Dieci personaggi a fumetti dimenticati degli anni 80
Tra i super-eroi Corno e Alan Ford, in mezzo agli Storia del West e a Topolino, Tex e Zagor, subito dietro agli ultimi Tiramolla e Geppo e ai primi dailandòg e martinmistèr, giace un'intera generazione di personaggi a fumetti dimenticati. Erano i protagonisti di pubblicità a vignette, il vostro surrogato postmoderno del benedetto Carosello, erano giocattoli fotoromanzati, erano testate frutto dei tempi (di merda), erano eroi che di eroico non avevano proprio una cippa. Erano dieci, eran giovani e forti, e sono mortificati. Hanno lasciato poche tracce del loro passaggio, ma un tempo erano qui. Andiamo a conoscerli. [...]
La morale è sempre quella, e vattela a comprare una Girella Motta. Non fare il pezzente. Va bene che già ti fai chiamare il Golosastro, ma rimediare sempre queste figure dimmerda non ti giova certamente all'immagine. Eccheccacchio.
Ci può essere qualcosa di più fuorviante per un ragazzino di dieci anni che leggere di questo testimonial dei Pencil Pops che si fa chiamare Agente Chups e lavora a Chupa City? Tanto più se poi il fischietto una volta su due, quando te l'andavi a comprare, non funzionava?
Gran Dixan, quel gran cazzaro di Gran Dixan, come lo definisce giustamente il sito nijirain.com, da cui vengono tutte queste belle immagini. Un super-eroe con l'incredibile potere di guidare un'auto tamarra e andare a molestare belle signore con la solita, trita scusa del fustino. Finale a sorpresa: il ragazzino voleva la bici, e invece di mettersi da parte i soldi come tutti i cristiani, si è andato a comprare un fustino di Dixan sperando che Gran Dixan capitasse proprio a casa loro. Pensa che botta di culo.
Il Giornalino Più era un giornalino bellissimo, perché oltre alle storie a fumetti ci stava ogni volta un gadget, cioé un gioco. Ma dopo che avevi finito di montare e distruggere il gadget (sempre il gioco, non l'ispettore), potevi leggere le storie dei Masters, degli Acchiappafantasmi, di un leone ridicolo e anche dell'Ispettore Bobop. Che le dovevi risolvere tipo quelle della settimana enigmistica, però disegnate meglio. L'ispettore Bobop ti stava simpatico, anche se aveva l'aspetto di un grande pene giallo.
Quella di Zum è la triste storia di un delfino sfruttato da due ragazzini e dal loro perfido nonno barbuto per trovare tesori e svolgere altri lavori umilianti. Mettici pure che i ragazzini, accecati dalle loro esigenze pubblicitarie, lasciavano le tavolette di Galak un po' ovunque, anche in fondo al mare, fottendosene dell'impatto ambientale. E che eri quasi certo che il nonno dei ragazzini e il Capitano Findus fossero la stessa persona.
Big Jim avrà pure avuto dei mezzi fighissimi (la moto con le mitragliatrici, l'elicottero etc.), ma in compenso vantava nemici ridicoli e storie a fumetti terrificanti, che imperversavano all'epoca sulle pagine di Topolino. Da notare, oltre a quegli odiosi doppi punti esclamativi, la fiera resistenza dei membri della Condor Force: il capo dei cattivi chiede come abbia fatto Big Jim a scoprirlo, quindi si consegna alle forze del bene senza nemmeno combattere. Il vigliacco. Semplicemente agghiacciante la battuta finale di Big Jim.
Non se li ricordano in molti, ma anche i Masters, oltre ai fumettini presenti nelle confezioni, avevano i loro bravi fotoromanzi. La scelta delle inquadrature rispecchia la migliore tradizione di Bolero e Grand Hotel, i testi ci parlano invece di un "Infame Skeletor" che ci piacciono gli scherzi.
Una pagina veramente triste di quegli anni senza vergogna. Un giornalino dedicato alla moda degli abiti firmati e del fast-food, che ha trasformato un'intera generazione in quarantenni obesi con un monclair nell'armadio. Iscritti tra rubriche di grande attualità come il "coca cola look" e le "swattate da Roma", fumetti disegnati malissimo in cui la gente vestita bene umiliava quelli con i jeans della pompa o veniva alle mani con punk e metallari. Si usciva dalla politica e dal piombo degli anni settanta, e i ragazzi avevano voglia di attaccarsi al niente, alle cazzate, di fare del consumismo feroce e delle vasche in sella a una Zündapp 175 una ragione di vita: una casa editrice che fino a quel momento aveva saturato le pareti interne delle edicole di pornazzi, aveva esattamente la bibbia che faceva al caso loro.
Ah, i Ronfi. Una famiglia di animaletti tutti uguali, creduloni e parecchio stupidi, o più semplicemente una severa satira ante litteram dei futuri Silvio believers? Vallo a sapere.
E chiudiamo con il punto più alto raggiunto dalla comunicazione del Mulino Bianco. Le avventure del piccolo mugnaio (piccolo = nano ai confini dell'invisibilità), innamorato di una contadina tamarra con le trecce e la faccia da zoccola di nome Clementina. Che non se lo caga di striscio. Subito dopo, la nota marca di brioscine sarebbe caduta in ostaggio di famiglie felici e siglette ciulate alla colonna sonora del Gladiatore, avviluppandosi in un loop infinito di pubblicità tutte uguali di cui non frega più niente a nessuno.
La morale è sempre quella, e vattela a comprare una Girella Motta. Non fare il pezzente. Va bene che già ti fai chiamare il Golosastro, ma rimediare sempre queste figure dimmerda non ti giova certamente all'immagine. Eccheccacchio.
Ci può essere qualcosa di più fuorviante per un ragazzino di dieci anni che leggere di questo testimonial dei Pencil Pops che si fa chiamare Agente Chups e lavora a Chupa City? Tanto più se poi il fischietto una volta su due, quando te l'andavi a comprare, non funzionava?
Gran Dixan, quel gran cazzaro di Gran Dixan, come lo definisce giustamente il sito nijirain.com, da cui vengono tutte queste belle immagini. Un super-eroe con l'incredibile potere di guidare un'auto tamarra e andare a molestare belle signore con la solita, trita scusa del fustino. Finale a sorpresa: il ragazzino voleva la bici, e invece di mettersi da parte i soldi come tutti i cristiani, si è andato a comprare un fustino di Dixan sperando che Gran Dixan capitasse proprio a casa loro. Pensa che botta di culo.
Il Giornalino Più era un giornalino bellissimo, perché oltre alle storie a fumetti ci stava ogni volta un gadget, cioé un gioco. Ma dopo che avevi finito di montare e distruggere il gadget (sempre il gioco, non l'ispettore), potevi leggere le storie dei Masters, degli Acchiappafantasmi, di un leone ridicolo e anche dell'Ispettore Bobop. Che le dovevi risolvere tipo quelle della settimana enigmistica, però disegnate meglio. L'ispettore Bobop ti stava simpatico, anche se aveva l'aspetto di un grande pene giallo.
Quella di Zum è la triste storia di un delfino sfruttato da due ragazzini e dal loro perfido nonno barbuto per trovare tesori e svolgere altri lavori umilianti. Mettici pure che i ragazzini, accecati dalle loro esigenze pubblicitarie, lasciavano le tavolette di Galak un po' ovunque, anche in fondo al mare, fottendosene dell'impatto ambientale. E che eri quasi certo che il nonno dei ragazzini e il Capitano Findus fossero la stessa persona.
Big Jim avrà pure avuto dei mezzi fighissimi (la moto con le mitragliatrici, l'elicottero etc.), ma in compenso vantava nemici ridicoli e storie a fumetti terrificanti, che imperversavano all'epoca sulle pagine di Topolino. Da notare, oltre a quegli odiosi doppi punti esclamativi, la fiera resistenza dei membri della Condor Force: il capo dei cattivi chiede come abbia fatto Big Jim a scoprirlo, quindi si consegna alle forze del bene senza nemmeno combattere. Il vigliacco. Semplicemente agghiacciante la battuta finale di Big Jim.
Non se li ricordano in molti, ma anche i Masters, oltre ai fumettini presenti nelle confezioni, avevano i loro bravi fotoromanzi. La scelta delle inquadrature rispecchia la migliore tradizione di Bolero e Grand Hotel, i testi ci parlano invece di un "Infame Skeletor" che ci piacciono gli scherzi.
Una pagina veramente triste di quegli anni senza vergogna. Un giornalino dedicato alla moda degli abiti firmati e del fast-food, che ha trasformato un'intera generazione in quarantenni obesi con un monclair nell'armadio. Iscritti tra rubriche di grande attualità come il "coca cola look" e le "swattate da Roma", fumetti disegnati malissimo in cui la gente vestita bene umiliava quelli con i jeans della pompa o veniva alle mani con punk e metallari. Si usciva dalla politica e dal piombo degli anni settanta, e i ragazzi avevano voglia di attaccarsi al niente, alle cazzate, di fare del consumismo feroce e delle vasche in sella a una Zündapp 175 una ragione di vita: una casa editrice che fino a quel momento aveva saturato le pareti interne delle edicole di pornazzi, aveva esattamente la bibbia che faceva al caso loro.
Ah, i Ronfi. Una famiglia di animaletti tutti uguali, creduloni e parecchio stupidi, o più semplicemente una severa satira ante litteram dei futuri Silvio believers? Vallo a sapere.
E chiudiamo con il punto più alto raggiunto dalla comunicazione del Mulino Bianco. Le avventure del piccolo mugnaio (piccolo = nano ai confini dell'invisibilità), innamorato di una contadina tamarra con le trecce e la faccia da zoccola di nome Clementina. Che non se lo caga di striscio. Subito dopo, la nota marca di brioscine sarebbe caduta in ostaggio di famiglie felici e siglette ciulate alla colonna sonora del Gladiatore, avviluppandosi in un loop infinito di pubblicità tutte uguali di cui non frega più niente a nessuno.
Cazzo Doctor, mi hai fatto fare un bel viaggio! Quasi quasi me ne faccio un altro in manicomio. I miei preferiti, i Ronfi, mi facevano impazzire con quei loro occhi stralunati.
RispondiEliminaIl giornalino Più, l'avevo rimosso, ma a pensarci bene era una figata!
Bravo, bene.
Bis!
Peccato solo che del Giornalino Più si sia persa ogni traccia. Lo trovo estremamente ingiusto.
RispondiEliminaMamma mia, il Paninaro! Che ricordo davvero terribile (anche se non me ne perdevo un numero, ehm)
RispondiEliminaPotrei dirti, amico Michele, che Il Paninaro della Edifumetto era un po' il guilty pleasure degli anni 80. Ma potrei anche dirti di vergognarti e toglierti il saluto. Ed è proprio quello che farò.
RispondiEliminahttp://www.slipperypond.co.uk/archivi/post311
RispondiEliminaa proposito del paninaro imbarazzante
Grazie per il link, fabrizio, e benvenuto a bordo
RispondiEliminaNon possomi capacitare di come lo Slurp di Carlo Peroni non trovi posto in codesta classifica...
RispondiEliminaPencil Pops: non è mai stato risolto il problema di quando occorreva fischiare dopo aver mangiato...
RispondiEliminaIl giornalino Più. A me faceva impazzire Pistillo. Perché sembrava proprio disegnato da un giapponese emigrato. Forse lo era.
RispondiEliminadoctor, ma su Piú non c'era anche un personaggio "a tipo Leone umanizzato"?!
RispondiEliminaSto cercando da mesi dei numeri di Più per gettare un po' di luce sulla faccenda... :(
RispondiEliminaProprio oggi sfogliavo un vecchio Topolino di my bro e mi chiedevo se il piccolo mugnaio sia riuscito a farsi vedere da Clementina alla fine...
RispondiEliminaHo sempre pensato che Più fosse una versione italia del francese Pif, che difatti per un periodo si era chiamato Pif-Gadget perchè con la rivista davano un gadget.
RispondiEliminaDa ricordi vaghissimi delle elementari mi pare di ricordare che vi pubblicassero pure I Pionieri del Nuovo Mondo disegnato da Font!
Mi sono sempre chiesto:
RispondiElimina- che succede se il Pencil Pops multiuso te lo sei sgranocchiato prima di finire nei guai e doverlo usare come fischietto? A parte lo "sfamarsi" con lo zucchero... Potrei capire se fosse stato di marzapane...
- le storie del Mugnaio Bianco e Clementina le ho sempre trovate terminanti con un "Continua"... E' mai stato realizzato l'episodio finale?
Doc rileggevo questo post... Quando avrò un po' di tempo ti mando scan di qualche numero di PIÙ... Ho conservate intere annnate! E anche del CORRIERE DEI PICCOLI!
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