La Bologna di BriSSi ai tempi di Vasco

C'è stato un momento, un momento preciso, in cui hai pensato che Enrico Brizzi fosse finito. Che il giovane scrittore che aveva sorpreso tutti con i suoi primi romanzi, ed esaltato chi gli era rimasto fedele con l'eccellente "Elogio di Oscar Firmian e del suo impeccabile stile", avesse ceduto alle lusinghe di uno stile barocco e ampolloso, tutto lingo e niente sostanza. Un altro De Carlo, insomma. Quel momento, e lo ricordi bene, coincise con la lettura di Razorama, l'impalpabile cover briSSiana del Cuore di Tenebra di Conrad. Ma poi, da bravo podista ed ex scout (ma si è mai un ex scout?) qual è, Brizzi si è rimesso in cammino. I suoi racconti delle scarpinate, a tagliare l'Italia da Ovest a Est e giù lungo la via Franchigena, in compagnia di un folle che lo scrittore bolognese si è sforzato di spacciare per reale, creandogli tanto di blog destrorso e background, ti sono piaciuti. Il delirio fantastorico de "L'Inattesa piega degli eventi", forse, ancora di più. L'ultimo libro di Brizzi, però, non è un romanzo. Sono un numero interessante ma non eccessivo di pagine dedicate alla sua Bologna, raccontata per come l'ha vista lui, nel corso della sua vita, andando progressivamente ampliando i propri orizzonti, dalla confortante mappa infantile di volti e posti conosciuti alle lotte di quartiere tra ragazzini, alle esplorazioni e scoperte e delusioni ed esaltazioni degli anni successivi. Il che incuriosisce, per chi dell'autore ha apprezzato la mole enorme di biografico calata sempre ovunque (perfino laddove, vedi Bastogne, era oggettivamente difficile riuscirci). Il che, per citazioni di nomi, posti, oggetti, cose, animali, città, mette una nostalgia enorme anche per chi, come te, quegli anni li stava vivendo in contemporanea altrove. Tanto, in qualsiasi provincia dello Stivale, quelle emozioni lì (dal mondiale dell'82 all'arrivo delle "valigette Nintendo" di Mario e Donkey Kong) erano le stesse. Anche se tu Vasco non avevi il culo di averlo a qualche traversa da casa tua, e il massimo della vita, nella tua preadolescenza, è stato che una volta avete visto con i tuoi Mino Reitano in un Autogrill. Ma se ne è andato via subito.

In foto, la copertina de "La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco". Libro in merito al quale, in effetti, ti stupisci non ti siano ancora arrivate lettere farneticanti da parte di un tuo ex collega ormai bolognese d'adozione (internazionale, trattandosi di un calabrese) di nome Bertolass.

Commenti

  1. Lo devo iniziare.
    Per ora ho letto solo 1-2 pagine sparse e mi si era accaponata la pelle dalla nostalgica emozione.

    Per uno che, come me, oltre a rivivere buona parte di quegli anni, è stato studente Bolognese sino a due anni fa...e che sentiva la nostalgia di Bologna già 2 anni PRIMA della data in cui avrebbe abbandonato la città...nonostante abiti a nemmeno un'ora di macchina (Forlì).

    Se il resto del libro va come quelle due pagine lette, mi verranno le palpitazioni nello sfogliarlo!

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