I Cavalieri dello Zodiaco: riprendendo i Riassuntoni™ di Asgard

Ieri era Santa Lucia, si parlava del problema alla vista che ti sta tenendo lontano dalle live serali... era praticamente impossibile non pensare a Sirio il Dragone. E allora ti sei detto, ma sai che c'è? E hai ripreso i Riassuntoni™ della Saga di Asgard, fermi da tempo immemore. Insomma, oggi sarebbe il tuo compleanno, ma il pensierino hai pensato di farlo alla qui presente cumpa di debosciati. Soprattutto a chi le speranze che questa serie di riassuntoni andasse avanti non le aveva mai perse e le conservava lì, nel proprio burrone [...]

Dunque: riprendiamo dal 17° episodio della Saga di Asgard, 90° in assoluto de I Cavalieri dello Zodiaco. Megres, cavaliere dell'ametista, in quanto titolare di una bigiotteria-parrucchiere per signora ad Asgard, continua a collezionare tizi di Atena intrappolati nelle sue pietre. Dopo aver sconfitto Castalia, Pegasus, Cristal, tre quarti di Gentile e i sette ottavi di Collovati, più la metà di Mike Bongiorno, se la sta ora vedendo con Sirio il Dragone, pronto a metterci tutta la tamarraggine di un tatuaggio fatto una sera al mare dopo aver alzato troppo il gomito.

Pegasus, per la cronaca, è quello con la faccia che ha fatto Mimmolino Cippazza quando si è accorto che non è davvero una modella russa innamorata di lui chi gli ha ciulato l'account su un social.

Ma il Dragone non vuole finire pure lui a collanina, nella Teca Viola dell'Ametista come gli altri. 

“Sei pronto a combattere?”, gli chiede Megres. 

“Sì!”, risponde Sirio. 

“E sei pronto a morire?”

“Mammt!”, risponde Sirio.

Allora Megres attacca con le Anime della Natura, colpo che ad Asgard è secondo solo all'antica tecnica dell'Anima di Chitebbìv.

Sirio viene così bullizzato dai rami della foresta, e il problema NON sono quelli che vediamo. Dopo aver conosciuto in senso biblico pini e rododendri, Sirio si collega telepaticamente prima con Lady Isabel, ma trova occupato, poi con il suo maestro, anche perché avverte una potentissima tensione montare lì ai Cinque Picchi.

“Maestro...? Maestro...?”, lo invoca Sirio. 

Ma niente.
“Maestro?”

“Pronto? Pronto?!? Ma chi minchia è?”, domanda solo dopo, irritato, il saggio maestro alto una fava, che non era viola in faccia per caso. 

“GRAZIE, MAESTRO!”, equivoca Sirio, che subito imita il suo mentore.

Ma Megres non se lo caga di striscio, ché è ancora a metà della sua coreografia da ballerino del castello al sabato sera, Tony Maniero. 

Convinti da Megres che Sirio sia un palazzinaro amico delle ruspe, gli alberi continuano a suonare il Dragone come un bongo, facendogli sputare quei sette, otto litri di sangue, una volta tanto non per via oculare.

Ché stavolta, peraltro, gli occhi non dovrebbe manco cecarseli da solo, glieli vogliono cavare direttamente i rami. Ora, ve la si fa breve: l'episodio va avanti per minuti e minuti riciclando le stesse scene. Sirio si concentra e i rami delle Anime di Chitemmù si fermano, ma poi il ballerino lo distrae e gli alberi lo saccagnano nuovamente, gonfiandolo di mazzate. 

E prima sono gli abeti, poi i larici, gli vogliono tutti fare un dragone grosso così. E allora, mentre quello si stampa a terra lasciandoci la fossa come Wile E. Coyote, Megres racconta in un flashback spiegone che, da giuovine, aveva letto a casa sua un libro sulla leggenda dei sette zaffiri e della spada di Balmung. L'anello del Nibelungo, solo uno dei sette cavalieri di Asgard avrebbe preso la spada dalla statua di Odino, la rava e la fava. Ma a proposito di fava, a Megres non importava niente della gloria perché voleva il potere tutto per sé.

Dopo aver rivisto in dettaglio ciascuna delle sette armature di Asgard, ché così altri quattro - cinque minuti li abbiamo portati a casa, Megres continua a cullare il suo sogno di dominio del PIANETA, spalancando le braccia per mimare l'immensità del cacchio che gliene frega della causa di Hilda e di quegli altri strazzati dei compagni suoi.

E tutto questo Megres lo ha studiato a lume di candela, nel suo salotto da Enrico Bottini del libro Cuore, perché ad Asgard fanno finta di vivere ancora secoli nel passato pur di non farsi citofonare la domenica mattina dai testimoni di Geova e da quelli della folletto.

Dopo un altro paio di giri delle stesse scene con gli alberi picchiatori/abusatori, Megres si prepara al colpo di grazia, che incidentalmente è anche il momento clou della sua coreografia paso doble ideata da Brian e Garrison. 

Il cavaliere di Asgard viene invasato dal potere della versione locale di Barbie, la Stronza a Temperaturanormale, e Sirio stramazza al suolo per la 32a volta da inizio puntata. Sembra che non se ne esca, quando finalmente il Dragone si ricorda degli insegnamenti più preziosi che ha ricevuto durante il suo duro addestramento.

Il duro addestramento da uno dei Centocelle Nightmare dei Cinque Picchi. 

Ché Sirio o si acceca solo, o si spoglia, e quando proprio non sa che fare si randella da solo i maroni come Tafazzi. 

La mossa apparentemente azzardata, però, si rivela vincente: l'assenza di tempo da dedicare all'igiene personale da inizio saga è stata sufficiente a creare una barriera protettiva in grado di respingere i colpi di ametista del tizio della bigiotteria e allontanare qualsiasi essere vivente per sedici chilometri.

In un tripudio di botti di Capodanno di sangue, Megres viene sconfitto al primo colpo, morendo male per ironia della sorToei sotto un drago nascente, e anche Sirio finisce a terra privo di sensi. 

Sconfitto Megres, Pegasus, Castalia e Cristal vengono liberati dalle loro vetrinette ikea dell'ametista. Pegasus subito ne approfitta per cercare di spacciare la vittoria per propria:

HO FATTO GOL!, HO FATTO GOL!, urla Pegasus come Calboni, girando attorno al campo a braccia alzate.  

La severa ma giustissima cinquina con cui Castalia lo rimette al suo posto è così potente da gettarlo a terra e fargli pure venire il culo quadrato. 

Hilda di Polaris, intanto, è incazzata come una biscia per aver perso cinque cavalieri e altrettanti zaffiri, e se la prende con i due (credici) che le sono rimasti. Volano parole grosse, minaccia pure di togliergli i buoni pasto.

Ma il grandissimo Orion e Mizar se la ridono. Quest'ultimo, in particolare, ricorda un antico adagio di Asgard, secondo il quale quei cavalieri di Atena se ne torneranno presto a casa curu culu ruttø e senzä cirasæ, che vuol dire “dopo aver patito una sonora sconfitta che sia però loro di insegnamento”.

Altrove, intanto, ai piedi dell'ennesima scalinata percorsa correndo come quelli del menù di mcdonald's a 3 euro, Andromeda contempla il suo zaffiro. Il cavaliere cerca di mettersi in contatto tramite esso con Phoenix. “Dove sei, fratello mio?”, chiede. “Quale battaglia starai ora combattendo? Dove sei andato...?”

“A PHEEG...!”, gli risponde lo spirito di Phoenix. Ma non si sente bene, lo zaffiro non prende. Neanche un burrone in questo episodio: che delusione.

[Se volete che continui, e che questa volta non passino altri tre anni, fate girare questo sui social come le scatole di Hilda. Tutti gli altri Riassuntoni sui Cavalieri dello Zodiaco li trovate qui]

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