia di miliardi per cui la sua azienda era esposta, e per i quali (senza più la tutela politica di Mr. Ahmmamet), le banche erano già pronte a batter cassa. Ma in molti punti il suo tono si fa quasi comprensivo, si infoltisce di esimenti. Quasi a dire: è fatto così, cazzo ci dobbiamo fare?
Cita Vespa e quello che a più riprese ha pensato di lui, ma non lo dipinge per come uno a quel punto si immaginerebbe debba dipingerlo.
Chiude l'agile libro (che si legge in una sera, ma costa quanto almeno due DLC di Fallout 3) una storia alla "Stand By Me - Ricordo di un'estate", ma in salsa anni di piombo. No, davvero.

In foto, la copertina. Due secondi fa leggevi delle reazioni di Smiling One alle motivazioni della sentenza Mills. E fin qui. Poi però hai commesso l'errore di leggere anche i commenti. Un tale scrive: "
Tutta invidia la vostra. Chi non vorrebbe essere il berlusca. Ha tutti i soldi, tutte le donne, fa come gli pare dovunque e in più il 70% di gradimento. Berlusca forever". Dice: vabbè, poverino, che vuoi che ne capisca di politica uno che scrive queste robe. Poverino un cazzo, che l'Italia è piena di gente del genere. Che giudica i politici in base all'allegria che sono in grado di trasmetterti, ai soldi che c'hanno (vuol dire che sono bravi e hanno sempre lavorato. E come li hanno fatti saranno pure cazzi loro), alle fighe che gli ronzano attorno. Chi non vorrebbe essere come lui? Chiunque ancora creda che il nostro sia un Paese, e non un enorme stabilimento della Chiquita.

Commenti

  1. Un bel pezzo Doc, per un libro che mi aveva incuriosito ma che alla fine non ho mai letto.

    E concordo sul commnto finale. Poverini un cazzo. Di questi tempi tutti bravi a sfanculare Monti che alla fine è il primo in 10 anni che cerca di porrw rimedioal casno che i 30 milipni di "poverini" hanno causato con il loro voto

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    1. Doc, sto leggendo un po' di post vecchi e sono incappata in questo.
      Sono passati quasi quattro anni... ed è ancora tutto così, sic!

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  2. Effetto boomerang, Doc. Se c'è gente che scrive così è perché Berlusconi è sempre stato attaccato non solo sul piano politico ma anche personale (nano, pedofilo, puttaniere...).
    E questo ha rafforzato l'immagine di un Belusconi martire.

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  3. Concordo su tutto! Bell'articolo!

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