Capitan Rainbow, il futuro (policromo) degli eroi

Quando Capitan America non può, che non è ancora resuscitato per la quarta volta; quando Batman nemmeno, che non si schioda da Gotham manco se lo paghi; quando la diarrea sorprende l'Uomo-Ragno senza imodium. Quando perfino Ratman è indisponibile, che Ortolani ancora non s'è ripreso dalle sue menate retrospettive. E' in momenti come questi che ci si affida al primo super-eroe che passa. A un imbecille come Captain Rainbow, con la sua cintura iridata e lo yo-yo e gli occhialoni a mosca. Non potevi lasciarti scappare questo capolavoro, disponibile per ora unicamente in formato nippo, durante il tuo ultimo raid nei dungeon di Akiba. Solo che la copertina con quell'adorabile effetto colorazione a pallini anni 80, il manuale con le deliranti avventure illustrate del Capitan Arcobaleno, e financo un menu principale con tanto di sigletta anni 70 à la telefilm di Wonder Woman, nascondono una roba pallosissima in cui l'alter ego del Capitano va a spasso per un'ora su un'isola raccattando conchiglie e parlando con le stelline. Sotto la maschera del super-eroe, l'ennesimo clone non richiesto di Animal Crossing. Super-delusione.

Però l'intro è una signora intro. Che poi, magari, a un certo punto il Capitano salterà pure fuori. Quel cialtrone vestito come Beruschi la finirà di raccattare robe e si deciderà a vestire i panni del super-eroe. Solo che dopo il quarto incontro con la principessa di grancazzi, dopo l'ennesimo dialogo in finto giapponese per ragazzini, dopo l'ultima musichetta ansiogena non ce l'hai fatta proprio più. Che non sono cose, guarda.

TASSO DI TACHIONI: 1000 yen buttati nel cesso.

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