E poi il nostro immaginario, dagli anni 80, non ne è più uscito e si è mangiato quello dei nostri figli


Anni 80 immaginario

Il punto non è che continuiamo a crogiolarci, anche legittimamente, nei simboli della nostra generazione, che sono sempre quelli e ce li portiamo dietro da quarant'anni. Ma che non stiamo dando alcuno spazio alla prossima per averne di suoi [...]

Cyndi

Ieri sera. Mentre torni a casa a piedi, incroci un tizio. Ha una maglietta con il logo dei Ghostbusters. Tu indossi una di Ritorno al futuro. Una delle tante. Vi incrociate proprio davanti al palo con le pubblicità dei cinema cittadini, in cui figurano, accanto a uno Spider-Man sormontato da un eroe antagonista nato nel 1992, i Transformers, La Sirenetta, Flash in compagnia del Batman dell'89, il quinto (quarto) Indiana Jones. 

Due secondi dopo, si spalanca la porta di un bar da cui eruttano le note di un celebre brano con cui Cyndi Lauper ripeteva alla madre, quattro decenni esatti fa, noi non siamo quelle fortunate, alle ragazze piace solo divertirsi.

Mai ci fosse bisogno di una prova, quella prova è ovunque, tutto intorno e addosso a noi, sulle scrivanie e sugli smartphone su cui state leggendo queste righe. L'immaginario che va dagli anni 80 alla prima metà dei 90, quei quindici anni scarsi, non è più oggetto di revival e ripescaggi, ma si sovrappone a quello odierno. È l'immaginario di oggi.

Quando questo blog è nato, poco più di sedici anni fa, quel revival era in pieno corso, rispettando sostanzialmente i tempi e le logiche con cui questo genere di cose aveva sempre funzionato: cicli ventennali in cui, dopo due decenni, le aziende potevano rivendere le stesse cose agli ex bambini ora con il potere d'acquisto per togliersi qualche sfizio e ricomprare pezzi della propria infanzia. Oppure si riproponevano le stesse mode a una nuova generazione, in quella che potremmo definire la "ruota dei pantaloni a zampa".

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Poi, però, quella macchina si è rotta, e il ritornello degli Afterhours sul non si esce vivi dagli anni 80 è diventato più semplicemente, e per tutto il pianeta, non se ne esce, e basta. Le ragioni sono tante, e molte sono talmente macroscopiche dall'essere sotto gli occhi di tutti:

- Un'intera generazione di nerd, nella vecchia accezione del termine, si è trovata a gestire imperi multimediali, franchise popolari e tutto quello che oggi viene definito nerd, nella nuova accezione. Qualunque cosa, compresi i cartoon per bambini in età prescolare, è diventata così il catalizzatore di milioni di citazioni e rimandi, anche quando il pubblico di riferimento non è in grado di coglierli. La differenza tra la vecchia accezione e la nuova, del resto, è che i bulli non ti scassano più gli occhiali a schiaffi: la rivincita dei nerd, alla fine, è arrivata davvero.

- Hollywood non sembra capace di creare e consolidare a getto continuo nuove proprietà intellettuali come faceva un tempo (anche quando nuove non lo erano in toto, ma solo il frutto di un accorato e riuscito lavoro di ricami e omaggi: vedi Matrix, vedi lo stesso Indiana Jones). Quelle che oggi consideriamo pellicole di culto degli anni 80 e 90 divennero dei classici anche e soprattutto perché avevano qualcosa di nuovo.

Ma il nuovo oggi è un rischio, e il pubblico lo snobba spesso senza ragione solo perché in questo bombardamento sensoriale quotidiano e continuo si cercano conferme in ciò che si conosce (vedi sotto). E allora altri seguiti, e via. 

E succede che un sequel apparentemente fuori tempo massimo di Top Gun faccia una barca (una portaerei) di soldi, che Indiana Jones torni in azione anziché restare a giocare a bocce con il Carletti e il Bepi, e tutto il resto. D'altronde, spesso chi si lamenta dei troppi sequel è anche la stessa persona che non va a vedere nuove IP al cinema da anni e anni, ma ha prenotato in anticipo il posto in sala per il nuovo (è un esempio a caso) Mission: Impossible, il settimo capitolo di una saga partita nel '96.

- Anche e soprattutto in virtù di questi risultati, l'industria dell'intrattenimento, negli ultimi trent'anni, ha smesso di porsele proprio delle domande, e di cercare di dire la sua. È l'industria che segue e non detta i gusti della sua platea, e così di nuovo non si aggiunge nulla, e non si esce dal cerchio. È solo un esempio, ma tolti i super-eroi, che sono un genere a sé, qual è stato l'ultimo film che ha riscritto le regole della fantascienza negli ultimi dieci anni? E negli ultimi venti? Venticinque? Interstellar e una manciata d'altri. E poi? Abbiamo semplicemente smesso di sognare il futuro?

- Il gusto della riscoperta degli anni di fine secolo scorso sembra perpetuo, una falsa percezione data anche dall'esser stati non solo gli anni dell'esplosione delle TV commerciali e di un cinema di massa (la culla dei franchise di cui sopra) che reagiva a quello degli anni 70, ma anche gli ultimi anni analogici prima dell'avvento di Internet. Non importa quante volte rivedi la tecnologia, gli hobby, i totem casalinghi dell'era pre-Rete. Ti sembreranno sempre un po' il continente perduto, un parco del giurassico, perché lo sono.

Il fascino di determinate ambientazioni, di certi scenari, non può proprio per questo prescindere da quel contesto da film Amblin (Stranger Things): con Internet, le app e gli smartphone viene meno quel senso di avventura che spesso era solo doversi cavare da enormi rotture di balle, con meno mezzi. Ma gli occhiali della nostalgia colorano tutto di rosa, è risaputo.

E ci sarebbe tanto altro, ma per ora possiamo anche fermarci qui. Inquadrato, in modo ovviamente spiccio, il fenomeno, come se ne esce? Se ne esce?

Quella foto virale sui film in cartellone in un cinema USA del 1987 era un fake. Ma i film sono veri, il senso ("Guarda che roba!") non cambia

Di certo, la generazione di attuali trentenni e quarantenni continuerà a volerle sempre con sé, quelle IP lì, una coperta di Linus immateriale da tramutare in oggetti di merchandising e poster e gadget che aiutino ad attenuare un po' il vuoto pneumatico delle nostre esistenze. Non c'è assolutamente nulla di male, e anche se ce ne fosse non potresti dirlo certo tu. Da che pulpito.

Il punto e il tuo cruccio, semmai, è come scrivevi all'inizio su quello che verrà dopo. 

Se i bambini oggi in età scolare, come PiKi e i suoi coetanei, vivono di riflesso di quello stesso immaginario, perché buona parte di quello che oggi c'è al cinema e in TV per loro quello è, saranno destinati a provare nostalgia, da adulti, per le stesse cose?

Dov'è il (necessario) salto generazionale, in tutto questo? Come farai a provare quel misto di interesse, incomprensione e disprezzo che i genitori hanno sempre provato per gli idoli dei propri figli, se anche a loro piaceranno gli stessi personaggi, le stesse storie? Sì, la musica resta un discorso un po' diverso (e continui a trovare positivo il fatto che non ti piaccia quasi niente di quello che ascoltano i ragazzi: non devi farlo, non è per te), ma giusto perché non va avanti in una vorticosa catena di Andromeda di proprietà intellettuali. Film e serie TV, sì.

Insomma, dopo anni in cui vi siete spesi e avete speso per farli appassionare alle cose che vi piacciono (quello lo hanno fatto anche i vostri genitori con voi), state per caso togliendo loro la libertà di crearsi un proprio immaginario di riferimento? E poi ci stupiamo se la Generazione Z prova nostalgia per anni che non ha mai vissuto.

I classici, attenzione, sono importanti, per tutti. Da preservare e tramandare, esattamente come lo è stato per noi con tutto il cinema di valore precedente alla nostra venuta al mondo. Ma attingere dal classico per ricavarne un discorso nuovo è un conto. Avere solo il classico da una parte, e il classico rifatto o il seguito del classico dall'altra, però, non lascia margine a un immaginario nuovo.

Pensi che se un giorno tua figlia, ormai grande, dovesse dirti Sì, pa', grazie tante, ma ora a cosa diavolo ci aggrappiamo, di nostro, della mia generazione, per un po' di sana nostalgia superflua?, non sapresti probabilmente cosa risponderle. 

EDIT: Cerchi di riassumere, nei limiti del possibile, un po' di spunti interessanti proposti nei commenti sui vari social dopo la pubblicazione di questo post.

- Oggi c'è YouTube, che è quello che per noi era la TV. Vero. Per PiKi è una realtà che hai sotto gli occhi ogni giorno. Ma YT e le piattaforme rappresentano un'offerta talmente vasta da rendere difficile il formarsi di un immaginario comune, che vada a sostituire quello precedente. Soprattutto in canali classici come il cinema (che dell'entertainment globale continua a rappresentare la spina dorsale), che non è per sua natura un mercato così frammentato.

- Il fenomeno degli stessi brand, delle medesime saghe che vanno avanti da quarant'anni non è più fatto di casi isolati (007): è il mercato. Questo anche perché la generazione degli attuali quarantenni è la prima che si è trovata, per le ragioni già esposte, nella possibilità di continuare a godere di queste IP a cui è molto legata. È pubblico pagante, e le aziende (non solo le major di Hollywood) non hanno alcuna intenzione di mollarlo. La nerdizzazione totale dell'immaginario collettivo non nasce magari solo da questo, ma questo ha avuto il suo bel peso: ti hanno fatto giustamente l'esempio di come sia cambiato il pubblico di riferimento dei LEGO, ora rivolti espressamente agli adulti.

- Dire che tra 20, 30 anni lo scenario sarà con ogni probabilità diverso, e che noi non abbiamo modo di prevedere quale forma assumerà, è corretto. Ma tra 30 anni tua figlia sarà prossima ai 40. Se deve aspettare tanto per sapere quale immaginario proprio avrà la sua generazione, non farà a tempo ad averne uno tutto suo.

- Suggerire, com'è stato fatto da tanti, come realtà tutte nuove cose come i Pokemon o le Winx serve semmai a rafforzare il tuo cruccio, non a fugarlo.

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Commenti

  1. Io credo che indubbiamente i Nerd cresciuti oggi al potere abbiano decisamente potuto e voluto non tanto imporre quanto esaltare il loro immaginario semplicemente perché potevano farlo. Ciò che rilevi è indubbiamente vero ma non so quanto sia stato voluto a tavolino, almeno all'inizio, poi visto che c'era mercato tutto il resto è stato conseguenza. Non dimenticherei però neanche l'aspetto del potenziale inesplorato che tanta letteratura e cultura pop, anche ben antecedente agli anni 80, vedi LOTR & Co ha trovato modo di esplodere grazie ai mezzi moderni. Insomma io ci vedo anche una tempesta perfetta di possibilità tecniche, economiche e nerdistiche

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    1. Non ho parlato di strategia a tavolino. Non esiste una NWO dei nerd, tipo :) Sono i gusti, certo, e la possibilità di dare loro corso. Non serviva del resto altro.
      Quanto all'oggetto, buona parte delle proprietà intellettuali affermatesi negli anni 80 sono nate in quel periodo: ISDA è una realtà a sé, che al cinema (e oggi in TV) ha avuto un percorso suo, peraltro, tolti quegli esperimenti animati, molti anni dopo. Ma guarda cosa c'è oggi al cinema e controlla quando sono nate molte di quelle saghe.

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  2. Però, mi chiedo, cos'altro c'è rimasto da esplorare? Ormai credo che qualunque cosa fai sembrerà solo una riedizione in chiave moderna di una vecchia storia, romanzo o film che sia.

    A parte l'era covid di cui credo nessuno senta veramente il bisogno di un film, a cos'altro si può attingere negli ultimi vent'anni?

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    1. In realtà è dall'antica Grecia (forse da prima) che le storie si costruiscono bene o male intorno agli stessi elementi, il tema sarebbe riconfezionarle in modo originale e figlio dei nostri tempi oltre a riproporre allo sfinimento le stesse ambientazioni. Qualche franchise di successo, a onor del vero, è stato creato anche dopo gli anni 80 (penso a Harry Potter che, iniziato nei tardi '90, è esploso nei 2000, o ai mondi di R.R. Martin, a Walking Dead, ecc.), ma poca cosa in proporzione. E anche nei videogiochi ci sono franchise che non conoscono crisi, da GTA (che campa di rendita sull'online da 10 anni) a God Of War, da Mario e Zelda ad Assassin's Creed (FIFA non lo considero perché tutto sommato il calcio non è un'IP in senso stretto). Come uscirne? Boh. Se non costasse così tanto produrre intrattenimento si potrebbe rischiare di più, cosa che ad es. gli sviluppatori indie fanno.

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  3. È il mio cruccio da anni. I nerd al potere sono una iattura, non stanno inventando nulla.

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  4. "Anche e soprattutto in virtù di questi risultati, l'industria dell'intrattenimento, negli ultimi trent'anni, ha smesso di porsele proprio delle domande, e di cercare di dire la sua. È l'industria che segue e non detta i gusti della sua platea, e così di nuovo non si aggiunge nulla, e non si esce dal cerchio"

    EH.

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  5. Sento pure io questo stridore da diverso tempo ormai, pur essendo nato nel tardo periodo di riferimento (classe 89)

    Ricordo tempo addietro di aver visto un video di Frank Zappa, dove analizzava il proprio successo imputandolo al fatto che i discografici di quando aveva iniziato lui, quei vecchi signori col sigaro in bocca, approvavano la pubblicazione di tutto un po', non capendo e bene lo scopo, ma semplicemente sull'onda del "dai, proviamo, vediamo come va". Già in quel momento Zappa vedeva un cambiamento, diceva "ora non lo potrei più fare, ora i discografici sono gli hippie che ascoltavano quella musica e non corrono certi rischi"
    Mi sembra tutto molto aderente al nostro "mercato" attuale. Non c'è novità, non c'è immaginario, perché è un rischio troppo grosso, meglio puntare sul cavallo vincente (quello che ha sempre vinto). È anche avvilente pensare che quelle che "non possono permettersi rischi" sono le società più ricche e facoltose del mondo :/

    Tocca aspettare e vedere come si evolve. Di sicuro non può andare avanti così per sempre, e la storia ci insegna che dopo gli anni bui viene sempre il Rinascimento. Magari il prossimo "Indy" sta germogliando nella testa di qualcuno, proprio adesso

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  6. Può essere che sia solo cambiato il paradigma?
    Nel senso che ai miei tempi (classe 75) il cinema era ancora la meraviglia, la televisione era ancora un' attrattiva che, tra gli '80 e i '90 si innovava e sperimentava (dall'esplosione delle reti private a MTV e l'invasione degli animè) e tuttavia anche la radio aveva la sua importanza, i computer erano non solo il futuro ma fantascienza contemporanea (e con una curva di sviluppo rapidissima, basta ricordare ad esempio l'evoluzione dei chip, delle schede video e l'approdo delle consolle). Ora tutto è condensato in un unico device che è lo smartphone che fa da computer, da radio e da televisione e dove tutto dura poco: un video di pochi secondi su tic toc o una storia di 24 su instagram. Tutta roba che fa audience e che cattura le nuove generazioni, ma che non può contribuire, per la sua stessa natura di velocità, a creare un immaginario stabile.

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    1. Ho circa la tua età e credo che tu abbia centrato perfettamente il punto. Oltre a ciò che hai detto penso che conti anche l'immensa vastità di contenuti che rende praticamente impossibile emergere.

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  7. Bello spunto di riflessione. Forse, ma dico forse, la risposta sta in youtube e simili. No, non intendo che ci sia un tutorial. Intendo che oggi ho visto un gelsto con un personaggio di minecraft, alcuni youtuber sono al cinema... Insomma, forse è lì la vera nuova cultura dei giovanissimi

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    1. Hai ragione, forse sono saltati gli schemi e adesso il mercato lo fanno i giovanissimi, quindi non serve più rincorrere i trenta-quarantenni. D'altronde la comunicazione di oggi è completamente diversa anche solo da quella di vent'anni fa.

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    2. Il punto è proprio che il mercato insegue i 40enni e non i ragazzi. Il discorso è partito dai cinema: guarda la programmazione di qualsiasi sala. YT dà a chiunque quello che cerca, per quanto vasta è l'offerta. Ma proprio perché così vasta, è anche più difficile costruire un immaginario comune che soppianti il vecchio.

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  8. Vorrei poter rispondere che è una ruota che gira e che le stesse domande se le sono poste i nostri genitori, pensando a quanto un'epoca invasiva come gli anni '60 avrebbe pesato sull'immaginario dei loro figli. Se guardo alla mia adolescenza mi viene subito in mente l'ondata di revival degli anni '60, e penso che anche negli anni precedenti avessimo subìto un bombardamento di prodotti che non appartenevano al nostro tempo, ma a parte i film con Morandi e le trasmissioni condotte da Macario non ricordo nessuna tendenza a ripetere il passato. No, sto ricordando male, la nostra generazione non ha mai subìto niente del genere. Già negli anni 70 sono arrivati i cartoni giapponesi a spianare una strada che i nostri genitori non avevano mai visto, e poco più tardi è iniziato il decennio più performante e ricco di sperimentazione (ma va bene anche definirla fuffa) di sempre, e per certi versi continua ancora oggi.
    Credo che ci siamo arenati da qualche parte fra il 1989 e il 1994, ricordiamo poco di quello che è successo dopo, come se non avesse lasciato segni importanti.
    Ricordo in un tuo vecchio post, una recensione di qualche film, forse Ralph Spaccatutto, che facevi notare come la nostra generazione fosse quella dei quarantenni coi soldi e che quindi il mercato si rivolgesse ovviamente a noi. Ricordo di essermi chiesto come mi sarei sentito quando il mercato dell'intrattenimento mi avrebbe superato, e cosa avrebbe proposto ai quarantenni venuti dopo di me. Adesso ho superato i cinquanta e sono ancora quello a cui si rivolge il mercato, e ancora non ho idea di cosa potrà offrire l'industria dell'intrattenimento a chi si sta affacciando oggi col portafoglio pieno e un sacco di nostalgia per i suoi tempi.

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  9. Boh, mi pare tutto vero ma solo fino a un certo punto. Perché in realtà "roba nuova" ce n'è, solo che ovviamente i 40-50enni la ignorano tanto quanto mio nonno aveva vagamente sentito che ci fossero Guerre Stellari e Atlas Ufo Robot, ma si intratteneva con ben altra roba.

    A me per esempio fanno cagarissimo i Pigiamini, Demon Slayer, Frozen, Monster Strike, i Minions, Rilakkuma e Peppa Pig - ma anche i Pokemon che sono del "recente" '96... però non vuol dire che non siano IP di tutto rispetto. 'Spetta altri 30 anni e vedrai che ridere, la reunion dei Me contro Te in mondovisione sparata direttamente nella ghiandola pineale da qualche aggeggio inventato dal nipote di Musk...

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    1. I Pokemon hanno quasi 30 anni. Non sono il nuovo che avanza, ma esattamente il riciclo anni 80 e 90 continuo di cui si parla. Nessuna delle altre IP che citi ha rilevanza globale di un brand hollywoodiano.
      "Aspetta altri 30 anni": ma per allora la generazione di mia figlia avrà i miei anni, e il danno per loro sarà bello che fatto. Stai confermando il mio cruccio.

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    2. Il problema è che tu pensi che la mancanza di un immaginario collettivo proprio di una certa generazione sia un danno. Ma ne sei sicuro? Ti rendi conto che la tua (la nostra) generazione è stata la prima ad averlo, questo immaginario collettivo così ricco? Quella di mia madre (nata nel 39) che immaginario collettivo aveva? Nel primo dopoguerra al cinema non ci si andava (a vedere cosa, poi?), i fumetti e la tv sono arrivati che era adulta (la rai ha iniziato a trasmettere negli anni 50, ma la tv nelle case degli italiani è arrivata 10 anni dopo), come i Lego e tutti gli altri giocattoli le cui pubblicità infestavano le pagine di Topolino. Per non parlare di tutto ciò che è esploso negli anni successivi grazie al consumismo degli anni 80. E tutte le generazioni precedenti hanno sempre condiviso lo stesso immaginario (o quasi) dei loro genitori, dalla note dei tempi.

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    3. Beh, direi che è il "quasi" che ti frega: certo i tempi di "avvicendamento" si sono accorciati nei secoli ma ad esempio l'immaginario collettivo della generazione di mio padre (nato negli anni '30) era diversa da quella di mio nonno (che era nato a fine '800) e si parla di gente di campagna, nemmemo di abitanti di una grossa città

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  10. Riflessione molto interessante come sempre, Doc. Che dà spessore e centra sul modo dell'"intrattenimento multimediale" un discorso che mi aveva confusamente colpito già nel 1985, fatto da un certo stregone di Northampton quando descriveva un concetto analogo tramite le pubblicità di due profumi (prima "nostalgia" e poi "millenium"). Solo che adesso mi pare davvero che uscirne sia molto più complicato - e comunque per farlo non vale la pena simulare un attacco alieno...forse?

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    1. era "mondo", non "modo", maledetta presbiopia!

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    2. Denis: semplicemente tutto e stato cannibilizzato ed aumentato il benessere che porta a essere conservatori, lo specchio della nostalgia va vedere le cose meglio di quello che sono, al tempo essendo piccoli che ne fregavamo dei problemi che eppure c'erano gia.
      Essendo poi tutto a portata di mano e "gratis" le cose hanno meno valore e rimangono meno impresse.
      Meno e disponibile un bene più vale.
      Gli "eroi" odierni sono gli youtuber perchè il loro prodotto sura un quarto d'ora e la nostra percezione del tempo è cambiata in modo indelebile.
      Forse l'eccesso di stimoli non permette di creare la novità e la troppa scelta.
      Un saluto Ale.

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  11. E pensare che era la nostra (anche io sono del 75) la "Generazione X" dove la X stava proprio per "indefinita"... e adesso scopriamo che non solo ha in qualche modo definito se stessa, ma pure quelle venute dopo.

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  12. Un'ipotesi: potrebbe essere che ci sia troppa frammentazione per creare fenomeni globali della portata di quelli precedenti? E' una domanda che mi faccio spesso in relazione alla musica, e magari e' solo una mia parcezione, ma mi pare che non ci sia un panorama ricco di nomi globalmente acclamati da smuovere masse oceaniche di persone. Certo, i nomi grandi ci sono ancora, ma raggiungere quei livelli, e quelle longevita', con la scelta pressoche' infinita che internet e lo straming ci propongono, e' piuttosto improbabile. Voglio dire, la facilita' con cui si puo' trovare esattamente quello che si cerca, e di non accontentarsi di quello che si sente di piu' in giro, ha quasi dell'inconcepibile. Lo stesso principio puo' applicarsi ad altri campi, vedi serie, videogiochi, etc. Aggiungici che la durata dell'interesse si e' drasticamente ridotta (per fare un parallelo, dal paradigma del disco, si e' passati a quella del singolo), e ci ritroviamo con una miscellanea di tanti gusti "unici" che e' difficile uniformare in un nome che vada bene a tutti.

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    1. La frammentazione è sicuramente parte del problema: è venuto meno il circolo (vizioso? Virtuoso?) cinema - home video - TV che portava sotto gli occhi di tutti determinati brand. Tutti conoscono e hanno visto le saghe che cito nel post. Oggi l'offerta si fa largo in mille rivoli, tra web e piattaforme, e non tutti vedono le stesse cose. C'è più scelta, ed è sicuramente un bene, ma per far sedimentare un immaginario comune occorre giocoforza aver visto le stesse cose E portarsele dietro poi per anni.

      Anche gli youtuber per bambini più seguiti, come i Me contro Te, non riescono a supplire da soli a questo vuoto, sia per il tipo di contenuti in sé (non esattamente paragonabile a campioni d'incasso hollywoodiani con acchiappatori di fantasmi professionisti e liceali con una macchina del tempo su ruote, diremo...), sia per la mancanza di varietà. L'immaginario 80/90 di cui si parla si compone di centinaia di film.

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  13. A mio avviso gli universi narrativi (franchise per i meno romantici) hanno l'indubbio pregio di farci sentire a casa. Anzi, di farci provare quella sensazione che gli inglesi chiamano "cozy", quella che richiama una casa accogliente, il tepore di un caminetto accesso, una poltrona comoda e una tazza di tè fumante e profumato. Ma hanno anche la dote di creare collegameti tra noi e le generazioni che ci seguono o ci hanno preceduto.
    Io ricordo con enorme piacere quando i miei genitori mi parlavano di Mandrake, l'Uomo mascherato o Dolce Remì, mi portavano a vedere Batman al cinema o guardavano con me i vecchissimi cartoni dell'Uomo Ragno. Io faccio lo stesso con I cavalieri dello Zodiaco e con tutti i franchise che hai elencato.

    Non credo che i bambini di oggi non abbiano i loro classisi: c'è solo 1) una gran frammentazione (molti più cartoni, film, serie tv e videogiochi) 2) media diversi (i videogiochi sono ubiqui e hanno un'importanza maggiore rispetto agli anni 70/80 e con loro anche i manga) 3) i classici diventano tali dopo molti anni (Yu-Gi-Oh!, le Winx e Naruto magari lo diventeranno?).
    Tiei duro Doc, tra vent'anni Piki ti spiegherà qual'è il suo immaginario degli anni 20 e ti farai grasse risate.

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    1. Per la frammentazione dell'offerta e il suo peso nella faccenda, vedi risposta precedente. Faccio notare però che Yu-Gi-Oh e Naruto sono di fine anni Novanta, e le Winx hanno diciannove anni. E che negli anni 80 e 90, fatte salve le ben note eccezioni, molti film di successo diventevano dei classici praticamente subito (gli instant classic), anche e soprattutto per la loro esposizione massiccia. Suddividendo la materia in tantissime nicchie più o meno grandi, viene proprio meno il concetto di immaginario condiviso. Ogni bambino di oggi avrà i suoi ricordi da adulto, certo: tocca vedere in quale misura siano sovrapponibili all'immaginario di seconda mano che gli abbiamo fatto sorbire, e quanta della restante parte sia valida per buona parte di quella generazione.
      Semplificando: se elenco le 20 proprietà intellettuali che mi hanno influenzato e che amo di più, è molto probabile che tante siano in comune con la lista di ciascuno che sta leggendo. Tra 20 anni, e al netto delle IP pre-esistenti di cui parliamo, non è detto sarà così.

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  14. Per il cinema (in senso più largo possibile) deve essere fatto un discorso a parte : purtroppo dobbiamo ammettere che il cinema come luogo dove vedere i film, gli stessi film come prodotto di intrattenimento è qualcosa che si rivolge solo ai noi 40enni disposti ancora a spendere decine di euro per andare a vedere un film o nel senso di contenuto, disposti a stare 2 ore a guardare qualcosa con un inizio e una fine autoconclusiva... questo tipo di contenuto è qualcosa che è propria della nostra generazione. I ragazzi di oggi crescono a pane e Youtube, contenuti prevalentamente gratis e brevi, non per niente vanno molto le serie tv... la TV non trasmette più film... io stesso da ragazzo non andavo a vedere tutti i film al cinema (non me lo potevo permettere) e selezionavo molto i film da vedere, il resto lo aspettavo in "PrimaTv", parola diventata desueta... A tutto questo va aggiunto che negli anni 80 c'è stato veramente un picco di creatività e qualità di prodotto che oggi non c'è più... sembra qualunquismo ma se vi fate un giro sui vari Boing, Cartoonito e varie, c'è tutta una serie di cartoni di scarsissima qualità e non mi meraviglio se mia figlia di 7 anni, dopo aver visto qualche puntata di Pollon o Lamù (ho scelto i più leggeri) mi chiede di vedere i cartoni "vecchi"...

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    1. E' vero che i contenuti soprattutto sui social sono sempre più all'insegna della brevità ma questa è anche l'era del "binge watching"... oppure anche lì siamo solo noi 40+ enni traumatizzati dall'era dell'episodio settimanale e che ora si vogliono "ingozzare" a costo di strozzarsi?

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    2. Sono d'accordo a metà riguardo al cinema. In sala (piena) a vedere Across the SpiderVerse e Flash c'erano tutte le età, ma forse la differenza è che non sono storie autoconclusive ma "puntate di una megaserie" per cui l'approccio è diverso e anche il pubblico "giovane" li vede tranquillamente.
      I film "one shot" in cartellone sono horror, commedie e drammoni, relegati nelle sale piccole. I nuovi Interstellar e Arrival (per citare i primi due che mi vengono in mente) non ci sono.

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  15. sono d'accordo... però mi sfugge quel "non stiamo dando alcuno spazio alla prossima per averne di suoi" ....secondo me, non siamo noi a dare...dovrebbero essere loro a "avere", "cercare", "creare"...ho un nipote adolescente che, insieme ai suoi compagni di scuola, mi è capitato di osservare, interrogare, cercare di capire... vedo un branco di amebe, quasi sempre iperconnessa al web, divertirsi con minkiate che, al confronto, gli scherzacci di Porky's et similia sembrano un simposio della "Crusca"....alla maggior parte di loro, mi pare che non interessi proprio nulla... nemmeno stare a parlare con uno zio "anziano", con un nonno... no, noi non eravamo così... io stav per ore con i nonni marescialli in pensione, parlando di tutto e di più.... poi, personalmente, nei primi anni 90, quando ancora si era in totale fermento, io - diciottenne - già mi rivolgevo con viva passione all'indietro, non tollerando certe cose (specialmente in ambito musicale) che oggi "quasi" apprezzo o, comunque, ricordo con tenerezza... ma c'era tanto, tantissimo...e oggi? l'analisi tua è impeccabile....ma è davvero colpa solo dei nerdoni in plancia di comando??? ai posteri...

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  16. Sono completamente d'accordo a metà con il Mister... ehm con il Doc, nel senso che sicuramente siamo "immersi" in una società che propone continui rimandi agli anni '80 e primi '90, proprio perché siamo noi vecchi nerd gli attuali detentori del potere (di Grayskull!!, per rimanere in tema) d'acquisto più consistente, per cui tutto ciò che ci riporta a un'epoca spensierata e anche un pò mistificata dalle nostalgie legate all'età che avanza acquisisce un valore speciale e specifico e ci porta a consumare i prodotti che si rifanno a tali fascinazioni. Però, sul discorso figli, sono meno intransigente, nel senso che è vero che sono sicuramente influenzati dai nostri gusti personali, però hanno anche molto più accesso a contenuti che una volta erano difficilmente rinvenibili a meno di non avere il solito amico appassionato, oppure di specializzarsi in qualcosa che non facesse parte del mainstream...
    Cerco di contestualizzare meglio il mio umile pensiero, avendo mio figlio 7 anni e ricordandomi di quando ero di pari età. A quel tempo i gusti musicali dei genitori influenzavano pesantamente le scelte che si facevano, però si ascoltava tanto anche la radio e qui si potevano cominciare a sviluppare delle preferenze personali...
    Da questo lato oggi diventa più complicato, nel senso che mio figlio ascolta volente o nolente quello che gli viene proposto, non ha altri mezzi per affrancarsi dall'imprinting genitoriale, se non le colonne sonore che ascolta nei film, però anche queste sono combinazione molto influenzate dai periodi citati (penso per dire a Cattivissimo Me 3, oppure sempre Shrek 3, per citarne un paio)...
    Invece per l'offerta legata a ciò che si vede, l'avvento delle piattaforme digitali come Retepellicole ha permesso al pargolo di spaziare tra generi diversi (sempre nell'ambito dei prodotti per la sua età) quindi ha sviluppato un certo gusto personale e anche critico che lo porta abbastanza lontano da quanto gli potrei proporre io (per dire ho provato con Ultraman ma non ha apprezzato molto, preferisce un Kitty all'attacco per la componente interattiva e anche un pò "pucciosa", sempre per fare un esempio).
    Questo vale ancora di più per quanto riguarda i videogiochi, però il discorso si fa ancora più articolato e lungo, quindi lascio perdere per non annoiare chi mai dovesse leggermi. Diciamo solo che ha sviluppato una passione per i giochi di guerra e soprattutto per la Seconda Guerra Mondiale che sicuramente non gli ho trasmesso io, però questa è un'altra storia.
    Per concludere, quindi, non starei a preoccuparmi troppo del fatto che i nostri figli non riusciranno a sviluppare dei gusti propri e personali perché troppo influenzati da genitori nerdoni e da modelli che richiamano il passato: ci sono sicuramente le possibilità (che noi non avevamo) perché emergano nuove IP che possano entrare nelle loro preferenze. Ciao

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  17. Bella riflessione Doc!
    L'unica cosa che mi sento di dire, collaterale, è che anche con la musica un po' ci provano (come l'hanno sempre fatto): vedi i vari rework di pezzoni del passato, o di musica con stesse sonorità. A febbraio uno dei pezzi più ascoltati era Heaven di Boomdabash feat. Eiffel 65, così come l'anno scorso David Guetta ha "riciclato" Blue (stando su loro per fare un esempio); ma anche 30 anni fa c'erano pezzi rielaborati tipo "Please don't go" o "The Riddle" (e scusa il background tamarro :D)
    Di contro questa cosa aiuta a riscoprire belle canzoni, se svecchiate e riadattate al tempo, come anche film e fumetti.

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    1. cosa mi hai fatto ricordare.... i rifacimenti di "The Riddle" di Nik Kershaw e "Hymn" degli Ultravox erano davvero delle rielaborazioni tamarre....ma quanto spaccavano!

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    2. Nel mentre il mio Spotify sta riproducendo Let Me Go, che io ho conosciuto grazie a Molella e alla sua versione rifatta 16 anni dopo (la vecchia l'ho scoperta grazie al Peraltro Direttore del Post che redige un'utilissima newsletter per abbonati)

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    3. in ambito musicale, le ultime vere cose "nuove" sono il grunge, l'acid jazz e certo trip-hop e drum'n bass... e stiamo parlando di trent'anni fa.... da lì in poi, a mio modestissimo parere, tanta rimasticazione di generi e stili, degenerazione degli stessi e vecchi leoni sempre sulla cresta dell'onda o sempre più amabilmente patetici....

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    4. Se posso inserirmi, personalmente trovo invece che la musica sia uno dei pochi campi dove è notevole il gap generazionale: la musica è andata avanti, ci sono un sacco di nuovi artisti che propongono prodotti che piacciono solo ai giovanissimi, proprio com'è stato ai nostri tempi (i Nirvana ai boomer del tempo facevano cacare perchè considerati robetta). Sfido un 40enne a conoscere o peggio ad ascoltare qualche nome in cima alle classifiche odierne xD

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  18. John Wick per dire ha sfondato,(uno contro tutti e spacca il culo a tutti) ma se poi negli altri casi propongono personaggi brutti e perdenti logico che fanno flop.

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  19. hai dimenticato i videogiochi adesso fanno remake continui dei giochi ps2/ps3

    dimenticavo per i giovani c'è zerocalcare spesso odiato dai vecchi(non da tutti ovvio)

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  20. Mi dispiace ma, secondo me,sei fuori strada.
    Il vuoto c'è perché negli anni '90 c'è stata un'orrenda pira causata da una furia iconoclasta verso tutto quello che era considerato "vecchio".
    E nel 2000 guardando i resti carbonizzati della nostra casa, una parte della nostra generazione ha urlato "Ma vaffanculo agli anni '90! Gli anni '80 erano l'apice e avete rovinato tutto!".
    E nel 2000 la nostra generazione, a 20 anni, non poteva manipolare proprio un bel niente.
    Purtroppo chi è stato abituato bene non può accettare la roba che ci vorrebbero rifilare senza uno spirito critico.
    Per carità c'è a chi piace il Tavernello, chi La Cacciatora però c'è gente che è abituata al vino da 50€ e si rifiuta di abbassare gli standard.
    Una cosa davvero insopportabile è mettere in campo la nostalgia e vi spiego il perché.
    Vi faccio un esempio molto spicciolo che così ci capiamo, accendete la TV e non c'è niente da vedere.
    Allora andate di fronte la vostra collezione di VHS, DVD o Blu Ray e sceglierete qualcosa dalla vostra "libreria".
    Non avete creato voi il vuoto per vedere qualcosa di vecchio, è vero l'esatto contrario!
    Se ci fosse stato qualcosa in TV la vostra collezione avrebbe continuato a prendere polvere!
    Il consumo arrabbiato e ossessionato di cose vecchie nasce dal vuoto! Non c'è niente e allora mi guardo indietro, è una cosa naturale!
    Se non ci fossero state tutte quelle delusioni cinematografiche e musicali io, nel 2001, non mi sarei mai posto il problema di confrontare gli anni '70 e '80 con gli anni '90!
    E a 20 anni non si può essere nostalgici di un'epoca che ho vissuto solo da bambino!
    Negli anni '90 consumavo cose di qualunque epoca senza guardare la data e sceglievo e valutavo. A fine anni '90 ho tratto le conclusioni, conclusioni non estrapolate dal fatto che tra i 15 e i 19 anni fossi già un nostalgico.
    Quindi non parlate di nostalgia e non parlate di occhiali rosa.
    Il vuoto c'è, è evidente ma per altre questioni e sussiste dal almeno 30 anni, non da ieri. Ricordate Piero Angela cosa diceva del rospo e capirete perché magari per alcuni di voi gli anni '90 erano ancora buoni, o come dicono alcuni "Il peggio è iniziato con gli anni 10".

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    1. Temo però tu non abbia prestato attenzione ad alcuni punti di quello che hai letto. Soprattutto in merito all'industria dell'intrattenimento che non si prende più rischi. Non capisco, ma è un approccio personale, la cosa del "consumo arrabbiato": se è entertainment e ti arrabbi, che ne fruisci a fare?

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    2. Innanzitutto grazie per la risposta!
      Non ho commentato sulla parte del comportamento dell'industria perché sono d'accordissimo, e volente o nolente se ti seguo è perché siamo quasi sempre d'accordo perché afferri i concetti da un punto di vista di chi è partito dalla mia stessa posizione.
      Come spiegare il consumo "arrabbiato"? Forse ho utilizzato il termine sbagliato.
      Forse sarebbe stato meglio "furioso"?
      Nel senso che quando si scoprono i tanti prodotti (anche molto gustosi in molti casi) degli anni '70 e '80 li si fruisce con foga e avidità visto il digiuno "imposto" in questi 30 anni.
      E stessa cosa accade se si ritorna a cose ben conosciute di quegli anni.
      Esempio pratico: ti convinci di buttare tempo e denaro e torni al cinema.
      Vedi un film pessimo o mediocre nel migliore dei casi, quando torni a casa e fruisci qualcosa di fatto bene, non lo fruisci normalmente ovviamente.
      Come quando torni dal ristorante all'ultima moda, in cui hai pagato troppo per mangiare poco. Arrivi a casa e ti fai un santissimo piattone di pasta e polpette fatto come Crom comanda. Non lo fruisci normalmente, sei affamato!
      Ogni boccone è gustato con foga e giri la testa, guardando in giro come per dire: "Ecco come si cucina, altro che quella roba!"
      Spero di essermi spiegato!

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  21. Posso comprendere la tua preoccupazione di genitore,che per inciso si sta trasformando in ansia bella e buona e traspare ormai in un terzo buono dei post; e tuttavia secondo me ti sfuggono alcuni elementi per una analisi più approfondita della questione. Anche questa volta uso il metodo "a lista della spesa",spero non faccia incavolare nessuno,è solo un modo di essere meno prolisso.1)non è la prima volta che la cultura umana,sopratutto occidentale,si arena. E' già successo e si è chiamato medioevo.Di sicuro non si presenterà come quello di una volta ma credo che simili momenti di "stasi" storica siano inevitabili,compreso il blocco totale nel progresso del pensiero umano (ricordarsi poi di quello che è successo a Galileo quando all'improvviso il pensiero a ricominciato a mettersi in moto).2)Bambini e ragazzi di oggi sono clienti difficilissimi per il mondo dell'intrattenimento perchè internet ha accorciato le distanze (possono realmente usufruire dei prodotti culturali di tutto il mondo,altro che le finte dirette dallo sgabuzzino di Tony Fusaro),ma ha anche accorciato i tempi. Comicità,cartoon e quanto altro ormai vivono su tempi rapidissimi a cui il cinema non può stare dietro; con amici ma anche con i miei nipoti facevo una considerazione proprio pochi giorni fà:oggi cartoni come candy-candy o Georgie sarebbero improponibili (fra i vari motivi),anche perchè il pubblico ,compreso quello maturotto,non è più abituato a vedersi scorrere davanti agli occhi l'intera vita del protagonista in una sola,interminabile stagione(sia pure spezzettata per praticità di trasmissione). 3)si fa presto a dire nerd. oggi forse un nerd è più internazionalmente omologabile,ma ai nostri tempi un nerd americano,uno italiano e uno giapponese non avevano che pochissimo in comune. Quelli che "ce l'hanno fatta"(?),sono tutti nerd americani o di cultura americana, che hanno scaricato sul groppone del globo,oltre alla propria nerditudine ,tutte le contradizioni iuessei. Non voglio certo essere esaustivo o risolutorio,penso solo di aver messo al fuoco qualche altra costoletta che forse darà più sapore a questa gran grigliata intellettuale.

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    1. Dunque. "Si sta trasformando in ansia bella e buona" non è, al di là della forma poco gentile, una cosa che corrisponde al vero. Questo blog è sempre stato un luogo in cui ho riversato i miei pensieri. Belli, brutti, così così. Crescendo, gli argomenti sono sempre cambiati, non è cambiato chi ne scriveva.

      Sempre se tu permetti, eh :)

      In questo caso, peraltro, l'ansia da genitore non c'entra: è uno spunto per una riflessione che mi portavo in testa da un po'.

      Nel merito: se "l'elemento che mi sfugge" è che esistito il medioevo, beh... Qui parliamo di cinema, di brand e di un processo rapidissimo materializzatosi in questo contesto negli ultimi decenni. Cosa è successo (almeno) cinque secoli e spicci prima, per centinaia di anni, o a Galileo, mi sembra prenderla un po' troppo larga.

      Non sono d'accordo però neanche sul punto 3. E questo anche, ma non solo, per l'interscambio fra i prodotti culturali di diversi continenti e le loro affinità intrinseche (Star Trek e Yamato, Star Wars e Gundam, l'impatto di manga e anime sull'entertainment occidentale, eccetera eccetera).

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  22. negli ultimi anni c'è stato il botto delle serie tv Breaking Bad, Better Call Saul, trono di spade ,the boys, yellowstone ecc quelle rimaranno nell'immaginario

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    1. Nessuna delle quali è (dovrebbe essere) un prodotto anche per ragazzi. Fatte salve un paio di parolacce, Ghostbusters a un bambino in età scolare puoi farlo vedere, The Boys no.

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  23. Sono nato negli a metà anni 70. Quando ero adolescente, le fonti di intrattenimento erano limitate a cinema, TV, libri (per chi ne aveva voglia) e fumetti (idem). I videogiochi occupavano una nicchia per appassionati.
    Oggi a quelle che ho elencato vanno aggiunte internet, i social network, lo streaming. Senza contare il fatto che i videogames sono diventati molto più sofisticati e si trovano oramai in tutte le case, un'industria che fattura miliardi.
    Di fronte una simile concorrenza, le case di produzione hollywoodiane fanno molta fatica a convincere la gente a recarsi al cinema per vedere un film. Per riuscirci, ogni anno mettono in cantiere kolossal dai costi stratosferici il cui livello di spettacolarità può essere pienamente goduto solo in una sala cinematografica. Un insuccesso commerciale equivale alla perdita di tantissimi posti di lavoro, appare quindi ovvio che per evitare rischi si cerca di riproporre vecchi franchise di successo, alcuni dei quali conclusisi in gloria a suo tempo.
    Sono convinto che ogni anno vengano sottoposte all'attenzione dei produttori molte sceneggiature con idee originali. Purtroppo non si vuole o non si può investire in progetti rischiosi, seppur innovativi.
    Vedrai che quando si sarà esaurito per mancanza di materiale anche lo sfruttamento dell'immaginario relativo ai due decenni presi in esame dal post, o si troveranno altre fonti da sfruttare o l'industria dell'intrattenimento andrà incontro a un significativo cambiamento. In ogni caso dubito che i giovani se ne lamenteranno; semplicemente si accontenteranno dell'offerta corrente, come hanno sempre fatto e continueranno a fare.

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  24. questo discorso l'ho sentito più volte fare a roberto recchioni

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    1. Ne abbiamo anche parlato in un podcast sui film di super-eroi che facevamo per SW qualche anno fa.

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    2. lui a che conclusioni è arrivato?

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  25. Un parere sincero?
    Val la pena aspettare questi post.
    Riflessione molto interessante, sulla quale ci rimuginero' parecchio.
    Perche' la questione e' complessa, e si rischia di parlarne per ore.
    Non basta certo un commento, per cui andro' a grandi linee.
    E' innegabile, parlando di cinema, che il periodo a cui ti riferisci e' stato unico.
    Si era creato un connubio perfetto tra le pretese Autoriale e le ingerenze produttive, che di norma sono i due estremi che si devono allineare per la riuscita di un film. Specie se di ha intenzione di creare un GRAN film.
    E infatti, quel decennio e mezzo (facciamo vent'anni, dai. Cifra tonda che i numeri dispari non mi piacciono) ci ha consegnato il cinema che ancora oggi fa la differenza.
    Mi viene in mente una frase del "Rocky" di Kellerman.
    "Alla fine, dal '92 in poi, nessuno ha avuto piu' niente da aggiungere al mix."
    Ok, e' per ridere.
    Ma quando non si hanno reboot o remake o sequel degli stessi brand, la roba in teoria "originale" e' talmente derivativa che non si fatica a individuare le fonti.
    I bambini li guardano anche, ma se ne dimenticano subito.
    Ed e' facile intuire la ragione.
    E' roba che non ha sostanza.
    Aggiungo, almeno nel mio caso, che e' difficile in certi casi farle vedere anche i classici.
    Li trova vecchi. Punto.
    Ma non insisto piu' di tanto.
    GlinAcchiapafantasmi e McFly ok, Guerre Stellari e Indy proprio non ci riesco. Per ora.
    Perche' sotto sotto ho lo stesso timore.
    Non sara' che vogliamo imporgli le nostre scelte? Solo dal punto di vista culturale anziche' pratico, a differenza dei nostri genitori.
    Il che e' ancora piu' subdolo.
    Ma a parer mio si troveranno i loro miti.
    Come abbiamo fatto noi.
    Rivolgendosi a quello che non capiamo o a cui rifiutiamo di dare credito o attenzione perche' lo riteniamo troppo semplice o persino sciocco.
    Ed e' tutto un fiorire di canali dedicati sul tubo.
    Come noi, ripeto. Quando impazzi amo per i cartoni giapponesi, tra lo sconcerto deglinadulti che proprio non capivano come ci potesse piacere quella roba.
    Ma in qualcosa ci salviamo.
    Siamo capaci di fare autocritica, come in parte hai fatto tu nel intervento.
    E saper fare queste riflessioni non lo considero roba da poco.
    I nostri genitori, o almeno gran parte, non ne erano in grado.
    E' servito a qualcosa, allora?
    Si', e' servito a qualcosa.
    Abbiamo fatto quel passo in piu'. Che forse ci permettera' di essere migliori, un giorno.
    Oh, e' evoluzione pure questa.

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    1. Chiedo venia per gli errori, Doc.
      Ma ho scritto al volo sul telefonino.
      Sono tiratissimo, in questi giorni.
      Non avevo davvero tempo.
      Ma l'argomento "scotta", e ci tenevo a dire due parole in merito.

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  26. i miei nipoti(10 anni) guardano titans go, clarence, alvin(serie nuova) come detto da un'altro utente per gli adolescenti c' è zerocalcare

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    1. Anche mia figlia guarda i Teen Titans e sono un continuo strizzare l'occhio agli anni '80 e '90.

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  27. In primo luogo un saluto a tutti, colgo anche l’occasione per ringraziare per gli anni di istruzione, divertimento e spunti di riflessione che questo blog mi ha donato.
    Circa la questione in parola, va premesso che e’ arduo comprendere se sia stato un bene che la cultura nerd sia diventata mainstream, considerando che ha fatto emergere i lati peggiori, quelli piu’ retrivi, di fasce di popolazione inaspettatamente vaste (in merito si rimanda alle analisi di Angela Nagle) e ne ha ulteriormente estremizzato, in un’ondata di riflusso, gli atteggiamenti piu’ escludenti.
    Tuttavia, a ben vedere, la tolleranza di cui si favoleggia e che in passato avrebbe fatto legare gruppi di persone accomunate da passioni specifiche, connesse a letteratura e cinematografia “di genere”, tecnologia e fumetti, non e’ mai esistita. I vari fandom sono sempre stati divisi ed in conflitto su tutto e contro tutti, verso il mondo esterno che li dileggiava, poi tra di loro ed infine al loro interno.
    Posto che su questo aspetto tutti dovremmo farci un esame di coscienza ed inoltre riflettere sulle motivazioni alla base di sindromi di Peter Pan piu’ o meno gravi di cui abbiamo sofferto o ancora patiamo, non rimpiango i tempi delle nicchie popolate da saccenti epigoni del Comic Book Guy di simpsoniana memoria, delle censure ai cartoni animati giapponesi, di Watchmen in edizione Play Press non ristampato e dunque rivenduto a peso d’oro, delle serie tv come Oz distrutte perche’ mandate in onda su Italia Uno ad orari da metronotte ed a giorni casuali.
    Se c’e’ un effetto dirompente che lo sviluppo di internet ha generato e’ stata la democratizzazione della conoscenza - cultura popolare inclusa – prima appannaggio dei ceti piu’ abbienti, a cui tanti nerd appartenevano. Altro che supposto disagio socio-economico e relativa fratellanza, tra appassionati, in era analogica, le logiche classiste determinavano il livello di accesso alle varie sub-culture, generando graduatorie tra chi era costretto dai limiti dell’asfittico mercato italiano e chi, con piu’ risorse, dominando percio’ gli idiomi stranieri fin da tenera eta’, poteva permettersi di andare all’estero a fare compere oppure di farsi recapitare costoso materiale in lingua originale, fossero libri, film, riviste di critica, fumetti o videogiochi.
    Internet ha distrutto la borghesia nerd, consentendo a tutti l’acquisizione, legale o meno, di qualunque sapere specialistico ed e’ questo che, con gli anni, ne ha permesso la maggiore diffusione e quindi la rinnovata commercializzazione presso un pubblico sempre piu’ ampio.
    La porta della stanza profonda si e’ spalancata, mai come nell’attualita’ ogni opera scritta, disegnata, audiovisiva o interattiva e’, quantomeno nei paesi occidentali, accessibile a chiunque ed alla distanza di un clic, pertanto i paventati timori di un’omologazione causata da un passato pop non vissuto, che fagociti il presente e mini la creativita’ futura, hanno scarsa ragione di essere.
    In una societa’ liquida il sapere non puo’ che essere frammentario, gli stimoli dalle varie epoche risultano innumerevoli e vengono rielaborati di continuo in ottica post-moderna, le modalita’ di fruizione sono tanto numerose che i prodotti culturali non sono piu’ necessariamente condivisi in massa nello stesso momento.
    Jacopo Nacci ci ricorda che l’immaginario nerd non e’ mai stato cosi’ ricco e variegato come oggi, allora forse siamo noi a non essere piu’ in grado di coglierlo, perche’ siamo finalmente cresciuti.

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  28. Un altro tassello del ragionamento è la polarizzazione dei prodotti. Un film come Indiana Jones posso guardarlo con mia figlia di 9 anni come posso guardarlo con mio padre che ha superato i 70. Piace a tutti e tre.
    Non mi sembra che adesso ci siano prodotti che possano essere fruiti da un range di età così vasto.
    Un film o una serie, se considerati per adulti, ha tantissima violenza e sesso dentro mentre se è considerato adatto ai bambini agli adulti fa venire il latte alle ginocchia.
    Mio padre poteva tollerare l'Uomotigre ma io proprio non riesco a guardare certi cartoni che propongono a mia figlia perché dopo 3 secondi vorrei vedere squartati tutti i personaggi.
    Questo è sicuramente dovuto al cambio di sensibilità odierna che impedisce di rappresentare scene e utilizzare un linguaggio che negli anni '80 e '90 era considerato normale per tutti (qui trovare la quadra è complicato).
    Un altro aspetto è l'incessantismo del sistema mediatico dove tutto si susseguente vorticosamente e le nuove generazioni sono spinte al contenuto fugace e non a seguire un contenuto che necessita una maggiore attenzione. Qui pesa molto anche l'approccio dei genitori. Educare i propri figli alla complessità e quindi al dedicare tempo alle cose può essere importante.
    Mia figlia, per esempio, ama i Me contro Te ma ha appena finito una versione per ragazzi dell'Inferno della Divina Commedia.

    PS: tutto questo amore per gli anni '80 personalmente mi ha un po' stufato.

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  29. volevo solo fare i miei complimenti a un eternauta e a Drakkan poichè sono riusciti nei loro commenti a dire ciò che pensavo anche io,facendolo però oggettivamente molto meglio di me . Io ho ottenuto solo di fare saltare la mosca al naso al Doc,( al quale chiedo scusa ,non era mia intenzione essere rude,dovevo pesare meglio le parole). Condivido quindi pienamente questi due commenti, e comprendo anche la chiosa di Drakkan sul fastidio che può dare l'elegia continua di un epoca che in definitiva molti di noi hanno vissuto solo come parte,sia pure notevole,della propria infanzia o addirittura anche meno. Però per giustizia e completezza bisognerebbe dire che anche gli anni 90,con il loro eterno duello se essere prosecuzione o violenta cesura del decennio precedente,francamente cominciano ad essere indigesti. Grazie a tutti

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  30. non vedo dove sia il problema

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  31. Condivido le tue riflessioni, e rilancio con una mia teoria.

    Gli anni '80 sono stati forse il primo decennio in cui si è assistito in maniera massiccia a quello che io chiamo la "nostalgia di 30 anni fa".
    Tutto era anni '50 finti: le automobili a cui Daniel-san dava e toglieva la cera, Grease, Happy days, che io da giovane credevo fosse davvero una serie degli anni '50 (e dicevo: guarda tu 'sto Ron Howard come si è tenuto bene... tra 20 anni qualche rEgazzino guarderà le repliche di Stranger things e si chiederà come fanno gli attori ad essere ancora così giovani che sono in giro dagli anni '80), gli A-HA con la banana e il chiodo di pelle, IT (romanzo) che salta tra i '50 e gli '80, Marty che torna negli anni '50 e seduce sua madre...

    Poi arrivano gli anni '90 ed è tutto un fiorire di brit-pop, gli Oasis con gli occhialini tondi e i capelli a caschetto dei Beatles, IT (film TV) in bilico tra gli anni '60 e i '90.

    Nei primi anni 2000 al cinema danno la nuova trilogia di Star Wars e la versione restaurata di Arancia meccanica, all'università andavo in giro con pantaloni a zampa, Puma scamosciate e felpa dell'Adidas con le righine sulle maniche che manco Bob Marley (ma senza 'er sigaretto dell'amico Selassié), perché erano i nuovi anni '70.

    Poi nei 2010 sono arrivati gli anni '80 come pronosticato nel locale-nostalgia di Ritorno al futuro parte II (gag profetica? Forse no, a Hollywood sapevano esattamente dove si stava andando a parare), e Super 8, e Stranger things, e IT (n'artra volta) che saltavtra il 2017 e gli anni '80.

    Ora nel 2023 sarebbe la volta degli anni '90, e infatti alla radio comincio a sentire ritornelli che speravo di non dover subire mai più, tipo PIIIIII PAPPA PARAPPÓ o AMBLÙ BABUDÌ BABUDÀ (io ve lo dico: ai Ciamba Uamba sbrocco), ho sentito di una reunion dei Backstreet boys giustamente passata nell'indifferenza generale (invece la reunion dei Blur... bè, potrebbe anche rivelarsi interessante). Però gli '80 continuano a tenere banco, perché?

    Perché le IP di quel decennio sono talmente tante e belle che ancora non si sono esaurite, certo, ma c'è dell'altro. Da qui in avanti è difficile procedere senza rischiare di incappare nel loop temporale: come fai a omaggiare un decennio caratterizzato dall'aver omaggiato un altro decennio?
    L'esempio più lampante è il film di Indiana Jones in questi giorni nelle sale: un film che omaggia una serie di film degli anni '80, i quali erano un omaggio ai film di avventura degli anni '50, che raccontavano storie scritte negli anni '20-30.

    Che al mercato mio padre comprò, esattamente.


    Per quanto riguarda la crisi della fantascienza: ragazzi, stiamo giocando con l'IA generativa, mentre Musk progetta auto a guida autonoma, robot umanoidi e viaggi spaziali privati. Onestamente, cosa mai può inventare un romanziere o regista che non ci ritroveremo sul desktop tra un paio di settimane?...
    (PS: è tornato il cyberpunk, che ha avuto il picco di notorietà negli anni...? '90, e chevvelodicoaffà)

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    1. Scusate l'anonimo, sono Capuleius!

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    2. Molto interessante: Happy Days però nasce degli anni '70, e come molti altri omaggi agli anni 50 di quel periodo USA è una sorta di coperta di Linus che all'epoca servì per distrarre una popolazione dalla tragica attualità (leggi guerra del Vietnam) riproponendogli una versione spesso edulcorata di quella che molti statunitensi vedevano già come la "golden age".

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    3. Molto interessante: Happy Days però nasce degli anni '70, e come molti altri omaggi agli anni 50 di quel periodo USA è una sorta di coperta di Linus che all'epoca servì per distrarre una popolazione dalla tragica attualità (leggi guerra del Vietnam) riproponendogli una versione spesso edulcorata di quella che molti statunitensi vedevano già come la "golden age".

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    4. Hai ragione: diciamo che la "nostalgia di 30 anni fa" non è una scienza esatta. L'ultimo colpo di coda dalla "50-mania" del resto è nella '90issima Beverly Hills 90210, dove lo stile del Peach Pit era tutto costruito intorno alla "banana" di Brandon e del suo amico James Dean/Fonzie/Dylan...
      Capuleius

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  32. Mi trovo in parte in disaccordo e vorrei chiarire il perchè.
    Il cinema banalmente sta diventando obsoleto: i film hanno una trama piatta basata esclusivamente sugli effetti speciali, soprattutto i grandi blockbuster, quelli indipendenti sono noiosi e sanno di già visto, i biglietti del cinema sono ultracari e tante sale in tante città hanno chiuso appiattendo ancora di più l'offerta. Io stessa sono passata dall'andarci tutti i weekend a un paio di volte l'anno (se va bene, e già da prima della pandemia). é comodo per una major continuare ad investire in un prodotto sicuro e di successo, soprattutto se si rivolge ad un pubblico overo 30-40 con soldi da spendere e ancora con l'abitudine di andare in sala.
    Questo effetto riciclo infatti non esiste nella musica, basti pensare alle nuove stelle del pop o della trap che riempiono gli stadi, a tanti 40enni faranno schifo e penseranno "eh ma dopo i Nirvana è morto tutto" e invece no, faccio un esempio a caso: nella mia cittadina di provincia poche settimane fa è venuto Rosa Chemical ed ha riempito una piazza intera di giovani sotto i 20 anni, sono la prima a cui non piace musicalmente ma bisogna ricordarci che esiste il gap generazionale: ai miei tempi i miei genitori si schifavano perchè ascoltavo i System of a Down ed i Korn, è tutto rapportabile.
    Le serie tv invece trovo che siano il nuovo sostituto del cinema, come la nuova ondata di anime: il fenomeno di costume che sono stati Demon Slayer e Tokyo Revengers non è da ignorare, basta andare vicino a un liceo durante l'uscita e vedrete un sacco di ragazzini con le giacche uguali a quella di Mickey o una maglietta con disegnato sopra Tanjiro.

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    1. infatti il cinema tutta l'estate a 3,50 la dice lunga

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  33. Secondo me si stanno già formando "micro immaginari", esattamente come già da tempo si parla di micro target. Si "rimpiangerà" in futuro, forse, anche alcuni nuovi media/piattaforme che oggi stanno concorrendo a formare questi (micro) immaginari: magari qualche canale YouTube/Twitch (Jakidale, Fois, Moccia, ecc..), qualche videogioco, ecc... la vera questione però è un'altra: è la nostalgia che sta scomparendo: di cosa si può provare mancanza se ogni cosa che abbiamo effettivamente amato è comunque rintracciabile/replicabile in qualsiasi momento, a fronte di nessun effort e alla stessa qualità? Io alcuni 45 giri che ho a casa non posso riascoltarli perché non ho più un giradischi e, no, non è vero, che si trova tutto in rete, almeno non con un effort ragionevole. Per i videogiochi lasciamo proprio perdere poi.

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  34. Posto che il mercato e noi non siamo fatti per un film che squassa in egual misura regole del filmmaking e pubblico [rispondo alle domande del post]: Dune di Villeneuve? Moon di Duncan Jones? Poi qualcuno ci prova e ci va vicino o fuori scala (sì, ho in testa proprio Nolan), ma insomma non aggiungiamo metadiscorsi da vecchi ai nostri discorsi da vecchi.

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    1. Gran bel film Moon. Ma è uscito 14 anni fa. Se oltre a Dune per trovare un film di fantascienza notevole hai dovuto citarne uno che ha quasi tre lustri, il problema evidentemente esiste, è un dato di fatto.

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  35. Buongiorno!
    Mia moglie lavora (purtroppo penso ancora per poco...) nel mondo delle multisale cinematografiche, che stanno vivendo da anni una lunga e dolorosa agonia: spesso a cena parliamo dei possibili motivi di questa crisi, e devo dire che questo tuo post mi ha dato un punto di vista che non avevo mai preso bene in considerazione. Sarebbe da approfondire assai, soprattutto da parte di chi nel mondo del cinema ha potere decisionale.
    Intanto ti ringrazio: stasera a cena farò un figurone ;-)

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  36. dal mio punto di vista (classe 1995) il primo decennio degli anni 2000 è stato qualcosa di incredibile: saghe come il Signore Degli Anelli, Harry Potter, Matrix, Pirati Dei Caraibi si sono subito imposte nell'immaginario collettivo. sono diventati dei cult amati dai giovani soprattutto. discorso a parte meritano i supereroi: è vero che sono personaggi nati negli anni 60 nei fumetti, ma il 70% del grande pubblico non sapeva neanche della loro esistenza prima di vedere i film. sono delle "novità" per il pubblico generalista. la maggior parte delle persone che hanno visto Iron Man, i Guardiani Della Galassia o Dottor Strange non conosceva le storie di questi personaggi. credo che questo spieghi il successo dell'MCU e dei film di supereroi negli ultimi venti anni. è interessante poi notare quello che hanno fatto autori come Sam Raimi su Spider-Man o Nolan su Batman, cioè prendere dei personaggi già molto conosciuti ma trasposti in modo diverso sul grande schermo rispetto alle versioni precedenti. il Batman di Nolan è molto diverso rispetto alla versione di Tim Burton dell'89, e lo Spider-Man di Raimi ovviamente è diversissimo dalla versione che mio padre vide al cinema nel 78. credo che sia questa la nuova ricetta di Hollywood emersa dagli anni 2000 in poi: prendere dei brand del passato ma cambiandoli facendo dei reboot. ed ecco quindi che abbiamo una nuova versione di Batman (the Batman 2022), un nuovo Spider-Man nell'MCU e il futuro reboot du Harry Potter come serie tv. oltre a quello che dicevi tu Doc sul revival eterno degli anni 80-90 (l'ultimo esempio è Indiana Jones 5 uscito a Giugno). per finire volevo fare una battuta dicendo che l'unico brand originale che ha avuto successo al cinema negli ultimi decenni è stato Fast and Furious, ma poi mi sono ricordato che la trama del primo Fast (2001) ricalcava praticamente quella di Point Break (1991)... XD

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  37. tra l'altro con cosa riempiranno questo vuoto?
    con i tik toker e gli influencer?
    brrrrr...

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  38. Quello che mi chiedo è se la nostra non sia l'ultima generazione che ha la possibilità economica di attingere a un immaginario. Molti di noi spendevano tutte le "paghette" e non ci bastava mai. Da adulti siamo il target di riferimento di action figures, LEGO, edizioni limitate etc. etc. Ma i nostri figli, tra stage e lavoro sottopagato, che possibilità economiche avranno? Mi sembra quindi che i proprietari delle IP stiano spremendo chi ha i soldi in mano oggi, piuttosto che pensare a chi non li avrà domani.

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  39. Hollywood è (lo è sempre stata ma in tempi moderni ancora di più) in primis un'impresa commerciale, inutile lagnarsene.
    E il fine di un'impresa commerciale è fare utile. Tanto Utile. Massimizzando i ricavi e abbattendo quanto possibile i costi.
    E da buon imprenditore commerciale anche a me verrebbe da dire: "Ma perché devo impegnare fiumi di risorse, tempo energie e denaro per fare qualcosa di nuovo, quando riutilizzando qualcosa di già conosciuto posso ricavare tanto di più come metà dell'impegno? Tanto il grosso del lavoro lo fa il titolo!"
    Aggiungiamoci pure che oggi inventarsi qualcosa di nuovo non è proprio semplice.
    Cos'e' che non abbiamo ancora visto in fondo?
    Il cinema è una forma d'arte che ha poco più di un secolo, ma che ha iniziato ad essere di massa solo nella sua seconda metà di vita.
    Noi siamo la prima vera generazione sovraesposta a cinema e TV, prima non c'era quasi nulla e quindi tutto era nuovo.
    Ora c'è qualsiasi cosa, cosa potrebbe mai stupire, soprattutto le nuove generazioni?
    I progetti ambiziosi e nuovi costano.
    E una major non spende fiumi di soldi al buio rischiando il flop, tenta strade sicure.
    Poi magari canna lo stesso eh...
    Poi se noi attuali 40-50enni siamo così ingenui da farci attirare sempre dalla solita roba, fornendo loro un solido pubblico di riferimento, beh un poco è anche colpa nostra.
    Ho visto la trilogia sequel di Star Wars e me ne sono pentito amaramente, al cinema non mi vedranno più;
    Ho visto, a casa, il nuovo Ghostubusters e non c'entra un cazzo;
    Ho visto Rambo a 3 € e pareva di vedere Mamma ho perso l'aereo;
    Ho visto i Creed (non il 3) e sono filmucoli;
    Ho visto, a casa, Top Gun e.. sì è una godibile tamarrata, seguito dell'originale tamarrata di 40 anni prima;

    Insomma non è che siano sti capolavori tutti sti revival eh..
    Forse anche noi dovremmo prendere a pedate la nostalgia e usare un poco di più il cervello quando scegliamo qualcosa da vedere
    Non ho nessuna intenzione di vedere il film di Catetere Jones;

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