Braccio di ferro contro Gig Robot (sic) e un po' tutti gli altri cartoni animati giapponesi

Ma ci sono anche Daitan 33 e Marianna dai capelli verdi. No, sul serio
Un'estate fa, la storia di noi due la storia di Braccio di Ferro che menava le donne (donne anziane) mentre quell'alcolizzato di suo padre ammazzava i gatti per pagarsi da bere. Ricorderete. Allora si diceva di quest'altra storia pazzesca di Popeye, una in cui si affrontava in modo molto suggestivo il tema dell'invasione degli anime giapponesi sulle tv italiane a inizio anni 80. Laddove per "in modo molto suggestivo" intendi "con un'aggressività filoamericana e un razzismo da far paura". Bene, il nostro amico bressler, l'antrista Manuel, quella storia l'ha recuperata in fondo a un Super Braccio di Ferro (numero 186, 15 luglio 1987) e l'ha passata al fil di scanner. Vi piacerebbe leggerla? Tipo ora? Immaginavi [...]
Già il titolo, Telefilm giapponesi, è tutto un programma. Braccio torna a casa bello pimpante perché vuole vedere la 57a puntata di Dallas. Trattasi, per la cronaca, dell'episodio "L'incubo": J.R. è ancora paralizzato perché ci hanno sparato, Sue Ellen è convinta di esser stata lei, Bobby non si è ancora andato a fare la doccia più lunga della storia dell'igiene personale
Ma Pisellino sta monopolizzando la tv di casa con i suoi cartoni: Gig Robot, MazUnga Zeta e tutti gli altri. La Maga Bua, Capitan Sventuro e soprattutto l'APEGAYA sono peraltro dei titoli meravigliosi
Da padre adottivo civile e moderno, Braccio reagisce a modo suo. STACCANDO LA SPINA DEL TELEVISORE
E quando Pisellino prende a strillare come un'aquila, scopre purtroppo di non poterlo menare, come fa di solito con donne e animali, perché "è contro le regole della moderna pedagogia". Termine del quale, ovviamente, il marinaio ignora il significato. Non che gliene freghi poi granché: lui vuole vedersi 'sta cacchio di 57a puntata di Dallas
Deciso a prendere di petto la situazione, Braccio di Ferro va dalla maestra di Pisellino e scopre l'enorme portata del problema cartoni animati giapponesi. Solo che nessuno qui li chiama cartoni animati giapponesi. L'insegnante parla prima di "telefilm", poi direttamente di "films". Con la S del plurale. Bella capra
Non potendo picchiare purtroppo neanche la maestra, ma proprio desideroso di trovare qualcuno su cui alzare le mani per sfogare la sua violenza tipica da marinaio rissoso figlio di un alcolizzato, Braccio di Ferro si rivolge allora alle varie emittenti dei "films giapponesi"
Ma ovunque trova le stesse risposte: i "films giapponesi" tirano, e quindi non venirci a rompere le palle, ciccio, tu e la tua pipa
C'è spazio anche per affrontare il tema dei network che fanno alla romana per le spese
E di quelli che non pagano invece una cippa, copiando dagli altri e sgraffignando, tipo, un Gundam a caso di passaggio. Ma anche qui Braccio di Ferro non è riuscito a menare nessuno: dopo nove pagine gli prude proprio la violenza nei pugni
Non resta che prendersela direttamente con i giapponesi. Per prima cosa aggredisce allora un fattorino della West Jap Corp, che consegna direttamente in furgone i "filmini". Un giapponese da iconografia della propoganda americana del '43, con i dentoni e tutto il resto. E che ovviamente parla il fintogiapponese di ridere. "Stakatenti Katamazi", eccetera
Dopo averle prese dal fattorino karateka, Braccio decide di passare al contrattacco e raggiunge l'OPULENTA sede della malvagia multinazionale nipponica
Ma siccome anche l'usciere è un esperto di "lotta giapponese" (wrestling?), Popeye fa una capatina nel solito negozio di trucchi e travestimenti chiamato, uh, Trucchi e Travestimenti
Il suo camuffamento da vicepresidente della compagnia è assolutamente perfetto, vestaglia e bastone e tutto, ma l'usciere non si fida. Come farà a convincerlo a lasciarlo entrare?
Con una bella papagna sulla testa. Cazzo di domande
Il dialogo tra i giapponesi è una perla. Una fusione di grammelot e marchi dell'automobilismo nipponico, in un grande tripudio di miccette e di K
Braccio, per conto suo, ci butta dentro uno scioglilingua, giusto per fare simpatia
Ma quelli sono giapponesi malvagi, la simpatia non sanno dove stia di casa, e mettono ovviamente mano alle katane. E' l'occasione, attesa per 16 pagine, per picchiare finalmente questa gente che gli ha fatto perdere la 57a puntata di Dallas
Ma i malvagi omini tutti gialli e tutti uguali hanno un'arma segreta. Anzi, due
Prima i samurai
(che l'occasione propizia per prendere per il culo anche Akira Kurosawa, già che ci sei, mica la puoi buttare via così)
Poi Gig Robot. Un Gig Robot della Curva Sud, che parla anche lui il fintogiapponese di Padova
Ma Braccio di Ferro è molto più violento e aggressivo dei mostri di Himika, e sfascia il robot a cazzotti. In mezzo a tutte quelle K e a quegli stereotipi cos'è che manca? Ah, già, è vero: la figura del giapponesino piccoletto e apparentemente innocuo ma in realtà fortissimo
E INFATTI
(cioè, giusto su Capitan America ai tempi della guerra. Trentasei anni prima. Con, ehr, una guerra in corso)
Umiliato nel profondo, toccato nella sua sensibilità di marinaio manesco e rissoso, Braccio è alla disperata ricerca di una soluzione. Si rivolge così al tuttologo Tuto Tuttoni (esimio psYcologo, crapologo e parlologo)
Il quale gli spiega come i "films" giapponesi siano solo un bieco espediente per "inculcare negli occidentali la fiducia verso i prodotti giapponesi"
Come quelli americani. Ma più subdoli, perché rivolti ai bambini. Braccio di Ferro si rifiuta però di cedere al ricatto delle potenze industriali e della loro pubblicità subliminale. E' pur sempre il padrone di casa sua e può opporsi "a questo bombardamento di telefilms"
Perciò, arrivato a casa, da padre civile e moderno qual è, DISTRUGGE IL TELEVISORE A CALCI
Giusto un attimo prima dell'intervento degli assistenti sociali, però, si rende conto di essersi inculCato da solo: Pisellino si era stancato dei "telefilms" giapponesi. A Braccio non resta quindi che andare a comprare una nuova televisione. "AMERICANA, naturalmente". Un bel "giapponesi di merda" o un "anche l'imperatore ce l'ha piccolo" a questo punto, ce l'avresti aggiunto. Così, per rafforzare il concetto
Oltre a passare sotto lo scanner la storia, il buon Manuel si è anche messo alla ricerca degli autori di questa storia, uno spaccato un attimino agghiacciante dello spirito dei tempi nel mondo adulto. Interpellato il sommo Luca Boschi (che sappiamo incrociare ogni tanto a queste coordinate, e salutiamo) ha scoperto trattarsi del grande Pierluigi Sangalli per le matite e di Alberico Motta per i testi. Motta avrebbe poi cambiato idea sui robottoni giapponesi (sua sponte o sotto il pungolo di un forcone della Bianconi) firmando testi e disegni della serie Big Robot, il primo robottone giapponese tutto italiano al certo per certo. Ne parliamo presto. Promesso.
Ringraziamo tutti in coro il buon Manuel al grido di 
"Facci una frogsplash dalla terza corda, amico Manuel!"

POST CORRELATI
Braccio di Ferro: una storia di violenze di ogni tipo
Zippo Panino, il mensile per Galli e Galletti 
Geppo, Soldino e gli altri fumetti Bianconi




77 

Commenti

  1. Semplicemente esilarante! XD
    Però la frogsplash viene meglio dall'alto della gabbia :P

    RispondiElimina
  2. Ma comprarsi suBBito un'altra televisione no? XD

    Comunque semplicemente geniale. I fumetti dell'epoca sono commoventi.

    RispondiElimina
  3. Litigai con il mio professore della tesi (non è mai una mossa azzeccata) perché sosteneva che in Italia di razzismo non ne è mai "cresciuto nemmeno un filo". Non avrei nemmeno dovuto citare le leggi razziali del 1938, mi bastava fargli leggere questo post.

    RispondiElimina
  4. Ma tra i tratti comuni con i quali venivano rappresentati i giapponesi c'erano anche le orecchie a punta?
    Comunque protesto formalmente, non si può parlare di razzismo verso i giapponesi, visto che nel fumetto non c'è una sola macchina fotografica!

    RispondiElimina
  5. hahaha che bello questo post Ale! :D
    Il top é il Prof. Tutto Tuttoni!

    RispondiElimina
  6. Ma a me il prof. Tuttoni sembra che ci vada giù pesante anche con i telefilmi americani, per cui mmm...

    RispondiElimina
  7. @ BrunoB: Beh, la scelta della tv americana è la prova che i "telefilm" hanno fatto più male a braccio di ferro (che si è fatto plagiare da Dallas), che non a Pisellino (che semplicemente si stufa e non li guarda più). Ma adesso a prendere sul serio questa storia ci lasci almeno metà dei neuroni...

    RispondiElimina
  8. Concordo con BrunoB e mdqp, il finale è un evidente presa per il sedere dell'atteggiamento anti-nipponico degli adulti.

    Piuttosto questa storia mi sembra una lucida profezia di una delle peggiori piaghe sociali della modernità: i bambini che decidono per tutti cosa vedere in TV.
    C'è stato un tempo in cui erano genitori, nonni e persino zii a decidere cosa si guardava, e tu bambino o guardavi quello che passava il convento o ti attaccavi.

    RispondiElimina
  9. Mi avete quasi convinto. Ma giusto perché c'ho la febbrA e sto uno schifo. Piuttosto: chissà se poi a Braccio la puntata 57 di Dallas è piaciuta. O, metti, è stato costretto ad andare in Texas a picchiare gli autori.

    RispondiElimina
  10. Cmq a me quello che ha veramente stupito è stato il discorso del "i filmi e i telefilmi servono a vendere la cultura prima e i prodotti poi", che è verissimo, ma quante ne sapevano all'epoca?

    RispondiElimina
  11. Mi chiedo soltanto di che cosa parli L'APEGAYA. Mi immagino la sigla..."Vola vola vola vola vola l'APEGAYA..." meglio non specificare dove XD

    RispondiElimina
  12. @Queto_Daemone: sí, ma ti fai anche piú male a farla... e a cannarla, se l'altro si sposta :P

    @Tommaso / mdqp / BrunoB: è vero che si prende di mira anche l'atteggiamento degli adulti che a loro volta erano già dipendenti dai filmS americani; il problema è che dopo il razzismo a profusione riversato verso i giapponesi in tutte le pagine precedenti, sia esso volontario o meno - non intendo affrontare la questione -, fai fatica a prendere sul serio anche quest'ultima tirata...
    Sul discorso dei prodotti da vendere, il punto è che sappiamo benissimo che l'invasione culturale americana era assai piú radicata e profonda (e lo è tuttora) rispetto a quella nipponica, prima di tutto anche solo per questioni d'anagrafe: un over 40 oggidí è raro che s'interessi al Giappone, e se lo fa non è certo per l'influenza di manga e anime. Secondariamente, per interesse: i giapponesi col cavolo che ci pensavano a spacciare gadgetS e cavolate derivate varie sulla piazza europea: han cominciato a farlo da dieci-quindici anni a questa parte, quando si sono finalmente resi conto che la loro roba vendeva, e vendeva tipo un casino, e solo allora ne hanno approfittato. Ma prima se ne fregavano allegramente: cedevano i diritti di trasmissione alle nostre reti perché un po' di soldi facevano sempre comodo, ma il pensiero di far cassa con l'indotto non li sfiorava minimamente (questo sempre che non si propenda per una fine tesi complottista in stile Savî di Nippon, of course... :P). Tant'è che spesso i prodotti derivati erano tarocchi italiani: chi si ricorda del caso della serie tv live di Licia con Cristina D'Avena (che mi son sempre chiesto se mai in Nippolandia l'avessero saputo...)?
    Allo stato attuale invece l'accusa potrebbe essere già piú veritiera, considerato che persino in Giappone cominciano a preoccuparsi che le serie tv possano essere vendibili in USopa, non di rado autocensurandosi proprio allo scopo. E questo sí che è preoccupante.
    Di certo non era fondata nel 1987, però.

    RispondiElimina
  13. Spettacolo ! , leggo sempre volentieri queste chicche!

    RispondiElimina
  14. Ho come idea, Manuel, che la storia non sia però dell'87 ma di diversi anni prima. Dallas, quei cartoni lì... Del resto su "Super Braccio di Ferro" finivano per lo più ristampe, no?

    RispondiElimina
  15. fantastica storia! tra l'altro pure la via dove si trova la multinazionale giapponese ha un nome giapponese (sta scritto sulla fiancata del furgoncino), che a Spinacia non ha ragione d'esserci immagino...

    comunque visto che ci siamo non è che qualcuno ha pure la storia in cui Braccio di Ferro diventa la reincarnazione di Hitler dopo aver indossato un cappello da gerarca nazista? (esiste, esiste)

    RispondiElimina
  16. fantastica storia! tra l'altro pure la via dove si trova la multinazionale giapponese ha un nome giapponese (sta scritto sulla fiancata del furgoncino), che a Spinacia non ha ragione d'esserci immagino...

    comunque visto che ci siamo non è che qualcuno ha pure la storia in cui Braccio di Ferro diventa la reincarnazione di Hitler dopo aver indossato un cappello da gerarca nazista? (esiste, esiste)

    RispondiElimina
  17. Veramente pessima! Volendo prendere uno spunto serio, il tuttologo non aveva del tutto torto, soprattutto quando parla in maniera generale...salvo poi scadere in una demonizzazione del fenomeno.

    Che poi tutto sommato mi sembra che dal tutto emerga semplicemente la grettitudine di Braccio di Ferro...

    RispondiElimina
  18. Ok, ora il domandone... qualcuno mi può spiegare perchè questi benedetti fumetti avevano le pagine colorate ed in bianco e nero con un rapporto di 1 a 8 circa e disposizione alla "mentula canis" (del tipo erano a colori le pagine più brutte delle storie mentre le migliori in bianco e nero...) non potevano lasciare tutto in b/n? o meglio, non potevano colorarle tutte?... misteri...

    RispondiElimina
  19. Tu dimmi se quel dispettoso di Manuel può continuare a non avere FB e così devo venir qui a legger i suoi aggiornamenti di status...

    Questo ritrovamento del Mastro con relativo articolo del Doc è una delle migliori mosse di coppia che abbia mai visto, il conseguente dibattito è ancora più bello, la cosa più bella di tutti però è aver trovato un raro reperto di "razzismo all'italiana", ovvero fatto col sorriso ma che se ci pensi bene non fa ridere proprio per cazzo, a meno di non ritenere Obama bello abbronzato come fece qualcun altro...

    RispondiElimina
  20. I giapponesi con i dentoni e le orecchie a punta (come i demoni infernali di Geppo XD) sono veramente terrificanti ma le chicche sono il super manager che sguaina la katana al grido di "Karakiri Banzai" (WTF!) e il ciccione che si lancia sul marinaio manesco esclamando "Kamikaze" (sapeva già di finire male?).

    E comunque Braccio di Ferro poteva risolvere tutti i suoi problemi semplicemente comprando una seconda televisione da subito.

    Morale della favola: i giapponesi sono cattivi, i filmS giapponesi inculcano ideologia ai bambini ma sono noiosi e neppure ai piccoli piacciono XD

    RispondiElimina
  21. @Roby: se vuoi te lo ridico anche, posso continuare eccome. Tanto poi ci vediamo 'sto sabato, che vuoi? FB non mi avrà! :P
    E aspetta le storie di BdF e Topolino sul catch... :P

    @Doc: certo che sarà una ristampa, ma a maggior ragione l'accusa perde di fondamento. Piú si va indietro, peggio è...

    RispondiElimina
  22. Zio Sam segnala la storia, il Manuel ( sempre sia lodato) la trova e il Doc la pubblica: la triade cinese ( o giapponese) perfetta.... è incredibile come ricordassi perfettamente molte battute nonostante l'avessi letta a 6 anni.
    Vorrei però spezzare una lncia a favore della storia e del suo presunto razzismo: è vero che i jappi sono disegnati in modo eccessivamente caricaturale e con un dialetto che sembra un miscuglio tra milanese/giapponese, ma bisogna ricordare che BdF era prima di tutto un fumetto comico/satirico e quindi questa caratterizzazione ci poteva anche stare ( al contrario di un Cap Marvel).
    Inoltre la storia di Motta ( che firmava la stragrande maggioranza delle storie, se non tutte) è avanti anni luce sui tempi: primo, spiega meglio di tutti come funzionava il mercato degli anime in Italia, comprese le reti locali furbette che trasmettevano illegalmente, cosa che si fa ancora oggi.
    Inoltre viene fatto vdere il vero problema delle polemiche sui cartoni jappi del tempo: gli adulti li odiavano non perchè fossero diseducativi ecc.. ma solo perchè non potevano vedere i loro programmi perchè i figli monopolizzavano la tv.
    Perchè a Braccio gli anime stanno sulle balle solo perchè gli impediscono di vedere Dallas.
    In pipiù, l'utima vignetta non credo vogli elogiare gli USA, ma anzi, criticare/prendere in giro gli adulti indottrinati alla cultura americana fin da bambini con fumtti/telefilm/cartoni yankee esattamente come i giapponesi hanno fatto con i loro figli.
    E non è vero che i jappi non pensavano a fare soldi con i mercati esteri: la Bandai, vedendo tutte le aziende italiane che compravano diritti a raffica durante il boom di inizio anni 80, aprì proprio in Italia la sua prima filiare all' estero , che però fallì pochi anni dopo, perchè il boom era ormai bello che finito .
    Tanto per dire.

    RispondiElimina
  23. @Manuel: ma senza dubbio è una storia figlia di un provincialismo abbastanza gretto da qualsiasi parte la si guardi. Mette in scena il classico qualunquismo dell'italiano da strapaese, che guarda con sospetto e astio qualsiasi cosa minacci di fargli cambiare mezza idea su qualsiasi cosa.

    PS comunque tra quella chiusura provinciale e la gioia un po' babbea con cui oggi ci becchiamo tutto quello che ci propinano, senza alcuna capacità di selezionare, non so cosa sia peggio.

    PPS comunque 2: storia e post divertentissimi.

    RispondiElimina
  24. Favoloso quel dirigente giapponese a pag 101 che escama "Minofaki polemika ! malemoto tiraminga !"

    RispondiElimina
  25. stereotipi a parte in effetti la lettura che ne do pure io è quella che la tv, sia essa made in usa o in Giappone (e in Italia), è un mezzo per condizionare le scelte commerciali. Piuttosto, mi chiedevo perché i nomi dei telefilms giapponesi sono tutti storpiati e Dallas invece è utilizzato nella sua forma originale

    RispondiElimina
  26. @Sam: infatti anche a me sembra che il "messaggio" di questa storia sia più complesso di quanto non possa sembrare... se lo vediamo inevitabilmente come razzistoide significa che 10 anni di politically correctness d'importazione hanno fatto il loro lavoro... :-O

    RispondiElimina
  27. Questi giapponesi sono inquietantemente somiglianti agli Skrull! ;D

    RispondiElimina
  28. Ripeto, secondo me non è razzistica, ma parodistica , anche se cattivella.
    Semplicemente viene mostrato il solito conflitto generazionale di adulti che condannano le passioni dei figli solo perchè non le comprendono, dimenticando che anche loro da giovani facevano lo stesso.
    E il discorso dello psicologo sul fatto che i prodotti giappi plagiano le menti dei figli esattamente come quelli americani avevano plagiato i loro padri nati nel dopoguerra, è verissima.
    E lo dimostra la presa in giro verso Braccio che compra un tv americana perchè rimbambito da telefilm come Dallas ( che vuole a tutti i costi vedere, esattamente come Pisellino che fa i capricci per vedere Gig Robot!).
    Non è poi molto diverso da noi, adulti di oggi che critichiamo cartoni come le Winx , Gormit e i Pokemon per cui vanno matti i nostri figli chiamandoli bimbiminkia.
    E una storia vecchia come il Mondo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Comunque alcuni cartoni che piacevano ai bambini di 30-35 anni fa sono diventati classici tuttora replicati (p.es. Heidi, i Puffi, l'Apemaia); se un genitore che li amava allora ha un figlio che lì ama adesso, cosa pensa?

      Elimina
  29. @BrunoB
    Infatti c'è molto più di quanto si creda.
    Inoltre mi ricorda tantissimo l'episodio di South Park dove i Gaipponesi usano i Pokemon per fare il lavaggio del cevello ai bimbi americani e ...guardatevi la puntata e poi ditemi!

    RispondiElimina
  30. I Giapponesi che parlano simil-veneto saranno una citazione Prattiana?

    RispondiElimina
  31. @Sam: ma certo che la storia è anche questo. Il problema è che la raffigurazione stereotipata dei giapponesi, in puro stile yellow peril e con pure l'aggiunta delle orecchie a punta giusto per renderli piú alieni, non è che ajuti nel veicolare il messaggio. Anche volendola contestualizzare nel periodo storico, eh. Poi si dovrebbe sapere se sia stata un'idea originaria di Motta o un tocco aggiunto da Sangalli, quello di rappresentarli cosí... ché finché i giappi parlano in nippolombardoveneto si può anche ridere, ma vedendoli tutti alieni e complottardi un po' meno, SLMUO.
    Quanto alla Bandai, hai detto tu: aprirono la filiale perché videro che la roba tirava, ma non certo come conseguenza di un'azione premeditata. Tant'è che si stupirono loro stessi di quanto i loro prodotti vendessero da noi. Io non contesto il fatto che gli anime ajutino a veicolare i prodotti commerciali giapponesi, contesto la teoria del "complotto consapevole". Che poi siano stati lesti ad approfittarne è vero, ma sarebbero anche stati scemi a non farlo, visto il mondo/mercato in cui viviamo...

    RispondiElimina
  32. Anch'io sono d'accordo con Sam; penso che sia quella sovrabbondanza di stereotipi a creare un certo effetto Minculpop.
    Una certa dose, visto il contesto, ci stava anche, ma così è decisamente eccessivo.

    RispondiElimina
  33. Potevano semplicemente fargli comprare un altro televisore, sai quanta carta e inchiostro risparmiati?
    Comunque il gatto scuoiato dell'altro post è insuperabile, c'è poco da fare, tutta roba che oggi potrebbe scatenare un caso mediatico con tanto di politici pronti a promettere di bloccarne la vendita ai bambini.

    RispondiElimina
  34. "Big Robot"...

    Sono anni che lo cerco (ce lo avevo, ma me lo spaginarono...).

    Non dirmi che lo hai trovato e che pubblichi le scansioni...

    RispondiElimina
  35. @Manuel Ma SLMUO è la versione italiana di IMHHO? RAAV :D

    RispondiElimina
  36. @Roby Ovviamente, ACR (Assai Copiose Risa, come dicono i tipi di Esclamazioni Antiquate).
    (Risate Ad Alta Voce? :P)
    Poi oh, non è che si debba per forza colpevolizzare gli autori: all'epoca il fumetto comico era tutto cosí - e anzi abbiamo ancora un giapponese del genere su Nick Carter, a volerla dire tutta: ma guaj a chi lo tocca. Ed è vero, come dice BrunoB, che il politicamente corretto ha fatto il suo lavoro. Però a me questa raffigurazione diede fastidio anche quando la lessi a otto anni, sarò stato strano io. E anch'io mi ricordavo a memoria molte battute... Anche se non il discorso dell'esperto, che è decisamente la parte piú illuminante.

    RispondiElimina
  37. Ri-quoto Manuel: detto che è una storia di ridere, non è l'ossessione di Pisellino per i cartoni il punto (perché quella del padre adottivo per Dallas è chiaramente altrettanto patologica). Sono i giapponesi che raccattano stereotipi come se ci fossero i saldi di fine anno a far strano. Poi è altrettanto pacifico che questo non fosse né il primo né tanto meno l'unico caso dell'epoca. Un'epoca in cui, lo ricordiamo, si pubblicavano sui quotidiani le lettere indignate di genitori che demonizzavano "i cartoni giapponesi" proponendo come modello sani da seguire Heidi. Perché Heidi lo realizzavano davvero sulle Alpi svizzere.

    RispondiElimina
  38. Che i giapponesi del fumetto fossero un' accozzaglia di stereotipi è verissimo, ma sappiamo l'epoca esatta del fumetto (nel caso sia una ristampa)? Tenete presente che essendo un fumetto per ragazzi/bambini si faceva probabilmente uso degli stereotipi... Proprio perchè sono stereotipi e quindi facili richiami per l' immaginario collettivo (dubito che molti ragazzi fossero ferrati all' epoca sulla cultura giapponese). Pratica scorretta senz' altro, ma probabilmente l' avrebbero fatto con tutte le popolazioni (immagino che gli scenziati fossero tutti tedeschi, possibilmente con una guardia con il debole per la birra, il casanova sarà stato sempre un' argentino che balla il tango, i Russi tutti ex-agenti del KGB), non credo ci fosse una particolare malizia, ma più un bisogno di veicolare il messaggio con immediatezza. La cosa è di cattivo gusto, magari, ma meno di quel che si potrebbe pensare (a mio avviso).

    RispondiElimina
  39. Mdpq ha centrato il problema: si tratta pur sempre di un fumetto comico satirico e la caratterizzazione esagerata, fatta di luoghi comuni in un contesto simile ci stà tutta.
    Cosa avrebbe dovuto fare Motta, ritrarli con realismo come uomini in giacca e cravatta ?
    Che discutono seneramente con BdF dicendo che loro non si aspettavano tutto questo successo e anzi ci hanno smenato pure un pò di soldi per colpa di pirateria e affini?
    Sarebbe stata un palla atroce di stampo buonista , diciamocelo.
    Aggiungo che i nipponici non fanno neppure tanto la parte dei cattivi come ricordavo da bimbo.
    BdF , da bravo figlio di un alcolista spellagatti ,si introduce a forza, da vero prepotente , nella sede della West Japan Corp. senza manco capire ( come ammette ui stesso) di cosa discutino in quella strana lingua misto veneto/milanese/bergamasco e venendo, alla fine , pure (giustamente) cacciato via a calci in chiulo da un giapponesino che gli fa la linguaccia ( magari con sta scena di rivalsa nippofila Motta vuole scusarsi con i giappi per come li ha raffigurati; almeno io la vedo così).
    Come già detto, anche in South Park c'è una presa in giro ancora più cattiva dei giapponesi che fanno il lavaggio del cervello ai bimbi yankee grazie ai pokemon.
    Ma credo però che qualcuno qui pensi che gli autori di SP siano davvero convinti che i nipponici "veri" sono come appaiono nel cartone.
    Si tratta solo di intrattenre/prendere in giro il pubblico mostrando loro versioni estremeizzate prese dell' immaginario comune del periodo.
    Cosa che Motta e Sangalli , pur in maniera opinabile, sono riusciti a fare benissimo con questa storia.

    RispondiElimina
  40. Sam:

    "Ma credo però che qualcuno qui pensi che gli autori di SP siano davvero convinti che i nipponici "veri" sono come appaiono nel cartone"

    Ma no, dai. Neanche i disegnatori di quei numeri di Cap degli anni 40 immaginavano davvero i giapponesi così. Si faceva della facile ironia. Quel discorso del gatto spellato, invece, la bigazzata dell'altra volta...

    Prossima tappa, come anticipato da Manuel: Braccio di Ferro contro l'Uomo Tigre (sort of). Ma anche: Topolino nel mondo del bresslinz.

    RispondiElimina
  41. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  42. -Il giapponese che parla con Braccio all'inizio di tav.16 ha i capelli e le orecchie di Geppo!
    -Stando a quanto ricordo, la contrapposizione degli apocalittici non era tra Heidi e i cartoni giapponesi, ma tra questi ultimi e i cortometraggi Disney. Ovunque si sentiva dire: "Perché i bambini al giorno d'oggi non amano più Topolino e Paperino?". I cartoon senza robot e senza combattimenti venivano semplicemente esclusi dal discorso, per non ostacolare le semplificazioni.

    RispondiElimina
  43. @Doc Scusa , ho dimenticato di mettere un "non" tra "ma" e "credo"

    Piuttosto: Cacchio, BdF contro l'Uomo Tigre la ricordo!!!
    Lo ricordo adesso che l'hai menzionato!!!
    Mi pare che a un certo punto lo sostituisse o ricordo male

    RispondiElimina
  44. Sam: ricordi benissimo ;)

    Paolo Bassotti: No, no. Proprio Heidi. O l'Ape Maia. Che evidentemente, non essendoci robot ed esplosioni nucleari, non si ritenevano abbastanza giapponesi. Un campione di queste lettere è stato riportato sui libri di Alessandro Montosi dedicati a Mazinga e Goldrake, di cui parlavamo tempo addietro.

    RispondiElimina
  45. Ricordo male o la crociata contro i cartoni giapponesi violenti è colpa dei comunisti?
    Mi pare inizio tutto per colpa di un tale Silverio Corvisieri.
    Cacchio vuoi vedere che ha ragione Silvio?!? ;P

    RispondiElimina
  46. @GirellaLover: giusto, io non volevo dirlo ma l'odio contro i cartoni giapponesi me lo ricordo molto diffuso negli ambienti intellettualoidi (nonché sinistroidi) dell'epoca...

    RispondiElimina
  47. Topolino nel mondo del bresslinz? Me la ricordo benissimo quella storia!

    RispondiElimina
  48. Fantastica!
    Sarebbe bello che se ne realizzasse un remake ai giorni nostri in cui Popeye ha appena acquistato i DVD di Gig Robot o dell'Ape Gaya (cartoni con cui è cresciuto) e vorrebbe farli vedere a Pisellino, che però è interessato a prodotti recenti come Porkemon, Pakkugan o U-ghi-oh. Braccio di Ferro fa il giro delle emittenti per convincere i responsabili dei palinsesti a riprogrammare "i bei cartoni di quando era piccolo" piuttosto che "queste schifezze commerciali di oggi che rimbambiscono i bimbiminkia". Come ultima risorsa va nella sede dei giapponesi dove gli mandano contro dei Ninja (ormai sdoganati anch'essi), per poi finire sconfitto da uno scoiattolo dai poteri elettrici, o da un drago uscito da una carta da gioco.
    La storia si conclude con Braccio di Ferro che, sconsolato, si sfoga commentando sulla sigla di Daitan 33 su TuTubo, quanto sia stata fortunata la sua generazione ad essere cresciuta con cartoni come questo mentre i ragazzini di oggi hanno perso i valori e si sono fottuti il cervello con i cartoni moderni (e anche un pò con le console dei videogiochi).
    Niente male, eh?

    RispondiElimina
  49. Credo seriamente che questa sia l'episodio più politicamente scorretto di Popeye!
    Come al solito fanno l'ennesima pippa morale contro i giapponesi, l'ha fatto pure Silver in un albo di Cattivik (sfottendo Arale), perfino Rat-Man (con satira sopraffina).
    Quello che dico sempre: se credete che ci sono troppi manga in edicola (e troppi comics) cari fumettisti italiani fate qualcosa che sia più bello della robba che vi fa rodere tanto! ALmeno questo è quello che mi ha insegnato Bakuman!
    In ogni ho notato alcune cose:
    - Braccio di ferro è razzista contro gli asiatici,
    - Deride le scienze pedagogiche (cosa in cui mi sto laureando),
    - per giunta vorrebbe pure sculacciare pisellino. Violenza minorile XD

    A proposito: ma pisellino quanti anni ha? Va alle elementari e si veste da neonato? Uhm uhm

    In ogni caso, Popeye grazie di esistere... sei così scorretto che ti vogliamo bene!

    RispondiElimina
  50. A me 'sta cosa della guerra vecchiazzi vs giovinastri fa riflettere, ma non convince del tutto.

    Valore affettivo a parte credo che sia indubbio che da quando noi anniottantini eravamo piccini ci sia stato non dico un decadimento, ma almeno un instradamento dell'entertainment in direzioni non sempre condivisibili senza riserve.

    Del resto anche andando a ritroso e guardando a robe uscite prima che nascessimo possiamo trovare opere che erano ancora più avanti rispetto a quelle che già noi consideriamo avanti.

    Per questo non credo che sia solo una questione di conflitto tra generazioni, credo che sia anche un'oggettiva involuzione culturale, almeno in certi ambiti...

    RispondiElimina
  51. A parte la storia delle polemiche sui cartoni animati giapponesi (cartoni animati bulgari - CIT), riguardo le quali mi schiero con il buon Sam abbracciando la tesi parodistica invertita con doppio avvitamento, mi stupisce tutto questo stupore (pardon) sulla caratterizzazione stereotipata del popolo nipponico. E si che su, per dire, Topolino facevano ben di peggio (e verso qualsiasi etnia) anche in tempi più recenti, tipo negli anni 90 (durante i quali frequentavo maggiormente il mondo disney, dei quali quindi ho ricordi più attendibili).

    Sarà che se ci toccano il sol levante e i suoi prodotti animati, da queste parti noi ci si sente toccati nel vivo...

    RispondiElimina
  52. Che se non ricordo male, per Topolino, c'era pure il pippotto (non l'altro Pippo) sul fatto che "catch" era una denominazione più professionale dello sport...
    E sempre se non ricordo male, erano i disegni di Maria Luisa Uggetti (quelli coi personaggi Disney con tratti ammorbiditi)

    RispondiElimina
  53. @omoragno
    Il fatto che molti si indignino se gli vengono tocati i jappi, è la riprova che il prof. Tuttoni era avanti a tutti, persino a Pico de Paperis XD
    Ma poi invece di parlare di come noi raffiguriamo i giapponesi nei fumetti , sarebbe bello parlare di come ci vedono LORO negli anime ( ovvero: ladri, fancazzisti, patriottici, sbruffoni , cinici e pronti a tutto per raggiungere il proprio scopo)

    RispondiElimina
  54. Sam:

    "sarebbe bello parlare di come ci vedono LORO negli anime ( ovvero: ladri, fancazzisti, patriottici, sbruffoni , cinici e pronti a tutto per raggiungere il proprio scopo)"

    Vuoi dire che sapevano già che ci saremmo beccati 17 anni di SilviePernascone? Sempre avanti, questi maledetti giapponesi.

    RispondiElimina
  55. @Sam
    veramente, per qualche arcano motivo assurdo, i giapponesi vedono gli italiani molto di buon occhio e te lo confermerà anche il doc credo, ilproblema è che hanno la visione stereotipata di nazione di allegri fancazzisti capitanata da baggio, totti e del piero :D

    Ladri e patriottici, come cinici non tanto, sicuramente ci vedono creativi, espansivi (sin troppo) e fancazzisti ma mai in eccezione così negativa.....diciamo truffaldini ma con simpatia :D
    tra gli stranieri siamo quelli che grosso modo preferiscono.

    per il discorso invece doppia satira carpiata concordo pienamente: questo numero di braccio alla fine fa vedere che la presenza di roba giapponese gli rodeva parecchio a tutti, ma che alla fine non ci siamo fatti mancare nulla anche dagli altri paesi e che forse gli adulti sono rimasti inconsapevolmente più "fregati" dei ragazzi dell'epoca :)

    COme dice l'omoragno anche su topolino ce ne stava di politically Scorrect a palate, per non parlare di indy e il tempio maledetto, che a rivederlo oggi dici "ma che davvero potevano fare film del genere e nessuno diceva niente????" (a me piace sia chiaro e fa pure ridere ma dai, la cena tipica col cervello di scimmia semifreddo è emblematica...sembra la prima volta che è andato mio padre dal cinese...)

    RispondiElimina
  56. Come ci vedono i giapponesi? In linea di massima ci adorano. Perché dell'Italia e degli italiani veri chiaramente non sanno nulla.

    Abbiamo anche una diapositiva:

    http://docmanhattan.blogspot.com/2010/12/blast-from-past-dallarchivio-dellantro_22.html

    RispondiElimina
  57. Precisiamo subito raga, che io ho detto di come i giapponesi ci raffigurano in anime e manga e non di cosa pensino di noi nella vita vera.
    Facciamo degli esempi:
    Grand Prix il campionissimo ( 1977) : Takaiya và a fare il Gran Premio in Italia, e subito si becca insulti razzisti da parte del pubblico italico che stravede per il connazionale Prandelli, un fanatismo che sembra quello dei napoletani per Maratona , tanto per capirci.
    L’odio verso il pilota orientale è tale che algi insulti, il pubblico aggiunge lanci di bibite e altri oggetti contundenti, giornali in mezzo alla pista (rischiando di far provocare un incidente a Takaya) e via così.
    Arriva pure l’editore di un giornale che vuole dare al nostro eroe la possibilità di chiarirsi sulla sua testata, salvo poi scoprire che l’editore italico ne strumentalizza le dichiarazioni , traformandole in affermazioni di odio verso gli italiani, in modo da creare uno scandalo e vendere più copie del suo giornale ( eh sì Doc, i jappi avevano capito tutto 20 anni prima )

    Ma si dirà. GP è vecchio come il cucco, oggi ci vedranno in maniera diversa!
    Holly e Benji: nella serie OAV ( 1989) , dove giocano ai Mondiali Juniores , c’è la nazionale italiana formata da atleti presuntuosi e che guardano i giapponesi dall’ alto in basso, in particolar modo il loro capitano, il portiere Dario Belli ( notare che non siamo manco degni di avere un qualche attaccante con un cacchio di super tiro segreto, che in H&B l’ avevano tutti , anche la squadra più scalcagnata di serie C)
    Ovviamente l’ Italia è la prima squadra che il Giappone incontra e quindi la più debole.
    Nella nuova serie del 94’ Capitan Tsubasa World Youth ,si vede la storia di Rob Denton Aoi ( Shingo Aoi per i puristi) che decide di sfondare nel mondo del calcio italiano recandosi perciò in Italia per entrare nell’ Inter giovanile ( ma vai alla Juve , pirla, che futuro vuoi avere all’ Inter? L’ Inter del 94 poi)
    E cosa gli succede appena arrivato?
    Che il tizio che gli aveva promesso un posto nella scuola , facendosi pure pagare un mucchio di soldi in anticipo , è un truffatore che scappa ( a piedi!) appena arrivato davanti al cancello dell’ edificio!
    Rob per campare è costretto a fare il lustrascarpe, in un a città milanese che sembra un paesino del sud italia di inizio novecento, con palazzi che cadono a pezzi e gente che si veste col guardaroba dei propri nonni.
    Per di più una volta entrato nella scuola, gli tocca subire gli insulti razzisti ( aridaiè!) di un gruppo di allievi che lo considerano una cacca a giocare a pallone in quanto giapponese.
    G Gundam (1994)
    Torneo di Gundam provenienti da ogni parte del Mondo.
    Indovinate a chi appartiene il Gundam che viene battuto al primo giro e guidato da un teppista punk ( ma la Sunrise al tempo ce l’aveva con gli italiani per via di tutti gli anime comics del Mobil Suit piratati da Japan Magazine al tempo. Son cose che vanno dette) ?
    Let’ e Go sulle ali del turbo (1996).
    C’è stò anime coi bimbi che guidano delle mini 4wd della Tamiya che costano 10 euro e partecipano al torneo mondiale di macchinine.
    C’è ovviamente l’ immancabile squadra italiana, i Rosso Strada.
    E s ovviamente, in quanto italiani, non possono essere altro che l’ unica squadra disonesta e bastarda della competizione ( i loro membri sono 5 guappi che vengono dai bassifondi napoletani o siciliani e il cui unico scopo è vincere, a qualsiasi mezzo) .
    Rimedieranno un sacco di figure di merda e verranno pure squalificati dal torneo, se non ricordo male.
    Poi ci sarebbe il manga di Jojo, dove nella quinta serie abbiamo quello sfigato di Doppio che viene truffato da un tassista che ha un tassametro truccato .
    E mi fermo qui , anche perché per ora non mi vengono in mente altri esempi.

    RispondiElimina
  58. Minchia l'enciclopedia, Sam! Sciapò ;)

    Aggiungo solo che l'Araki di Jojo, vista la sua nota passione per l'Italia, minimo l'incoolata dei tassisti truffaldini l'ha presa un paio di volte di persona.

    RispondiElimina
  59. @Doc sicuramente Araki sarà stato truffato più volte, ma credo che stè cose i tassisti le faccinao con turisti stranieri come i nipponici e non con gli italiani come lo era Doppio ( almeno credo, visto che non ho mai preso un taxi in vita mia).
    Vogliamo poi parlare di cosa voglia fare da grande lo Jojo italiano ?
    L'imprenditore come Joseph?
    L'oceanografo come Jotaro?
    Presidente del Consiglio?
    Quasi, diventare il Capo dei Capi della malavita italica .
    Perchè ha un profondo spirito di giustizia, a detta di Araki (????)

    RispondiElimina
  60. Sam, hai tralasciato Axis Power Hetalia, dove tutte le nazioni sono personificate e ci sono un'Italia del nord e una del sud, protagonisti entrambi ed entrambi fancazzisti, casinari e morti di pheega come i giapponesi infatti (tra le altre cose che non siano calcio, musica, pasta, moda e mafia, intendo) ci immaginano. Un po' come lo stereotipo che abbiamo noi dei messicani, per dire...

    RispondiElimina
  61. Hai ragione Manuel, dimenticavo quel voltafaccia di Veneziano e il suo gridare "pastaaaaaa" (e "mandolino" invece no?)

    RispondiElimina
  62. e come dimenticare i cavalieri dello zodiaco:il personaggio più lup. mann. figl. di putt. di tutti ovvero il cavaliere d'oro del cancro,quello che collezionava teste di donne e bimbi come quadri,di che nazionalità era?
    Naturalmente italiano ^^

    RispondiElimina
  63. Ma come scrive Manuel, ANCHE della mafia i giapponesi hanno una visione totalmente romanzata. E ne subiscono perciò il fascino sinistro. Soprattutto le volte che sono finito per lavoro nel Kansai (Osaka, Kyoto), la mafia era uno degli argomenti di conversazione evergreen dopo la seconda birra. Tanto più quando per spiegare dove cavolo fosse la Calabria dicevo che era giusto un po' più su della Sicilia.

    RispondiElimina
  64. @Questi giapponesi sono inquietantemente somiglianti agli Skrull! ;D


    non ho trovato prove al riguardo ma ho sempre creduto che quando Lee&Kirby idearono gli skrull pensavano ai cinesi.
    Se pensate alla prima storia dove compaiono si fingono i F4 per screditarli e si confondono con gli umani.
    Il che ricorda la trama di un vecchio film degli anni 50:L'invasione degli ultracorpi.
    Film che nasceva proprio dalla paura rossa di quegli anni.

    Giusto per chiudere il cerchio vorrei ricordare quello che avveniva poi negli anni del political correct:quando comparivano cinesi cattivi nei cartoni animati,per evitare accuse di razzismo,gli si cambiavano i connotati,così la pelle veniva tinta di verde e gli spuntavano le orecchie a punta di Spock.
    E' successo a Ming nei Defenders of the Earth e al Mandarino in Iron Man

    RispondiElimina
  65. @GirellaLover

    Hanno inverdito anche il Dr. No in James Bond, jr.

    RispondiElimina
  66. Quanto erano belli questi fumetti...per questo li conservo gelosamente, quasi più dei Topolino d'annata! :)

    RispondiElimina
  67. Cartoni animati giapponesi che facevano concorrenza anche ai cartoni animati di Braccio di Ferro :-D
    Riguardo invece a:

    >> A proposito: ma pisellino quanti anni ha? Va alle elementari e si veste da neonato? Uhm uhm <<

    il disegnatore Bela Zaboly aveva iniziato a farlo vedere in piedi ed in pantaloncini; al subentro di Bud Sagendorf Pisellino ritornò vestito come prima, ed anche in Italia si rifecero alla versione più nota.
    Saluti.

    RispondiElimina
  68. Ricordo questa storia, mi diverti tantissimo. Molto veritiera

    RispondiElimina
  69. A me ha fatto morire la citazione lombarda di Braccio di Ferro alla riunione. Strano che nessuno nei commenti l'abbia fatto notare il "ti che te tachi i tac', tacami mi tac'", ovvero il "tu che attacchi i tacchi, attacca a me i miei tacchi".

    RispondiElimina
  70. Buahahahahah!?! :lol: Ma che così è!?! XD Troppo divertente!
    Ma veramente il cavaliere del cancro è italiano!?!
    Comunque in Jojo di italiani nella seconda serie c' è Zeppeli che è forte. Certo, è, e ti pareva, più scafato e smaliziato dell' amico.

    RispondiElimina
  71. Grandioso Doc Manhattan! Finalmente hai trovato questa meravigliosa storia di Braccio di Ferro! Io la lessi da bambino (ovviamente una ristampa, a metà anni '80) e ne ho sempre conservato un vivido ricordo: era la rivincita dei fumetti "nostrani" (benché il vero Popeye sia americano) contro i cartoni animati giapponesi che all'epoca impazzavano. E forse facevano temere a qualche autore italiano di perdere preziosi lettori (ed effettivamente così è successo, almeno stando ad ascoltare il da poco trapassato Sergio Bonelli).

    RispondiElimina
  72. Fantastico fumetto!!!! Braccio di Ferro contro Gig Robot (Jeeg).... MITICI!!!! Mi sottolineo che Braccio di Ferro contro un altro robot, ovvero Mandrake Robot (parodia di Goldrake), tratto da Braccio Di Ferro datato dicembre 1989. Chissà se vorrei tanto rivedere, la storia tra Braccio di Ferro e Geppo (crossover), contro un altro robot, ma questa volta Mazinga... la storia in questione è: "Un aiuto insperato" tratto da "Geppo" n. 88 dell'estate 1982

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Permettimi di correggerti, la parodia di Goldrake è Mingdrake robot, nella storia "Made in Japan".

      Elimina
  73. La prima stampa della storia dovrebbe risalire a Braccio di Ferro 318 del 1983, con titolo leggermente diverso "I telefilms giapponesi".

    RispondiElimina
  74. Interessante post, ma le "miccette" cosa sono nel discorso?

    RispondiElimina

Posta un commento

Metti la spunta a "Inviami notifiche"per essere avvertito via email di nuovi commenti. Info sulla Privacy