Le grandi interviste dell'Antro atomico (1): il bressler Manuel "Maestro" Majoli
Primo e si spera, conoscendoti, sapendo come ti scocci facile, non ultimo appuntamento di una nuova rubrica fermamente intenzionata ad andare a chiedere il come, il perché ma soprattutto il quando a persone che hanno in qualche modo a che fare con le tematiche che i frequentatori dediti alla deboscia dell'Antro conoscono bene. Una roba pensata tutta duepuntozero modernissima, perché le domande le fa il vostro qui presente affezionatissimo, ok, ma poi, se vi va, le fate pure voi. Si parte, grazie ai buoni uffici dell'antrista Marte, dall'interessante chiacchierata con un bressler italiano della ICW con i controattributi, Manuel "Maestro" Majoli. Ora, cos'è che avete sempre sognato di sapere sul bresslinz? […]
Don't try tris at home. A meno che a casa tua, sul tuo letto, non ci sia una pheega come la Megan Fox, ma senza i temibili pollicioni mostruosi. In quel caso sei autorizzato a provarci. Vai pure
DOC: Giusto per rispetto dei luoghi comuni, iniziamo dall'inizio. Com'è cominciato tutto?
MANUEL MAJOLI: Quando avevo undici anni e mi guardavo Hogan alla tele. Eh sí, rispetto a te ero dall'altra parte della barricata... :P Poi, per fortuna o purtroppo, come diceva Gaber, si cresce. E Hogan mi è apparso in altra luce... ma questo molti anni più tardi. Prima del 2000 mi consolavo dell'assenza del wrestling coi videogiochi, e facendo incostantemente judo e greco-romana. Poi, all'università a Venezia, un compagno un giorno (ciao Giovanni) mi disse di aver visto un manifesto di una supposta "federazione" che cercava atleti. Da lì è venuto tutto.
D: Il tuo stile, l'acrobatico lucharesu delle federazioni giapponesi, tradisce la tua esperienza alla Michinoku (MPW). Come sei finito in Giappone inseguendo il tuo sogno?
M: Conobbi tramite la rete Fabio Sabbatini, residente in Giappone che all'epoca scriveva articoli su un sito dedicato al wrestling giapponese. Siccome conosceva abbastanza bene The Great Sasuke, arrangiammo la cosa e nel marzo 2003 finii lì per tre mesi. Un'esperienza indimenticabile, un ingresso in un mondo totalmente folle e incredibilmente affascinante. Ne avrei di roba da raccontare solo su quel periodo... Fu un gran salto di qualità per me e per la ICW tutta, dato che fino allora - se si esclude una puntata di altri componenti ICW in Inghilterra per apprendere le basi come si deve - le cose non le avevamo prese veramente sul serio, e anche gli allenamenti sembravano più un'accozzaglia di nerd disperati che si divertivano a provare mosse senza criterio... Col mio ritorno dal Giappone le cose cambiarono totalmente, e arrivò il metodo Tana delle Tigri. Ci scherzo ma neanche tanto: la prima cosa che mi chiesero appena arrivato là fu di fargli 500 squat. Ci riuscii... in due ore di sofferenza e con mille pause. Scoprii poi che con me ci erano andati teneri perché ero gaigino: normalmente a un trainee ne sono richiesti MILLE per passare il test d'ingresso. Più tutto l'allenamento successivo, of course. Che divenne il nostro pane quotidiano.
D: E' vero quel che si dice del wrestling giapponese, ossia che molti atleti sono particolarmente più duri di quelli occidentali? E i fan dello sport entertainment giapponesi sono folli come li descrive Mick Foley nei suoi libri?
M: Sono duri gli atleti perché sono duri I MATCH. Parecchi gaijin sono finiti in Giappone e si sono tutti più o meno adattati allo stile locale. Anzi, spesso come ben sai in Giappone ci finisce chi in America, Messico o che altro non si adatta bene allo stile che impera in madrepatria. Stan Hansen, Vader, Mike Awesome (pace all'anima sua) o anche lo stesso Foley (del quale però non ho letto alcunché, mi spiace) e il duo Guerrero-Benoit sono i primi che mi vengono in mente. Di differenze dal modo di vivere il wrestling con gli USA, il Messico o l'Europa ce ne sono tante... dato che è più vissuto come una cosa seria - se si escludono i comedy match - il pubblico sta molto più concentrato nell'azione; spesso, fatta eccezione per gli ingressi degli atleti e la loro presentazione, si assiste nelle prime fasi dei match a momenti di vero e proprio SILENZIO GENERALE. Il che è una cosa che sconcerta spesso gli stranieri, abituati al bordello più totale fin dai primi minuti... Il pubblico in Giappone non chiede i mega numeri come nelle federazioni USA più estreme. Almeno, non solo. Né chiede personaggioni e gente più larga della vita, come direbbero in USA alla WWE. O almeno non solo, anche qui. No: il pubblico chiede la RESISTENZA. Per lottare in Giappone devi avere una resistenza della madonna. Non è affatto raro vedere i match tra superstar trasformarsi in gare di resistenza in cui i contendenti addirittura si lasciano fare volontariamente le mosse - a volte persino le finisher - dall'avversario, per rialzarsi subito e rispondere con la propria... solo per vedere chi è il primo il cui fisico cede. Ricordo una memorabile sfida a colpi di CHOP tra Kenta Kobashi e Kensuke Sasaki, che trovi anche sul Tubo: basta mettere i nomi.
Dopo dieci minuti a massacrarsi vicendevolmente il petto frustandoselo a manate, e avere assunto entrambi un bel colorino viola radioattivo, Kobashi riesce ad abbattere Sasaki con l'ultima, crollandogli addosso. E infatti il pubblico va in delirio. Anche per questo è rarissimo che un wrestler giapponese abbia una finisher ben definita: di solito hanno svariate trademark più o meno potenti, con le quali finiscono indifferentemente i match. Perché spesso non ne basta una sola, di finisher, per stroncare l'avversario, ma vanno ripetute... dando la possibilità all'altro di contrattaccare e rendendo i match molto più imprevedibili rispetto alla media WWE, dove quando vedi che parte la finisher sai già che sta per finire tutto. L'unica finisher giapponese che mi venga in mente è il Burning Hammer di Kobashi (vedi sotto).
Altra cosa su cui i giapponesi mi divertono molto sono le diversità di ricezione nei confronti di certe gimmick. Quando ero lí in MPW, durante uno dei tour si unirono Michelle Star e Disco Fury della Extreme CANADIAN Championship Wrestling. All'epoca Star interpretava il classico camp gay, palpando arbitro e avversari a ogni piè sospinto durante i match (e usando la INVERTED camel clutch come finisher. Hai capito bene, ti premeva la faccia sul suo pacco...). Prima di uno show, fuori dall'arena, vidi un padre con bambino piccolo in braccio che guardava la locandina. Avrà avuto quattro anni, e chiese al padre chi fosse Michelle Star. Lui gli rispose "okama no hito". Cioè, come se noi spiegassimo a nostro figlio di quattro anni "il signor finocchio". Scoppiai a ridere, e lui mi sorrise di rimando.
Una splash di Manuel con un 450° di avvitamento, per gradire
D: Non ti sei fermato lì, però. Leggo sul tuo curriculum di esperienze negli USA e con la ROE svizzera…
M: Con la ROE fu un solo show, niente di memorabile; anzi la mia prestazione fu più che deludente, e non amo ricordarlo per questo... Negli USA ci andai per una settimana nella scuola-fed di Dory Funk Jr., dove vidi un sacco di cose interessanti - oltre a Dory Funk stesso, intendo. Il fratello Terry purtroppo non lo vidi, se vuoi chiedermi (e lo so che volevi chiedermi) di lui... :P Tra le altre cose allo show era presente The Mouth of the South... un tipo divertentissimo, e che mai si tolse gli occhiali per tutta la sera.
D: Poi la ICW, sin dall'inizio. Com'è fare il wrestler in Italia? Quali sono le dimensioni del fenomeno ICW nel nostro paese?
M: Mah, ora come ora direi ben piccole. Ai tempi del boom, circa 2004-2007, toh, facevamo migliaia di spettatori, perché bastava mettere wrestling nel cartellone che qualcuno veniva per forza, col traino che dava la WWE su Mediaset per quanto orrendamente fosse trasmessa. Ma intervennero due cose a stroncare il tutto: primo, sul boom ci si buttarono a pesce decine di profittatori, avvoltoi e cialtroni della peggior specie. Sorsero "federazioni" di wrestling praticamente ovunque in Italia, e quelle che già c'erano (ché non c'eravamo solo noi, ma come noi anche gli altri erano per lo più un'accozzaglia di fan nerd...) furono prese d'assalto dai "manager" suddetti, spolpate e lasciate al loro destino quando il boom iniziò a sgonfiarsi e, da ultimo, quando fu artificialmente e ipocritamente stroncato dopo il caso Benoit. Improvvisamente il wrestling divenne tabù su tutta la penisola. E sebbene si riescano a organizzare ormai pochi show, in quei pochi la gente viene, segno che ancora dei fan disposti a pagare per vedere il tutto ci sarebbero... Ma i cialtroni non mancano tuttora, e onestamente dispero che, anche qualora il boom tornasse (ché solitamente è ciclico, la storia si ripete...), si riesca a trovare un modo di rendere il wrestling un vero affare sul suolo italico. Anche perché già ai tempi del boom ci furono talmente tante faide e simpatiche coltellate alla schiena tra fed e fed che una eventuale collaborazione sarebbe impossibile.
Il Frankensteiner di King!
D: Hai parlato di WWE. Come vivi il wrestling da spettatore? Quali sono i tuoi wrestler e le tue federazioni di riferimento?
M: Come già ho detto, i primi tempi ci fu Hogan. Solo che tecnicamente era... diciamo... non il massimo, va' (oggi mi sento buono). E a me piacciono le mosse, detto sic et simpliciter. Durante gli anni di "black out" in televisione rivolsi la mia attenzione ai videogiochi, e giù quindi di Zangief, Big Bear, Wolf Hawkfield e compagnia, fin quando non scoprii il wrestling nipponico grazie alla rete ai tempi dell'università, nel '99. Mi si aprì un mondo. Come riferimenti ne ho avuti anche troppi... da Jinsei Shinzaki, che ebbi la fortuna di avere anche per maestro, a Tiger Mask, Hayabusa (col quale Shinzaki formò quello che ritengo il più bel tag team della storia, vedere il match dei due contro Misawa e Akiyama per credere) e soprattutto Kenta Kobashi. Che pur essendo da un anno fuori per infortunio è un mostro di bravura. Tra le donne regnano Chaparrita Asari e Manami Toyota, che sono tra le più citate anche nei videogiochi... per dire, tutti i suplex di Michelle e Julia in Tekken, nonché di Tina in DOA, li ha inventati quest'ultima*. Vedi scritto "Japanese qualcosa" nell'elenco mosse? È della Toyota, e non è l'azienda di auto. La prima invece inventò la Skytwister press, alias il moonsault avvitato. Ora lo vedi fare da cani e porci nelle federazioni indipendenti... ma lei fu la prima. Venne anche citata nell'anime di Air Master nel personaggio di Sanpagita Kai. Era praticamente uguale, dal costume alle mosse.
Altro lottatore che adoro è il pochissimo noto (in Italia...) Johnny Saint, un dio della tecnica e delle contromosse negli anni 70 in Inghilterra; ora sessantenne ma autore di alcuni degli incontri che più hanno avvicinato il wrestling all'aikido, a mio parere. Per goderseli uno deve sapere come funzionava il rasslin' in Inghilterra in quei tempi, però... ossia niente voli dal paletto, e in generale niente colpi a terra. Gran rovesciamenti in piedi e prese per cedere, insomma.
Attualmente ritengo che le fed più interessanti siano la NOAH e poche altre indipendenti... ma confesso di seguire poco la scena recente.
*potrei dirti mossa per mossa da dove vengono e chi le fa, su praticamente ogni picchiaduro. Tekken e Virtua giocano molto sul fanservice per i fan di puroresu, ma anche SF (poco) e KOF (tantissimo!) non sono da meno.
D: E già qui, chi ha orecchie per intendere (si sta parlando di voi, pecoronz. Sotto con le domande!)… Parlando di mosse, ed escludendo le follie hardcore delle federazioni più estreme, qual è la mossa che ritieni più pericolosa in assoluto? E quella del tuo repertorio più impegnativa dal punto di vista fisico?
M: Non credo ne esista una in particolare. In genere tutte quelle che ti fanno atterrare sulla testa, of course. Tra le quali citerei la Steiner Screwdriver e il Burning Hammer, finisher di Kenta Kobashi. Talmente pericolosa che in vent'anni di carriera l'ha eseguita SETTE volte, sebbene non sia stato lui a inventarla e sebbene gliel'abbiano copiata anche qui cani e porci in ogni indy americana.
Eccola! Santocielomammamiaaaaahhh!
Se parliamo di mosse pericolose per l'esecutore, ovviamente tutti i voli più acrobatici. Più giri e rotazioni multiple si fanno più pericolosa è la mossa, semplice. E in particolare se le fai springboard anziché da ben fermo sulla terza corda: la velocità riduce il controllo, com'è noto. Tecnicamente non esiste mossa inarrivabile: dipende dalla volontà che ha uno di farla... e dalle circostanze. Se mi mettessero in un match contro Yokozuna, per dire, sarei scemo a provare a sollevarlo... :P
D: Il momento più alto secondo te raggiunto dal wrestling nella sua storia?
Troppi per contarli. Di solito sono quelli che abbiamo vissuto in prima persona... Personalmente rammento di un momento in cui mi sono sentito veramente fiero del wrestling per via indiretta, e la mia stima per una persona mai conosciuta raggiunse vertici che non ritenevo possibili. Fu quando il defunto (sul ring...) Tetsuo "Ted" Tanabe, arbitro della Michinoku, mi confidò di avere a suo tempo accompagnato più volte il parimenti defunto André René Roussimoff, altrimenti noto come André the Giant, presso degli orfanotrofi. Ai quali André DONAVA PACCATE DI SOLDI SOTTO FALSO NOME. Naoto Date, vatti a nascondere.
Poi si può anche dubitare della parola di Tanabe, certo... ma motivi per mentirmi non ne aveva, né gliene si può chiedere conto ora.
E con questo struggente ricordo del gigante buono si chiude la prima parte. Si diceva: le domande per la seconda ce le dovete mettere voi (dovete = DOVETE). Rispondendo con un commento a questo post o affidando il domandismo a un'email (l'indirizzo è là da qualche parte nella colonna di destra), come più vi aggrada. Alla fine della prossima settimana, chi vi parla raccoglierà il tutto e lo sottoporrà all'attenzione del gentilissimo Manuel. Chi non partecipa non è figlio di Maria ma, al massimo, di una che si chiama Luigia. E Tony Fusaro non gli vuole bene.
Un grande grazie a Manuel, nel frattempo, e uno pure a Marte, via.
Don't try tris at home. A meno che a casa tua, sul tuo letto, non ci sia una pheega come la Megan Fox, ma senza i temibili pollicioni mostruosi. In quel caso sei autorizzato a provarci. Vai pure
DOC: Giusto per rispetto dei luoghi comuni, iniziamo dall'inizio. Com'è cominciato tutto?
MANUEL MAJOLI: Quando avevo undici anni e mi guardavo Hogan alla tele. Eh sí, rispetto a te ero dall'altra parte della barricata... :P Poi, per fortuna o purtroppo, come diceva Gaber, si cresce. E Hogan mi è apparso in altra luce... ma questo molti anni più tardi. Prima del 2000 mi consolavo dell'assenza del wrestling coi videogiochi, e facendo incostantemente judo e greco-romana. Poi, all'università a Venezia, un compagno un giorno (ciao Giovanni) mi disse di aver visto un manifesto di una supposta "federazione" che cercava atleti. Da lì è venuto tutto.
D: Il tuo stile, l'acrobatico lucharesu delle federazioni giapponesi, tradisce la tua esperienza alla Michinoku (MPW). Come sei finito in Giappone inseguendo il tuo sogno?
M: Conobbi tramite la rete Fabio Sabbatini, residente in Giappone che all'epoca scriveva articoli su un sito dedicato al wrestling giapponese. Siccome conosceva abbastanza bene The Great Sasuke, arrangiammo la cosa e nel marzo 2003 finii lì per tre mesi. Un'esperienza indimenticabile, un ingresso in un mondo totalmente folle e incredibilmente affascinante. Ne avrei di roba da raccontare solo su quel periodo... Fu un gran salto di qualità per me e per la ICW tutta, dato che fino allora - se si esclude una puntata di altri componenti ICW in Inghilterra per apprendere le basi come si deve - le cose non le avevamo prese veramente sul serio, e anche gli allenamenti sembravano più un'accozzaglia di nerd disperati che si divertivano a provare mosse senza criterio... Col mio ritorno dal Giappone le cose cambiarono totalmente, e arrivò il metodo Tana delle Tigri. Ci scherzo ma neanche tanto: la prima cosa che mi chiesero appena arrivato là fu di fargli 500 squat. Ci riuscii... in due ore di sofferenza e con mille pause. Scoprii poi che con me ci erano andati teneri perché ero gaigino: normalmente a un trainee ne sono richiesti MILLE per passare il test d'ingresso. Più tutto l'allenamento successivo, of course. Che divenne il nostro pane quotidiano.
D: E' vero quel che si dice del wrestling giapponese, ossia che molti atleti sono particolarmente più duri di quelli occidentali? E i fan dello sport entertainment giapponesi sono folli come li descrive Mick Foley nei suoi libri?
M: Sono duri gli atleti perché sono duri I MATCH. Parecchi gaijin sono finiti in Giappone e si sono tutti più o meno adattati allo stile locale. Anzi, spesso come ben sai in Giappone ci finisce chi in America, Messico o che altro non si adatta bene allo stile che impera in madrepatria. Stan Hansen, Vader, Mike Awesome (pace all'anima sua) o anche lo stesso Foley (del quale però non ho letto alcunché, mi spiace) e il duo Guerrero-Benoit sono i primi che mi vengono in mente. Di differenze dal modo di vivere il wrestling con gli USA, il Messico o l'Europa ce ne sono tante... dato che è più vissuto come una cosa seria - se si escludono i comedy match - il pubblico sta molto più concentrato nell'azione; spesso, fatta eccezione per gli ingressi degli atleti e la loro presentazione, si assiste nelle prime fasi dei match a momenti di vero e proprio SILENZIO GENERALE. Il che è una cosa che sconcerta spesso gli stranieri, abituati al bordello più totale fin dai primi minuti... Il pubblico in Giappone non chiede i mega numeri come nelle federazioni USA più estreme. Almeno, non solo. Né chiede personaggioni e gente più larga della vita, come direbbero in USA alla WWE. O almeno non solo, anche qui. No: il pubblico chiede la RESISTENZA. Per lottare in Giappone devi avere una resistenza della madonna. Non è affatto raro vedere i match tra superstar trasformarsi in gare di resistenza in cui i contendenti addirittura si lasciano fare volontariamente le mosse - a volte persino le finisher - dall'avversario, per rialzarsi subito e rispondere con la propria... solo per vedere chi è il primo il cui fisico cede. Ricordo una memorabile sfida a colpi di CHOP tra Kenta Kobashi e Kensuke Sasaki, che trovi anche sul Tubo: basta mettere i nomi.
Dopo dieci minuti a massacrarsi vicendevolmente il petto frustandoselo a manate, e avere assunto entrambi un bel colorino viola radioattivo, Kobashi riesce ad abbattere Sasaki con l'ultima, crollandogli addosso. E infatti il pubblico va in delirio. Anche per questo è rarissimo che un wrestler giapponese abbia una finisher ben definita: di solito hanno svariate trademark più o meno potenti, con le quali finiscono indifferentemente i match. Perché spesso non ne basta una sola, di finisher, per stroncare l'avversario, ma vanno ripetute... dando la possibilità all'altro di contrattaccare e rendendo i match molto più imprevedibili rispetto alla media WWE, dove quando vedi che parte la finisher sai già che sta per finire tutto. L'unica finisher giapponese che mi venga in mente è il Burning Hammer di Kobashi (vedi sotto).
Altra cosa su cui i giapponesi mi divertono molto sono le diversità di ricezione nei confronti di certe gimmick. Quando ero lí in MPW, durante uno dei tour si unirono Michelle Star e Disco Fury della Extreme CANADIAN Championship Wrestling. All'epoca Star interpretava il classico camp gay, palpando arbitro e avversari a ogni piè sospinto durante i match (e usando la INVERTED camel clutch come finisher. Hai capito bene, ti premeva la faccia sul suo pacco...). Prima di uno show, fuori dall'arena, vidi un padre con bambino piccolo in braccio che guardava la locandina. Avrà avuto quattro anni, e chiese al padre chi fosse Michelle Star. Lui gli rispose "okama no hito". Cioè, come se noi spiegassimo a nostro figlio di quattro anni "il signor finocchio". Scoppiai a ridere, e lui mi sorrise di rimando.
Una splash di Manuel con un 450° di avvitamento, per gradire
D: Non ti sei fermato lì, però. Leggo sul tuo curriculum di esperienze negli USA e con la ROE svizzera…
M: Con la ROE fu un solo show, niente di memorabile; anzi la mia prestazione fu più che deludente, e non amo ricordarlo per questo... Negli USA ci andai per una settimana nella scuola-fed di Dory Funk Jr., dove vidi un sacco di cose interessanti - oltre a Dory Funk stesso, intendo. Il fratello Terry purtroppo non lo vidi, se vuoi chiedermi (e lo so che volevi chiedermi) di lui... :P Tra le altre cose allo show era presente The Mouth of the South... un tipo divertentissimo, e che mai si tolse gli occhiali per tutta la sera.
D: Poi la ICW, sin dall'inizio. Com'è fare il wrestler in Italia? Quali sono le dimensioni del fenomeno ICW nel nostro paese?
M: Mah, ora come ora direi ben piccole. Ai tempi del boom, circa 2004-2007, toh, facevamo migliaia di spettatori, perché bastava mettere wrestling nel cartellone che qualcuno veniva per forza, col traino che dava la WWE su Mediaset per quanto orrendamente fosse trasmessa. Ma intervennero due cose a stroncare il tutto: primo, sul boom ci si buttarono a pesce decine di profittatori, avvoltoi e cialtroni della peggior specie. Sorsero "federazioni" di wrestling praticamente ovunque in Italia, e quelle che già c'erano (ché non c'eravamo solo noi, ma come noi anche gli altri erano per lo più un'accozzaglia di fan nerd...) furono prese d'assalto dai "manager" suddetti, spolpate e lasciate al loro destino quando il boom iniziò a sgonfiarsi e, da ultimo, quando fu artificialmente e ipocritamente stroncato dopo il caso Benoit. Improvvisamente il wrestling divenne tabù su tutta la penisola. E sebbene si riescano a organizzare ormai pochi show, in quei pochi la gente viene, segno che ancora dei fan disposti a pagare per vedere il tutto ci sarebbero... Ma i cialtroni non mancano tuttora, e onestamente dispero che, anche qualora il boom tornasse (ché solitamente è ciclico, la storia si ripete...), si riesca a trovare un modo di rendere il wrestling un vero affare sul suolo italico. Anche perché già ai tempi del boom ci furono talmente tante faide e simpatiche coltellate alla schiena tra fed e fed che una eventuale collaborazione sarebbe impossibile.
Il Frankensteiner di King!
D: Hai parlato di WWE. Come vivi il wrestling da spettatore? Quali sono i tuoi wrestler e le tue federazioni di riferimento?
M: Come già ho detto, i primi tempi ci fu Hogan. Solo che tecnicamente era... diciamo... non il massimo, va' (oggi mi sento buono). E a me piacciono le mosse, detto sic et simpliciter. Durante gli anni di "black out" in televisione rivolsi la mia attenzione ai videogiochi, e giù quindi di Zangief, Big Bear, Wolf Hawkfield e compagnia, fin quando non scoprii il wrestling nipponico grazie alla rete ai tempi dell'università, nel '99. Mi si aprì un mondo. Come riferimenti ne ho avuti anche troppi... da Jinsei Shinzaki, che ebbi la fortuna di avere anche per maestro, a Tiger Mask, Hayabusa (col quale Shinzaki formò quello che ritengo il più bel tag team della storia, vedere il match dei due contro Misawa e Akiyama per credere) e soprattutto Kenta Kobashi. Che pur essendo da un anno fuori per infortunio è un mostro di bravura. Tra le donne regnano Chaparrita Asari e Manami Toyota, che sono tra le più citate anche nei videogiochi... per dire, tutti i suplex di Michelle e Julia in Tekken, nonché di Tina in DOA, li ha inventati quest'ultima*. Vedi scritto "Japanese qualcosa" nell'elenco mosse? È della Toyota, e non è l'azienda di auto. La prima invece inventò la Skytwister press, alias il moonsault avvitato. Ora lo vedi fare da cani e porci nelle federazioni indipendenti... ma lei fu la prima. Venne anche citata nell'anime di Air Master nel personaggio di Sanpagita Kai. Era praticamente uguale, dal costume alle mosse.
Altro lottatore che adoro è il pochissimo noto (in Italia...) Johnny Saint, un dio della tecnica e delle contromosse negli anni 70 in Inghilterra; ora sessantenne ma autore di alcuni degli incontri che più hanno avvicinato il wrestling all'aikido, a mio parere. Per goderseli uno deve sapere come funzionava il rasslin' in Inghilterra in quei tempi, però... ossia niente voli dal paletto, e in generale niente colpi a terra. Gran rovesciamenti in piedi e prese per cedere, insomma.
Attualmente ritengo che le fed più interessanti siano la NOAH e poche altre indipendenti... ma confesso di seguire poco la scena recente.
*potrei dirti mossa per mossa da dove vengono e chi le fa, su praticamente ogni picchiaduro. Tekken e Virtua giocano molto sul fanservice per i fan di puroresu, ma anche SF (poco) e KOF (tantissimo!) non sono da meno.
D: E già qui, chi ha orecchie per intendere (si sta parlando di voi, pecoronz. Sotto con le domande!)… Parlando di mosse, ed escludendo le follie hardcore delle federazioni più estreme, qual è la mossa che ritieni più pericolosa in assoluto? E quella del tuo repertorio più impegnativa dal punto di vista fisico?
M: Non credo ne esista una in particolare. In genere tutte quelle che ti fanno atterrare sulla testa, of course. Tra le quali citerei la Steiner Screwdriver e il Burning Hammer, finisher di Kenta Kobashi. Talmente pericolosa che in vent'anni di carriera l'ha eseguita SETTE volte, sebbene non sia stato lui a inventarla e sebbene gliel'abbiano copiata anche qui cani e porci in ogni indy americana.
Eccola! Santocielomammamiaaaaahhh!
Se parliamo di mosse pericolose per l'esecutore, ovviamente tutti i voli più acrobatici. Più giri e rotazioni multiple si fanno più pericolosa è la mossa, semplice. E in particolare se le fai springboard anziché da ben fermo sulla terza corda: la velocità riduce il controllo, com'è noto. Tecnicamente non esiste mossa inarrivabile: dipende dalla volontà che ha uno di farla... e dalle circostanze. Se mi mettessero in un match contro Yokozuna, per dire, sarei scemo a provare a sollevarlo... :P
D: Il momento più alto secondo te raggiunto dal wrestling nella sua storia?
Troppi per contarli. Di solito sono quelli che abbiamo vissuto in prima persona... Personalmente rammento di un momento in cui mi sono sentito veramente fiero del wrestling per via indiretta, e la mia stima per una persona mai conosciuta raggiunse vertici che non ritenevo possibili. Fu quando il defunto (sul ring...) Tetsuo "Ted" Tanabe, arbitro della Michinoku, mi confidò di avere a suo tempo accompagnato più volte il parimenti defunto André René Roussimoff, altrimenti noto come André the Giant, presso degli orfanotrofi. Ai quali André DONAVA PACCATE DI SOLDI SOTTO FALSO NOME. Naoto Date, vatti a nascondere.
Poi si può anche dubitare della parola di Tanabe, certo... ma motivi per mentirmi non ne aveva, né gliene si può chiedere conto ora.
E con questo struggente ricordo del gigante buono si chiude la prima parte. Si diceva: le domande per la seconda ce le dovete mettere voi (dovete = DOVETE). Rispondendo con un commento a questo post o affidando il domandismo a un'email (l'indirizzo è là da qualche parte nella colonna di destra), come più vi aggrada. Alla fine della prossima settimana, chi vi parla raccoglierà il tutto e lo sottoporrà all'attenzione del gentilissimo Manuel. Chi non partecipa non è figlio di Maria ma, al massimo, di una che si chiama Luigia. E Tony Fusaro non gli vuole bene.
Un grande grazie a Manuel, nel frattempo, e uno pure a Marte, via.
Bellerrima intervista, ne approfitto per una domanda. In una scala da 1 a imbecilletotale questo qui dove si piazza ?
RispondiEliminahttp://www.break.com/index/wrestler-completely-misses-swanton-1972591
Gran bella idea! Io vorrei chiedere a Manuel come si fa a non rompere le costole all'avversario tuffandoglisi addosso da due metri d'altezza. E poi quale sia il suo bressler giapponese preferito.
RispondiEliminaOh, che bello leggere questo post! :)
RispondiElimina;)
RispondiEliminama nel wrestling Giapponese si picchiano (quasi) per davvero o è come quello WWE dove fanno fintissima?
RispondiEliminaAnonimo, se vuoi fare una domanda, datti un nome, altrimenti ciccia (devo decidermi a bloccare i commenti anonimi, un giorno o l'altro)
RispondiEliminaUna nota di colore decisamente autoreferenziale che però è degna di essere menzionata.
RispondiEliminaTra i link ai post che "ti potrebbero anche interessare" m'è testè comparso: "Amici, nemici, semplici conoscenti." che, guardacaso, è praticamente quasi una citazione pedissequa di uno dei motti di Manuel che un tempo campeggiava sulla sua scheda in ICW...
Alle volte anche i bit, nella loro confusa randomicità, portano rispetto, per dire!!! :D
gran bella intervista, complimenti a tutti e due!
RispondiEliminanon ho mai seguito troppo il wrestling, giusto ai tempi di hogan e adesso qualcosina su sky, riallaciandomi ai picchiaduro e specialmente a virtua fighter, la mia serie picchia preferita, i due wrestler mi sembrano -almeno esteticamente- troppo occidentali, come mai non ne hanno inserito uno in tutto e per tutto giapponese? un mingherlino senza tatuaggi col costume a mutanda nero alla inoki e dire che virtua fighter è quasi uno sport nazionale in giappone, nel 3 c'era addirittura un lottatore di sumo.
wrestler di origine giapponese nei picchiaduro più famosi non ne ricordo neanche uno, come mai? secondo me come rocchi sono stati scartati perchè hanno la tecnica ma non il phisique du role per giocare in una grande squadra...
Posto qui: ma non dici nulla sulla raccolta della gazzetta-del-solo-calcio [ex sport], che dovrebbe partire oggi, sul bresslinz anni 90?
RispondiEliminaContavo di farlo asap, marco, visto che dovrei passare oggi a prendere in edicola il primo dvd con l'inutile Hogan. Grazie comunque per la segnalazione
RispondiEliminaComplimenti per l'iniziativa. Bravi.
RispondiEliminadomanda per Manuel: ti mai capitato di aver giocato sporco in qualche incontro? cioè di aver menato per far male il collega che avevi di fronte perché ti stava sulle pelotas o perché non s'era fatto il bidet prima di salire sul ring...e in caso negativo ti è capitato di assistere a qualcosa del genere? Grazie
bell'intervista,complimenti ad entrambi! c'è tutto: il burninghammer, la chapparita, naoto date e gli orfani!
RispondiEliminaDomanda a Sensei Majoli: vedremo mai la gimmick dell'uomo pigro?