Pure Football: finalmente il simulatore del gioco di calcio del parchetto sotto casa

Nello studio etologico condotto sui PR qualche tempo fa, nell'elencazione delle subdole tattiche di propinamento coatto impiegate da uomini e donne che fungono da cerniera istituzionale tra la stampa videoludica e i distributori di giochini, hai omesso un'ultima, importante prassi comune. Quella del NASCONDISMO. Rendendosi conto che un certo titolo è veramente indifendibile, il PR all'ultima spiaggia evita di mandartelo. Ti dice che è una roba talmente casual che non ne vale la pena, guarda. Poi, come le bottiglie di san pellegrino lanciate tra le onde, la marea quel certo titolo te lo riporta a riva quando meno te l'aspetti. Quel certo titolo, metti, oggi è Pure Football. [...]

La verità è che Pure Football è un gioco di difficile interpretazione: non è calcio perché si gioca in cinque, ma non è calcetto, perché ci sono le rimesse laterali con le mani e le scivolate. Non è un gioco realistico, con quegli atleti super deformed (laddove super deformed significa tutti lunghi e segaligni, così Messi sembra in pratica una persona normale), ma non riesce a essere neanche un gioco arcade come FIFA Street/Sega Soccer Slam. Prendi la storia dei contrasti. Falciato in continuazione dagli avversari, ti viene voglia di affondare qualche tackle pure tu, così, per provare. Ma al secondo intervento scivolato l'arbitro ti fischia un rigore. Anche se sei a centrocampo, nell'area avversaria, fuori dal campo a bere un gatorade. E' solo allora che scopri che Pure Football non è in realtà un gioco di calcio, ma un perfetto simulatore del giuoco del pallone tra ragazzini di dieci anni nel parchetto sotto casa. Con la regola del rigore ogni tot di falli, con le rimesse con le mani eseguite con sopracciglio serio, con quella cosa di Fuga per la Vittoria. Una volta che arrivi a crossare, dopo aver zigzagato sulla fascia come in Striker (Rage Software, Amiga, 1992) ti si propone infatti una barra da gioco di golf: becchi la zona bianca e Bobby Moore/Terry Brady (metti, Xavi) piazza dentro un cross perfetto in slow-motion su cui, altra barra e altra zona bianca da imbroccare, Pelé/Luis Fernandez (metti, Villa) tenta la rovesciata Panini o il colpo di testa sempre al rallentatore. Come al parchetto, che per provare la rovesciata perfetta facevi fermare tutti tranne chi stava in porta, e gli altri dicevano sì, vabbé, vediamo, è arrivato rumenigge. Va poi detto dell'incredibile attenzione ai particolari: non c'è la telecronaca, perché gli atleti in campo (tutti con la stessa voce, nell'italiano medio dei doppiatori Ubisoft) chiamano palla, dettano i passaggi e si mandano al diavolo quando un filtrante non arriva al momento giusto (e passala!). Insomma, come gioco di calcio (arcade, realistico, whatever) è una gran bella cagata, ma come simulatore di calcio al parchetto con il Tango nuovo tra i compagni delle elementari è fatto proprio benissimo, altroché.

Commenti

  1. Se il pallone finisce sotto le 127 parcheggiate e si zozza tutto irimediabilmente. Se poi c'è anche la regola "chi la tira fuori la va a prendere" ... allora lo compro.

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  2. Certo. Ci sono pure, ma opzionali, le modalità: la signora che vende i super santos alla merceria 3000 lire l'uno ma con 5000 te ne dà due; palla sul terrazzo del vecchio scassacazzi misantropo che non la restituisce; tetto dell'asilo arrampicati tu che io ci sono salito già ieri

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  3. Ho visto che i pali sono fatti con le magliette o gli zaini quindi per quanto mi riguarda prendo la limited edition che comprende un Mikasa nuovo nuovo bucato da quella str***a del giardino affianco.

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  4. requisito fondamentale sono i campi da gioco dalle forme irregolari, tipo mattoncini del tetris per intenderci, perchè si doveva sfruttare tutto lo spazio a disposizione, il mio preferito era quello a L

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  5. Nel parco sotto casa dove giocavo io due alberi facevano una porta quasi regolamentare, ma dall'altro lato c'erano due querce troppo distanti tra loro. Quando si era in tanti, tipo sette contro sette, nella seconda porta ci mettevamo due portieri.

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  6. Nel giardino dove andavamo da bambini veniva una ragazza sui 20 che giocava a pallone con noi, era pure brava e per scommessa si faceva toccare le tette quando perdeva, una quarta come minimo. Ovviamente quando si era in squadra con lei si giocava a perdere. Alla domenica ci si portava la radiolina, la si piazzava dietro una porta e si ascoltavano le partite. Eravamo i re del mondo.

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  7. Dov'è finita la calciatrice? Cioé, su quale raccordo?

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  8. ma no è una donna a posto, dovrebbe essere un'insegnante o qualcosa del genere, diciamo che la voglia di giocare a calcio era più forte del fastidio di farsi toccare, poi eravamo bambini non ci vedeva malizia

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