So long, Ken

C'era d'aspettarselo. Non potevano mica lasciarlo andare avanti così, il pover'uomo. Ken Kutaragi, l'omino giappo che i giornali, per amor di sintesi e di metafore parentali chiamano sempre il "papà di PlayStation", ha mollato. Niente più funzioni esecutive in Sony, ma uno di quei titoli onorari che non contano un cazzo e che le corporation ti appioppano giusto per far vedere che sono organizzazioni umane anch'esse, in fondo. Un po' come l'amico Stan Lee con la Marvel, insomma, ma senza le comparsate ridicole nei film dei super-eroi. Chi - si chiede attonita la categoria dei divoratori di tartine e scucitori di consumazioni ai party, la sempre gggiovane stampa videoludica dall'abbigliamento perennemente improponibile - potrà ora prenderne il posto nelle inimitabili conferenze Sony? Chi riuscirà a far abbioccare anche il più integralista dei sonari in platea con minchiate sul futuro governato dal Cell, su Pleistéscio 6 e 7 che faranno anche l'oroscopo, sulla marmotta che incartava la cioccolata negli stabilimenti Sony austriaci, and so on? Stringer, Hirai? Naaa. Uno che di nome fa Kaz ci tiene ad essere come minimo spigliato e brillante nei suoi discorsi. Domo arigatoo, Kutaragi-San: se mai le venisse in mente di creare una newsletter per diffondere le sue (vagamente lisergiche) visioni, io ci sono, eh?

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