L'ultimo Big Jim: le avventure del Global Command
Non hai mai avuto un giocattolo di Big Jim. Il che, attenzione, non vuole dire che non ci hai mai giocato. Nei primi anni 80, pressoché chiunque tu conoscessi aveva dei Big Jim e soprattutto i fantastici veicoli di Big Jim. L'Europa, Italia inclusa, è stata del resto l'ultimo feudo per Jim, prima della chiusura della linea. Un canto del cigno che aveva le fattezze fantascientifiche della serie Global Command. Una serie che a metà anni 80 era ovunque, persino nei mangianastri [...]
La Mattel aveva creato Big Jim nel 1972, essenzialmente come un clone leggermente più basso dei primi G.I. Joe, alto 10 pollici (25 cm) anziché 12. Per anni, Big Jim era stata la controparte maschile dei giocattoli di Barbie, con cui si ritrovava a condividere alcuni giocattoli - come la Corvette, il camper o la base operativa - semplicemente colorati e agghindati con adesivi diversi. L'idea di base era peraltro identica: venivano venduti a parte i vestiti alternativi e Jim faceva come Barbie mille mestieri, dal calciatore allo scalatore.
A fine anni 70, però, il mercato USA guardava ormai altrove. Le figure di piccolo formato di Star Wars della Kenner avevano cambiato le regole del gioco. Per seguire i gusti irrequieti dei ragazzi dell'epoca, Big Jim aveva nel frattempo già cambiato più volte faccia. Nel '75, per cavalcare la moda di film e serie su spionaggio, era nata la linea P.A.C.K., una roba alla Mission Impossible con il character design e gli art del packaging firmati dal Re in persona, Jack Kirby.
Poi era stata la volta di Big Jim 004 e di varie sottolinee tematiche, spesso rivolte al solo mercato europeo, dove Big Jim continuava a vendere. Il west e i pirati, Tarzan e Sandokan, Capitan Futuro e lo zio Zeb di Alla conquista del West, la fantascienza vintage di Capitan Laser.
L'ultima spiaggia fu, solo per l'Europa, la linea Global Command, che tra il 1985 e il 1986, dicevamo, era ovunque.
La linea Global Command riproponeva lo scontro tra Big Jim e il Professor Obb in chiave tutta sci-fi. I pupazzi armati del loro classico "colpo di karate" erano ora i membri di due fazioni dall'armamentario hi-tech che si davano battaglia sulle pagine di ogni pubblicazione per l'infanzia.
Topolino, Più e poi Masters e il Team dell'Avventura diedero grande spazio alla linea, spinta dalla sede italiana di Mattel con ogni mezzo. Incluse le storie illustrate, i fumetti veri e propri e due cassette con le avventure audio delle Global Command.
La prima venne allegata al numero 1556 di Topolino, nel 1985: su un lato c'era "La sfida dei supercriminali", sull'altro una storia di Iridella. In un secondo nastro, a inizio '86 (ottenibile inviando un tagliando che si trovava su Topolino), c'era invece "Allarme dal sommergibile atomico", e sull'altra faccia un'avventura dei Masters of the Universe. Ovvero l'altro brand della linea ragazzi che, in casa Mattel, aveva già sepolto negli USA il buon Jim, i suoi completini e il suo colpo di karate. Questa seconda cassetta venne allegata anche al primo numero di Masters e il Team dell'Avventura.
Così come sarebbe avvenuto poco dopo anche con He-Man e i Masters, l'intero mercato europeo era però sfasato di qualche anno e qui continuavano a tirare IP che in patria erano già crollate.
Ma quali erano personaggi, veicoli e playset della linea Global Command?
Il trio di eroi della Global Command era composto da Big Jim Commander, Dr. Alec e Astros. Il primo sembrava pronto a pilotare un X-Wing, Alec rovinava irrimediabilmente il suo look con quell'accoppiata pantaloncini-calzettoni da lupetto dei boyscout e Astros... Astros era bellissimo. Era l'unico personaggio che desiderassi davvero della linea. Sotto quel casco c'era il volto riciclato di Big Jeff, compagno di avventure di Jim sin dal '72 e già diventato in precedenza, con un po' di tinta per capelli, Tarzan.
La squadra dei villain della Condor Force era composta dal crestato Professor Obb e dalle due controparti malandrine di Alec e Astros, Baron Fangg (sì, zanna con una G in più, ma il nome era perfetto per lo specialista delle missioni terrestri, no?) e Vektor.
Ma a brillare nella linea, come in ogni altra incarnazione di Big Jim, erano soprattutto i veicoli. Come l'Incursore Stratosferico (redesign della Navicella Stratosferica) e l'Autoblindo che diventava postazione di fuoco, esteticamente qualcosa a metà tra Aliens e quello che sarà subito dopo il mondo di Captain Power.
E tra fuoristrada, elicotteri e veicoli vari, non poteva mancare la classicissima e sempre amata moto con mitragliatrici di Big Jim, dopo un giro dal carrozziere per darle un nuovo colore e modificarne qualche dettaglio. A cavallo tra la metà degli anni 70 e i primi 80, se avevi un Big Jim, uno qualsiasi, con zainetto parlante o scarpini da cannoniere, divisa da campionissimo di arti marziali o valigetta con i volti di 004, dovevi avere una sua moto. E se eri fortunato, pure l'elicottero.
Il playset Centro Operativo Segreto non aveva sostanzialmente nulla da dire in un mondo che aveva già conosciuto meraviglie come il Castello di Grayskull, e sembrava una versione ridotta dei vecchi playset a più piani in multiproprietà con Barbie. L'ascensore a cordicella, però, c'era sempre.
Il mondo delle action figure aveva sposato un formato più ridotto, costringendo ad adeguarsi perfino chi aveva inventato il concetto stesso di action figure, i G.I. Joe. Molti di quei giocattoli nuovi costavano inoltre sensibilmente meno e soprattutto erano spinti dai migliori spot possibili: cartoni animati creati con l'unico scopo di aiutarne le vendite.












visto che l'hai citato: perché la Mattel non provò una serie animata pure su Big Jim, visto il successo dei Masters?
RispondiEliminaPerché fino al 1981 non era possibile farlo. La Federal Communications Commission (FCC) impediva alle compagnie di giocattoli di promuovere i propri prodotti con cartoon appositi, e proprio Mattel era stata fermata quando ci aveva provato, anni prima, con le Hot Wheels. Ma poi arrivarono Reagan e la sua deregulation, e quel limite sparì. Rendendo possibili i fenomeni Motu, i GI Joe, i Transformers e tutto il resto. Il problema è che, arrivati gli anni 80, il brand Big Jim negli USA era bello che morto, vendeva solo in Europa.
Eliminaah ok, quindi un piccolo problema di tempistiche... grazie!
EliminaQuanto l'ho amato! Forse secondo solo al Big Jim capocannoniere.
RispondiEliminaAnche io avrei tanto desiderato Astros e mi ritrovai invece con... il dottor Alec! Che aveva in dotazione una specie di elicottero scooter con le pale disposte sotto i piedi, evidentemente progettato da un ingegnere con l'odio viscerale per i calzettoni!
RispondiEliminaConfermo Astros il top, non ne avevo neanche uno ma li avevo rifatti tutti, compresi i mezzi, con gli omini della LEGO :D
RispondiEliminaLa cassetta del Topolino "La Sfida dei Supercriminali" ai tempi l'avevo consumata, e per par condicio mi ascoltavo anche il lato B con Iridella. Che poi me lo sono riciclato con mia figlia piccola facendogliela ascoltare e ricordandone ancora diversi dialoghi a memoria. Tutto può essere utile nella vita :)
RispondiEliminaSiamo in due...mitico il vocione nella caverna e la risata malvagia del finto idolo
EliminaFichissimi, io ho ancora Astros quasi completo (mancano i guanti purtroppo)
RispondiEliminaFantastico! Essendo annata 1982, il mio Big Jim è principalmente quello di questa linea, anche se nei negozi si trovavano ancora quelli precedenti, tipo 004 e quello con la radio-zaino da 5 tonnellate sulla schiena ("Sta giù! Stanno arrivando!" "Dimmi la parola d'ordine!"). Allo stesso modo con i MOTU, pur avendo nemmeno 4 anni quando la linea chiuse anche in Italia, riuscii a prendere un sacco di personaggi anche delle prime wave, perché si trovava ancora tutto.
RispondiEliminaWow, sono riuscito finalmente a riautenticarmi col mio vecchio account, gioia e letizia per tutti!!!!
RispondiEliminaBene, dunque si diceva il Grande Jim, me lo ricordo e non me lo ricordo, ma avevo "ereditato" il mitico set del domatore. Non era tanto il Jim con frusta, pistola (perchè poi?!?!) e gabbia di plastichetta grigia, lì la roba bella era che avevo la mitica tigre che fece da modello per il Battlecat, cioè, l'originale. Amavo quella tigre, era bellissima e divenne immediatamente la cavalcatura del mio He-Man. Ricordo ancora che il cugino grande che me la regalò (grazie, no, grazie per sempre) aveva unito le due parti con una riga di bostic per non farla aprire perchè il problema principale di quel gioco è che si spacciava a metà (perni lenti). Scopro solo ora che esisteva anche una versione pantera nera (no Phantor, era proprio un modellino uguale ma tutto nero) di cui ignoravo l'esistenza.
Adoravo quel gioco, penso che è rimasto in casa mia tipo fino ai dieci/undici anni, non riuscivo a separarmene. Poi mi dissero che ero diventato grande e che i giocattoli sarebbero andati ai bambini poveri. Che, come ci ricorda il Doc, adesso non sono più poveri, considerando le carte false che fa la gente per ricomprarli... ah, questa che ho negli occhi non è una bruschetta, è una fila di pane prosciutto crudo e salsa tartara...
Ereditato un Big Jim karateka primissima versione dal fratelloone One One one (14 anni in più di me che sono classe'78). Il tapino fu acquistato in mutande ma nel tempo umiliato con vestiti di kentozzi. Non essendo un robot mai filato sul serio
RispondiEliminaChe ricordo mi hai sbloccato! La cassettina allegata a Topolino, mi ricordo che all’epoca mi piacque tantissimo! Chissà la mia dov’è’ finita, a volerla ricomprare sulla Baia ti chiedono venti carte… A parte questo, di questa serie di Big Jim non ho ricordi, quando uscì avevo già perso interesse, e avevo portato in soffitta il fuoristrada, il camper e tutto il resto della mercanzia.
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