L'età del Drago (all'incirca una settantina di anni. Portati male)

Soffia un vento caldo sulle colline di Ostangar. Sei in missione assieme ai Cavalieri Grigi, le cui fila sei andato a ingrossare abbandonando alla loro sorte i tuoi genitori che... ooooh, sticazzi. Non ce l'hai fatta. C'hai provato, davvero. Ma dopo un'ora scarsa alle prese con Dragon Age: Origins hai issato un bianco vessillo, hai preso a sventolarlo e sei tornato a sparare alla gente in Modern Warfare 2 (dove hai raggiunto, ti pare di ricordare, il grado di feldmaresciallo biondino maggiore di accompagnamento). L'hai mollato, così come avevi mollato Oblivion (subito dopo l'incontro con l'armigero busone). Eppure Mass Effect (per restare in casa Bioware) l'hai finito tre volte. Eppure di Fallout 3 (per restare in casa Bethesda) hai completato ogni singolo obiettivo, quest, nome, cosa, città, frutta e animale domestico radioattivo. Strano? Non proprio. Che, si vede, fucili a impulsi, viaggi nel cosmo inesplorato e suggestivi scenari retrofuturistici post-nucleari conservano per te un grande fascino. Mentre di sentire dei personaggi con la riga di lato dare del voi ai genitori per poi affrontare con spadoni bimani l'ennesimo topo di fogna, di calarti in un altro scenario tolkeniano con i draghi, i cavalieri buoni, quelli cattivi e gli elfi orecchioni, ti è passata decisamente la voglia. Da una decina d'anni buona.

In foto. Sì, ok, in Dragon Age si tromba. Anche nei film di Tony Scott, se è per questo.

TASSO DI TACHIONI: Non pervenuto. Ma più per rigurgiti mentali tuoi che per limiti intrinseci del gioco. Ah, prima che un Giopeppa qualsiasi intervenga con i suoi soliti commenti fuoriposto: il cinema di Tony Scott fa cagare. Tutto.