Italia, la Storia Futura. Parte 1

Parte oggi, deciso come la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare dopo il via del capovaro, il primo romanzo a puntate dell’antro atomico.
Sì, romanzo. Sì, a puntate. Sì, la domenica non c’hai un cazzo d’altro da fare.

“Italia, la Storia Futura” è una sorta di esperimento narrativo che ci/vi/mi/ti/li accompagnerà a cadenza più o meno settimanale fino a quando non ti romperai le palle. Il che potrebbe anche voler dire settimana prossima, chiaramente. Vallo a sapere.
“Capovaro, ri-ri-vado?”



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1
Luca si guardò attorno piuttosto perplesso. Cazzo di posto per un appuntamento. Il senso di vuoto era davvero spiazzante.
Quanti campi di calcetto ci sarebbero venuti puliti-puliti là dentro? Otto? Dieci? E poi tutte quelle colonne annerite, le scritte con lo spray dappertutto.
“Porci”. “Maiali”. “Dovete morire”. 

Ma anche “Giovanna è una zoccola”. Anche se quest’ultima, si disse Luca grattandosi il mento, non doveva avere molto a che fare con le scritte precedenti. Oh, beh. Che poi era proprio strano, pensò, perché l’unica Giovanna che aveva conosciuto in vita sua era decisamente anche lei una grandissima zoccola. Hai visto la vita, alle volte.

Ma dove diavolo era Marta? 

Una volta la ricerca, una volta le foto per la ricerca... erano mesi che lo costringeva sempre a raggiungerla in quei posti di merda, dove non c’era MAI un’anima viva attorno. Che poi raggiungerla: sì, ma dov’è che era finita? Non si era detto alle 7? [...]


Luca portò gli occhi sull’ora proiettata sul polso dal suo iLive©, per la quindicesima volta negli ultimi trenta secondi. Tutto quello spazio vuoto gli metteva addosso un’ansia incredibile. Ma non possono tirarci su qualcosa? Un multilivello? Con i problemi di parcheggio che abbiamo in questa città di merd... 

"Ehilà!"

Marta era sbucata all’improvviso da dietro una colonna, urlando a non più di sedici, diciassette centimetri dal suo padiglione auricolare sinistro. Cogliendolo TOTALMENTE alla sprovvista. Era riuscito in qualche modo a trattenersi dal gridare, ma lo sforzo di autocontrollo gli era costato carissimo: il sangue gli scorreva sottopelle misto ad aghi di ghiaccio, e un ragno enorme gli stava mangiando lo stomaco.

"Ma che diavolo di modi sono? Dov’eri finita? Sono almeno dieci minuti che…"

"Sì, sì, lo so, lo so", l’aveva interrotto lei, tirandolo per una mano. "Dai, vieni. Che non ho ancora finito con le foto".


****

Mezz’ora dopo. Marta stava ancora scattando con il suo iLive© altre istantanee arricchite del posto. Dettagli delle colonne. Di quelle scritte oscene. I segni delle fiamme un po’ ovunque. Luca continuava a sentirsi dannatamente fuori posto lì, e sperava che la sua ragazza finisse presto questa storia della ricerca per il dottorato. Che lui di girare in mezzo a quelle rovine devastate, fine settimana dopo fine settimana, ne aveva piene le tasche. Aveva saltato pure l’anticipo, l’atteso derby Lodigiani-Lazio, per andarsene a prendere freddo in quel circolo per fantasmi. E la Lodigiani si giocava quel sabato sera un posto in Eurasia League, porca di quella vacca puttana.

"Cos’è che mi volevi chiedere?", gli disse Marta, arrotolando lo schermo dell’iLive© all’interno del dispositivo.

"Perché vai in giro ancora con un personal life assistant del paleozoico?" le rispose Luca abbracciandola da dietro. "Di quand’è quel modello? Del 2030? 35?"

"Ah, ah. Spiritoso. Quando vuoi fai sempre a tempo a regalarmelo, un 3.0. Dai, seriamente: cos’è che volevi sapere?"

Luca si allontanò di qualche passo, le mani sprofondate nelle tasche, per fissare la curva interminabile di colonne sfigurate.

"Ma no, niente. Mi chiedevo perché questo posto sia stato ridotto così. Che cos’era, poi? Un mercato? Un cinema sensoriale all’aperto?"

Marta rise forte, poi si coprì gli occhi con una mano e scosse lentamente il capo da un lato all’altro.

"Ma davvero non lo sai?", gli chiese fissandolo con occhi da maestrina, ma continuando a mostrare i denti bianchissimi nel suo sorriso al pro-fluoro™.
Luca si limitò a stringersi nelle spalle.
"Cazzo ne so. Studio medicina, casomai te lo fossi scordato. E al liceo abbiamo fatto fino alla terza guerra del golfo. Poi alla professoressa è venuto un ictus e ciao. Mai coperto"
"Qui c’era... diciamo il nucleo di un’immensa istituzione", prese a spiegare lei, guardandosi attorno. "Un’istituzione spirituale che raccoglieva milioni... boh, miliardi di persone in tutto il mondo. 
Era chiamata religione cattolica. 
Possibile tu non ne abbia mai sentito parlare?"

Luca ripeté meccanicamente lo stesso gesto di prima, invitandola a continuare.

"Questo posto ne rappresentava il simbolo, il fulcro, praticamente tutto. I romani l’hanno chiamata piazza San Pietro per centinaia di anni"

"Fino...?"
"Fino all’inverno del 2013. Quando successe quello che successe, e la religione cattolica morì…"

[CONTINUA]

Commenti

  1. Bello, soprattutto perchè muore la religione cattolica. Leggerò il seguito con interesse.

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  2. Grande! Su, che voglio leggere la seconda parte! :D

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  3. Fa molto "terzo segreto di Fatima"... I want Moaaaar!

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  4. scommetto che in questo futuro l'inter e' messa piuttosto bene... :p

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  5. Ho iniziato solo ora a sciropparmi il romanzo Doc.
    Si. Quasi un anno dopo dal primo commento. Oh, che sono nuovo dell'antro te l'ho già detto... E oh, c'ho pure altre cose da fare, eh! :D

    Dimmi se non ricorda l'iLive© questo:
    http://www.yankodesign.com/2011/03/21/super-sexy-roll/
    Ora proiettata, schermo arrotolato... a parlare del futuro finisce che la gente copia e le cose escono fuori prima di quando avrebbero dovuto...

    Ciancio alle bande... vado al capitolo 2. Ci si becca li, Doc.

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