Ma tu vulive 'a ピッツァ

Se una notte d'autunno quattro viaggiatori. Metti che è quasi l'una, e avete una fame ancestrale che l'okonimiyake con affumicatura in omaggio delle vostre stanche persone non vi ha scalfito. Metti che all'orizzonte si staglia un improbabile ristorante dell'improbabile catena di pizzerie Salvatore Cuomo Japan (più di 80, pare, in giro per Tokyo). Metti che entrate. Che ve frega.

Foto 1: tre manigoldi itariajin (Solaus, Duffman, Giopeppa) fissano estasiati un menu di cucina italiana altamente creativa. A cominciare dall'italiano usato.

Foto 2: il pizzaiolo Mimmo Fukoshima al lavoro. Forno a legna, sugo italiano, mozzarella italiana, basilico profumato. Sul retro della sua maglietta c'è scritto Ragazzo. Su quella delle cameriere, pure. Il che getta immediatamente una luce equivoca sul locale e precipita Duffo in un terrore senza nome.

Foto 3: La solita spocchia certosina scassaminchia tipicamente nipponica. Tempo di preparazione di una singola pizza: otto minuti. Infornatura esclusa.

Foto 4: Il menu, nell'italiano di Cattivik.

Foto 5: Uno scorcio della vetrina. Nessuno ha trovato in sé il coraggio sufficiente per ordinare un potentissimo Casareccio Cannelloni. Listato, si badi bene, tra gli antipasti.

Dice: eh, machecazzotiaspettavi da una pizzeria giapponese? Una pizza buona, tanto per dire. E buona, attenzione, la vostra pizza lavorata in otto minuti infornatura esclusa alla fine lo era per davvero. Ebbravo Mimmo.

TASSO DI TACHIONI: Imprevedibilmente altissimo. Ma la fame potrebbe avere inciso sulle vostre capacità gastrocritiche più di quanto siate disposti ad ammettere. Ah, all'uscita hai detto alla cassa che voi eravate italiani e che la pizza non era davvero male. Inchini, genuflessioni e high five del personale in cucina si sono susseguiti per svariati minuti.