ACAB - All Cops Are Bastards (?)

A.C.A.B., come la canzone dei 4-Skins. Come le scritte sui muri degli stadi. Come il libro di storie di poliziotti finite malissimo pubblicato tre anni fa da Einaudi. Come il film omonimo, il primo di Stefano Sollima, il regista di Romanzo Criminale - La serie, che sei andato a vedere domenica sera. E che ti ha fatto parecchio, parecchio brutto […]
La polizia di stato non ha supportato in alcun modo il film e non l'ha gradito (e te credo). I tifosi del Roma, pare, nemmeno
ACAB non è, anche se di quello parla, una storia di singoli poliziotti violenti. Non è una storia di mele bacate che ammorbano un sistema altrimenti limpido. ACAB è una cornice la cui tela è esattamente quello che pensa il cittadino medio in Italia della figura del celerino. La storia dei tre protagonisti - Negro, Mazinga e Cobra. E già i nomi -, narrata attraverso il consolidato espediente narrativo dell'iniziazione della giovane recluta, è una storia inzuppata dal minuto zero nell'iconografia fascista. Pregna di uno spirito di corpo che diventa cieco cameratismo. Panata nell'unico linguaggio che i protagonisti sembrano in grado di parlare e comprendere: la violenza. Pur nel rappresentarne le vite misere, pur nel cercare di spiegare il vuoto pneumatico in cui i protagonisti si trovano a galleggiare, i rischi assurdi a fronte di uno stipendio da fame, il film di Sollima non spinge mai a provare un minimo di empatia nei confronti di Mazinga e compagni. C'è un attimo, e lì forse sembra che... ma no, niente, passa subito. Mai. Il che, se ci pensi, è parecchio strano.
Filippo Nigro (Negro), Marco Giallini (Mazinga), Pierfrancesco Favino (Cobra). Giallini non è l'unico attore che Sollima si è portato dietro da Romanzo Criminale, perché c'è anche...
Strano, se è vero com'è vero che quello stesso regista vi ha fatti affezionare a una banda di feroci assassini cocainomani, per dirne una. Eppure, anche nel vedere gli uomini di ACAB alle prese con i peggiori animali, come la feccia accoltellatrice da stadio, anche quando viene descritta la commozione suscitata nel nucleo dal caso Raciti, anche quando vengono evidenziate tutte le difficoltà del portare un'uniforme che ti tramuta di fatto in un bersaglio, quello che emerge è sempre e comunque l'ideologia feroce e inflessibile. La manganellata di troppo, una grammatica punteggiata di botte e abusi di potere, l'omertà, il te la faccio pagare io, figlio di puttana. La violenza. Sul lavoro per sfogarsi per quanto succede nella vita privata, e nella vita privata per sfogarsi per quanto succede sul lavoro. La violenza, soltanto quello. Il messaggio, insomma, non ti sembra vada neanche poi troppo interpretato. Basta del resto osservare il percorso della spina, della recluta del reparto: lui che è il punto di vista dello spettatore, il mondo esterno che prova a infilare il naso in quel microcosmo serrato in formazione a testuggine, alla fine sceglie quello che sceglie. ACAB, il film, si chiude lì, apprezzabile anche se non eccezionale, l'ottimo cast a reggere una trama abbastanza prevedibile e un finale da Soldati 365 all'alba.
...Ta-dah!
Ma quando il film finisce, quando scorrono i titoli di coda, ti si mescola in testa tutto un frappé di domande. Indipendentemente da quella che è la visione del film, in altre parole, è possibile che l'odio nei confronti di chi alla fine è pagato per difenderci sia così diffuso? Che nell'immaginario collettivo i poliziotti della celere siano davvero tutti dei bastardi buoni solo a spaccar teste? Che l'idea di base sia che gli esaltati, i violenti repressi non rappresentino affatto in quei reparti l'eccezione? È stata la Diaz di Genova? E anche se fosse, si può mai tornare indietro dopo una Diaz di Genova? Ed è più o meno su questi interrogativi, all'uscita dal cinema, che sei andato in crisi.

52 

Commenti

  1. riflessivo non poco stamattinas, Doc...

    Buona giornata!

    RispondiElimina
  2. Di poliziotti non ne conosco ma di carabinieri si e parecchi. Non so se ci siano differenze ma, sempre con le dovute eccezioni che ci sono sempre, sono tutti molto professionali e direi che in alcuni casi sanno davvero dare un aiuto extra dato l'addestramento che hanno e, aggiungo, dato tutto quello che vedono!

    RispondiElimina
  3. No, ma un attimo, Grissino. Il film non parla della polizia in genere, ma della celere.

    RispondiElimina
  4. doc la domanda che mi ha fatto più riflettere in questo martedì mattina milanese è stata: E anche se fosse, si può mai tornare indietro dopo una Diaz di Genova? Purtroppo la risposta che mi sono dato... è che per me classe 76 forse non si può più tornare indietro

    RispondiElimina
  5. bella rece doc !
    cambia la divisa e le conseguenze, i carabinieri sono militari ( rischiano la corte marziae) i poliziotti no ( tribunale al max) ho amici in tutti e due i corpi e mi é stato detto dal poliziotto che li ci mandano quelli con pochi vocaboli ma con le mani da fabbro. insomma quelli che ad un posto di blocco non ce li metteresti mai.

    e poi ....se guarderai a lungo nell'abisso anche l'abisso vorrà guardare in te.

    RispondiElimina
  6. Il punto sottolineato da Pier8 sulle diverse responsabilità è molto interessante. Pensavo piuttosto che si dice sempre che la Celere si porta dietro il retaggio fascista, ma il corpo secondo wikipedia è nato nel '45. E' mai possibile che quasi sessant'anni dopo si doveva assistere ai cori fascisti della polizia a Genova? A degli uomini pagati dallo stato che chiudono la giornata intonando Faccetta Nera?
    Non aggiungo la mia (limitata) esperienza negli stadi per non buttare ulteriore benzina sul fuoco.

    RispondiElimina
  7. buongiorno doc. Belle domande. La Diaz è stata uno spartiacque, un confine valicato mediaticamente devastante. Prima c'erano gli stadi, e i coglioni che andavano a spaccar teste (i tifosi), e i celerini lì dovevan esser duri, dovevan esser bastardi. E lo facevano e nessuno, di norma, aveva un che da ridire. Poi la Diaz. Ho partecipato a numerose manifestazioni dopo genova, anche molto piccole. I celerini ci sono sempre, ma non sono quelle carogne che sembrano. Quando alzano il manganello non ce n'è per nessuno, ma non lo alzano tanto per alzarlo. Poi. Poi ci sono le eccezioni, le situazioni limite. Le situazioni che fanno audience, che raccolgono ascolti, che fanno notizia/scandalo/orrore. I veri bastardi non sono loro, da questo punto di vista. Vengono manipolati da una struttura di potere ben radicata, forte, maledettamente ben organizzata. I media generano società/cultura: da qui le degenerazioni, le brutture, e soprattutto, la dilagante ignoranza. La tua recensione è ottima, colma di senso. Sarebbe bello che tu fossi il Presidente.

    Ciao

    Luca "che ti segue da eoni"

    RispondiElimina
  8. Film che mi ero riproposto di andare a vedere con poche aspettative.
    Il lavoro di repressione e di controllo dell'ordine pubblico, come quello effettuato dalla Celere, è difficile da considerare in maniera distaccata, soprattutto quando hai idee di sinistra. Dietro ci vedi sempre la cattiveria ideologica del Celerino fascista, il pestaggio sproporzionato e impietoso di gente con le mani alzate, cariche contro operai e persone che protestano per i loro diritti violati. Genova ha aggravato un'idea di fondo che permea la mente di chi scende in piazza e manifesta, un'idea ed una considerazione che non se ne andrà mai. Poi vedi quelli coi caschi e spranghe, quelli che ai poliziotti tirano di tutto e di più, gente che vive per incasinare e vandalizzare tutto e vedi anche celerini che dicono frasi umane ( http://www.youtube.com/watch?v=tfEgN-7nndI#t=40m35s ) e come ben dici tu Doc, ti si incastra il cervello.

    RispondiElimina
  9. Mi permetto di dire:
    1) chi ama menare le mani coglie l'occasione per menarle in tutto quello che fa e spesso non ha bisogno di politicizzarsi;
    2) il problema della celere forse è quello che il film ha cercato di trasmettere (non l'ho visto e mi affido al post del Doc) un ambiente esasperato che trova sfogo nei facinori di turno anche quando non sono per niente facinorosi o lo sono solo in apparrenza; detto questo non ci sono giustificazioni a chi spacca una testa.

    Basterebbe un sano dibattito sul solito film pezzente o una avventura di Kentozzi per sopire gli istinti assassini quindi non mettete fiori nei vostri cannoni ma puntateli su barbi.

    RispondiElimina
  10. no,beh, dai... per carità, la Diaz è stato un imo ma dove più che i celerini fanno spavento quelli che li comandano su fino in cima.

    I celerini fascisti e spaccateste lo sono da sempre, chi è stato in qulche manifestazione negli ultimi diciamo 25 anni lo sa.

    RispondiElimina
  11. Apprezzo molto il commento del doc. Io del film ho visto solo il trailer e mi chiedevo se valesse la pena. Di certo le interpretazioni possono essere molte e scostanti. Di certi nell'affrontare questi temi serve un grande tatto e cultura giuridica. Spero che il film le abbia osservate

    RispondiElimina
  12. Ottima recensione Doc, il film l'ho visto ieri sera e c'è il solito problema: non c'è solo giusto o sbagliato, bello o brutto, bianco o nero ma tutta una scala di grigio che molte volte chi deve raccontare una storia non considera per fare una semplice schematizzazione. Invece in questo film c'è uno sguardo discretamente imparziale che ti lascia con tutti gli interrogativi che hai descritto.

    RispondiElimina
  13. Avendo fatto il CC sotto naja (once upon a time), posso assicurare gli astanti, che, se fossi coinvolto in una rissa, preferirei di gran lunga l'intervento dell'Arma, piuttosto di quello della Polizia di Stato. Semplicemente per un fatto di responsabilità: se sei CC hai un paio di giudizi in più da superare rispetto alla PS che è civile, per cui con una mano un tantino più pesantuccia.

    Mi sono trovato, sempre nel periodo, ad intervenire a risse in cui era intervenuta già la polizia... beh, normalmente il lavoro del Pronto Soccorso subiva il picco.

    La Police mena e non è questione di fascismo o non fascismo, è questione di gradi di giudizio...

    Cordialità

    Attila

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo.
      Io per un periodo ho lavorato a contatto sia della Polizia che dei Carabinieri e da allora se ho bisogno chiamo l'Arma.
      Dei primi di abusi di potere ne ho visti troppi... figuriamoci come dev'essere la Celere...

      Elimina
  14. Domanda pesante la tua "Si può tornare indietro dopo genova?"...

    chissà, penso però che la nostra società italiana lo abbia fatto in realtà più volte. Lo ha fatto dopo i fatti del governo tambroni del '61 e, soprattutto, lo ha fatto dopo il '77-'78. Genova è stato uno partiacque perché ci ha rigettato in un clima - pur con le dovute differenze - che non vedevamo da anni, anestetizzati come eravamo dopo cadute di muri e yuppismi e post-yuppismi di varia natura. Ci ha ributtato in clima in cui esistono i noi e i loro, qualunque siano le idee che muovono gli uni e gli altri.
    Io credo che si possa superare Genova, anche se genova resterà un marchio indelebile, sia da una parte che dall'altra. Tutto dipenderà però - per quanto riguarda la polizia e la celere in particolare - dai segnali che arriveranno dall'alto, da come in futuro si farà formazione nei reparti.
    Dall'altra parte, invece, da quella di chi contesta, credo che ultimamente qualcosa di nuovo in questo senso si veda con il movimento del 99%: c'è meno voglia di spaccare bancomat e più di capire i problemi dell'economia.

    RispondiElimina
  15. Ho un amico poliziotto che è stato nella Celere a inizio carriera.

    Mi ha raccontato che il primo giorno di addestramento, il loro istruttore gli ha insegnato come menare con il manico del manganello, che è la parte rigida e più dura.

    Ecco, per dire.

    Molto rispetto per le forze dell'ordine. Ma per la Celere molto poco, ecco.

    RispondiElimina
  16. Mi fido della tua recensione, decisamente in linea con la maggior parte delle recensioni lette finora (e c'è poco da fare, gusti o non gusti: se cento singoli recensori, diversi tra loro, dicono qualcosa di molto, molto simile...dev'essere ben vero) e penso che eviterò di vederlo. Il trailer non lasciava intendere che si sarebbe dato credito al qualunquismo italiota riguardo alla divisa, e a me fa male vederla bistrattata così, questa divisa. Anche se gli abusi e la violenza esistono, nessuno lo nega. Ed esiste pure la nauseante impunità. Ma il qualunquismo su chi ci difende quotidianamente, a costo della vita, per uno stipendio da fame, quello no. Non lo tollero.

    RispondiElimina
  17. Doc, io il film lo andrò a vedere, ma forse a te nella tua disanima manca un termine di riferimento, non sei di Roma e non abiti a Roma.
    Il film è ambientato a Roma con polizziotti romani che hanno a che fare con la merda romana, merda intesa come la parte merdosa che insozza la mia città, di quelli che si alzano la mattina e ci partono da casa con l' idea di andare a scontro con i cellerini (con 2 L), di quelli che non ci partono da casa ma che come iniziano i tafferugli ci si buttano in mezzo coperti dal concetto di massa.
    Dall' altra parte un gruppo addestrato a far fronte a queste situazioni, e non ci mettono persone raziocinanti, ci mettono persone della stessa pasta, di chi esce la domenica sapendo che deve darle più forte per rientrare a casa o da chi non vorrebbe ma se deve lo fa, nella celere non ci sono i difensori della patria, ci sono i guardiani del tempio, uomini pagati per non pensare.
    Che siano ideologie destrorse è abbastanza chiaro, ma come direbbe Logan , fanno quello che devono fare, se non ci fossero le teste di cazzo pronte a sfasciare tutto la celere non ci sarebbe o non in quella maniera, se non ci fosse un gruppo pronto a reprimere nel minor tempo possibile azioni di guerriglia urbana rischieremmo di subirle (si vis pacem para bellum), è un cane che si more la coda, Sollima lo ha detto, non è un film che cerca o da la morale, è un film che racconta come la violenza chiami o richiami la violenza, e non vuole che il pubblico si schieri con nessuna delle due fazioni, rea con la stessa misura del risultato finale.

    RispondiElimina
  18. Secondo me Sollima non ha voluto deliberatamente schierarsi da un lato. Non è nero o bianco, è grigio. Di diverse sfumature. Se un film ti mette poi tante domande vuol dire che ti ha messo la pulce all'orecchio. In A.C.A.B non cerca il buonismo (tutti i celere sono bravi) e neanche l'opposto (tutti i celere sono merde). Io quello che ci ho evinto maggiormente invece è stata una critica alla politica, che costringe i corpi dell'arma a compiere gesti impopolari pur di pararsi il culo...

    RispondiElimina
  19. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/30/acab-non-e-un-film/187615/

    condividi?

    RispondiElimina
  20. Idem doc.
    Pure io sono uscito dal cinema con mille pensieri.
    Ad ogni modo questo è un film che va visto.

    P.S: oltre ai 1000 pensieri, in testa mi è rimasto il dannato motivetto "celerino figlio di puttana" che non se ne vuole andare @_@ se non la smetto di canticchiare finirò arrestato!

    RispondiElimina
  21. Domande anche lì, Vutecco. Perché, e lo dico ad Adriano, io alle domande mi son fermato, proprio perché risposte non ne avevo.

    Perché le generalizzazioni non mi piacciono, perché non voglio pensare che siano davvero tutti così. Ed è per questo che non c'ho buttato dentro l'aneddoto della manganellata presa a uffo, un pomeriggio di diversi anni fa, giusto perché "mi trovavo lì". Non voglio crederlo.

    Ma Sollima, secondo me, Kiactus, lo crede eccome. La posizione la prende. Io di personaggi positivi nel film non ne ho visto neanche uno.

    RispondiElimina
  22. Premetto che non ho visto il film, ma ben vengano certi punti di vista che fanno pensare (anche se, come hai detto, di parte), piuttosto delle fissscion con i Carabinieri che si fanno accompagnare dai preti...

    RispondiElimina
  23. Bella recensione, doc.
    Abituata come sono a ridere appena apro l'Antro, trovarmi alle prese con queste riflessioni è spiazzante. Ma piacevolmente spiazzante.

    RispondiElimina
  24. Doc
    http://youtu.be/B6CBDXpRBRM?t=1m

    RispondiElimina
  25. Doc, ma tu non vuoi credere a nulla. Continui a dire "non voglio crederlo".
    Non hai domande, hai solo risposte e non ti piace che non concordino col resto del mondo.
    Però i cellerini quello fanno e quello sono.
    E lo sanno tutti quelli che li hanno intercettati in azione.
    Anzi, mi sembra pure infantile "non volerlo credere"... Secondo te uno a volto coperto, con un manganello fisso in mano, serve a piantare i fiori nelle aiuole...?

    RispondiElimina
  26. @corbeauss: non credo affatto che la domanda del doc sia campata in aria. Lui non nasconde la testa sotto la sabbia per non vedere la violenza dei celerini. Si chiede se possano essere davvero TUTTI così. Scusa, ma è diverso.

    RispondiElimina
  27. Non voglio dare giudizi sui celerini (da cui pur un paio di carezze le ho ricevute quando ero un giovine scapestrato), però:

    @Punkers '
    Mi ha raccontato che il primo giorno di addestramento, il loro istruttore gli ha insegnato come menare con il manico del manganello, che è la parte rigida e più dura.

    Ecco, per dire.'

    Scusa, ma quello devono saper fare... Cosa avrebbe dovuto insegnargli, ad usare il manganello per spaventare i piccioni? :D

    RispondiElimina
  28. Forse non hai afferrato il senso della parola manico def:impugnatura, parte di un oggetto da prendere con la mano, per poterlo sollevare o usare

    RispondiElimina
  29. Fin quando rompono a manganellate quelle teste di qatso accoltellatrici da stadio... pazienza, è la selezione naturale... fosse per me li chiuderei gli stadi, anzi... abolirei proprio il calcio e via... unico sport nazionale: bresslin femminile nel fango alla rumble roses...ah, che mondo idilliaco...

    RispondiElimina
  30. il problema vero è che la celere si trova sempre a dover affrontare dei grossi paraculi che cascano dalle nuvole alla prima manganellata.

    sulla pellicola, o meglio, sul regista: facile fare due film di cui uno rende romantica una masnada di criminali spacciatori assassini che si incoolano uno con l'altro e l'altro di infamare un reparto delle forze dell'ordine.

    anche qua si tratta di paraculismo esasperato.

    aspetto con impazienza la redenzione del suddetto regista: una terza pellicola il cui soggetto narri la vicenda di manifestanti di piazza col vizio di distruggere e aggredire che si menino a sangue con degli ultras facinorosi mentre una banda di spacciatori vende loro morte sotto forma di droga con invece i celerini a casa propria a godersi le loro famiglie.

    RispondiElimina
  31. Il bivio si sa qual'è: sei un tipo "apposto", non avrai mai a che fare con la celere! Che gli ultras che hanno il cemento al posto del cervello, vengano pure livellati al suolo. Fossere pure loro consimili in divisa a farlo.

    Il giro di boa è quando la celere è contro operai, pensionati, ragazzi, con perchè diversi dagli ultras. O meglio, con dei PERCHE' belli grossi!

    (Ma dio, se è pieno di gente grezza, arrabbiata, pure un po' da guerriglia lì in mezzo ai cortei) In verità chi manifesta in piazza -superata una certa età-, generalmente ha un qualche approccio alla società fatto di "fricchettonismo", che si pensano "attivisti sangugnei", ma che spesso sono più sull'immaturo... Cioè, non sono proprio "i cittadini" in senso ampio, come il tuo vicino di casa.
    Va detto, per onestà intellettuale, anche se la crisi ha esasperato e ha chiamato TUTTI in piazza, ancora adesso non è vero che nelle manifestazioni trovi TUTTI i vari tipi di cittadini (italioti a parte). Molti non ci sono! Per quanto simpatizzanti alla causa. È giusto? Tendenzialmemente no, ma è un falso dire che la celere se va contro i non-ultras, va contro contro 30enni/60enni che il giorno prima erano a fare i ragionieri, o i responsabili d'ufficio, di negozio, di un "qualcheccosa" con 2 figli; chessò.


    Scritto questo, cosa dobbiamo pensare della celere quando va contro in non-ultras? Contro i non-rissaioli? Quello che -fatte le premesse di prima- è lecito pensare, perchè tutti abbiamo avuto a che confrontarci con questo tipo di forze dell'ordine.
    Perchè a pensare male si fa peccato, ma si ha quasi sempre ragione...

    RispondiElimina
  32. Ho visto il film. Ho apprezzato il taglio dato alla rappresentazione, la violenza ne esce come unico criterio che guida le condotte di guardie, antagonisti (e pure vittime) in mezzo a ideali e slogan svuotati e grotteschi.
    Non ho apprezzato, invece, l'assenza di una trama davvero interessante, assenza che impone al film un ritmo da serial tv.
    Non c'è niente da fare, in Italia, salvo rare eccezioni, l'ambientazione non fa da scenario ad una storia che meriti di essere raccontata, ma diventa l'oggetto principale del film, cui non resta che elencare una serie di scenette cucite da un'esile trama fino a cercare di rappresentare il fine ultimo del cinema italiano: LO SPACCATO SOCIALE.
    Dal regista di Romanzo criminale che contravveniva a tutto ciò mi aspettavo qualche cosa di meglio e di diverso.

    RispondiElimina
  33. Probabilmente quando sei là in mezzo fra la paura e l'adrenalina non c'è più tanto spazio per la ragione. Si fa quello che fanno gli altri, quelli vestiti come te sono i compagni, gli altri sono solo nemici da fermare. Solo così mi posso spiegare quello che è successo alla Diaz e non solo là.

    RispondiElimina
  34. Per riflettere sul dopo Genova ci sarà il film sulla Diaz.

    Di poliziotti e quant'altro appartenenti alle forze dell'ordine ce ne sono di destra e altrettanti di sinistra.

    Che vogliono menare le mani stupidamente ne trovi ovunque... dalle panetterie fino dentro il parlamento. C'è gente che ci crede in questo mestiere, perchè quello è, e che non credo stia tanto a pensare alle sue idee politiche quando fa il servizio d'ordine (nei cortei di sinistra o destra) o la scorta a un magistrato.

    Che il film (confesso lo devo vedere) non faccia affezionare ai caratteri è stato dichiarato come voluto dal regista, per non giustificare le scelte dei protagonisti nè per denunciarle.

    Certo che visto l'andazzo Nigro-Negro potevano chiamare glia altri Giallini-Giallone e Favino-Favone e farne la versione pornachos :P

    RispondiElimina
  35. @Punkers

    è vero che c'è chi insegna a picchiare duro e a fare più male possibile, è altrettanto vero che c'è chi insegna a non reagire, a non cercare la rissa, o a intimorire come deterrente (vedi il battere dei manganelli sugli scudi) o semplicemente a immobilizzare una persona senza fargli male.

    La verità è sempre nel mezzo tra le sfumature, poi fa molta più notizia il pestaggio e il soppruso. Ma a pensarci fa più notizia il gruppo di ultrà che devasta uno stadio piuttosto che le altre migliaia che lo frequentano solo tifando una squadra.

    Io più che di un celerino picchiatore ho paura chi lo lascia impunito, e vale per tutti gli altri deliquenti che fanno la stessa sorte.

    RispondiElimina
  36. Bella regiz, che si sta portando avanti il discorso in modo civile.

    Prima che arrivi qualche esagitato da fuori, chiaro. A proposito della qual cosa: nel post di Spartacus è comparso un hater anonimo. Sarà vero? Sarà un fake? Boh.

    RispondiElimina
  37. caro alessandro (mi permetto di chiamarti per nome, peraltro uguale al mio, perchè secondo me dopo un post profondo come questo sarebbe riduttivo usare lo pseudonimo) ho davvero apprezzato questa tua riflessione. so che non l'hai scritto perchè qualcuno condividesse le tue parole ma semplicemente per esprimere tutti i dubbi che il film ti ha suscitato. ma se mi permetti posso dire che dopo averlo visto anche io sono stato assalito da un numero infinito di domande fatte a me stesso. e alla fine forse ho capito...o forse non ho capito un cazzo, però mi sono semplicemente reso conto che viviamo in una realtà dove l'obiettivo rimane sempre e comunque quello di catalogare in maniera inquietantemente linneiana tutto quello che ci risulta difficile capire o che semplicemente non abbiamo voglia di analizzare a mente fredda. e questo senza voler cercare scusanti per porcate come la diaz o altre numerose nefandezze di cui si sono macchiate le forze dell'ordine. ma come diceva karl popper non basta vedere un cigno nero per affermare che i cigni non sono bianchi

    RispondiElimina
  38. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  39. Io mi faccio un'altra domanda: perché è così difficile girare film così in Italia?

    Qualche giorno fa ho visto un (brutto) film con Bruce Willis, "Solo due ore", dove la polizia erano i cattivi e l'unico poliziotto buono era Willis, ma anche lui alla fine si scopriva che era corrotto, anche se poi si riscatta.
    Schematismi da film d'azione?
    Bene, allora andiamo sul classico e pensiamo a "Serpico", dove il ritratto della polizia era allucinante (TUTTI corrotti o TUTTI complici), soprattutto tenendo conto che era una storia vera.

    Ma comunque ne potremmo citare all'infinito di film americani dove la polizia fa una pessima figura.

    Ecco allora, perché loro sì e noi (quasi) no?

    Loro sono una democrazia forte che non teme l'autocritica anche feroce, mentre noi siamo un democrazia debole e ipocrita dove, o si fa finta di nulla, o bisogna sempre misurare i giudizi anche di fronte a realtà lampanti?

    Temo di sì, perchè ad esempio il fascismo imperante nella Celere è non solo lampante, ma pure sbandierato dagli stessi. Eppure anche solo a parlarne sembra che ci si debba sentire in colpa.


    PS perdonate il doppio post, il primo mi era partito per sbaglio pieno di refusi.

    RispondiElimina
  40. @Tommaso
    E' esattamente quello che mi chiedo io, al di là del film.
    Com'è che in Italia una serie come The Shield è impensabile?
    E sì che il materiale di cronaca nera-politica non manca di certo. Basta vedere la vicenda Marrazzo.

    RispondiElimina
  41. La cosa che si avvicina di più a The Shield è La Squadra... e ho detto tutto!!

    RispondiElimina
  42. @bender
    Comunque per me è un vero peccato, perchè come diceva qualcuno una decina di commenti più su, in Italia avremmo decine di spunti e ambientazioni promettenti e potenzialmente molto valide, però quando si arriva ai contenuti ed ai personaggi iniziano i dolori: buchi nelle trame che nemmeno il traforo del Monte Bianco, e protagonisti carismatici come una sogliola al vapore con contorno di patate lesse...

    RispondiElimina
  43. Si ma non puoi chiamarti Mazinga, è un insulto alla saga e una satira alla polizia...ma dai....

    RispondiElimina
  44. @Aru
    Sono i tipici sopranomi che hanno alcuni a Roma, tra cui molti agenti delle unità speciali, dove vivo io ce ne erano 2 negli anni 80 e 90 che si chiamavano Rambo e Diabolik.

    RispondiElimina
  45. Mitch e Doc. Tutte le forze dell'ordine no. Tutti i cellerini sì.

    Il loro lavoro è quello, è difficile essere diversi da così, e fare quel lavoro specifico di cellerino. Diciamo pure impossibile.

    Cellerino. Non generica forza dell'ordine.

    RispondiElimina
  46. Mitch e Doc. Tutte le forze dell'ordine no. Tutti i cellerini sì.

    Il loro lavoro è quello, è difficile essere diversi da così, e fare quel lavoro specifico di cellerino. Diciamo pure impossibile.

    Cellerino. Non generica forza dell'ordine.

    RispondiElimina
  47. Forse è la cosa, del cinema italiano, che in questi primi due mesi dell'anno nuovo mi attira di più.
    Indubbiamente, le tue riflessioni Doc (e lo dico senza leccare il culo) fanno riflettere.
    Molti mi hanno detto di leggere il libro. Anzi molti dei miei amici, temono che il sia una cagata rispetto al libro.
    In ogni caso devo fare meno parole e vederlo.
    Peccato che nel mio paese c'è ancora Benvenuti al Nord...

    RispondiElimina
  48. @perunamico: Ho afferrato benissimo il senso della parola 'manico', quello che afferro di meno è il senso della lamentela perché:

    1) Di punta o di manico, se ti arriva in testa sempre tanta bua ti fa.

    2) Di punta o di manico, se sei li che te lo stai per prendere, ci sono buone probabilità che te lo sia anche un po' meritato quindi, come dire... :D

    RispondiElimina
  49. Umh, non sono proprio d'accordo, e ti inviterei a leggere il mio ultimo post che parla di questo film, se non fosse che ho il vizio di non scrivere MAI recensioni serie, ma cazzate che non c'entrano nulla.

    RispondiElimina
  50. Purtroppo credo ci sia troppa diffidenza verso il mondo delle forze dell'ordine. Diffidenza che a volte viene anche esasperata...
    Non mi sembra un film di grandi pretese, comunque sarei curioso di guardarlo per due motivi. Uno, Favino è uno dei miei attori preferiti, l'ho conosciuto con il film di El Alamein e mi ha colpito abbastanza. Due, il mondo delle forze dell'ordine mi ha sempre affascinato (troppi telefilm sui generis? CHiPs, Pacific Blue ecc?), soprattutto un film sul mondo del Reparto Mobile che sembra ancora più élitario delle teste di cuoio (i N.O.C.S per intenderci).

    RispondiElimina
  51. Come ovunque c'è il bene e il male, ma sono estremizzati in queste professioni , in quanto Il dovere permette di mettere in luce la generosità ed il coraggio, il potere permette di mettere in luce la prepotenza.
    Due anni fa avevo una carta fuori posto della macchina, il che ha autorizzato il militare che mi aveva fermato al posto di blocco a puntarmi con somma soddisfazione il mitra in faccia per 5 buoni minuti , fin che non si è chiarito l' equivoco . Certo che se gli fosse partito il colpo probabilmente avrebbero poi dovuto fare il lavaggio interno dell' auto.

    RispondiElimina

Posta un commento

Metti la spunta a "Inviami notifiche"per essere avvertito via email di nuovi commenti. Info sulla Privacy