Mute di Duncan Jones, la recensione senza spoiler

Mute Duncan Jones recensione netflix
Che tutto ruoti ormai attorno alle piattaforme di streaming te lo ricorda ogni tre due secondi non solo il fuoco di sbarramento di nuove serie e nuovi anime che ti piovono su ogni device munito di schermo, fosse pure il display della lavatrice, cotidie. O la quantità esorbitante di pubblicità di Netflix e Amazon Prime Video in cui ti imbatti ovunque mentre navighi. Ma anche e soprattutto il fatto che i due film fantascienzi che più attendevi di questo periodo, e financo forse dell'intero primo semestre duemilaediciottimo, non devi andarli a vedere al cinema, perché te li portano direttamente sotto il naso su Netflix. Il 12 marzo arriva Annihilation / Annientamento di Alex Garland (che esce al cinema solo in tre paesi, mentre nel resto del mondo, Italia compresa, solo su Netflix), oggi è sbarcato invece su retepellicole Mute di Duncan Jones. E noialtri a Jones si vuole un gran bene, e non solo perché è il figlio di Bowie e la sua fonte d'ispirazione per Kooks and Oh! You Pretty Things. Il classe '71 Jones è stato insignito dai suoi esordi del poco impegnativo titolo di grande speranza di salvezza del cinema fantascienzo tutto, lontano dai botti e dalle esplosioni delle tamarrate poppicorne alla Bay. È il Jones del notevole Moon, del godibilissimo Source Code e... ok, Warcraft - L'inizio, l’I-Zenborg del 2016, non conta, dai. Mute, allora? È figo quanto speravi? Non esattamente. MA [...]

Mute è ambientato nello stesso universo di Moon,
citato qui più volte
Annunciato nell'ormai un po' lontano 2015 e progetto cullato dal suo regista per un bel pezzo, Mute ti ha scimmiato sin dalle primissime dichiarazioni di Duncan Zowie. Un "sequel spirituale" di Moon? Ispirato a Blade Runner? Dentro con tutte le scarpe autoallaccianti. Il muto del titolo non è un telecomando pigiato per errore da un gomito, ma un barista, Leo Beiler, nella Berlino del futuro. Tra quarant'anni, in una capitale tedesca piena di immigranti, Leo (Alexander Skarsgård) cerca la sua ragazza scomparsa, Naadirah.
Adda venì Ant-Man baffone. Nella Berlino del 2050epassa si porta molto anche l'iconografia veterocomunista
Parte benissimo, Mute, forte delle musiche pazzesche di Clint Mansell (già al lavoro per Jones in Moon) e del suo look da sci-fi noir particolarissimo. Perché sì, le macchine volanti e i grattacieli con le insegne luminose fanno sempre, inevitabilmente, dichiaratamente Blade Runner, appunto, ma tutto il resto è così perfettamente verosimile, realistico, europeo. Contribuisce al fascino del tutto il fatto che Leo sia un amish, e come tale un uomo fuori dal tempo. Rifiuta la tecnologia, si veste come un calabrese di un secolo e mezzo prima, e lui e la sua casa danno vita a un contrasto nettissimo in termini di design tra interni ed esterni. Scene da Mamma Lucia al coperto, il futuro delle lucette, dei droni e della tecnologia ubiqua fuori. Il suo essere muto complicherà la sua ricerca dell'amata, il resto lo faranno gli eventi, trasformando un bambinone rinchiuso nel corpo di un cestista dell'NBA in un campione di badassismo armato di clava artistica. Per amore, solo per amore.
È un bene che il protagonista sia muto, perché il doppiaggio in italiano fa pena e schifo. In originale, invece, alcuni personaggi saltano schizofrenicamente dal tedesco all'inglese. Ma magari nel futuro si porta. Un cityspeak berlinese, tipo 
Questa è però solo una delle due storie di Mute. No, non è un film ad episodi. È che la vicenda di Leo si interseca con quella di due pezzi di melma da antologia, Bill e Duck: rispettivamente Mr. Ant-Man, Paul Rudd, e un irriconoscibile Justin Theraux, il poliziotto di The Leftovers, travestito come una comparsa dell'ispettore Derrick. Due soggetti agghiaccianti, tratteggiati così bene che la loro storia sembra in effetti quella principale della pellicola. Di sicuro si ricorda di più ed è più d'impatto. Sullo sfondo, i militari disertori USA, la fratellanza (e forse altro) tra due ex chirurghi dell'esercito con grossissimi scheletri nell'armadio, un'ottima prova di entrambi gli attori. Vorresti prendere a cazzotti Rudd dal primo secondo che appare sulla scena, per dire. 
Il problema è che le due storie, come avrete capito, vengono violentemente accorpate nella reductio ad unum e piuttosto ad minchiam finale, grazie a un paio di funambolismi narrativi piuttosto vabbè. Tutti insieme appassionatamente verso un finale sotto tono. Eppure. Eppure nonostante tu abbia trovato l'ultima parte piuttosto deludente e finanche stonata, Mute ha comunque parecchi pregi. È feroce, non si tira indietro, riesce ad essere originale pur con tutti gli inchini ai classici che mette in fila, si fa seguire fino a quando non sbraca nel finalone interminabile. Oltre a un'ottima regia, ha dei personaggi riusciti e personalità, ecco. E un messaggio di fondo: no, nel futuro la gente non smetterà purtroppo di essere stronza. Anzi.
Si tende ad essere più indulgenti con il cinema in streaming perché ti aspetti in genere di meno, in modo cosciente o no, da pellicole prodotte direttamente per il web (o lì finite in seguito a ripensamenti delle major o mancata distribuzione internazionale), con budget giocoforza ridotti. Il nuovo concetto di direct-to-video, qualunque video. La ragione per cui ti sei fatto andare bene, pur trovandoli nel complesso mediocri, film come, boh, Bright con Will Smith, Spectral o Ares. Qui ti aspettavi invece tantissimo da Jones (co-autore anche della sceneggiatura) e hai avuto qualcosa di imperfetto, ma a suo modo interessante e coraggioso. E, ormai l'avrete capito, quando si parla di fantascienza preferisci l'imperfetto interessante e coraggioso - ché non ti farà magari accuoricinare gli occhi per lo stupore, ma almeno ti lascia qualcosa - ai compitini pettinati e facili. E alle tamarrate coi petardi, certo.




Mute
Recensito da: DocManhattan DocManhattan Data: Feb 23 2018
Voto: 3,5
30 

Commenti

  1. Al figlio del Duca non potrò certo dir di no.

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  2. Comunque warcraft era un bel film, sono offeso, non vengo più in giappone ecco. :p

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  3. "È un bene che il protagonista sia muto, perché il doppiaggio in italiano fa pena e schifo. In originale, invece, alcuni personaggi saltano schizofrenicamente dal tedesco all'inglese."
    Questo mi dispiace molto. Avevo comunque intenzione di vederlo prima con i sottotitoli in inglese e poi provare il doppiaggio italiano, ma speravo che le pessime sensazioni provate ascoltando il trailer italiano fossero, appunto, solo sensazioni. Per il resto, guarderò "Mute" con una certa fiducia perché Duncan Jones è caruccissimo, oltre che bravo, e non gli si può non voler bene.

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  4. Jones e Villeneuve sono i migliori registi di questa generazione. Punto. Ogni pellicola che girano, anche se non è perfetta, lascia sempre qualcosa, ha anima e personalità. Quindi ben vengano queste opere realizzate con mezzi diversi rispetto alle pellicole main stream (queste sono streamingonly!).

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  5. La recensione me la leggo dopo averlo visto ma il film l'ho aggiunto proprio ieri nella lista di quelli da vedere. Jones mi è piaciuto tantissimo con Moon e Source Code (Warcraft no grazie, sto "apposto" così).
    In quei due film mi è piaciuto tantissimo come, con pochi personaggi, sia riuscito a dare ampio respiro alla storia che per forza di cose è più o meno intrappolata in uno spazio ristretto. Registra molto bravo i cui natali non ne oscurano la bravura, avesse fatto il musicista l'avrei vista male la cosa.

    Parlando di Netflix vorrei un parere su Altered Carbon che ho quasi finito di vedere.

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    1. Sono al quarto episodio. Qualche spunto buono (fantastico il Poe artificiale e sborone alla reception), tante mimmate. Ma tante. Non troppissima voglia di continuare, ma spero di farlo comunque (se trovo il tempo, il che non è detto).

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    2. Ne parlavo con altri amici, Poe personaggione molto bello e scritto molto bene. Bello il suo rapporto con gli umani e con le altre AI. Divertente il fatto che dica che sono 25 anni che non veda un cliente. Unico neo è il fatto che non si capisca come interagisca con gli oggetti all'interno del Raven. Sembra corporeo perché serve al bar e apre le porte ma come, boh.
      Una cosa che ho trovato singolare è che l'attrice che interpreta la poliziotta è bassa mentre lui è molto alto e grosso. Le pochissime scene in cui sia lui che lei sono di fianco in piedi e si vedono entrambi a figura intera lei sembra uno dei sette nani in confronto a lui che è un gigante. Detto questo lei è molto bona ma insieme stonano, imho.

      PS: se desta interesse il personaggio della poliziotta il 5 episodio ha il suo perché.

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    3. Io ho apprezzato abbastanza (voto 8/8.5) AC perchè ho letto il libro quando è uscito e mi era piaciuto in maniera esagerata anche se non sono un grande fan del cyberpunk.
      Tante cose io le ho filtrate attraverso appunto il libro, non so se non avendolo letto siano o meno chiare (viene spiegato perchè i 'potenti' vengano chiamati mat?).
      Da quel punto di vista ritengo migliore The Expanse che nell'arco delle due stagioni ti spiega un attimo la situazione: i libri mi stanno piacendo moltissimo ma non sono necessari per apprezzare al meglio il telefilm.

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  6. Ultimamente il doppiaggio italiano, soprattutto per le opere minori, é molto scaduto

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  7. Ah che sfizio, bello scoprirle cosi le novitá di netflix! Se li merita tutti i 3,50 che gli mollo ogni mese!
    Spizzeró anche perche Moon fu una bomba (Ost spaziale in tutti i sensi), source code bellino-divertente e warcraft...vabbe

    Doc ma invece di The Cloverfield Paradox che dici? A me questo clorfieldeverse stuzzica.. non tanto per i film che sono cosí-cosá, ma per il cambio di genere ad ogni pellicola

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  8. visto ieri, bah film che non va oltre il mediocre, l'ambientazione sci-fi sembra essere messa tanto per, forse per spacciare un banalissimo film di un uomo alla ricerca della sua ragazza in un film di fantascienza d'autore... mi ricorda i lavori di jar jar abrams

    "hei rgazzi guardate auto volanti..ammicca ammicca...arti cibernetici e robot...ammicca ammicca...questa è vera fantascienza mica pizza e fichi"

    brutto non è, ma per il modesto parere del sottoscritto non va olte il 2, due e mezzo, guardabile, ci sono un paio di scene niente male e lo ammetto a me fai vedere arti cibernetici e non posso volerti male asd

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    1. Sì, ma "Due, due e mezzo", per la scala WILDE, non è guardabile.

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  9. È necessario/consigliato essersi visti Moon prima?

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    1. Necessario no, sono citazioni molto sottili.
      Consigliato sì, prima o dopo (è uguale), perché è un bel film.

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  10. Apperó Doc,sei un discreto conoscitore ed estimatore del Duca eh?ancora più grandissimo:)

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  11. Il riferimento a Kooks intendevo,non volevo andare off topic

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  12. Visto. Tanti bei spunti, ambientazione bella e ben più complessa di come appare proprio come per Moon. I due disertori sono 2 catsoni irrecuperabili e, diciamocelo, se la vanno a cercare costantemente, da qui il finale che ti da quel senso di pesantissimo wtf.




    SPOILERAZZI

    Per non parlare della bambina un attimo prima hai una paura fottuta che finisca nelle grinfie del biondo e poi pare che se ne fotta se il padre è sparito



    FINE SPOILERAZZI




    Questi film targati Netflix finora mi danno delle impressioni molto strane. Buoni attori e registi, un po' di soldi dietro e sceneggiature che stanno tra il mah e la monnezza con un risultato che ti lascia col sopracciglio piuttosto alto.
    Salvo giusto War Machine che, visto in chiave grottesca, non ti puoi accorgere di eventuali wtf.



    P.S.: a me Warcraft non è dispiaciuto, tutto sommato,
    a parte le interpretazioni indecenti di Llane, Garona e qualche limata alla trama.

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  13. Visto oggi pomeriggio: mi è piaciuto Mute, non è ai livelli di Moon, ma dimostra che Duncan Jones conosce la materia.
    Dopo il passo falso di WarCraft, mi sembra una buona ripartenza. E bellissima la dedica del film.

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  14. Ma il doppiaggio italiano di Mute fa schifo perché per 'ste produzioni direct-to-web non stanno a scomodare i grossi nomi e le grosse case di doppiaggio italiane e prendono i primi che passano, o perché sta semplicemente andando in vacca la grande scuola di doppiaggio nazionale in toto? :-\
    (Sì, a me piace vedere le cose doppiate, normalmente, se il doppiaggio è fatto a regola d'arte)

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    1. Mi diceva un mio amico attore che è cosa nota che in Italia esistono (un pò come per i notai) delle vere e proprie caste per quanto riguarda il doppiaggio. Poche famiglie si contendono (o meglio dire si contendevano) il mercato. Il problema è che non si è verificato il ricambio generazionale e quindi rimangono i "vecchi", fino ad esaurimento, non supportati dalle nuove generazioni. In questa situazione si stanno inserendo piccole case indipendenti, sicuramente meno esperte e di qualità inferiore che riescono a spuntarla per una mera questione economica. Questo a detrimento dell'industria tutta, con un impoverimento della sincronizzazione e della ricerca del timbro più corrispondente a quello dell'attore originale, provocando l'effetto delle voci tutte uguali o davvero poco azzeccate rispetto al personaggio.
      Personalmente per le serie inglesi e americane preferisco sempre guardarle in originale, anche perché da una decina d'anni trovo che i doppiaggi italiani siano penosi (a partire da Fringe per fare un esempio, dove Anna Torv ha una voce rauca e sexy, mentre in italiano ha la voce di una ragazzetta romana)...

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    2. Che poi ho visto essere la stessa doppiatrice di Jennifer Aniston in Friends... Quindi non è proprio l'ultima, però in Fringe proprio non mi piace, sarà che ho sentito prima la voce originale...

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  15. Un post su the Shape of Water di Del Toro lo farai? Ti e' piaciuto il film?

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  16. sinceramente a me nn ha esaltato. non ho capito il senso dell'ambientazione alla blade runner se era la berlino anni 50 era uguale o no?

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  17. Sul doppiaggio, devo dire che ho sofferto un po'anche quello di Stranger Things, ma preferivo non dovermi leggere i subs per pigrizia

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  18. Grande Jones! Warcraft è bellissimo! (detto da uno che giocava al I - Orcs and Men e al II Tides of Darkness)

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  19. Visto finalmente ieri. Concordo in tutto. un bel noir con tinte di fantascienza, con parecchi limiti (ma gli amish, Trinità mi insegna, non sono contro ogni forma di violenza o questo-come bud spencer-appartiene ad un altro filone? la repulsione anti-tecnologica viene superato in un attimo, etc...). Per contro mi è piaciuto molto il contrasto tra la purezza di Leo (assolutamente non stucchevole, cosa difficile da rappresentare) e la melmaggine dei due "amici" -bello pure come viene dipinto il loro "morbosetto" rapporto - americani ([SPOILER]


    ma sbaglio o sono la versione sotto anfetamina dei due medici di m.a.s.h?

    [/SPOILER])

    Le due storie sono attaccate un po' forzatamente, però mi sono divertito. finale un po' così e avrei usato di più in termini di sesso, carnazza e viulenza
    Un voto in meno, perché sono rigidino, ma magari ce ne fossero di più di pellicole così.
    Rudd da applausi (la [SPOILER]


    scena del cappuccino...me la voglio giocare la prossima volta che vado in qualche caffè hipster del piffero...

    [/SPOILER])



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  20. Forse il doppiaggio a volte scadente, non è dovuto principalmente ai doppiatori, ma agli adattamenti dei dialoghi, che devono essere fatti molto rapidamente per i tempi di uscita/distribuzione in streaming che non sono quelli della distribuzione tradizionale. Per dire, la voce del biondino è Cristian Iansante, uno dei migliori che ci sono in giro ultimamente nel campo delle serie tv. Doctor Who, Mr Robot, The Walking Dead...

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    1. Quello è indubbio. La quantità enorme di contenuti per le piattaforme di streaming, quasi sempre serie intere da proporre in botto e in contemporanea mondiale, hanno disintegrato i tempi. Un tempo, ricordiamolo, film e serie TV uscivano in Italia con un gap anche considerevole rispetto agli USA.

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