Pimp my Xmas: per un Natale antristico

È normale. È normale che a un certo punto il Natale smetta di essere una festa meravigliosa e diventi una gran rottura di coglioni. Col fatto che i soliti tiggì macchietta iniziano a parlare di panettoni e pandori da metà novembre; che i colleghi prendano a tempestarti di email con gli alberi di Natale stilizzati e le gif stupide con almeno dieci giorni di anticipo; che a furia di vedere finta neve sulla scritta sottocosto nelle pubblicità dei centri commerciali, renne sorridenti e babbi natale ovunque per oltre un mese ti viene la nausea. È normale, ma solo perché è normale non è detto che debba piacerci. Riassumere il tutto in un periodo fastidioso iscritto tra l'oh che due scatole devi montare l'albero e l'oh che due scatole devi riportarlo in garage, ché gennaio è quasi finito e le tue scuse pure, non va bene mica, perciò tocca fare qualcosa per rimediare. Tipo subito […]

Perché c'è che pur con tutta la sovrastruttura di meenchiate e robe fastidiose e finti gesti di affetto, pur nella routine imposta da un'iconografia a dir poco lisa (chi-se-le-incoola-le-renne-di-Babbo-Natale-scusami-tanto) pucciata nel rosso imposto dalla Coca Cola, il Natale ce lo portiamo sempre dentro. Solo che non ci fermiamo mai un attimo per rendercene conto. Ma se invece lo fai, se quell'attimo per fermarti te lo prendi, vien fuori a tradimento come lo Spirito del Natale Passato di Dickens. A volte, ma solo a volte, ti succede. Pensi a quello che rappresentava per te questa festa da ragazzino. Pensi alle operazioni di intelligence imbastite per identificare il contenuto di quello scatolo sotto l'albero senza farti sgamare. Pensi a quando andarsene in giro in auto per il centro a Natale non voleva dire vivere l'incubo di un parcheggio impossibile, ma guardare la città dalla prospettiva assolutamente parziale del sedile posteriore di una fiat Ritmo orrenda. Pensi al naso appiccicato sulla vetrina di un negozio di giocattoli. Pensi a quando ascoltavi LA canzone di Natale e del suo significato avevi solo un'idea piuttosto vaga. 

Pensi a quanto fossero speciali quei giorni lì per le repliche di Asterix e le dodici fatiche, di Lucky Luke, dei film di Bruno Bozzetto e di tutti quegli altri lungometraggi a cartoni che davano in TV solo durante le feste, ben prima che si istituzionalizzasse con un decreto legge mondiale il replicone annuale di Una poltrona per due e Pretty Woman (quello per tener buona la lobby delle prostitute). Pensi al primo videoregistratore arrivato in famiglia e a quella nottata trascorsa a cambiare nastri per registrare tutta la maratona Star Wars in TV. Pensi che quando vincevi un paio di tombole di fila o un mercante in fiera ti sentivi ricco con quelle ventimilalire in tasca. Pensi ai regali dei nonni che non ci sono più, ai cenoni della vigilia in famiglia su quelle tavolate lunghissime molto fin de siècle, assieme a cugini e zii che non vedi da una vita. Ci pensi e per un attimo, solo per un attimo la senti di nuovo: la dolce nostalgia che, per convenzione sociale, chiamiamo Natale.
Auguri a tutti, Antro.